tag:blogger.com,1999:blog-45174392893072189512024-03-14T00:09:15.515-07:00ruphus mito e rinascimentoGennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.comBlogger7125tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-59182983267797247802012-07-09T22:58:00.005-07:002012-07-09T23:47:10.869-07:00Satura§<br />§§<br />§§§<br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419385820925522" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419228809501698" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s1600/DSC01562.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s320/DSC01562.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419062772553602" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s1600/DSC01557.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s320/DSC01557.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418917537273170" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s1600/DSC01540.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s320/DSC01540.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418778348317458" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s1600/DSC01539.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s320/DSC01539.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418654522144754" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s1600/DSC01550.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s320/DSC01550.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418511646046546" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s1600/DSC01545.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s320/DSC01545.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418374026998706" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s1600/DSC01537.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s320/DSC01537.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417929482826866" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s1600/DSC01534.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s320/DSC01534.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417722137077602" /></a><br /><br /><br />§<br />§§<br />§ §§<br /><br /><strong>Gennaro di Jacovo<br /><br />Ideologia e realtà nella poesia satirica classica<br /><br />(a mio padre Antonino)</strong><br /> <br /><strong>INTRODUZIONE - II «profeta», il «poeta maledetto» ed il compositore di satire religiose, politiche e sociali sono sempre visti con occhio diffidente da chi detiene posizioni egemoniche in una società civile. Questa considerazione preliminare è valida oggi come ieri, e vale la pena di analizzare, per sommi capi, quale sia stata la genesi della poesia satirica a sfondo etico sociale, partendo dai «padri» di questo particolarissimo tipo di letteratura. Il nome di «satira» deriva dal latino «satura»: una forma drammatica romana che risalirebbe, secondo Tito Livio, alla dan¬za con accompagnamento di tìbia (flauti) tipica dei «ludiones» (pantomimi) chiamati dalla vicina Etruria per la celebrazione dei ludi romani del 364 a.C.</strong><br /><br />I giovani romani avrebbero aggiunto a questo<br />spettacolo battute scherzose in rozzi versi sul tipo<br />dei fescennini (1), creando un genere misto di canto,<br />suono e danza chiamato «satura»; il termine si ricol¬<br />lega facilmente con «satur» (pieno, ricolmo) e con<br />«lanx satura» (il piatto di primizie offerto agli dei).<br />Nella sua forma defintivamente acquisita, la satira ci si presenta come una composizione poetica che rivela e critica, ricoprendoli di ridicolo, modi di vita ed atteggiamenti comuni a tutta una società, oppure tipici di singole categorie o individui, che contrastano con la morale dominante e con l'ideale etico dell'au¬tore.<br />II genere satirico quindi condannava abitudini reali<br />e proponeva modelli comportamentali nei confronti<br />di un certo tipo di società in un dato periodo storico,<br />e per questo poneva l'autore di satire in una delicata<br />posizione di giudice ed arbitro dei costumi.<br /><br />Come «genere» letterario, la satira è creazione la¬tina, non greca. Si può distinguere la satira propria¬mente detta, ossia la forma letteraria (singolo com¬ponimento, più o meno breve, oppure poema o ro¬manzo satirico etc.) dal «tono satirico», che può tro¬varsi in qualsiasi componimento letterario (special¬mente nella commedia e nella poesia giocosa), e persine, fuori dell'ambito letterario, nel gesto e nel-l'intonazione della voce. Così, prima ancora che si usasse la parola «satira», nata a Roma, si possono ritrovare intenti satirici nei «siili» (satire o parodie) e nelle «diatribe» dei Greci e in tanti altri passi della letteratura greca.<br /><br />I primi componimenti che a Roma ebbero il nome<br />di «saturae» (di Ennio, Pacuvio e Varrone) trassero<br />la loro denominazione dalla varietà dei metri (le Me-<br />nippee di Varrone erano addirittura miste di versi e di<br />prosa) e non dall'argomento, dal tono o dall'intento,<br />che variavano da un componimento all'altro.<br />II cretore della satira vera e propria fu Lucilio. Do¬<br />po di lui continuarono questo genere, ciascuno a mo¬<br />do suo, Grazio, Persio e Giovenale. Questi divennero<br />i modelli di tutta la poesia satirica seguente. Ad essi<br />qualcuno potrebbe aggiungere Marziale, Seneca e<br />Petronio. Il primo per la forma rapida e brillante del¬<br />l'epigramma, il secondo per un unico componimento, l'Apocolocyntosis, ed il terzo per il suo grottesco Satyricon, precedente illustre del romanzo satirico moderno.<br /><br />I MAGGIORI POETI SATIRICI LATINI - Ennio (239-169 a.C.) è il primo letterato latino che abbia composto delle «saturae». In questo poeta, tuttavia, la «satura» non ha ancora il carattere che assumerà solo con Lucilio. Si presenta infatti come un miscu-glio, una «sejya» (selva) di argomenti disparati che comprendeva là favola, l'apologo, l'elogio e la stessa satira come s'intese successivamente. Questi temi erano presentati con atteggiamento di cordiale ab¬bandono, ameno e discorsivo, e tuttavia già vi si in¬travede lo spirito della satira successiva, poiché in questa «selva» multiforme già si faceva luce il discor¬so morale, la riflessione critica, sia pur bonaria, sui costumi e sui vizi (2). Le satire di Ennio erano poli-metriche. Probabilmente alternavano anche brani in prosa a brani in versi, secondo il modello della «satu¬ra Menippea» (3).<br />Come Ennio, scrisse satire anche Lucilio (180 -102 a.C.), che fu il primo a dare alla «satura» il ca-rattere di annotazione critica dei vizi altrui. Ridusse infatti la polimetria tipica della «satura» enniana, che trattava gli argomenti più varT, abbandonò i trimetri giambici ed i settenarT trocaici tipici della vecchia «satura» drammatica, applicando prima il distico ele¬giaco e poi abbandonando anche questo per l'esa¬metro dattilico.<br /><br />§§<br />§<br /><br />Orazio, certamente il più noto fra i poeti satirici della letteratura latina, nella prima satira del II Libro offre un quadro suggestivo e vivo della familiarità pa¬triarcale tra Scipione Emiliano, Lelio minore e Luci¬lio. Fu l'Emiliano a fare di Lucilio il poeta del circolo scipionico. La forma d'arte che aveva preparato le correnti artistiche del periodo di Scipione Emiliano era stata la commedia di Terenzio: con questa trion¬fava la vita quotidiana, «borghese», senza plebea du¬rezza e senza eroici clangori, e agli slanci epici della Roma letteraria di Nevio, Ennio, Catone e Pacuvio si sostituiva il gusto di studiare il meccanismo delle passioni, i problemi della morale pratica in un am¬biente della più assoluta semplicità e domesticità. Questo atteggiamento era frutto, probabilmente, del bisogno di raccogliersi per riprendere fiato dopo un secolo e mezzo di guerre e di conquiste (4).<br />L'aristocrazia patrizia, classe dirigente di Roma, raccomandava e cercava di praticare quindi una po¬litica di cauto raccoglimento. Aveva tentato di evita¬re, a suo tempo, la terza guerra punica, proponendo per il presente,' una politica di accordo con le genti poste sotto il protettorato romano, e cercherà di non spingere le cose a fondo contro Giugurta, mostrando di aver perso l'antico slancio guerriero, la capacità di concepire e condurre in grande le imprese militari.<br />La prima poesia romana che si basi soprattutto sulla critica ai contemporanei e ai loro vizT, e che metta In rilievo ancora più di quella di Terenzio que¬sta esigenza di smobilitazione spirituale, è quella di Lucilio.<br /><br />Questo poeta satirico non risparmia le sue freccia¬te neppure ai suoi più illustra predecessori: Nevio, Ennio e Terenzio. Critica anche Accio e Pecuvio, suoi contemporanei, facendo intendere che non è più il tempo degli eroici furori, che bisogna abituarsi ad una poesia tenue e sincera, che parli con voce di¬messa. Per lo più la critica letteraria è concentrata nel X Libro, perché da questo libro gli scoliasti ci di¬cono che Persio trasse ispirazione a scrivere satire, volgendosi all'inizio contro i cattivi poeti.<br /><br />Bisogna notare che la satira di Grazio nòmina quelli che intende lodare, mentre, se si tratta di biasi¬mare e condannare, fa il nome solo dei proprt bersa¬gli letterart, e preferibilmente solo di quelli morti. Al contrario Lucilio non risparmia attacchi personali ad individui di ogni categoria, preferibilmente seguaci del partito democratico (C. Cassie e C. Papirio Car¬bone, ad esempio), ma anche aristocratici, se di fa¬zione avversa a quella scipionica. «Soffogò con mol¬to sale tutta la città» - dice di lui Grazio (... sale mul¬to Urbem defricuit, I, 10, 3-4).<br />Questo scrittore fa rivivere la tradizione aristofa¬nesca del frizzo contro personaggi contemporanei, cosa che la commedia aveva eliminato progressiva¬mente e defintivamente. E proprio nei poeti della commedia attica antica Grazio indica i precedenti letterarT della satira di Lucilio.<br /><br />La protezione degli Scipioni e l'aumentato bisogno di fare della poesia satirica uno strumento di analisi etica e sociale permisero a questo scrittore, alla fine del II secolo, di fare su larga scala ciò che alla fine del III secolo era costato a Nevio la prigione e l'esilio.<br /><br />Il fatto che Lucilio si sia ritirato a Napoli negli ulti¬mi anni della sua vita può essere un indizio della diffi¬cile situazione in cui lo pose la sua poesia aggressi¬va, quando gli venne meno l'appoggio di Scipione Emiliano e Lelio, morti prima di lui. Giovenale, che lo raffigura con la spada brandita contro i vizi della città, coglie proprio nell'atteggiamento acre e nel pi¬glio personale la caratteristica specifica della satira del poeta campano.<br /><br />In effetti, l'età di Lucilio era sconvolta dall'accen-tuarsi dello scontro di classe in Roma voluto dal rifiu¬to del patriziato di procedere alle riforme proposte dai Gracchi a favore del proletariato contadino e ur¬bano, ed era quindi necessario che l'acredine del¬l'ambiente politico sociale e la durezza della lotta sulla questione agraria si riflettessero nell'opera d'un poeta satirico.<br /><br />Il genere che associasse insieme l'acrimonia dello scandalo con la gravita della predicazione morale, che risuscitasse il carme diffamatorio a fine di pub¬blico bene, sollevandolo alla dignità nuova e mai più dimessa del verso eroico (esàmetro), non c'era an¬cora, non c'era ancora. Lucilio ne fu l'«inventor», il creatore (5). È vero anche che Grazio, immediato successore di Lucilio e suo «discepolo» ('" hunc se-quor = seguo le sue orme, Or. Sat. Il, 1, 34), lo ac¬cusa di dipendere troppo dai commediografi dell'an¬tica commedia greca (Eupoli, Gratino ed Artistofane ne furono i più illustri rappresentanti) e di comporre con troppa fretta e faciloneria, facendo scarso uso di quel «labor limae» che il poeta lucano (an Apulus = o apulo) tanto curava. Dice infatti: Mine omnis pendet ... Lucilius, hosce secutus/Mutatis tantum pedibus nu-merisque, facetus/Emunctae naris, durus compone-re versus./Nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe du-centos,/Ut magnum, versus dictabat stans pede in uno/Cum flueret lutulentus, erat quod tollero velles )@ = Lucilio deriva interamente da questi (Eupoli - Gra¬tino - Aristofane), avendo cambiato solo l'impianto metrico, garbato, di naso ben pulito (= di fiuto sotti¬le), ma i versi gli uscivano duri. E questo era infatti il suo difetto: in un'ora sola spesso dettava, come fos¬se gran cosa, duecento versi con tutta disinvoltura. E siccome risultava prolisso, c'era qualcosa che avre¬sti volentieri cancellato (Or. Sat. I, 4, 6-11).<br /><br />§§<br />§<br /><br />La poesia non è solo facilità d'espressione, è an¬che tormento e fatica dell'ingegno. Bisogna ammet¬tere che il senso della finezza artistica manca ai poe-ti dell'età arcaica, epici e drammatici, e manca an¬che ai grandissimi poeti, nei quali spesso la grandez¬za e la quantità della sostanza soffocano l'eleganza dello stile. È comunque possibile vedere, dal migliaio di versi che ci restano dei dieci volumi di satire di Lu¬cilio, che questo poeta non fu un grande che sapesse dire grandi cose. Ma in fondo, il merito deH'«invento-re» della satira consiste proprio nel «vizio» di buttare giù i versi istintivamente, cosa che in Grazio diven-terà la cosciente arte della «negligenza diligente». In altri termini, Lucilio riveste la satira, entrata con l'a¬dozione dell'esàmetro nella sfera della poesia eleva¬ta, di quel tono familiare e scorrevole che è tipico della lingua parlata, e che Grazio trasformerà nell'ar¬te piana insieme e raffinata del «sermone», ossia in poesia discorsia dal tono moraleggiante (6).<br /><br />Il giudizio espresso da Grazio su Lucilio destò scandalo, poiché ('«inventor» della satira era uno dei tabù della cultura romana. In realtà Grazio, pur deri¬vando da Lucilio stesso il gusto di una poesia che non gonfiasse le gote e che fosse antieroica per pro¬gramma, non approvava che si attribuisse un valore preminente al contenuto, a scapito della forma. La satira deve «castigare ridendo i costumi», corregge¬re sorridendo le cattive abitudini, ma con gusto e raf¬finatezza, non con la pesante invettiva ed il duro at¬tacco personale. In questo modo il suo stile dimesso e piano (sermo humilis) raggiunge il livello della poe-dia più solenne quando si alza di tono. In questa 'scelta stilistico espressiva, Grazio elabora la teoria formulata da Aristotele (Dell'Arte Poetica, 4-5), in base alla quale la poesia dev'essere imitazione della realtà ed avere carattere comico o tragico.<br /><br /><strong>... Nell'Ars Poetica (w. 93 segg.), Orazio dice infatti: «interdum tamen et vocem comoedia tollit» (= ogni tanto anche il poeta comico assume un carattere tragico).<br />Nell'atteggiamento aggressivo e personalistico di Lucilio, Paratore individua tutti gli elementi per giudi¬carlo un temperamento eccessivamente egocentrico e fondamentalmente incapace di interpretare il gran¬dioso aspetto positivo degli ideali del circolo scipioni¬co. L'autobiografismo tipico della sua satira rappre¬senta il risultato più notevole da lui raggiunto, in quanto inserisce la presenza cosciente dell'autore nella sua opera, quasi un personaggio regista fra personaggi attori.</strong><br /><br /><strong>Così pare assente dalla sua opera l'ansia di un sin¬cero e universale rinnovamento degli spiriti, un'esi¬genza di umana solidarietà. Cosi Lucilio, non conti¬nuando a percorrere sul piano stilistico la via già tracciata da Terenzio e Afranio, appare rispetto a/ questi un ritardatario. </strong><br /><br />Finisce col vedere nella moralità sociale scipionica solo l'atteggiamento polemico, ridu-cendo la grande lotta ideologica, insita nel programma dell'Emiliano, solo in termini di attacco persona¬le. Questo atteggiamento l'obbliga a riprendere le forme più plebee del sermo familiaris, a frantumare la visione d'insieme in un caleidoscopio di sapidi bozzetti in una ricerca ad ogni costo della battuta fe¬lice, con una elencazione fitta e un po' dispersiva di tutti quei particolari realistici che contribuiscano a mettere in cattiva luce l'avversàrio. Sotto questo punto di vita, Lucido ci appare come un «Plauto mi¬nore», che esaurisce la sua energia in un efferve¬scente quanto prolisso susseguirsi di motti e frizzi. Le satire di Lucilie vennero ordinate in trenta libri. Nella raccolta generale, gli ultimi cinque libri (26-30) erano i primi per ordine di composizione. Il grande numero dei libri ci indica chiaramente quanto facon¬do doveva essere questo ricco cavaliere osco cam¬pano di Suessa Aurunca, che sapeva fondere nella sua opera qualità naturali comuni alla propria gente, quali il gusto per il motteggio e la facezia, con una singolare e fortunata predisposizione ambientale, che gli permetteva di parlare un po' di tutto, dicendo male un po' di tutti, senza correre gravi rischi, poiché godeva della protezione della più potente e affasci¬nante personalità romana del tempo, quella di Sci-pione Emiliano.<br /><br />Un posto particolare, nella storia del «genere sati¬rico», merita Marco Terenzio Varrone, reatino. Que¬sto scrittore, vissuto durante gli anni cruciali della fi¬ne della Roma repubblicana, e cioè dal 116 al 27 a.C., fu dotato di straordinaria creatività e curiosità investigativa. Fra le sue numerosissime opere di ca¬rattere storico erudito ed informativo didascalico, c'era anche una lunga serie di scritti satirici in 150 li¬bri, le Saturae Menippeae, delle quali restano pochi frammenti. Quest'opera era una specie di raccolta di componimenti in prosa ed in versi sui più svariati ar¬gomenti, alla maniera della satira di Ennio e Pacuvio.<br />L'attributo «menippeae» si riferiva al fatto che in quella mescolanza di prosa e di versi, di argomenti serT e scherzosi, di aneddoti e di sentenze, di impres¬sioni e di fantasticherie, Varrone si studiava di emu¬lare il filosofo cinico Menippo di Gadara, vissuto nel III secolo a.C., che in vivavi e mordaci scritti aveva rappresentato satiricamente la stoltezza ed i pregiu¬dizi umani (7).<br /><br />Dopo le grandi accumulazioni di ricchezze favorite dalle guerre di conquista e la conseguente crisi eco¬nomica e sociale che dall'epoca dei Gracchi si era acuita in Roma e in Italia, la polemica contro la ric¬chezza e il lusso era divenuto il tema centrale nel di¬battito ideologico, penetrando nella storiografia e nella filosofia. È chiara questa posizione in gran par¬te dell'opera di Sallustio, che appoggiava la propa-ganda democratica cesariana. Anche negli optima-tes l'idea dell'urgenza del risanamento morale e del¬l'eliminazione del lusso e della corruzione si diffon¬deva, assumendo il carattere di unico rimedio alla crisi.<br />In questo periodo si aggiravano in Roma dei predi¬catori popolari, imbevuti di una generica filosofia ci¬nico stoica, i quali proclamavano il disprezzo della ricchezza e del lusso, la libertà e l'autonomia del saggio, la liberazione dei vanviz? dell'umanità stolta. Nella Sat. Il 3, 33 ss., presentandoci uno di questi predicatori popolari, Stertinio, Grazio fa la caricatura di tali filosofi popolari, poiché considera un eccesso il loro esagerato rigorismo morale. Eppure la morale di Grazio e quella dei filosofi popolari coincide, in molti punti, nella sostanza. È nel manifestarsi forma¬le di questa sostanza che si avverte la differenza. Grazio non approva tutto quanto si manifesti in una forma rozza, esagerata e disordinata. E non dai pre¬dicatori cinico stoici popolari attingeva certe sue idee morali, dal momento che, ricco di cultura greca come era, direttamente si rifaceva alla diatriba elle¬nistica.<br /><br /><br />Si sentiva più vicino a Bione perché questo, pur conservando una notevole dose dell'asprezza dei ci¬nici, ne aveva notevolmente attenuato il rigorismo.<br />Più incerti sono i legami fra Orazio e Menippo di Gadara, autore di scritti bizzarri, in prova e in versi, su argomenti disparati. Questo tipo di genere diatri-bico aveva influito sulla satura di Ennio, Lucilio e Varrone (8). Quest'ultimo si rifaceva proprio alla dia¬triba cinico stoica di Menippo di Gadara che, serven¬dosi dell'arma del grottesco e del paradosso, descri¬veva, deridendoli, gli uomini ed i loro cattivi costumi. Nei sapidi e divertenti quadretti tracciati da Varrone affiora un'amara vena di pessimismo di fronte alla decadenza morale del suo tempo ed al venir meno del «mos maiorum». L'erudito avvertiva, come anche Cicerone, il rapido evolversi della società romana verso modelli culturali nuovi e lontani da quelli tradi¬zionali, garanti della saldezza morale di Roma.<br /><br /><strong>QUINTO GRAZIO PLACCO</strong>: II più noto fra i poeti sa¬tirici, resta anche per noi Quinto Orazio Fiacco, con¬sacrato a questo ruolo da una popolarità secolare. Nacque a Venosa, sul confine fra Apulia e Lucania, nel 65 a.C. Lui stesso non sa se definirsi Lucano o Apulo (Lucanus an Apulus, anceps. Sat. Il 1, 34).<br />Di umili origini, seguì il padre quando questo, pro¬prietario di un fondo e di condizione economica mo¬desta ma non misera, si trasferì a Roma, dove eser¬citò il mestiere di esattore nelle aste pubbliche.<br /><br />A Orazio furono assicurate nella capitale una vita decorosa ed una educazione culturale di ottimo livel¬lo. Ma il primo maestro fu, per il poeta, il padre stes¬so, poiché fu questo a formare nel figlio l'abitudine ad osservare il comportamento del prossimo per trame insegnamenti di carattere etico pratico. Il poe¬ta perfezionò in Grecia, ad Atene, la propria forma¬zione culturale, provvedendo a dare una sistemazio¬ne filosofica ellenica alle proprie credenze morali.<br />L'uccisióne di Cesare interruppe il sereno soggior¬no culturale in Grecia al poeta di Venosa. Orazio si arruolò, non è chiaro per quali ragioni, nell'esercito dei cesaricidi. Raggiunse il grado di tribunus militum (comandante della legione), ma la sconfitta di Filippi(42 a.C.) e la conseguente poco onorevole fuga tron¬carono per sempre la sua carriera militare.<br /><br />Nel 41 potè tornare in Italia grazie ad un'amnistia concessa ai partigiani di Bruto. Fu quello il periodo più duro della sua vita. Il piccolo appezzamento di terreno ereditato dal padre gli fu confiscato. Per vi¬vere accettò di fare lo scriba d'un questore. È proba¬bile che allora abbia avuto qualche contatto con il circolo epicureo di Napoli e conosciuto i poeti più in vista della capitale.<br />Certamente cominciò fra il 41 e il 40 a.C. la sua at¬tività letteraria. Dirà più tardi di essere stato spinto a scrivere versi dalla «povertà audace» (Epist. Il 2, 51). Sentiva certo il bisogno di farsi conoscere, di aprirsi una strada. E la vita gli fu aperta da Virgilio e Vario, che nel 38 a.C. lo presentarono a Mecenate (9), il più fidato dei collaboratori di Augusto.<br /><br />L'amicizia fra i due diventerà saldissima di lì a po¬co e procurerà molti vantaggi al poeta, ma anche qualche seccatura (l'invidia dei concittadini). Grazio tuttavia non abuserà mai dell'amicizia di Mecenate. Nel 35 a.C. gli dedicherà il Primo Libro delle Satire, ed il potente amico non sarà da meno, dal momento che farà dono al poeta d'una villetta nella Sabina. Qui Grazio, schivo ed amante d'una vita tranquilla, amerà rifugiarsi spesso, lontano dal frastuono e dalla confusione della capitale. Tra Roma e la villa in Sabi¬na completerà il Secondo Libro delle Satire, nel 30 a.C.<br /><br />La salute del poeta intanto peggiora. Soffre di di-strubi allo stomaco, e sempre più lunghi divengono i suoi soggiorni in Sabina'<br />Del 30 a.C. è anche il libro degli Epodi. Al periodo di produzione giambico satirico fa seguito il periodo lirico, man mano che l'isolamento spinge il poeta a meditare con un atteggiamento pensoso e malinco¬nico, anche se non privo di aspetti entusiastici e de¬clamatori<br /><br />Grazio accentua quest'aspetto intimista della sua poesia attraverso i tre libri delle Odi, dedicati a Me¬cenate e pubblicati nel 23 a.C., ma soprattutto nelle Epistole, ove si fa più vivo il senso dell'autonomia in-teriore, l'amore della solitudine e la ricerca della li¬bertà spirituale, atteggiamenti che si obiettivano stili¬sticamente nel costante uso del monologo.<br /><br />L'Orazio delle Odi è un poeta ed un uomo che ac¬cetta ormai l'umanità come è, con le sue passioni e le sue illusioni, rinunciando al desiderio giovanile di migliorare il mondo criticandone i difetti. Superati i desideri e le passioni, approda ad una visione pacata e misurata della vita: è ormai un vero epicureo, pa-drone delle proprie passioni, imperturbabile.<br /><br />Quest'uomo, creatore di versi indimenticabili per la loro semplicità e di altri carichi d'una vigorosa e scAmnti «vis» retorica, non solo privo di certezze ul¬traterrene, ma anche d'una morale assoluta terrena, sa cogliere il momento poetico sublime propria neg¬l'incertezza e nella precarietà dell'umana condizio¬ne. Nelle Odi politiche, pur essendo sincera la sua adesione al regime ed alla politica di Augusto, è pre¬sente più la forza e l'eleganza dello stile che !a since¬ra commozione della poesia.<br />L'atteggiamento intimista diventerà più evidente nelle Epistole, ove la poesia si farà personalmente intrisa e velata d'una serena e pacata malinconia. È uno stato d'animo che nasce da un disinganno amaro, ma qua¬si previsto e perciò tollerato con serenità. Il poeta ha ormai passato la quarantina e tenta un bilancio della<br />propria vita. Si accorge di averla spesa inutilmente in diletti oziosi ed inutili. Per questo tenta una nuova via per ricercare la via della verità.<br />Lo farà senza più polemiche né entusiami, che an¬che prima raramente aveva usato, ma discutendo con ironia ed indulgenza per le umane debolezze.<br />A questa conclusione era arrivato dopo anni di at¬tività letteraria nel genere satirico, e certo nemmeno nella sua ultima produzione aveva rinunciato ai temi centrali dello stoicismo.<br />Del resto, aveva sempre rifiutato il rigorismo stoi¬co, temperandolo con elementi della filosofia epicu¬rea. Dall'epicureismo, comunque, non eredita l'entu-siamo scientifico, al contrario di Lucrezio. Orazio non ha interessi speculativi, e non porta nessuna si¬stematicità e nessun rigore nemmeno alla sua ade¬sione morale all'epicureismo. Egli è troppo legato ai piccoli elementari piaceri della vita, come quelli del-l'amore e del vino, per mettere al di sopra di tutto il piacere cafastematico (•= rasserenatore) di Epicuro, il piacere cioè consistente nella pura assenza del do¬lore.<br />È nella morale della «metriòtes» (gr. = giusta mi¬sura, moderazione), dell'equilibrio che Orazio trova una dignità umana a disposizione di chiunque sappia conquistarsela, una dignità che lo porrà al di sopra della stoltezza umana, al di sopra dei privilegi genti¬lizi. Ma questa superiorià è morale, non politica, né sociale. Il ceto medio italico potrà sentirsi moral¬mente superiore agli «optimates», ma non potrà cer¬to fondare su questo eventuali sue mire egemoniche in campo sociale e politico. Con l'andare del tempo, questa polemica oraziana, che è lotta al vizio per mi-gliorare se stessi, ma anche rivolta etica del ceto medio, si affievolirà, come s'è visto, in una poesia più pacata, man mano che andrà affermandosi un regime politico sempre meno propizio alle polemi¬che, sempre più tendente a placare o reprimere i dis¬sidi. A questo punto Orazio lascia la poesia luciliana, e insieme Roma, città confusionaria che era il prete¬sto e l'obiettivo delle sue satire. All'animata polemi¬ca, preferirà la conversazione serena con pochi ami¬ci semplici nella sua villa sabina (10).<br />QUESTIONI DELLA SATIRA ORAZIANA: La produ-zione poetica di Orazio, alla luce di quanto si è detto prima, pare dunque bifronte. Da un lato abbiamo l'O-razio satirico dei Sermones e delle Epistulae, dall'al¬tro quello lirico delle Odi. Il primo si appoggia ai pre¬cedenti di Lucilio in campo latino e della diatriba in campo greco, il secondo continua la ricca tradizione lirica greca che fa capo ad Alceo.<br />Chiaramente il poeta ha voluto percorrere due strada distinte tev.VaTvdo tìi separare óue maniere di atteggiare l'espressione e Ja mente, mantenendo tut-tevia costanti i temi centrali, che erano quelli della morale stoica mitigata da elementi dell'etica epicu¬rea.<br /><br />Nelle Satire e nelle Epistole, viene utilizzato il fon¬do campagnolo e rusticano, valorizzando il realismo delle immagini con un linguaggio discorsivo ed un to¬no dimesso. Nelle Odi invece è utilizzata la tradizio¬ne classica greca e latina, con una scelta metrica. Sfe^iua'iB e stilistica aristocratica e raffinata. I «due OrazT» hanno avuto alterne vicende durante il Medio Evo e l'età moderna e contemporanea. Il primo co¬nobbe ed apprezzò soprattutto l'Orazio satirico, se¬vero ma misurato moralista. L'Orazio lirico è una scoperta dell'Umanesimo, come afferma ^Paratore <br />(11).<br /><br />Il Leopardi, e tra i moderni il Seel, il Frankel ed il La Penna, preferiscono considerare poeta l'Orazio li¬rico (la satira è stata considerata a lungo come una sorta di sottospecie della poesia: il Croce, ad esem¬pio, negava che un autore di satire potesse essere poeta), mentre Concetto Marchesi sostiene, nel suo commento alle Satire oraziane, che appunto in esse si trova la vera poesia di Grazio; le liriche rivelereb¬bero solo l'abilità di un raffinato riecheggiatore d'una tradizione ormai consunta.<br /><br />Con Marchesi anche Paratore e Ronconi hanno ri¬valutato a loro volta l'Orazio delle Satire.<br />A questo punto ci pone il problema di vedere, sempre secondo il concetto di Ettore Paratore preso come termine di paragone (12), se la satira è o non è poesia.<br />MA È POESIA...? - Benedetto Croce afferma in «Poesia antica e moderna» ed in «Poesia» che Ora-zio non fa poesia disinteressata né fantasticamente elevata, scrivendo le sue satire; non compone cioè poesia che risponda a stimoli unicamente fantastici, bensì versi che hanno un fine extrartistico. Croce si esprime analogamente nei confronti di Petronio Arbi¬tro.<br />Per il filosofo abruzzese l'Arte non è imitazione del modello esterno della natura. Per questo critica la te¬si che impone all'arte la riproduzione estetica della realtà storicamente data, e quindi condanna il veris¬mo ed il naturalismo, nei quali il fatto estetico è con¬fuso con i procedimenti delle scienze naturali, affer¬mando che l'arte è indipendente dall'utile e dalla mo¬rale (13)<br />Applicando questo metodo crociano, si dovrebbe considerare «non poesia» buona parte delle lettera¬tura greca e latina. In pratica, Benedetto Croce af¬fermava che è poesia quell'espressione linguistica, in letteratura, dove i valori estetico-artistici sono in primo piano e assolutamente liberi e sciolti dallo sco¬po della composizione: cosi il poeta, l'artista, il sa¬cerdote e il cultore dell'«intuizione pura» veniva ad operare in una sfera lontana dal reale quotidiano e non contaminata dalla praticità economica o politica delle cose.<br />Affermando che Grazio satiro non era poeta, Cro¬ce si basava anche sul fatto che il poeta stesso ave¬va negato che si potesse considerare poesia la sati¬ra: «... Prima di tutto, me stesso dal numero escludo di quelli/Ch'io chiamerei poeti. Vorrai forse dire che basti /Mettere insieme un verso? Quando uno com¬pone, come io/Compongo, roba che si avvicina alla prosa, vorresti/Dirlo poeta?» (Sat. I, 4 vv. 38-42) (14).<br />Ma non bisogna qui, secondo Paratore, prendere Grazio troppo sul serio. Lo scrittore è impegnato, in questa 4a Satira, a difendersi dall'accusa di diffama¬zione rivoltagli da quanti credevano di potersi ricono¬scere nei personaggi che animavano i suoi componi¬menti satirici.<br />Per questo critica e svaluta il genere satirico, di¬cendo che con i suoi versi intendeva solo migliorare il comportamento del prossimo sferzandone i vizi, e che perciò non lo si poteva giudicare un semplice calunniatore. Continuava dicendo di non ritenersi un poeta, ma solo uno che riesce a mettere insieme le parole in un certo ordine metrico. E questo lo si pote¬va verificare scomponendo un verso suo ed uno di Ennio. Mentre le parole del Verso enniano non avrebbero perso di efficacia e solennità, quelle del suo sarebbero divenute un semplice discorso simile a tanti che ogni giorno era possibile udire per strada a Roma.<br /><br />Proprio all'inizio dell 4a Satira del I Libro Grazio scrive: «Eupoli, Gratino, Aristofane, e gli altri poeti/¬Quanti ne conta la Prima Commedia, se questo, se quello/Sembrava ad essi degno da metterlo in go¬gna, o che fosse/Ladro, o furfante, drudo, ribaldo, si¬cario, o per altra/Cagione purchessia, lo bollavano senza riguardo ./A questi attinse, tutto deriva da que¬sti Lucilio./Tranne che i piedi mutò dei versi, ed il rit-mo: faceto,/Di naso fine; ma i versi gli uscivan du-ri...».<br />Grazio, non citando neppure altri scrittori satirici latini come Ennio, ad esempio, indica senz'altro in Lucilio l'iniziatore del genere satirico.<br /><br />Egli per primo aveva scritto satire usando l'esame¬tro, forse preceduto solo da Esiodo, che usò il verso eroico per comporre opere didascaliche, tra le quali possiamo annoverare la satira stessa. Grazio fa di¬scendere Lucilio direttamente dagli autori della Com¬media Antica, poiché come quelli il poeta campano faceva riferimento nei suoi scritti a fatti e persone del proprio tempo, e, seguendo in questo il criterio dei poeti alessandrini, vede nella critica a personaggi precisi e identificabili la caratteristica specifica della commedia antica.<br />Con Lucilio la satira, quindi, non alludeva con no¬mi fittizT a personaggi reali, come farà invece la sati¬ra oraziana, ma attacca direttamente i cittadini che si distinguevano per qualche vizio. Anche per questo Grazio afferma di essere meno malizioso del suo predecessore.<br />Appoggiandosi appunto a quanto Grazio dichiara circa la dipendenza di Lucilio da Aristofane, il Croce afferma che quest'ultimo non fa della «poesia pura», e quindi non è poeta. Il passo oraziano ha contribuito inoltre, per Paratore, ad un'interpretazione in senso non lirico della genesi della commedia antica in Gre-cia.<br />Oggi, sulla base del pensiero di Gobetti e di Grani¬sci, si riconosce la inscindibilità della poesia dalla vi¬ta reale, dai problemi particolari e dagli aspetti gene¬rali della Società.<br />In senso storicistico, quella di Aristofane si pre¬senta come una poesia che ingloba e rielabora ele¬menti dell'ambiente politico, economico e sociale in cui nasce.<br />Eupoli, Gratino e Aristofane sono, per Grazio, criti¬ci severi dei personaggi più caratteristici dei tempi loro, e tuttavia «poetae» (poeti). Va notato a questo punto che la commedia «di mezzo» e la «nuova» si differenzieranno dall'«antica» perché perderanno il gusto dell'attacco personale e diretto.<br />Secondo i grammatici alessandrini, si era passati alla «Commedia Nuova» in ossequio ad una legge promulgata dopo la Guerra del Peloponneso che proibiva gli attacchi ad personam' Analogamente i grammatici latini attribuiscono ad una disposizione delle Dodici Tavole l'abolizione dei «fescennini», il rozzo e -popolare corrispondente latino-italico della Commedia Antica greca. Il passaggio da uso dell'at¬tacco personale all'invenzione di «tipi» o «caratteri» da criticare come simboli universali di individui parti-<br /> <br /><br />§<br />§§<br />§§§<br /><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419385820925522" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419228809501698" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s1600/DSC01562.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s320/DSC01562.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419062772553602" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s1600/DSC01557.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s320/DSC01557.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418917537273170" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s1600/DSC01540.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s320/DSC01540.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418778348317458" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s1600/DSC01539.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s320/DSC01539.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418654522144754" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s1600/DSC01550.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s320/DSC01550.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418511646046546" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s1600/DSC01545.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s320/DSC01545.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418374026998706" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s1600/DSC01537.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s320/DSC01537.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417929482826866" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s1600/DSC01534.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s320/DSC01534.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417722137077602" /></a><br /><br /><br />§<br />§§<br />§ §§<br /><br /><br /><br />colari fu dovuto alla perdita dell'effettiva indipenden¬za della pòlis ed all'avvento di un clima di diffidenza e di intolleranza da parte dei dirigenti politici e delle classi egemoni che li esprimevano.<br />Per quanto riguarda la norma delle Dodici Tavole «ne quis malum carmen incantassi!» (perché nessu¬no mormorasse formule magiche), essa si riferisce, più che ai fescennini, all'uso di pronunciare formule magiche in determinate circostanze. Un tale provve¬dimento ufficiale da parte dello Stato non rappresen¬tava perciò il soffocamento della libertà di espressio¬ne e di critica sociale, ma una limitazione delle prati¬che magiche. Tutto questo, comunque, rafforza la conclusione, a cui giunge anche Grazio, che la ca¬ratteristica essenziale della Commedia Antica era l'attacco personale a scopo morale.<br /><br />Nella Satira 1 4, vv. 6-8, Grazio dice ancora di Lu-cilio: «A questi attinse, tutto deriva da questi (Eupoli, Gratino e Aristofane, cfr. v. 1) Lucilio/Tranne che i piedi mutò dei versi, ed il ritmo: faceto,/Di naso fine; ma i versi gli uscivano duri...».<br /><br />Lucido dunque avrebbe preso dagli antichi com¬mediografi greci il succo, l'essenza delle loro com¬posizioni: almeno in questo, egli dipende interamen¬te da Eupoli, Gratino e Aristofane, e cioè nella ten¬denza ad assumere a «spirito» della satira l'aggressi¬vità critica, il gusto della sferzata verbale e dell'invet¬tiva personale. Quintiliano, nel libro X dell'Institutio Oratoria, esponendo una rassegna dei generi lette¬ra rT latini, afferma: «satura quidem tota nostra est» (veramente la satira è un genere tutto nostro). Il fa¬moso oratore del I sec. d.C. pare perciò non trovarsi d'accordo con Grazio. Ma doveva trattarsi di una questione essenzialmente stilistica, questa dell'origi¬nalità di Lucilio. Infatti Grazio in un passo della Satira 10* del Primo Libro la chiama «inventor generis» ( (inventore del genere) e ne riconosce l'importanza e l'originalità, pur avanzando alcune riserve sul piano stilistico e formale.<br /><br />«Lucilio, ti dico,/- scrive Grazio -/sarà stato fa-ceto, garbato, magari limato più che non si potesse pretendere da chi si provava/in questa forma d'arte non prima tentata dai Greci,/e forse ancor più dei tanti poeti più antichi./Però, se fatto nascere lo aves¬se il Destino ai di nostri, 'molto userebbe anch'esso la lima, recider vorrebbe/quanto frondeggiasse oltre la perfezione, e, scrivendo/versi, si gratterebbe so-vente la zucca, ed al vivo si roderebbe l'unghie» (I, 10, 64-71).<br />Si può concludere che, pur riconoscendo taluni ri¬ferimenti letterarT precedenti a cui appoggiarla, Ora-ziq,come Quintiliano che è molto più sbrigativo, rico¬nosce l'originalità della satira latina. Tale originalità è da ritrovarsi in quanto di oggettivo ed autobiografico, discorsivo ed apparentemente senza uno scopo de¬terminato sia Lucilio che Grazio stesso pongono nel loro sermone satirico, che diviene cosi un monologo, un antidramma recitato dal solo protagonista, eppure pieno di cose fatti gesti.<br /><br />...<br /> <br />(1) Genere di poesia campestre composta di lazzi triviali ed allusioni spesso oscure che anticamente i contadini si scambiavano fra<br />loro in un metro rozzo e arbitrario.<br />(2) E. Paratore, Storia della letteratura latina, Sansoni Ed., Firenze, 1962.<br />(3) Menippo di Gadara era un filosofo cinico del IV sec.a.C., autore di scritti bizzarri in cui mescolava, trattando di soggetti vari,<br />versi e prosa e animava con la sua arguzia e la sua fantasia comica le discussioni di filosofia. Insieme alle diatribe di Bione di Boriste-<br />ne, i componimenti di Menippo influenzarono tutta la poesia satirica latina, da Ennio, fino ad Grazio, caratterizzando soprattutto l'o¬<br />pera di Vairone (Saturae menippeae). Così A. La Penna, Grazio, Satire ed epistole, La Nuova Italia, Firenze, Introd. pag. XV.<br />(4) E. Paratore, op. cit,, pp. 69 segg.<br />(5) C. Marche*!, Storia della letteratura latina, Principato, Milano, 1973, pag. 136.<br />(6) C. Marche»!, op. cit., pag. 146.<br />(7) C. Marche»!, op. cit., Voi. I, pag. 325 segg.<br />(8) A. La Penna, op. cit., pag. XIII segg.<br />(9) A. La Penna, op. cit., pagg. VII-XI.<br /><br />(10) A. La Penna, op. cit., pagg. XIV-XVII.<br />(11) E. Paratore, Problemi della poesia satirica di Grazio, Edizione dell'Ateneo, Roma, Anno Acc. '67/'68, pag. 8 segg.<br />(12) E. Paratore, op. cit., pag. 10.<br />(13) E. Lauretta, Compendio storico della letteratura italiana, Mursia, pag. 608 segg.<br />(14) La traduzione dei passi delle satire di Grazio è tratta da: E. Romagnoli, Grazio Fiacco, Le Satire — Le Epistole. Zanichelli,<br />Bologna, 1966.<br /><br /><br />§<br /><br /><br /><strong>Ideologia e realtà nella poesia satirica classica</strong> (II)<br /><br /><strong>Gennaro di lacovo</strong> <br /> <br /> <br /><strong>COMMEDIA ANTICA E COMMEDIA NUOVA</strong> - Vo-lendo difendersi dall'accusa di essere un calunniato¬re, Orazio mette la satira di Lucilio in dipendenza dalla commedia greca antica, cosi da far notare co¬me, diversamente dal predecessore, lui considerava bersagli dei propri attacchi, non tanto singoli indivi¬dui, ma tipi generali, simboli collettivi del vizio. Era ti¬pico della Commedia greca, detta Nuova (330 a.C. -primi decenni sec. Ili a.C.). I cui massimi rappre¬sentanti furono Difilo, Filemone e Monandro, sperso¬nalizzare la critica morale attaccando personaggi ti¬pici, simbolici. In questo, Orazio sembra rifarsi diret¬tamente alla Commedia Nuova. È quindi possibile in¬dividuare nel poeta apulo-lucano due fonti di ispira¬zione: 1) La diatriba stoico cinica, il cui rappresen¬tante più noto fu Bione di Boristene, filosofo del III secolo a.C., autore di opere di questo genere a cui Orazio dichiara d'ispirarsi (II, 2, 60). Tali componi¬menti esaminavano varie questioni etiche, presen-tandole arricchite da esempi, aneddoti e divagazioni retoricamente attraenti.<br /><br />2) La Commedia, soprattutto la «nuova», con la sua tendenza a delineare caratteri umani generali con¬cretizzati in un tipo, secondo il procedimento iniziato da Teofrasto (15). La satira di Orazio dipende dun¬que dalla Commedia Nuova, in cui si attuava la ten¬denza teofrastea alla tipizzazione dei caratteri uma¬ni.<br />L'«inventor» del genere «pendei» (deriva, dipende) dalla commedia attica «antica», il «prosecutore», in¬vece, dalla «nuova», sia per i tipi umani cui fa ricorso per caratterizzare i personaggi (il parassita, il leone, la ragazza di vita, il figlio scialacquatore), sia per il «sermo familiaris» al quale accenna nella presente satira.<br />Sembra confermare questo, il fatto che Orazio prefe¬riva a Plauto, Terenzio, che era appunto propenso al¬la casistica morale e alla introspezione psicologica. La facoltà che permette a Lucilio di condividere con Orazio lo scopo di castigare i costumi ridendo è quel¬la di essere «emunctae naris» (di naso fine). L'e-spressione indica quella «prima annusata» per cui un uomo dotato scopre l'essenziale nelle cose che os¬serva, e caratterizza il critico in una certa posa di aristocratica superiorità.<br />Viene attribuita a Lucilio un'eleganza di spirito, a cui però non corrisponde un'altrettanto notevole elegan¬za formale, se è vero che il poeta «in hora saepe du-centos, ut magnum, versus dictabat stans pede in uno» (stando su un piede solo era capace di buttare giù duecento versi all'ora - Sat. 1, 4 vv. 9-10). I difetti che Orazio gli attribuisce sono la rozzezza, l'improvvisazione dilettantistica e l'assenza del «la-bor limae», del lavoro di rifinitura: «cum flueret lutu-lentus erat quod tollera veller» (scorrendo fangoso, q'era parecchia roba che tu avresti voluto togliere — Sat. 1, 4 vv. 11). «Emunctae naris» (di naso fine) è da intendersi riferito non al gusto letterario di Lucilio o alla sua sensibilità poetica: come tutti gli arcaici, era poco raffinato nello stile e spesso molto prollisso,<br /> <br />quindi. Di questo Orazio lo accusa esplicitamente. Raffinatezza perciò è da intendersi, riferendosi a Lu¬cilio, in relazione alle sue capacità etiche: capacità di distinguere subito il bene dal male, di captare «a lume di naso» i vizi, anche sotto la rispettabilità del grosso personaggio.<br />Raffinatezza morale, dunque, a cui non corrisponde¬va, purtroppo, una raffinatezza formale. Sempre il Paratore nota (16) che Orazio, applicando questo criterio di giudizio estetico a Lucilio, e deplorando l'assenza del «labor limae» nella sua produzione let¬teraria, applica un metodo per valutare opere di poe¬sia. I «poetae novi» applicavano questo criterio ai poeti arcaici, come Ennio, accusato di aver scritto una quantità enorme di versi, molti dei quali avrebbe¬ro dovuto essere eliminati. Ma come nessuno nega¬va ad Ennio il titolo di «poeta», cosi è da ritenere che anche Orazio riconoscesse come poeta l'antico Lu¬cilio.<br />Forse Orazio, nel descriverci Lucilio, si è ispirato alla figura catulliana di Suffeno: «codesto Suffeno che tu conosci bene, Varo, è persona di garbo, elegante, amabile ma ha il vizio di fare una marea di versi!». E tuttavia l'eleganza di Suffeno è tutta esteriore: gli manca il rigore morale, cosi da sembrare l'esatto op¬posto di Lucilio, che è tutto sostanza a scapito dello stile.<br />Dopo aver affermato nella Sat. I, 4 che può essere chiamato poeta solo chi sia dotato di mente divina, genio e sublimità di eloquio, Orazio lascia la grossa questione teorica se debba o meno considerarsi ope¬ra di poesia la satira, per affrontare quella, più perso¬nale, riguardante le accuse di maldicenza rivoltegli per il tono dei suoi "sermones". «Se qualche cosa dirò con troppa franchezza, con troppa scanzonatura, me l'hai da concedere, e dar¬mene venia. L'ottimo padre mio me ne die' l'abitudi¬ne, quando m'ammaestrò con l'esempio, notando perché il fuggissi, quanti difetti scorgeva...» (I, 4, 103-106). La satira non ha nulla a che fare con la bassa maldicenza, che è lontana dai suoi scritti e dal suo animo, dice Orazio. La satira ha un preciso valo¬re di ascesi morale, non come gratuito ed arbitrario momento di giudizio e valutazione dei vizi e delle virtù altrui, ma come sincera meditazione morale ed autobiografica provocata dalla raffigurazione critica dei vizi altrui al fine d'un miglioramento etico perso¬nale, secondo l'insegnamento del padre. È la funzio¬ne «catartica» della poesia drammatica. Nella satira oraziana, è la figura del padre che ricorre frequente¬mente quale «deus ex machina», centro affettivo e pedagogico, fonte di moralità e di regole di vita. «Insuevit pater optimus hoc me...» (I, 4 105) (Questo m'insegnò mio padre). Secondo Paratore, nella4 sa¬tira Orazio non dice quello che pensa realmente, ma prende in giro il lettore che non si preoccupa di ap¬profondire il pensiero dello scrittore. Usa inoltre un sottile atteggiamento ironico nei confronti dello stile tragico, apparentemente così alto, ma troppo spesso vuoto e privo di «lepos» (grazia, garbo, umorismo).<br /> <br />Afferma infatti che conviene abbandonare i paroloni sesquipedali per assumere un tono più umano, di¬messo, elagiaco. Cosi condanna non solo il vizio mo¬rale, ma anche la mancanza di gusto nello stile (ur-banitas).<br />Lucilie, in fondo, dava un valore preminente al conte¬nuto, e sacrificava ad esso la forma: di questa tra¬scuratezza di stile lo accusa dunque Grazio, che as¬segna alla satira il compito di «castigare ridendo mo-res», ma con gusto e raffinatezza, e per questo con¬danna lo stile limaccioso del predecessore. Per chiu¬dere, sarà bene confrontare due passi in cui Grazio esprime la sua concezione dell'arte. Afferma nella Satira I, 4-vv. 43-44, riferendosi ad un immaginario interlocutore «Ingenium cui sit, cui mens divinior at-que os/ magna sonaturum, des hominis huius hono-rem» (a chi mente divina, a chi genio, a chi abbia/ sublimità d'eloquio, darai di tal nome l'onore). Qui ci troviamo di fronte alla concezione poetica di Democrito, e cioè alla tesi preromantica della poesia nascente dal «furor», dalla «théla mania», ossia dal¬l'entusiasmo, dall'invasamento. Forse Grazio, se¬guace dell'aristotelico Teofrasto a incline alla tipizza¬zione dei personaggi operata da Monandro e Teren-zio, si dichiara qui Democriteo, seguace di una teo¬ria latonizzante? Certamente no. Egli parla, come si osserva prima, in tono ironico. È nell'Ars poetica che troviamo la conferma a questa impressione. Qui infatti Grazio cosi si esprime: «In¬genium misera quia lortunatius arte'credit et excludit sanos Heliconae poetas/ Democritus, bona pars non unguis ponere curat, / non barbam, secreta patit lo¬ca, balnea vitat» (dal momento che Democrito ritie¬ne l'ingegno più utile della misera arte ed esclusione dall'Elicona i poeti non invasati, allora gran parte non si cura di tagliarsi le unghie e la barba, va in cerca di luoghi nascosti evita di andarsi a 'avare» (vv. 295-98).<br />E la stessa posizione espressa da Persio nel cho-liambi. È la condanna della poesia che attinge al fu¬rore, all'entusiasmo irrazionale, trascurando il lato formale, tecnico e stilistico.<br />E proprio in questo privilegiare lo stile sul contenuto consiste la differenza fondamentale fra la satira di Grazio, che colpisce i tipi e presenta personaggi ca-ratteristici rinunciando agli attacchi personali se non in casi eccezionali, e quella di Lucilio, più acre, per¬sonale, più incalzante ed aspra, diretta contro perso¬ne reali, e non personaggi tipo astrattamente assunti a modelli di comportamento negativo. Come osserva La Penna (17), Grazio, realizzando il suo ideale di «misura» e di «autonomia» (metriòtes e autàrcheia), senza assumere il noioso ruolo del pre¬dicatore pedante, parte dell'esperienza quotidiana, osserva la gente al lume di quell'ideale che si è for¬mato (l'educazione paterna nell'istinto — l'epicurei¬smo nel razionale personale e lo stocismo nel razio¬nale sociale) e nota il contrasto fra l'ideale e la realtà delle miserie umane. Dall'esasperazione del contra¬sto non nasce il dramma e l'indignazione, ma la con-templazione sorridente ed amara, una specie di umorismo pacato e tagliente. La malvagità e l'infeli¬cità umane sono per lui irrimediabili. Per questo, più che condanna e amarezza, in lui c'è commiserazio¬ne e indulgenza. L'uomo è fatto così, e non ci sarà mai nessun miglioramento: nessuna salvezza è pos¬sibile. Anzi, se qualche modifica ci sarà, sarà per il peggio.<br /> <br />La sua satira vuole essere perciò, conversazione alla buona. Infatti usa numerose espressioni del «sermo cotidianus» e preferisce la costruzione parattica a quella ipotattica. Le frasi, cioè, tendono ad una strut¬tura semplice, non complessa. La coordinazione prevale sulla subordinazione. Per Grazio, però, avvicinarsi alla lingua parlata non era abbandonarsi alla volgarità, alla faciloneria, di¬fetti che rimproverava a Plauto. Il problema letterario fondamentale è, per lui, creare uno stile che non sia né eccessivamente aulico né troppo sciatto o volga¬re. Uno stile elegante ma semplice. Questo stile «medio» probabilmente lo trova Terenzio. Eviene alla mente quanto consiglia al «letterato» del XX secolo Antonio Gramsci: «La formazione di una prosa viva¬ce ed espressiva e nello stesso tempo sobria e misu¬rata deve essere uno dei fini culturali da proporsi. Anche in questo caso forma ed espressione si identi¬ficano ed insistere sulla «forma» non è che un mezzo pratico per lavorare sul contenuto, per ottenere una deflazione della retorica tradizionale che guasta ogni forma di cultura, anche quella «antiretorica», ahimè» (18).<br />La raffinatezza stilistica di Grazio nasce da esperien¬ze come quella dei «neòteroi», che però egli misco¬nosce. Critica Lucilio e gli arcaici per la loro rozzez¬za, ma mostra di non considerare quanto lui stesso deve agli stilisti che l'hanno preceduto mostrandogli la strada della purezza stilistica. Quando poi condan¬na gli eccessi, lo fa con una sorta di maliziosa sere¬nità, perché sa che non si verificassero questi non potrebbe mai provare il gusto di essere il misurato e soddisfatto assertore del suo messaggio alternativo sintetizzato nell'espressione «in medio stat virtus». Questo accenno al suo «moderatismo» non vuoi si¬gnificare, però, che sia accondiscendente e remissi¬vo di fronte al potere politico, allora rappresentato dal principato di Cesare Augusto, accentratore di ogni autorità morale, civile, sociale e politica nella Roma del tempo.<br />C'è un episodio che chiarisce questo punto. Sappiamo che fu per il tramite di Mecenate che Ora-zio entrò in relazione con Augusto, i rapporti fra il poeta ed il principe furono sempre cordiali, anche se le richieste di quest'ultimo perché gli facesse da se¬gretario furono sempre garbatamente rifiutate. Ora-zio s'era stufato di Roma e voleva godersi la serena tranquillità della sua villetta in sabina, donatagli da Mecenate come pegno d'amicizia. Il vizio e la corru¬zione, meglio osservarli da lontano. Egoismo? No. Forse «paura di volare». L'oceano per qualcuno può rappresentare il tedio ed il naufragio. Per Grazio, che pure aveva imparato dal padre a nuotare «sìne corti-ce» (senza salvagente), Roma era l'oceano, il caos, la confusione incontrollabile e distruttiva. E penso qui a Montale, al nostro «dimidiatus Ora-tius»: ... «Nel buio e nella risacca più non m'immer¬go, resisto/ben vicino alla proda, mi basto come mai prima / m'era accaduto. E questione /d'orgoglio e temperamento. Sto attento a tutto. Se occorre,/spire di zampironi tentano di salvarmi / dalle zanzare che pinzano, tanto più sveglie di me». Ma vale la pena vivere nel mondo della Satura mon-taliana, in un pianeta dove anche le zanzare sono più sveglie di noi? Forse, ma è una vita figliata dalla pau¬ra di nuotare in mare aperto, dalla paura di fare la vi¬ta di I caro. E si finisce con il rimanere a guazzare nelle pozzanghere, senza gettarsi, senza darsi, senza correre il rischio di prendere scottature. <br /><br />Si sceglie una sere¬nità secca e senza dolori, e tuttavia si offre acerba¬mente, quando scrive «avevamo studiato per l'al¬dilà/un fischio, un segno di riconosci mento./Mi pro¬vo a modularlo nella speranza /che tutti siamo già morti senza saperlo». E così si prova una sensazione d'inesprimibile angoscia, anche sottocosta, al sicu¬ro, perché lontano si sente la risacca assassina e li-bera, dove pure si vorrebbe avere il coraggio di nuo¬tare e magari affogare. Ma la paura vince, e tutto al più ci si limita a sussurrare «Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale/e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino». L'oceano non si vince con gli zampironi. E le zanzare pinzano, perché restano «tanto più sveglie» di noi. E quelle scale, poi, dove mai porteranno? Scendono, eppure hai la sensazione di salire. Ma intanto resta chi non sa nuotare, e muore chi sa vedere e volare. «Con te le ho scese perché sapevo che di noi due/le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, /erano le tue». Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Siamo tutti ciechi e non sappiamo le nostre gradinate, ep¬pure tu,... «sebbene» cieca come me, vedevi così be¬ne. E quelli più ciechi restano a pensare ai morti, a quelli che se ne vanno volenti o nolenti, al Tenco, al Pavese, al Vannucchi, ai milioni di amici di bambini di ragazzi partiti precipitati in fondo a quelle scale mostruose.<br />Montale è grande, ma il suo atteggiamento spaventa. Eppure è un atteggiamento vecchio di migliaia di an¬ni, come tutti i nostri atteggiarsi, come tutti i nostri pensieri, come tutti noi. Grazio e Montale ci consi¬gliano: non volare troppo vicino al sole, o ti brucerai le ali, non volare troppo vicino al mare, o si appesan¬tiranno le ali e annegherai. Ma è volare, questo? (19).<br />Credo sia meglio rischiare, affrontare le onde alte. Anche perché prima o poi ti ci ritrovi. Tanto vale par¬tire tristi e felici, come Ulisse, e sperare di non finire come Icaro: ma è un problema essenzialmente orga¬nizzativo. Non si parte con una barca di legno per l'Antartico. Tutto, in fondo, è organizzazione. Stralcio di una lettera ricevuta da poco:<br /><br /><br /><strong>Allora Giano apri le tue porte<br />passerà la guerra<br />entrerà e uscirà<br />vedrai<br />come tutto è nella vita<br />e come tutto lascerà un segno<br />ma ora che sei in guerra vivi<br />e combatti fino in fondo<br />quando chiuderai le due porte sarà per una scelta<br />che è la scelta di tutti.</strong><br /><br />E torniamo al principe e al poeta. Fra i due c'era un motivo di dissenso, ed era di carat¬tere letterario.<br />Augusto aspirava ad una letteratura che appoggias¬se la sua ideologia politica e sociale, che fosse rivol¬ta ad un pubblico più largo e raccogliesse consensi intorno al suo principato. Insomma, voleva una spe-<br />cie di «fabbrica del consenso». Virgilio, come sappia¬mo, si adeguò in parte a queste direttive componen¬do, lui poeta di pace, l'Eneide, poema eroico, in qual¬che punto forzatamente aggressivo e violento, in cui emerge l'intimo contrasto del protagonista, costret¬to, lui l'uomo «plus» quasi a simboleggiare la figura a la natura dello stesso Virgilio, da una pia alta volontà ad occuparsi di guerra, a cercare il potere, ad infran¬gere patti umani in nome del volere divino: una spe¬cie di teorizzazione ante litteram della «volontà di Stato».<br />Grazio, invece, in rare occasioni accetta di dedicarsi ad un tipo di poesia celebrativa e politica. In genere resta fedele ad uno stile squisito, da intenditori, ri¬nunciando ad un grosso pubblico pur di piacere a po¬chi amici dal gusto raffinato: «saepe stilum vprtas, iterum quae digna legi sint ' scr/pfi/rus, neque te ut miretur turba labores / contenus paucis lectoribus. An tua demens / vilibus in ludis dictari carmina ma-lis?/Non ego: nam satis est equitem mihl plaudere ut audax, / contemptis aliis, explosa Arbuscula dixit» (Sai. I 10, vv. 72-77) («... Rivolgi sovente lo stilo/se scriver vuoi qualcosa che meriti di esser riletto./Op¬pure preferisci, da grullo, che quello che scrivi/ser¬va di testo alle scuole di sillabazione? Non sono/del tuo parere, mi basta che plauso mi diano i signori, come, allorché la fischiarono, Arbuscula disse, l'ar¬dita»).<br />Tutto sommato, quindi, né Grazio, autonomo e di¬staccato, né Virgilio, sottomesso solo formalmente e fedele solo alla sua dolcissima malinconia, produs¬sero una «cultura di regime» gradita al principe (20).<br /><br />§§<br />§<br /><br /><strong>FUNZIONE DEL LINGUAGGIO IN GRAZIO</strong> - Nei Sermones si manifesta pienamente la natura piana e fluida dello stile oraziano, basare su un modulo espressivo tendente al contatto diretto con l'interlo¬cutore (il lettore = il ricevente), e quindi su una fun¬zione fatico-conativa, ma anche sull'esame attento del contesto sociale, politico ed etico, e su un'atter-zione costante per la natura stilistico espressiva del messaggio, e quindi su una funzione sia referenziale che poetica del linguaggio. E se si tiene presente che per Grazio «la vigile introspezione di sé è la segreta ragione della sua satira» (Ronconi), se ne deduce che nel Sermones oraziani è presente anche la fun¬zione «emotiva» del linguaggio. Questo, secondo la classificazione che propone Ja-kobson (21), partendo dall'osservazione che ogni messaggio linguistico è prima di tutto un fatto di pa¬rola che si serve, come mediazione, di una struttura di lingua, di un codice.<br />Il linguaggio è così un insieme di funzioni riferite ai vari fattori costitutivi di una comunicazione. «Il mit¬tente invia un messaggio al destinatario. Per essere operante, il messaggio richiede in primo luogo il rife¬rimento a un contesto, contesto che possa venire af¬ferrato dal destinatario, e che sia verbale, o suscetti¬bile di verbalizzazione, in secondo luogo esige un co¬dice interamente, o almeno parzialmente comune al mittente e al destinatario (o, in altri termini, al codifi¬catore e al decodificatore del messaggio); infine un contatto, un canale fisico e una connessione psicolo¬gica fra il mittente e il destinatario, che consenta loro di stabilire e di mantenere la comunicazione».<br /> <br /><br />...<br /><br /><br />MITTENTE<br /> <br />CONTESTO . MESSAGGIO<br /> CONTATTO .CODICE<br /> <br />- DESTINATARIO =<br /> <br />A questi "fattori" corrispondono diverse funzioni linguistiche, riportate in questo secondo schema:<br /> <br />EMOTIVA<br /> <br />.REFERENZIALE .POETICA<br />FATICA<br />METALINGUISTICA<br /> <br />- CONATIVA<br /> <br /> <br /> <br /><strong>La struttura d'un messaggio dipende dalla funzione che prevale sulle altre, in tal caso accessorie e sus¬sidiarie.</strong><br /><br />L'orientamento verso il contesto, cioè la funzione re¬ferenziale denotativa o cognitiva, è prevalente nei messaggi comuni, informativi. La funzione emotiva si concentra sul mittente, mettendo in risalto l'atteggia¬mento del soggetto riguardo a quello di cui si parla; l'orientamento verso il destinatario, ossia conativa, trova la sua espressione grammaticale più pura nel vocativo e nell'imperativo; l'accentuazione del con¬tatto con il destinatario da luogo alla funzione fatica; l'orientamento sul codice svolge la funzione metalin-guistica. infine, la messa a punto rispetto al messag¬gio in quanto tale, per se steso, costituisce la funzio¬ne poetica del linguaggio. <br /><br />Nella poesia, tuttavia, se¬condo Jakobson troviamo altre funzioni, oltre alla «poetica»: la lirica, centrata sulla prima persona del verbo, è legata alla funzione emotiva; l'epica, centra¬ta sulla terza persona, implica la funzione referenzia¬le; la poesia supplicatoria ed esortativa, centrata sul¬la seconda persona, è invece contrassegnata dalla funzione conativa» (22).<br />Le funzioni che caratterizzano i «piani del racconto» (come li chiama il Devoto) sono la «emotiva», che verte sulla prima persona, la «conativa», che concer¬ne la seconda persona, e quella «referenziale», basa¬ta sulla terza persona.<br />La funzione emotiva si riferisce all'io e connota l'a¬spetto lirico soggettivo della narrazione. La funzione conativa si rivolge ad una seconda persona ed impli¬ca di conseguenza il dialogo, sia nella forma diretta (ad esempio fra personaggi) sia nella forma indiretta (quando il racconto è proiettato verso un «tu» assen¬te. La funzione referenziale verte sull'oggettività, sul¬la descrizione, sulla narrazione pura. <br /><br />Il piano del racconto oraziano è prevalentemente lirico-soggettivo, in quanto privilegia, in base a quan¬to abbiamo visto sopra, la «funzione» emotiva, legata al fattore «mittente», primo grado nel processo della comunicazione. È un continuo «monologo» di carat¬tere autobiografico. E tuttavia il poeta non dimentica mai l'ascoltatore, anzi pare sempre esprimersi per il suo bene, insegnandogli i precetti fondamentali del saper vivere: essere liberi ed amare la giusta misura. Per questo, egli non si comporta mai da predicatore moraleggiante, ma piuttosto da «compagno di viag¬gio», pronto a convalidare sempre quanto dice con cento aneddoti, esempi, motti, favole. Sempre ele¬gante, discreto, raffinatissimo, eppure semplice, ele¬mentare, comunicativo.<br /><br /><br />Secondo Ugo Enrico Paoli (23), non c'è poeta che abbia tanto parlato di se stesso e che tanto ci sfugga. Le sue confidenze, passate attraverso il fitto vaglio di un accuratissimo studio della forma e della misura, ci giungono come attraverso una parete di cristallo, dietro la quale lui c'è, e ci parla, ma resta solo: pre¬sente, concreto, ma intangibile. È come se si identificasse con il modello etico di cui si fa banditore fino al punto di confondersi con esso, perdendo la sua individualità umana ed acquistando¬ne una uniformata all'universale morale che vuole proporre come modello.<br /><br /><br />Cosi il suo parlare, anche quando nelle Satire si fa in¬timo e bonario, non si trasforma mai in un colloquio con il lettore, che finisce per assistere da spettatore più o meno interessato all'elegante monologo, maga¬ri arricchendolo con il suo consenso, senza però po¬ter mai aggiungere niente di suo, o per lo meno ave¬re la sensazione di farlo per quella compenetrazione e identificazione che nascono frequentemente fra il poeta lirico ed il lettore.<br />Lucrezio, Catullo, Virgilio entrano in noi, ci coinvol¬gono nelle vicende e nelle situazioni, si confondono con la nostra personalità: ci prendono quasi per ma¬no. Grazio, invece, è un «compagno di viaggio» che si rivela, su una strada parallela alla nostra, solo per quel poco che crede opportuno, con un criterio di va-lutazione estremamente razionale e soggettivo.<br /> <br />( 15) Scolaro e successore di Aristotele nella dire/ione del Peripato, dal 322-21 alla morte: 287 circa a.C. Oltre ad avere sistemato \aric opere sulle piente, seguendo l'indirizzo di ricerca naturalistica tipica dell'ultima fase aristotelica, scrisse i «Caratteri Morali», raltigurunti trenta «tipi» umani, ciascuno caratterix/ato da un certo difetto morale.<br /><br /><br />(16) E. Paratore, Problemi della poesia satirica in Grazio, op. cit., pagg. 27 segg.<br />(17) A. La Penna, op. cil., pag. XVIII.<br />(18) A. Granisci, Quaderni del carcere, Ed. Einaudi, Torino, 1975, Voi. Ili, pag. 1739.<br />(19) Lecita/ioni di E. Montale sono tratte da: Satura, Ed. Mondadori, Milano, 1975, pagg. 88, 37 e 20.<br />(20) Potere e consenso nella Roma di Augusto — Guida storica e critica, a cura di Luca Canali, Ed. Laterza, Bari, 1975.<br />(21) R. Jakobson, Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, pag. 185.<br />(22) A. Marchese, Didattica dell'italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Milano, 1973. pag. 84 segg.<br />(23) U.E. Paoli, Avventure e segreti del mondo greco romano, Le Monnier, Firenze, 1960, pp. 500-501.<br />738<br /><br /><br />§<br /><br /><br /><br />§<br />§§<br />§§§<br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419385820925522" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419228809501698" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s1600/DSC01562.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s320/DSC01562.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419062772553602" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s1600/DSC01557.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s320/DSC01557.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418917537273170" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s1600/DSC01540.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s320/DSC01540.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418778348317458" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s1600/DSC01539.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s320/DSC01539.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418654522144754" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s1600/DSC01550.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s320/DSC01550.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418511646046546" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s1600/DSC01545.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s320/DSC01545.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418374026998706" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s1600/DSC01537.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s320/DSC01537.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417929482826866" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s1600/DSC01534.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s320/DSC01534.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417722137077602" /></a><br /><br />§<br />§§<br />§ §§<br /><br /><br /><br /><strong>Ideologia e realtà nella poesia satirica classica</strong> (III)<br />di Gennaro di Jacovo<br /> <br /><strong>GIOVENALE</strong> - Se Grazio ci parla molto di sé, Giove-TOte rfivrs •y, aWsawiwva ma', a. p&s&u.o,li.9Q di. aao.ti.den-za personale, forse per il tono eccitato e sempre teso della sua satira, che mai si conciliava con la confes¬sione autobiografica.<br />Nato ad Aquino nel 55 d.C., ebbe educazione da re-tore e si esercitò nelle declamazioni. Frequentò an¬che, ma a malincuore, le sale di recitazione. A Roma esercitò con scarsa fortuna l'avvocatura. Un epi¬gramma di Marziale, suo amico, ce lo rappresenta come un uomo senza pace, costretto a correre qua e là per Roma seguendo le esigenze dei suoi clienti. Anche se non fu proprio povero, certo non conobbe la tranquilla agiatezza di Grazio e di Virgilio, amati e protetti dai potenti. Forse cercò anche lui il favore dei grandi, il successo, ma non trovò mai nessun «mecenate», e restò nella turba dei «mediocres». Co¬minciò a scrivere dopo la morte di Domiziano, quan¬do era tornata la libertà di esprimersi con maggiore disinvoltura. Secondo un'anonima Vita, il poeta fu esiliato, ormai vecchio, per aver preso di mira nei suoi scritti un istrione favorito dall'imperatore. Que¬sta, però, sembra un'invenzione dovuta a qualche grammatico del 4" Secolo e giustificata dall'acre at¬teggiamento che sempre Giovenale ostentò verso i ricchi ed i potenti, attaccandoli duramente. Certo, osserva il Marchesi, leggendo le satire si ha l'impressione che un che di avventuroso e di triste sia passato nell'esistenza del poeta. Di Giovenale re¬stano sedici satire, ordinate cronologicamente. La prima è una specie di manifesto programmatico: presenta la poetica generale di tutta l'opera e ci fa capire chiaramente quale sarà l'atteggiamento co¬stante dello scrittore nei confronti degli argomenti e dei temi trattati e quali gli obiettivi della sua aspra critica. Il poeta è stanco, dice, di dedicarsi ad una letteratura declamatoria e vuota, come la poesia epi¬ca, drammatica ed elegiaca. E' stufo di accettare una verità mediata e falsa, fatta di luoghi comuni co¬struiti artificiosamente. Non vuole più ascoltare. D'o¬ra in poi scriverà e non parterà di fa vote, di storie (fi-ventate, ma di cose reali, di fatti che avvengono sot¬to gli occhi di tutti.<br />Non tragedie di dei o di eroi saranno tema del suo di¬scorso, ma tragedie quotidiane, follie di tutti i giorni. Un'intera città in sfacelo sarà la protagonista. L'immoralità umana non può ormai sperimentare nulla di nuovo. I posteri nulla avranno da aggiungere a tanta depravazione: «Nihil erit ulterius quod nostris moribus addat/posteritas, eadem facient cupienti-que minores, / omne in praecipiti vitium stetit» (I, 147-149) (Non ci sarà un'umanità futura/Più perfet¬ta nel crimine di questa. / Chi verrà dopo sarà solo scimmia/ Perché ha toccato il fondo ogni delitto.) (24).<br /><br />Ma può permettersi un poeta di parlare liberamente dei fatti e delle persone? Si, finché parla di fatti e-personaggi ormai defunti, entrati nel mito e nella leg¬genda (Achille, Ulisse, Enea, Turno, Ettore). Ma di Tigellino? (25). Di persone o fatti contemporanei?<br /> <br />No, perché sarebbe crocifisso e trasformato in torcia umana.<br />Impossibile, quindi, attaccare personalmente i cor¬rotti, i viziosi, i potenti «Ense velut striato quotiens Lucilius ardens infremuit / rubet auditor cui frigida mens est/criminibus, tacita sudent praecordia culpa. Inde ira et /acr/mae» (I, 165-167) («Ma il lampo della spada, / La timmata e il ruggito di un Lucilie/ Fanno paura. Chi è toccato, un freddo/Architetto di crimini, trasale/E la sua colpa muta si converte/in segreti sudori. / E l'odio, dopo, di lui, e le tue lacri¬me») (26).<br />Non resta, perciò, che mettere in scena personaggi defunti, si, ma da poco. Il loro ricordo non è del tutto scomparso, e la Roma attuale deriva interamente da essi, per Giovenale. Così la sua poesia si pone fra mito e realtà, per evitare la vendetta dei potenti. Egli non ha alle spalle né Mecenati, né Augusti, né Sci-pioni. Non sarà perciò uno scrittore satirico di parti¬to, un funzionario protetto e sicuro. Combatterà solo, libero, la sua battaglia etica. C'è, in questo compor¬tamento, qualcosa di moderno, di preromantico, ep¬pure di molto antico. Ricorda il piglio entusiasta degli antichi profeti biblici, dei grandi mistici medievali, dei riformatori post-rinascimentali e dei moderni rappre¬sentanti della più schietta e sofferta ala contestativa, nei confronti della società contemporanea, non sem-pre identificabile, e spesso anzi in opposizione, con la contestazione sessantottesca. Penso, a proposito, a Pasolini.<br /><br />Quello di Giovenale è un dissenso aperto e franco dalla mentalità dei suoi tempi, eppure è un dissenso che non prevede soluzioni né di ti pò catastrofico né di tipo palingenetico. Giovenale non si aspetta nessun miglioramento né morale né sociale. Unica consola¬zione, per lui, è che Roma non può far altro che ripe¬tersi nel crimine e nella sopraffazione, ma senza ag¬gravare il suo stato, perché «non ci sarà un'umanità futura / più perfetta nel crimine di questa. /Chi verrà dopo sarà solo scimmia/Perché ha toccato il fondo ogni delitto» (27).<br /><br />In questo suo mettere in scena i defunti, Giovenale precede Dante Alighieri ed Ugo Foscolo. Ma i suoi defunti non presentano mai nulla di positivo. Sono modelli di perversione e di turpitudine. Antimodelli, quindi, di comportamento. Ed è proprio lo spettacolo demoralizzante che offre una città corrotta a spinge¬re il poeta a parlare, a denunciare il crimine ed il vi¬zio. Al cospetto di tanto sfacelo, non è facile cosa, dice, trattenersi dalla satira («difficile est saturarti non scribere») (28).<br /><br />Chi ha tanto stomaco, si chiede, da sopportare una città cosi? Man mano che elenca e descrive le soz¬zure morali di Roma, s'infiamma, tanto da esclama¬re: «Si natura negat, facit indignalo versum / quale-cumque potest, quales ego vel Cluvienus» («L'indi¬gnazione farà poesia/Se il genio mancherà. Qualun¬que verso/ Di lei o mio o di un Cluvenio è buono») (29). <br /><br />L'indignazione, la rabbia muovono questo poeta insoddisfatto di una società che rimaneva pressoché costante nel vizio e nella corruzione, anche sotto il regno del giusto Traiano. La rettitudine d'un impera¬tore non cambierà le caratteristiche negative di quel sistema ormai consolidato in una corruzione e in un vizio divenuti costituzionali. L'espansione economica e commerciale insieme al buon funzionamento am-ministrativo e politico resero veramente simile ad una «età dell'oro» il principato di questo imperatore. Ma sotto la lucentezza della sua magnificenza c'era una ruggine che dovrà rivelarsi fatale al sistema so¬ciale della Roma imperiale. Questa «ruggine» Giove-naie gratta, e se non sa eliminarla, sa beh renderla manifesta e visibile a tutti: è questa la sua funzione di intellettuale che interpreta letterariamente una de-terminata realtà sociale.<br /><br />Non ha realmente alcuna fiducia nel futuro. <br /><br />Ed i fatti gli hanno dato ragione. Più che un freddo politico, più che un attento misuratore del prò e del contro, è un critico passionale e sentimentale, entusiasta e istinti¬vo della realtà dei tempi suoi: direi quindi un «profe¬ta». Del profeta ha, certamente, la rabbia caparbia, l'insistenza instancabile, e quel tipico modo di usare la parola quasi come una sferza contro chi dovrebbe modificare in meglio il proprio vivere. Se non vede un futuro felice, vede felice il passato. Il suo sogno è la vecchia Roma dei Quiriti, quella degli agricoltori semplici e dei pastori, quella dei soldati delle guerre italiche. Per questo vede negli orientali e nei greci i veri corruttori della genuinità italiana, coloro che portano confusione e corruzione negli antichi costu¬mi.<br /><br />Ciò che amava era in realtà la chiarezza nei rapporti sociali. Rimpiangeva il vecchio patriziato e la vec¬chia plebe di una volta. E quel che disprezzava di più, era la via facile al guadagno, la mancanza di scrupoli morali, la vorace avidità del nuovo patriziato «borghese». Sprezzantemente, annota come solo i disonesti hanno successo: «Vuoi essere qualcuno? Fai qualche cosa /Che meriti il confino o la galera. / Laudata sia onestà, ma hai tanto freddo» (30). Nemico di questa nobiltà degenere, esalta la stirpe popolana: «Ma è tra la plebe più bassa/Che puoi tro¬vare un avvocato di grido / Capace di sostenere le cause/Di un nobile analfabeta. È di plebe togata/Fi¬glio, chi se la sbriga bene / Tra i nodi del diritto e gli enigmi legali. / Esce di là il ragazzo che andrà / Sul-l'Eufrate o tra i legionari / Che al Bàtavo vigilano il morso /E nelle armi mostrerà bravura». <br /><br />È nella plebe la forza di Roma, e nella capacità di generare una nobiltà consapevole del proprio ruolo dirigente e pronta all'azione politica. Ma ormai, anche il popolo è marcio, perché ha dimenticato l'esercizio del pote¬re, tutto delegato all'imperatore: «Nam qui dabat olim j Imperum, fasces, legiones, omnia, nunc se / Continet ac duas tantum res anxius optat, /Panem et circense/i...» («Quel popolo / Che una volta dava il potere,/I fasci, le legioni, ogni cosa,/Oggi è rinco-glionito, non chiede niente, / Salvo due cose, per queste spasima:/La pancia piena e il circo») (32). Con questo, Giovenale spezza una lancia a favore del suffragio universale. Nella satira Vili aveva det¬to: «Libera si dentur populo suffraga quis tam/Perdi-tus ut dubitet Senecam praeferre Neroni?» (Potesse il popolo liberamente/Votare, qualche pervertissimo solo / Preferirebbe a Seneca Nerone) (33). Di fronte al rapido arricchirsi della nuova aristocra-<br /> <br />zia, all'impoverimento delle classi una volta egemoni ed al progressivo precipitare nella miseria della gen¬te più umile, Giovenale sente inevitabile la rovina di Roma.<br />Questo duplice fenomeno di arricchimento sfrenato dei nobili e dei «borghesi» da una parte e dell'impoveri¬mento progressivo della plebe, con una conseguente proletarizzazione della classe media, si basava sullo sfruttamento dissennato delle provincie romane, at¬tuato con sistemi amministrativi da rapina. E Giove-naie ammonisce ad avere pietà dei «soci ridotti in mi¬seria». Questa vorace avidità perde Roma. <br /><br /><br />E Giovenale, cosi come condanna il patrìzio degenere o il pessimo amministratore d'una provincia imperiale che si prepara a trarre ogni possibile vantaggio vena¬le dal suo incarico, condanna anche il popolo, la ple¬be che si bea quando «sedet et spectat triscurria patri-ciorum» (Sta seduto e si bea delle porcate/Tri¬ple del nobiluomo) (34). Perdendo così anch'essa la propria dignità nella contemplazione della deprava¬zione fine a se stessa e strumento di ulteriore dege¬nerazione.<br />La nobiltà non è ereditabile, non ha dimora fissa, è una qualità che si possiede indipendentemente dalle origini della propria gente, coincide con la virtù della persona. Spesso il blasone è un paravento che rico¬pre la depravazione ed il vizio. In fondo, a guardar bene, i fondatori delle famiglie patrizie erano pastori e briganti: «Maiorum primus,quisquis fuit ille, tuorum/ aut pastor fuit aut illud quod dicere nolo» (II tuo ca-postipite, chiunque fosse,/Era un capraio o giù di li,/ Qualche cosa che non sto a dire) (35). Ma Roma, e qui Giovenale è profeta, pagherà un alto prezzo per la perdita della sua antica forza plebea, popolana. L'arroganza del patriziato vorace porterà la città alla rovina, verso una catastrofe che il poeta prospetta in lontananza come una oscura, terribile minaccia: «Curandum in primis ne magna iniuria fiat/ fortibus et miseris. Tollas licet omne quod usquam est/ auri atque argenti, scutum gladiumque relin-ques, et iaculum et galeam; spoliatis arma supersint. /Quod modo proposi//, non est sententia, verum est;/ credile me vobis folium recitare Sibyllae» (E soprat¬tutto, sui forti colpiti/Dalla sciagura, mai la tua mano pesi. — Se anche gli togli l'oro e l'argento,/Lasciagli<br />scudo e spada, elmo e lancia./Restino almeno le ar¬mi ai rovinati./Non è retorica quel che ti dico: è ve¬rità, lettura di un foglio della Sibilla, credimi) (36). Il Marchesi (37) riporta, traducendo questi versi:... «Quando si è rapito quel che loro rimane di oro e di argento, essi avranno sempre lo scudo e la spada, l'elmo e le frecce. A chi tutto fu tolto restano le armi (spoliatis arma superseunt)».<br />MISOGINISMO IN GIOVENALE - «Nullam invenies quae parcat amanti. / Ardeat ipsa licet, tormentis amantis/et spoliis; igitur longe minus utilis UH/ uxor, Quisquis eri) bonus optandusque maritus» («Ma pie¬tosa nessuna troverai / Verso chi l'ama. E se poi ti amasse / Godrà di tormentarti e di spogliarti / E più buono sarai più soffrirai») (38). Sono versi tratti dalla VI Satira, quella dedicata alle donne ed ai loro vizi. E forse più a questi che a quelle. Come più tardi i mistici della disciplina morale, se¬condo Marchesi, Giovenale vede nella lussuria il peccato universale. Con la lussuria la donna ha infa¬mato le case, la ricchezza ha pervertito gli uomini, Roma ha corrotto le genti.Giovenale non vuole, evidentemente, colpire le donne in genere, ma quelle che più si distinguono nella dissolutezza. Eppure, bi¬sogna riconoscere che contro le donne il poeta ha veramente dato fondo a tutto il suo repertorio sarca¬stico. Forse perché proprio alle donne non sapeva concedere nessuna attenuante, se mai ne concesse, dal momento che soprattutto a loro si deve la conti¬nuità della specie umana. Tutto sommato, in questa satira si rivela il poeta più dichiaratamente misogino della letteratura classica. E per capire il motivo di questo atteggiamento, non basta la più attenta delle letture: bisognerebbe conoscere l'anima del poeta, ol¬tre le parole, oltre ogni struttura linguistico-espressiva. E forse qualche donna che lo conobbe potrebbe dirci molto. Ma ormai... Ma è giusto parlare di «misoginismo» solo perché questo poeta ha concentrato, per così dire, logistica¬mente in una sola, lunga satira tutto quello che aveva da rimproverare alle donne? <br /><br /><br />In realtà Giovenale ha la coscienza pulita. Critica aspramente la lussuria ed ogni altro vizio della femmina, ma non si può certo dire che risparmi il maschio. Allora, perché non si parla anche di misantropia? In verità, appartenendo lui a quella schiera di poeti-profeti che vogliono correggere criticando, si può ben dire che sferza e critica di più proprio quelli che più ama. Sotto questo aspetto, dobbiamo considerar¬lo alla stregua dei profeti, che ci presentano sempre le situazioni peggiori, le più gravi, proprio per esor¬tarci e spingerci a comportarci meglio, molto meglio. Direi quasi per un naturale e fisico senso di reazione. <br /><br /><br />Ma veramente Giovenale scrive per migliorare, per rigenerare moralmente l'umanità? E' il suo, un di¬scorso pratico, utilitaristico, programmatico? O non è forse soltanto la sconsolata contemplazione della depravazione e della dissolutezza di cui si rende ca¬pace l'uomo, che pure, se solo lo volesse, potrebbe comportarsi in modo ben diverso? Credo che si possa prendere per buona la terza ipo¬tesi. Il mondo, sembra dire il poeta, è marcio, ed il futuro non ci riserva sorprese gradevoli. <br /><br /><br />E' il presen¬te che conta. Ed il presente è quello che è: vizio, vio-lenza, sopraffazione, lussuria, avidità. Eppure non bisogna chiudersi in un'isola e rasse¬gnarsi.Chi non si arrende alla dissolutezza comune, deve gridare allo scandalo, con rabbia e con furore, deve mordere i viziosi, non dare tregua: deve scrive¬re satire, castigare i costumi corrotti mettendoli alla berlina, esponendoli alla condanna di tutti. Grazio sorrideva, di fronte al vizio. Giovenale s'inde-gna e grida la sua rabbia. Grazio propone un'isola nell'oceano della confusione etica. Giovenale affron¬ta la tempesta di petto e nel marasma sceglie meglio gli esempi da considerare. La sua poesia è concita¬ta, aggressiva, mobilissima, priva di chiaroscuri e di mezzi toni, quasi un quadro di Caravaggio, acre ed impetuosa, spietata. E di fronte alla bassezza del presente, questo poeta volge lo sguardo al passato; un passato mitico, lontano, irripetibile. Una sorta di «paradiso perduto». Il suo animo si placa non nella speranza, ma nel ricordo di una Roma pastorale, semplice, antica, irrimediabilmente scomparsa. Credo perciò che l'obiettivo dell'attacco satirico gio-venaliano vada individuato nella degenerazione del¬l'umanità da un primitivo stato di ipotetica genuinità. E' la deviazione, la perdita della giusta via, la degra-dazione senza rimedio che lo terrorizza e quasi l'os¬sessiona.<br /> <br />Per la comprensione di un simile atteggiamento può giovare la lettura del cosiddetto «articolo delle luccio¬le», scritto da P.P. Pasolini per il Corriere della Sera del 1 Febbraio 1975: «Essi (gli italiani) sono divenuti in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo de¬generato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta sol¬tanto uscire di strada per capirlo. Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisognerebbe amarla, lo, purtroppo, questa gente italiana, l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in opposizione disperata ad essi), sia al di fuori degli schemi populistici e umanitari. Si trattava di un amo¬re reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visto dunque «coi mie sensi» il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscien¬za del popolo italiano, fino a una irreversibile degra¬dazione» (39). Mi sembra che la sensibilità di Pasoli¬ni in questo caso sia allineata con l'atteggiamento ti-pico di Giovenale, nella sensazione di una progressi¬va e inarrestabile degenerazione della società da uno stato preesistente più chiaro e comprensibile, più manifesto e palese, se non più felice e sereno. E viene anche spontaneo ripensare al Salvemini de¬luso e sfiduciato che il 27 settembre 1911 scriveva ad Ojetti confessandogli di voler «scrivere per senti¬mento di dovere, perché non posso tacere. Ma ormai tutto è vano».<br /><br /><br />È una sensazione d'impotenza e di acerba delusione quella che unisce Giovenale, Pasolini e Salvemini, ed insieme una rabbiosa volontà di parlare, di additare il male vicino che minaccia tutti e sempre, quasi la di¬latazione collettiva di quel terrore sordo di autodi¬struggersi, che accompagnò tanta parte della vita di Cesare Pavese. Per questo, l'ossessione della cata¬strofe individuale, per quelli la certezza disperata della catastrofe collettiva.<br /><br /><br />Anche se «ormai tutto è vano», dunque, loro scrive¬ranno. È probabilmente giusto pensare che esistano individui, affatto scontenti della società in cui vivono, che, incapaci di adattarsi alla meschinità d'una vita degradata e degradante, fatta di piccoli e grossi compromessi, spesso di rese umilianti e di delusio¬ni amarissime, proiettano la loro esigenza di un mon¬do migliore obiettivandola nella ideazione d'un siste¬ma felice astratto e lontano: un mondo passato, un mondo futuro, un sogno, forse, un'utopia, ma un'uto- ' pia che nasce da fatti gesti cose persone ben reali. Per questo Giovenale ammira un mondo passato, pu¬ro e semplice, povero e severo. Il denaro è la sor¬gente d'ogni male: nessuna infamia è ormai estranea a Roma, da quando la povertà è perita. È un'idea che precorre la spiritualità francescana. La campagna e la semplicità di chi vive di essa sono fra le cose che ammira di più. Lontano dalla città è ancora possibile respirare un po' dell'antica moralità latina, quella del tempo in cui anche i più potenti magistrati di Roma usavano modi semplici, senza cadere nell'arroganza del potere: «Cognatorum aliquis titulo ter consulis atque/ castrorum imperiis et dictatoris honore/func-tus ad has epulas solito maturius ibat/erectum domi¬to réferens a monte ligonem» («E qualcuno di quei cu-gini/Stato forse tre volte console,/Generale d'arma¬ta, dittatore, / Arrivava in anticipo a pranzo, / Sulla spalla una vanga sventratrice/D'una qualche monta¬gna») (40). A questo rimpianto d'un mondo puro, in¬contaminato, si aggiunge un grande amore per la campagna, quasi la vita agreste sia un'ultima isola in cui sia possibile trovare un rimasuglio dell'antica e ormai perduta semplicità della vita.<br />In Giovenale, la satira nasce quindi non tanto da un sostrato culturale filosofico, ma da un personale ed autentico atteggiamento critico. È una poesia aspra, fatta di immagini potenti, di quadri che si susseguo¬no rapidi, densi, carichi di colore e di calore. E una poesia che brucia e sazia allo stesso tempo. Una poesia senza consolazione alcuna per.la struggente sensazione dell'irrimediabile perdita della felicità pri¬mitiva. Questa è la sua religione, non quella tradizio¬nale, travolta dal marasma generale ed inquinata dall'avida adulazione del divino. Eppure ammette che it timore della divinità possa distogliere dalla vo¬lontà di commettere azioni immorali. Dunque Giovenale non propone un programma di ri¬generazione sociale. Né intende stabilire criterT morali di valore assoluto. Si limita a osservare pessimistica¬mente i fatti umani, e si addolora perché l'uomo non usa a fin di bene le immense risorse spirituali e ma¬teriali messe a sua disposizione.<br />§§<br />§<br /><br /><br /><strong>... «La natura, al genere umano, ha dato<br />Le lacrime. Il più alto bene<br />In noi, è l'infinita tenerezza.<br />Quando in giudizio è condotto un amico<br />La sua miseria d'imputato ci strappa il pianto.<br />Quando un pupillo — faccina in lacrime<br />In un femmineo fiume di capelli —<br />Accusa in tribunale il suo tutore,<br />Noi piangiamo con lui.<br />E quando s'incontrano sepolture<br />Di vergini da marito, o vediamo un tumulo<br />che racchiude un'infanzia molto tenera<br />Per il rogo, ci stringe un nodo<br />La gola, insopprimibile. C'è un uomo<br />Capace di bontà e degno<br />Di portare la torcia dei misteri<br />Come lo vogliono i preti di Cerere,<br />Da cui non siano sentiti i mali<br />Di tutti come suoi? Questo c'incalza<br />Sul silenzio dei bruti. Noi soli<br />Afferriamo il divino, adoperiamo le arti,<br />Dalla vetta del cielo ci è caduta<br />Una luce, e gli orfani di lei<br />Vanno curvati, fissando il suolo.<br />Agli altri esseri il creatore di tutto<br />Diede solo la vita, a noi un'anima<br />Perché un intrico di attaccamenti<br />Ad aiutarci scambievolmente<br />Ci costringesse. Perché si unissero<br />Gli individui vaganti in popoli...» (41).<br />Siamo stati creati per amarci, per comprenderci. Invece, conclude \\ poeta amaramente-.<br />«Sed iam serpentum maior concordia. Parcit<br />cognatis maculis similis (era. Quando leoni<br />fortior eripuit vita m /eo?»<br />«Ma, vedi, c'è più concordia tra i serpenti,<br />Se trova una pelle con macchie simili<br />Alle sue una belva la rispetta.<br />A un altro leone nessun leone<br />Ha mai tolto la vita perché più forte» (42).</strong><br /><br />§§<br />§<br /><br />Esprime così in questa satira il suo pensiero fisso: l'uomo potrebbe costruire una società giusta e inve¬ce fabbrica un contorto groviglio di egoismi e me¬schinità, annegando in un mare che lui stesso agita,<br /> <br />talvolta preso dal panico, talaltra solo per danneggia¬re l'antagonista, che è sempre un altro se stesso. In tal modo anticipa le soluzioni a cui Giacomo Leopar¬di giungerà molti secoli più tardi, quando nella 'Gine¬stra' formulerà la proposta «politica» di una umanità universalmente associata che sostituisca la guerra intestina per il danno reciproco con quella esterna tesa al soggiogamento della natura per il bene di tutti gli uomini. Quasi un presentimento dell'intuizione so¬cialista: un socialismo utopico, istintivo e appena in¬travisto in Giovenale, ma già sentito ed esplicitamen¬te proposto in Leopardi, almeno nella sua essenza primordiale: la solidarietà fraterna contro un comune antagonista (43).<br />CONCLUSIONE -Secondo Albin Lesky, un elemen¬to largamente diffuso nei culti della fecondità era la cruda invettiva, spinta fino alla scurrilità. Questa espressione della bruttura, al pari della sua esibizio¬ne, in fin dei conti era intesa come difesa contro il male. Si può parlare dunque di «aiscrologia apotro-paica» (espressione del turpe, del vergognoso per un fine liberatorio). Il giambo divenne l'obiettivazione metrica dell'aggressività verbale. Tanto che 'parlare in giambi' significò 'insultare' (44). Aristotele, nel IV capitolo della Poetica, dice: «deriva la sua origine dall'improvvisazione, non solo la tragedia, ma anche la commedia: quella dai corifei che intonavano il diti-rambo, e questa da chi guidava le processioni falli-. che..che ancoc oggHn varie città sono rimaste nell'u-so» (45).<br />È probabile che le processioni accompagnate da canti in onore di Dionisio o di altre divinità agresti, condite di espressioni volgari e di lazzi osceni, siano a base della commedia, che raggiunge con gli autori a noi più noti, primo fra tutti Aristofane, la sua forma letteraria compiuta.<br /><br />Ogni civiltà conserva le tracce di queste primitive espressioni sacre nelle liturgie profane del «carneva¬le». In ogni tempo manifestazioni di questo tipo esprimono la pienezza esuberante della vita e tendo¬no a stimolare lo sviluppo e la crescita di ogni umana attività ad un livello vitale di base. Caratteristica es¬senziale di questo sfrenato modo di esprimersi è l'in¬vettiva cruda ed allegra scambiata fra i partecipanti alla festa e l'espressione ritmica, ripetitiva, quasi os-sessionante di gesti e formule linguistico rituali.<br /><br />In Grecia, nei mesi primaverili, era usuale lo svol¬gersi di feste agresti in onore degli dei della fecon¬dità. Personaggi mascherati andavano in giro su car¬ri apostrofando i presenti con formule e motti frizzan¬ti. La scurrilità, la volgarità di questi discorsi scher¬zosi aveva una precisa moVivaz'ione ri'iua'ie. Dietro queste beffe si trova, anche se inconsapevole, l'idea della forza apotropaica (allontanatrice) dell'osce¬nità. Sempre secondo il Lesky, ne sono buoni esempT i fescennini che si cantavano nei matrimom romani e gli scherzi sconci che accompagnavano il trionfatore durante la marcia più superba della sua vita: «Si comprende quindi come la sorprendente crudezza di Aristofane e la tendenza all'aggressività personale della Commedia Antica avessero le loro radici in an-tiche e ancora vive costumanze» (46).<br /><br />I «canti fescennini», di cui si diceva prima, erano un genere di poesia campestre, composta di lazzi tri¬viali e allusioni spesso oscene che anticamente i contadini si scambiavano fra loro in un metro rozzo e arbitrario. I «fescennini» derivano il loro nome dalla borgata di Fescennium, una cittadina etrusca in ter¬ritorio falisco. I «fescennini versus» erano diffusi in tutta l'Italia centrale, ma fu a Fescennium che as¬sunsero, probabilmente, una forma artistica sotto l'influsso etrusco (47). Un'altra forma di rappresen¬tazione popolare nell'ambiente italico era l'Atellana, una specie di farsa popolare nata ad Atella, città osca presso Neàpolis (Napoli), in una Campania mol¬to etruschi zzata, diffusa a Roma da Nevio, capuano, che alla fine del III sec. fece rappresentare un'atel-lana latina. Gli attori erano mascherati (personali, da lat. 'persona': maschera). Le «maschere» erano quattro: Maccus (l'uomo dalle grosse mandibole), Bucco (il ghiottone, chiacchierone e sciocco), Pap-pus (il nonno) e Dossenus (il gobbo). Le recite presentavano situazioni comiche, grotte¬sche, spesso impudiche.<br /><br /><br />Analogamente a quanto era accaduto in Grecia, ove da nuclei rappresentativi agresti e popolari si era svi¬luppata la forma drammatica, mediante l'inserimento di personaggi su una base corale e lo sviluppo del dialogo e del contrasto fra gli attori, cosi nell'ambien¬te italico i fescennini e le atellane avevano determi¬nato la nascita della «satira» drammatica, lievito in¬negabile del teatro latino d'imitazione greca.<br /><br />Con Livio Andronico (III sec. a.C.) la commedia latina ripeterà modelli greci, ma il fondo comico ag¬gressivo e triviale tipico dell'Atellana resterà fino al II sec. a.C., e costituirà la componente italica genuina della commedia plautina.<br />Insomma, anche sotto le sontuose vesti stilistiche offerte dalla Grecia, l'arte comico drammatica latina conserverà un suo fondo di genuina aggressività loca¬le: un sale tutto italico.<br /><br />Quando Grazio affermava che la sua satira deriva¬va da Eupoli, Gratino e Aristofane, voleva dire pro¬prio questo: che la caratteristica della sua espressio¬ne satirica era l'attacco ai fatti, alle situazioni ed alle persone che deviavano dalle norme della morale corretta, al fine di proporre, più o meno scoperta¬mente, modelli alternativi da sostituire a quelli che giudicava errati o comunque «devianti», secondo un modulo di giudizio che può essere di volta in volta strettamente personale oppure conforme ad un «sen¬so comune» genericamente affermato o tipico di una precisa ideologia etico filosofica (misticismo — epi¬cureismo etc.).<br /><br />Questo fine non era altrettanto chiaro e palese nella commedia, ossia nel dramma teatrale comico. Questo bersagliava i viziosi, i corrotti, i degeneri, ma non li condannava apertamente. Ne rideva sem¬plicemente. Il vizio era solo materia di spettacolo.<br /><br />Lucilio, Grazio e più tardi Giovenale, anche se non lo ammettono esplicitamente, mentre condannano il vizio propongono modelli alternativi proiettati in schemi politico filosofici (l'epicureismo di Grazio e l'ellenismo di Lucilio) o ideologici e quasi mistici (il «passatismo» di Giovenale). Evidentemente, in que¬sto, la satira letteraria era tutta latina. Nel suo atteg¬giarsi a discorso, più che a spettacolo, ed a monolo¬go, più che a dialogo, con un fine moraleggiante ed una palese proposta di comportamenti alternativi e sulla base di modelli comparativi.<br />Le precedenti puntate sono state pubblicate sui nu-meri 3 e 4 dell'anno scorso.<br /><br /> <br />(24) D. Giunto Giovenale, Le Satire, trad. di G. Ceronetti, Einaudi, Torino, 1971, pp. 18-19.<br />(25) Sofonius Tigellinus, Prefetto del Pretorio (n. Agrigento, m. Sinuessa 69 d.C.) dell'imperatore Nerone; nato da oscuri ^tenitori,<br />fu esiliato (39 d.C.) sotto l'accusa di adulterio con Agrippina, la sorella di Caligola. Tornato a Roma per il favore di Claudio è divenuto<br />amico di Nerone, fu nominato prefetto dei vigili (62 d.C.) e successe a Burro nella pretettura del Pretorio (guardia del corpo dell'Im¬<br />peratore). Specialmente dopo la congiura dei Pisoni divenne onnipotente, ma visto avanzarsi il pericolo abbandonò l'imperatore. Con¬<br />dannato a morte da Ottone, si uccise. Una fama di lussuria, di avarizia e crudeltà lo accompagnava nella tradizione storica antinero-<br />niana — dal Dizionario Enciclopedico Treccani, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1970, Voi. XII, pagg. 174-175.<br />(26) D.G. Giovenale, trad. di G. Ceronettt; op. cit.<br />(27-28-29-30) D.G. Giovenale, op. cit., I, 147-148; I, 30; 1, 79-80.<br />(31-32) Ibid.: I, 73-76; Vili, 47-52.<br />(33-34-35-36) Ibid.: X, 78-81; Vili, 211-212; Vili, 190; Vili, 274-275.<br />(37) D.G. Giovenale, op. cit., Vili, 121-126.<br />(38) C. Marchesi, op. cit.<br />. , (39) D.G. Giovenale, op. cit., VI, 208-211.<br />(40) P.P. Pasolini, Scritti Corsari, Garzanti, 1975, pag. 164.<br />(41) D.G. Giovenale, op. cit., XI, 86-89.<br />(42) Ibid.: XV, 131-151; XV, 159-161.<br />(43) L. Salvatorelli, II pensiero politico italiano dal 1700 al 1870, Einaudi, Torino, 1975, pagg. 194-195.<br />(44) A. Lesky, Storia della letteratura greca, II Saggiatore, Milano, 1973, Voi. I. pag. 155.<br />(45) Aristotele, Dell'arte poetica, trad. di C. Gallavotti, Mondadori, Milano, 1974, IV, 3 pag. 13.<br />(46) A. Lesky, op. cit., Voi. I, pag. 311.<br />(47) J. Heurgon, Vita quotidiana degli Etruschi, II Saggiatore, Milano, 1967.<br /><br /><br /><br />§<br />§§<br />§§§<br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-9tP7zgAujCY/T_vHZT90zlI/AAAAAAAADCU/R9DpjsWBFHY/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419385820925522" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s1600/DSC01568.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-FFimXbVVuNs/T_vHQLDYnAI/AAAAAAAADCI/GV_Yqb0ubXU/s320/DSC01568.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419228809501698" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s1600/DSC01562.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-cMDVTsjIAlI/T_vHGghF14I/AAAAAAAADB8/uP36Npail2A/s320/DSC01562.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763419062772553602" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s1600/DSC01557.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-Dz4QWHrH0Gw/T_vG-DeTVVI/AAAAAAAADBs/vaEjHjzRT-c/s320/DSC01557.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418917537273170" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s1600/DSC01540.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-hmjQScSx520/T_vG189EaxI/AAAAAAAADBg/GblIjDHTKjk/s320/DSC01540.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418778348317458" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s1600/DSC01539.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-KRxEseqL3Hw/T_vGuvqm9_I/AAAAAAAADBU/HUsPea5wrvc/s320/DSC01539.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418654522144754" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s1600/DSC01550.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-rBtGiyEGaGg/T_vGmbaSuVI/AAAAAAAADBI/kdzgHkoP1P0/s320/DSC01550.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418511646046546" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s1600/DSC01545.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-m6_jSNV0qME/T_vGeavWs7I/AAAAAAAADA8/dzgGiVhzAd8/s320/DSC01545.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763418374026998706" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s1600/DSC01537.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-nDAW1mm0SZQ/T_vGEirw9HI/AAAAAAAADAw/YLFm_RzCelc/s320/DSC01537.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417929482826866" /></a><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s1600/DSC01534.JPG"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-essr1LBEUXs/T_vF4eQr52I/AAAAAAAADAk/uz0CCeovS5g/s320/DSC01534.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5763417722137077602" /></a><br /><strong><br /><br />§<br />§§<br />§ §§<br /><br /><br /><br />I ' :<br /><br />§ §§<br />§§<br />§</strong>Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-34071769723580101862012-07-08T22:04:00.002-07:002012-07-08T22:18:13.563-07:00donapedia<a href="http://donapaideia.blogspot.it/">donapaideia</a> <br />§<br />§§<br /><br />9 7 2012<br /><br />enciclopedia di Donatello<br />gldj<br /><br /><a href="http://donapaideia.blogspot.it/">donapaideia<br />donapedia</a><br />... cerca un termine su motore di ricerca<br />aggiungi al termine ... gldj ...<br /><br /><a href="http://donapaideia.blogspot.it/">donapedia<br />donapaideia</a>...<br />§§§<br />§§<br />§<br /><br />donapaideia<br />donapedia<br />§Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-6888969930446954522011-05-27T11:06:00.003-07:002012-07-29T01:33:17.810-07:00dark light la luce nera<b>§§<br />§<br /><a href="https://twitter.com/#!/polilithio">@polilithio<br />gldj twitter </a></b><br /><br /><p><b></b></p><br /><p><b>§§</b><b><br /></b></p><br /><p><b><a href="http://www.youtube.com/watch?v=eMu7jNXBFlI">vicinovicino</a></p></b><br /><p><b>§<br /></b><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br />Aggto 1355…mercoledì 28 novembre 2007<br /><br /><br /><strong>Gennaro di Jacovo</strong><br /><br /><br /><br /><br /><br /><strong>La luce nera<br /><br /><br />Bark Light</strong><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /></p><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br />Argos&Rufus editore<br /><br />Kart Antika<br /><br /><br /><br />*** Roseti, 8 febbraio 2006<br /><br /><br /><br />alpha<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Marcet sine adversario virtus …<br /><br />Lucio Anneo Seneca<br /><br /><br /><br /><br /><br />Nigra lux levior aere ac durior<br /><br /><br />Louis camminava in una valle dall’erba rada e verdissima, interrotta da ciuffi alti di steli dorati, da siepi di arbusti fronzuti e gremiti di bacche cremisi.<br /><br />Il cielo era d’un celeste intenso e sereno, senza nuvole.<br />Basse all’orizzonte ed enormi due grandi stelle rossastre, Rigel e Betelgeuse.<br /><br />Il pianeta su cui erano sbarcati era Petra, lontanissimo dalla Terra e molto più grande, ma con la stessa intensità gravitazionale.<br />Akrab si era comportata benissimo.<br /><br />I suoi meccanismi perfetti non avevano deluso le attese.<br />Era in grado di prevedere, misurare, valutare e programmare itinerari, obiettivi, mete, percorsi e velocità, evitando ostacoli e insidie d’ogni genere.<br /><br />Con sé non aveva portato quasi nulla.<br />Indumenti, vestiti, documenti, libri.<br />Tutto quello che gli serviva era nel suo Alter, compattato in milioni di impulsi, nel suo elaboratore Yle&Loi, inseparabile.<br /><br />Al di là di ogni cielo terrestre, al di là d’ogni limite immaginabile, lontano da ogni oltre, da tutto e da nulla c’era Petra, il pianeta smisurato dove lo aveva portato la sua astronave Akrab.<br /><br />Tornato a bordo, accese Yle&Loi e girovagò a lungo fra i ricordi e i progetti, finchè non ritrovò un racconto autobiografico che anni prima aveva caratterizzato molto la sua vita, determinandone anche un clinamen, una svolta importante se non fatale, come definivano i latini tutto quanto era voluto dagli dèi, da qualcuno o da qualcosa che sovrastava e condizionava le stesse divinità.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br /><br />@<br /><br /><br />Al Dirigente scolastico,<br />al consiglio di Istituto<br />ed al<br />Collegio dei Docenti<br />ITC … - Grosseto<br /><br /><br />Al Capo del Personale Ministero Pubblica Istruzione<br />Onorevole Professore Giuseppe Fioroni - Roma<br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br />RELAZIONE SULL’ATTIVITA’ DELLA<br />BIBLIOTECA SCOLASTICA<br />ITC … GROSSETO<br /><br /><br />I prestiti, gli interventi di ricerca informatica e le consultazioni sono state quest’anno nel numero di seicentosessantuno prestiti cartacei e consultazioni informatiche registrate a cura degli Utenti.<br /><br />Nella Biblioteca vengono raccolte le Gazzette Ufficiali degli ultimi anni, dietro richiesta della segreteria e della presidenza.<br /><br />Viene anche conservata temporaneamente (un anno scolastico) copia del Sole 24 ore.<br /><br />Non sono stati acquistati che pochi libri, da quando sono in servizio, dal 2001, e per questo ogni anno mi sono preoccupato di sollecitare nelle relazioni annuali, a questo proposito, l’intervento del Collegio dei Docenti, del Dirigente e di altre autorità scolastiche.<br /><br />Proposi anche nel 2003, il 16 ottobre C1/ 2446, con regolare richiesta alla Scuola e regolare progetto per Figura Obiettivo, dopo averne parlato in Provveditorato, di occuparmi della biblioteca come Docente referente, ma non mi fu data questa opportunità, che ritenevo utile e che avrei svolto anche senza aggravio di spesa per l’Istituto, come scrissi nella stessa richiesta \ progetto.<br /><br />Sono stati introdotti volumi di economia divulgativa, di informatica di Storia, ad uso della Scuola, e di storia locale, a cura della Amministrazione Provinciale .<br /><br />E’ sempre stato necessario ed opportuno informare docenti, Alunni e personale tutto sulle semplici e dire universali regole di consultazione e prestito, dedotte dall’uso d’ogni biblioteca, da me redatte nelle relazioni degli anni precedenti quali proposta ai docenti ed al personale direttive e fissate nei punti essenziali dalla Scuola nella circolare n. 20 del 13 ottobre 2006.<br /><br />***<br />Quanto alla sistemazione del locale della biblioteca, pare sempre più opportuno consolidare le strutture di ricambio d’aria, sostituire le fatiscenti persiane e le fragili finestre, ampliare la superficie radiante dei termosifoni, assolutamente insufficienti a riscaldare l’ambiente nei mesi invernali, da Gennaio ad Aprile, fornire il locale di telefono o citofono, arredare meglio il locale, fornito di sette sedie piccole e di due tavoli rimediati dai locali laboratorio ed isolare il locale stesso dai vani adibiti a servizi^ igienici contigui, che comunicano nella parte alta .<br />*<br />E’ necessario altresì controllare spesso la centralina antincendio e i<br />due estintori a getto in dotazione alla sala.<br /><br />* Avevo proposto anni fa di climatizzare con sistemi ergonomici il vasto ambiente, come è stato effettivamente realizzato per i locali della segreteria\presidenza, ma la proposta non ha avuto ancora seguito per la biblioteca ed i laboratori Cisco, adiacenti.<br /><br />Delle due scrivanie, assai utili, che si trovavano nel locale, resta una sola, usata da me<br />***<br />So bene che queste mie sono delle proposte operative, e del resto nel ribadirle voglio dire che non ho mai avuto l’intenzione, nel consigliare miglioramenti, in alcuna sede privata e pubblica, di avvantaggiarmi di persona, ma solo di rendere più efficiente il servizio a vantaggio della comunità.<br /><br />Quanto al resto, porgo cordiali saluti a tutti.<br /><br />**<br />*<br />Grosseto, giugno 2007<br /><br /><br />Gennaro di Jacovo<br /><br />ITC … GR<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Prof. Gennarino di Jacovo - ITC …<br />Funzione Biblioteca Via Sicilia 45 - 58100 Grosseto GR<br /><br />Al Presidente della Repubblica Italiana –<br />Quirinale – Roma<br />& Fondazione Mezzogiorno Europa – Napoli<br />§<br />Al Ministro Istruzione Pubblica –<br />Viale Trastevere – Roma<br />§<br />Al Provveditore agli Studi<br />via Damiano Chiesa 51 58100 Grosseto<br /><br />§§<br />§<br /><br />Al dirigente scolastico<br />ITC …<br />Via Sicilia 45 -<br />58100 Grosseto GR<br /><br /><br />Oggetto: formazione e aggiornamento prof. DI IACOVO Gennarino in servizio presso l’ITC … di Grosseto quale bibliotecario con 36 ore si servizio settimanali e nessuna possibilità di svolgere lavoro straordinario, come spiegato in un’ampia relazione del luglio e dell’agosto scorsi spedita a Dirigente, Direttore SGA e Provveditore, al fine di indurre una maggiore organizzazione e considerazione dell’attività di biblioteca.<br /><br />Riferimenti:<br /><br />lettera al Direttore CSA del 27 ottobre 2003 n.prot.11715.<br />Richiesta al preside Agrario GR del 19.9.2000.<br /><br />Alle lettere sono stati allegati tutti gli attestati<br />relativi, spediti anche al Professionale di Orbetello,<br />all’Agrario Leopoldo II ed al Commerciale di Grosseto.<br /><br />A proposito della personale formazione e aggiornamento,<br /><br />… alle 38 ore di:<br /><br />a. educare alla sessualità, novembre \ dicembre 1996, Grosseto, 4 ore;<br />b. tossicodipendenze,: problemi e soluzioni, Isola del Giglio, 26, 27, 28 aprile 1996, 10 ore;<br />c. prevenzione dell’Aids – per docenti referenti, Siena, 29\30 novembre 1996, 16 ore;<br />d. aggiornamento per docenti referenti \Provv.to agli Studi di Grosseto, 26 marzo 1996, 8 ore dallo scrivente svolte in Corsi di Formazione e Aggiornamento, documentate con gli attestati rilasciati dagli Enti Organizzatori (fra cui la USL di Siena e il Ministero P.I.) e consegnati ai Presidi dell’a.s. 1994\95 e<br />1995\96 presso il Liceo Dante Alighieri di Orbetello, insieme alle altre 137 ore svolte e allo stesso Preside dichiarate per l’attività finalizzata<br />alla stesura della Charta o Karta dei diritti e dei doveri nella scuola,<br />per la cui parziale (110 su 137) attribuzione al sottoscritto si fa<br />riferimento alle richieste presentate a suo tempo (1996) dall’autore della presente al Liceo Dante Alighieri in Orbetello, GR, come per esempio la lettera prot. 2247FP del 6 settembre 1996 indirizzata al Preside del Liceo Classico Dante Alighieri ed al Collegio dei Docenti, sono state aggiunte (lettera dell’autore della presente al Preside della precedente Scuola di titolarità, l’Istituto Prof.le Raffaele del Rosso di Orbetello del 25 aprile 2000):<br />a) 3 (tre) ore relative a :Incontro sul Volontariato, a c. Prof.<br />Maddalena Pinto, in Grosseto, l’11 gennaio 1996, nella Scuola Elementare in via Einaudi, 2 ore, e a c: prof. Ada Corsini nella Scuola Media Madonna delle Grazie sempre in Grosseto il 30 maggio 1996, 1 ora. In occasione di questi incontri non mi sono stati rilasciati attestati scritti.<br />Al primo erano presente anche l’allora Preside del Liceo Dante Alighieri di Orbetello.<br /><br />b) le 61 ore di formazione e aggiornamento svolte nell’anno<br />s. 98\99 per la<br />1. Formazione all’uso del computer (progetto PIA, 8 ore, 25 nov 97\24 feb<br />98) presso l’Istituto Prof. per i servizi commerciali e turistici Raffaele del Rosso \ Orbetello (GR);<br />2. Autonomia scolastica e Autonomie locali, a Firenze (8 ore, 3 dic 97);<br />3. Aggiornamento “Building Europe Together”\Fondazione Piaggio e Commissione Europea (8 ore, 12\13 feb 1998), a cura del Distretto Scolastico 37 in Orbetello (GR);<br />4. Disagio minorile e istituzioni del territorio, Direzione Didattica statale IV Circolo G. Marconi, Grosseto, 23 aprile 1998, n. 3 ore;<br />5. Informatica di base - Uso di Windows 95 e applicazioni didattiche, presso la Scuola Media Giuseppe Ungaretti in Grosseto, dal 23 febbraio al<br />25 maggio 1999, per n. 16 ore.<br />§<br />c) Le 18.30 (diciotto ore e trenta minuti) ore di formazione e<br />aggiornamento svolte nell’anno s. 99\2000 per la:<br />1. Didattica legata ai nuovi programmi di Storia (16 ore), 6 e 7 marzo 2000;<br />2. Borsa Valori, 2.30 ore, 21\24 e 25 febbraio 2000 (tre ore9).<br /><br />§<br />A queste 118 (centodiciotto)) di aggiornamento e formazione svolte,<br />documentate strada facendo alla ex1\scuola di titolarità, l ’ I.P.S.S.C.T. Raffaele del Rosso di Orbetello, con Liceo Dante Alighieri aggregato, si aggiungano, come da attestati che si allegano alla presente spedita alla mia attuale Scuola di titolarità, l’I.T. Agrario Leopoldo II di Lorena in Grosseto, le seguenti altre 98 (NOVANTOTTO) ore, svolte a Grosseto dallo scrivente:<br /><br />Corsi documentati con lettera del 19.9.2000 al preside Agrario GR:<br />n. 98 ore, a.s. 1999\2000:<br />1. 4 ore di aggiornamento sulla definizione del profilo del coordinatore<br />di classe, presso l ’ I.P.S.CT Luigi Einaudi di Grosseto.<br />2. 24 ore presso lo stesso Istituto per l’acquisizione, come sembra avvenuta, delle Competenze necessarie a condurre un gruppo di lavoro’;<br />3. 72 ore relative al Corso di Inglese con esame il 2 maggio 2000 (voto<br />90\100) a cura del Trinity College of London per l’Associazione Culturale Antonio Rosmini di Grosseto;<br /><br />§§<br />§<br /><br />Secondo l’art. 4 comma 2 del D.P. 10801 del 27.05.98 (vistato dalla<br />ragioneria Provinciale il 13.08.98, cron.n. 1248) allo scrivente è stato assegnato per la progressione economica un monte ore di 86 (ottantasei) ore globali da svolgere, come sono state svolte, entro il 02 febbraio 2002.<br />L’Istituto Professionale R. del Rosso ha inteso colmare questo spazio nel luglio del 2003 con ore dedicate alla stesura della Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola, mettendo in pagamento a favore dello scrivente 24 ore su 110 riconosciute, contro le 137 computate dallo stesso, come chiarito e ribadito nel seguente paragrafo.<br /><br />Alla data odierna, anno scolastico 2003\4, lo scrivente ha effettuato n.216 (duecentosedici) ore, senza contare i tempi di trasferimento e le 137 ore * dedicate nell’a.s.1995\96 alla stesura della Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola per conto del Liceo Classico Dante Alighieri, istituto in cui lo scrivente era ordinario di Latino e Greco, e che ora risulta unito all’Istituto Professionale Raffaele del Rosso. Tale scuola nel luglio del 2003, dopo sette anni, ha riconosciuto economicamente i diritti su 110 ore, giuridicamente riconosciute dal Liceo Dante Alighieri in Orbetello, GR, il … 4 novembre 2000, precisamente … il 2 luglio 2003 prot. 3154\C1, provvedendo al pagamento di 24 ore e riferendosi al DP n. 10801 del 27.05.1998, vistato dalla RPS il 13.08.98, dove si prevede per il docente il passaggio alla successiva posizione economica previa frequenza di n. 86 ore di attività formativa.<br />Nessun riscontro tuttavia è ancora pervenuto allo scrivente della<br />attuazione di simile ‘passaggio alla successiva posizione economica’, nemmeno dalle scuole successive in cui ha prestato servizio, Il Leopoldo II. ITA Agrario, il Professionale Einaudi ed il Commerciale … , queste tre ultime di Grosseto.<br /><br />§<br />§§<br /><br />Tutta la situazione di cui si parla è stata dal consueto scrivente<br />ripetutamente illustrata nel corso degli anni, dal marzo\ottobre1996,<br />quando ultimò la stesura della Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola per il Liceo Dante Alighieri di Orbetello, ove allora insegnava dopo avervi svolto anche per due volte mansioni di preside, e negli ultimi mesi ai provveditori agli studi, nonché ai vari presidi e dirigenti del Liceo Orbetello, Agrario, Professionale e Commerciale Gosseto con il risultato di vedermi riconosciute finora solo 110 ore su almeno 137 documentate , come si spiega sopra, per la Carta dei Diritti del Liceo Dante di Orbetello, Scuola da cui fu persuaso a separarsi nel 1996\97 da un atteggiamento fieramente ostile non del contesto, ma di una organizzata<br />minoranza di genitori di varia estrazione culturale, religiosa e politica, fino ad accettare, obtorto collo, l’attuale mansione di bibliotecario all’ITC ……. di Grosseto, ove è stato accettato prima come docente, poi come insegnante esonerato dalla docenza (con quattro abilitazioni all’insegnamento) dopo un colloquio con la commissione preposta alla assegnazione delle compatibilità attitudinali.<br />**<br />Ha anche svolto, come precedentemente scritto nel CD spedito alla<br />Presidenza del Consiglio dei sia del passato che del presente Governo, mansioni amministrative negli uffici di segreteria e nella Biblioteca dell’ITC … di Grosseto.<br /><br />In questa sede organizzava anche i viaggi e gli stages degli Alunni del …. .<br />Ha raccolto il mio lavoro, piuttosto complesso, in un CD consegnato alla Scuola ove presta servizio.<br />Attualmente nella biblioteca ove opera, è ospitata la Gazzetta Ufficiale, naturalmente con ogni onore.<br />Tutto questo è meglio espresso nella Relazione sulla Biblioteca presentata nel luglio\agosto 2004, spedita anche ad altri soggetti interessati alla questione di un biblioteca non ancora immessa, sebbene tutto sia pronto, nella rete delle biblioteche provinciali, sebbene sia informatizzata con ISIS e Cds ISIS con catalogo informatico dei libri, capace quindi di connettersi con Internet e compatibile allora di un legame in rete con altre biblioteche, quando decideranno di renderlo operativo.<br /><br />Quindi praticamente, hic et nunc, una biblioteca potenzialmente fra le più efficienti di Grosseto, tenendo conto del rapporto numero libri, esigenza di aggiornamento degli stessi facilmente colmabile e personale addetto alla organizzazione.<br /><br />Si tenga naturalmente presente che per rendere veramente completa la biblioteca, è necessario che la Scuola ove si trova la corredi, cosa<br />estremamente semplice e realizzabile in breve tempo, ove la si decida, di testi aggiornati di narrativa, informatica ed economia e di una normativa d’uso informatico e di consultazione che già è stata in buona parte fissata negli anni precedenti e dalla Dirigente attuale.<br /><br />§§<br />§<br /><br />cfr. per le ore di cui si parla, confronta e vedi le numerose richieste<br />del 7.nov.2003 al provveditore di Grosseto ed al dirigente ITC … e del 4.genn.2004 ai dirigenti dell’ITA Agrario Leopoldo II e dell' ITC … di Grosseto ( ove preciso che richieste analoghe di riconoscimento della formazione e aggiornamento sempre da me effettuati per tutte le scuole di servizio erano sempre rimaste senza nemmeno una risposta scritta da parte dei presidi del 1995\96 nel Liceo Dante di Orbetello, nel Professionale di Orbetello degli anni 1996\2000, e dell’Agrario di Grosseto).<br /><br />• … Cfr. … richiesta scritta prot.2247FP del 6 settembre 1996 indirizzata<br />al Preside ed al Collegio dei Docenti del Liceo Classico Dante Alighieri,<br />Orbetello (GR) per il riconoscimento di n. 137 ore per la stesura della<br />Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola.<br /><br />• Documento spedito al Ministro PI del 1996, il cui collaboratore, prof Cattaneo incoraggiò e guidò la stesura della Charta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola dallo scrivente redatta per il Liceo Classico Linguistico Dante Alighieri di Orbetello, ed al Liceo stesso il 26 luglio 1996, con il computo delle ore e la richiesta legittima di riconoscimento del lavoro svolto.<br />… Riconoscimento effettuato fra il 2000 ed il 2003 dai presidi del Liceo in quegli anni..<br /><br />Si è allegato copia, sulla cui autenticità si garantisce in fede, degli<br />attestati dei Corsi seguiti nell’a.s. 1999\2000, per n. 98 ore alla<br />lettera al preside Agrario GR del 19.9.2000. . Gli originali sono in<br />possesso dello scrivente. Per gli altri Corsi, e per la composizione della Charta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola per il Liceo Classico Dante Alighieri, tutta la documentazione è depositata presso l’Agrario Leopoldo II, l’ITC …. di Grosseto ed il Professionale R. del Rosso di Orbetello (GR).<br />§<br />§§<br />§§§<br />Con la presente si chiede il riconoscimento formale, giuridico ed<br />economico, secondo le modalità previste dalla legge, delle sopra<br />descritte 216 (duecentosedici) ore di aggiornamento, come già nella richiesta presentata, senza ottenere risposta, al Preside dell’Agrario GR il 19 settembre del 2000 e successivamente agli altri Dirigenti sopra esposti e si prega di trasmettere i dati contenuti nella presente ai competenti Uffici del Ministero dell’Istruzione per le necessarie formalità d’ufficio, così da rendere operativo il DP 10801 anche per la parte concernente la Ragioneria Provinciale.<br />§§<br />§<br />Si vuole aggiungere a quanto sopra scritto ed a suo tempo comunicato al Ministero della Pubblica Istruzione in Roma (Ministri Moratti e Fioroni), al Provveditorato agli Studi di Grosseto ed a tutte le Autorità scolastiche interessate indicate all’inizio della comunicazione e immediatamente a contatto con lo scrivente nelle scuola in cui presta o ha prestato di recente servizio, che negli ultimi anni, ossia dal 1996 al 2007 lo scrivente ha svolto servizio non per 18 (diciotto) ore settimanali di cinquanta minuti, come i ‘colleghi’ docenti, ma per 36<br />(trentasei) ore settimanali, con assenze quasi nulle e recuperando i mesi di servizio che gli furono deliberatamente interrotti dalle necessità di effettuare ‘colloqui’ sulle competenze attitudinali da lui, absit injuria verbis, non voluti né richiesti dalla Commissione preposta a tale incarico.<br /><br />Per effetto di questi colloqui è stato esonerato dalla didattica attiva e<br />utilizzato in biblioteca e segreteria, ove ha cercato sempre di rendersi utile, provvedendo periodicamente a inviare relazioni sulle necessità urgenti, a suo avviso, per la biblioteca …. , ove operava, senza dimenticare le biblioteche tutte, soprattutto scolastiche e tutti coloro che si trovano in analoghe condizioni.<br /><br />Le sue richieste, ragionevoli, aspettano ancora con umana fiducia d’essere accontentate, nell’interesse degli Utenti, docenti ed Alunni, non certo per capriccio del ‘bibliotecario’.<br /><br />Allo stato attuale, essendogli stato prescritto dall’ITC …….<br />di registrare con cartellino elettronico le presenze sempre regolari a scuola, in orario sempre concordato con la Presidenza e reso noto a tutti, specie all’Ufficio Personale, ove si cura quanto attiene ad orario e servizio, poiché effettua oltre sei ore al giorno di servizio,<br /><br />per essere sicuro di fare il suo dovere e perché gli è sempre stata negata la possibilità di razionalizzare economicamente il suo lavoro eccedente, mentre notifica a codesta Amministrazione che la sua salute è … hic et nunc … eccellente grazie anche al contributo delle locali Autorità medico diagnostiche (lo scrivente presenta idiosincrasia agli zuccheri in genere e segue una<br />rigorosissima dieta priva di apporti derivanti da carni di Animali),<br />comunica e informa di avere effettuato per conto della Scuola ove adesso presta servizio almeno …<br /><br />… 1.355 … milletrecentocinquantacinque … ore di servizio eccedente le sue sei ore giornaliere di servizio, negli ultimi cinque anni, pari a 7 (sette) mesi oppure 225 duecentiventicinque giorni.<br /><br />Chiede pertanto che sia verificato sollecitamente sul computer<br />dell’Ufficio Personale in Segreteria quanto a lui stesso consta, come ha già lui stesso chiesto varie volte verbalmente in segreteria già da tempo ed anche ultimamente, e che gli siano certificate queste ore eccedenti, in modo da essere pagate come lavoro straordinario oppure riconosciute ai fini di un recupero durante i mesi estivi o i periodi natalizi e pasquali.<br />§§<br />§<br /><br />Lo scrivente si augura venga adottato lo stesso trattamento per tutti<br />quelli che si trovano nella sua condizione, in quanto è giusto, aumentando<br />il monte ore, provvedere ad adeguare lo stipendio.<br />In attesa d’una risposta sollecita, informa che è sua intenzione,<br />trovandosi al 39° anno di servizio, provvedere a lasciarlo come la legge<br />vuole allo scadere del quarantesimo, previa presentazione di regolare<br />domanda.<br /><br />Nel caso che la sua Scuola voglia provvedere ad attrezzarsi secondo le<br />elementari richieste elencate nelle relazioni numerose alla stessa<br />presentate e di cui il Ministero è a conoscenza, è disposto a prendere in<br />esame la possibilità di protrarre il servizio per altri anni, senza limiti<br />se non quanto la legge conceda.<br /><br />Vive cordialità.<br /><br />Grosseto, 6 luglio 2007<br /><br />Gennaro Di Jacovo<br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Anni prima, quando l’autore delle presenti note era non proprio agli inizi della sua carriera, ed era un solitario ed impegnato insegnante poco dedito a futili e dispersivi contatti sociali, era stato contattato da un alto prelato della sua zona.<br /><br />Gli aveva proposto di svolgere una azione utile al Cristianesimo e al suo mondo, non potendo lui essere accettato ufficialmente nella Chiesa, come avrebbe preferito, dovendo provvedere alle esigenze della famiglia.<br /><br />In effetti Louis sentiva una certa inquietudine ed aveva pensato di entrare nella Chiesa, ma avrebbe dovuto allontanarsi dalla zona e non immaginava proprio come avrebbe potuto praticamente lasciare la madre, sola nel paese dove abitavano.<br /><br />Così era nata quest’idea della collaborazione per così dire esterna.<br /><br /><br />Gli era stata conferita la carica di Coadiutore del Centro Culturale Tre Fontane, dell’Abbazia vescovile, con una biblioteca tutta da organizzare.<br /><br />In quell’epoca Orbetello era una piccola città piuttosto vecchia nelle strutture e nella mentalità.<br /><br />***<br /><br />Un corso, che era anche sala riunioni e zona decisionale,salvo che venissero ratificate le scelte negli uffici il giorno dopo, alcune strade collaterali, un po’ di negozi, un duomo bisognoso di restauri che tardavamo e qualche muro spagnolo.<br /><br />All’ingresso, venendo dall’Argentario, un elegante rimasuglio di mura etrusche ciclopiche che ricordavano quelle del teatro sannita di Pietrabbondante.<br /><br />Non era affatto facile operare nel piccolo liceo cittadino.<br /><br />Ma lui lo faceva da tanto, e ne ricordava gli inizi.<br /><br />Anzi, a dire il vero gli sembrava di essere sempre agli inizi e si impegnava con l’entusiasmo di un missionario. O di un bambino, come diceva una bella canzone di Massimo Ranieri.<br /><br /><br />***<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />beta<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Dal Prof. Gennarino di Jacovo - ITC … GR<br />Funzione Biblioteca Via Sicilia 45 - 58100 Grosseto GR<br />Al Presidente della Repubblica Italiana – Quirinale - Roma<br />Al Presidente del Consiglio dei Ministri – Palazzo Chigi - Roma<br />Al Ministro Istruzione Pubblica – Viale Trastevere - Roma<br /><br /><br /><br />*** Al dirigente scolastico di<br />a. ITC ….<br />Via Sicilia 45 - 58100 Grosseto GR<br />b. Istituto Tecnico Agrario Leopoldo II<br />via Barberi - 58100 Grosseto<br />c. I Prof \le R. del Rosso - Orbetello GR<br /><br /><br /><br /><br />Oggetto: formazione e aggiornamento prof. DI IACOVO Gennarino in servizio presso l’ITC …. di Grosseto quale bibliotecario con 36 ore si servizio settimanali e nessuna possibilità di svolgere lavoro straordinario, come spiegato in un’ampia relazione del luglio e dell’agosto scorsi spedita a Dirigente, Direttore SGA e Provveditore, al fine di indurre una maggiore organizzazione e considerazione dell’attività di biblioteca.<br /><br /><br /><br /><br />Riferimenti: lettera al Direttore CSA del 27 ottobre 2003 n.prot.11715.<br />Richiesta al preside ITA Gr del 19.9.2000.<br />Alle lettere sono stati allegati tutti gli attestati relativi, spediti anche al<br />Professionale di Orbetello, all’Agrario Leopoldo II ed al Commerciale<br />di Grosseto.<br /><br /><br /><br /><br />A proposito della personale formazione e aggiornamento, alle h38 ore di:<br /><br />a. educare alla sessualità, novembre \ dicembre 1996, Grosseto, 4 ore;<br />b. tossicodipendenze,: problemi e soluzioni, Isola del Giglio, 26, 27, 28 aprile 1996, 10 ore;<br />c. prevenzione dell’Aids – per docenti referenti, Siena, 29\30 novembre 1996, 16 ore;<br />d. aggiornamento per docenti referenti \Provv.to agli Studi di Grosseto, 26 marzo 1996, 8 ore<br /><br />dallo scrivente svolte in Corsi di Formazione e Aggiornamento, documentate con gli attestati rilasciati dagli Enti Organizzatori (fra cui la USL di Siena e il Ministero P.I.) e consegnati ai Presidi dell’a.s. 1994\95 e 1995\96 presso il Liceo Dante Alighieri di Orbetello, insieme alle altre 137 ore svolte e allo stesso Preside dichiarate per l’attività finalizzata alla stesura della Carta dei diritti e dei doveri nella scuola, per la cui parziale (110 su 137) attribuzione al sottoscritto si fa riferimento alle richieste presentate a suo tempo (1996) dall’autore della presente ai Presidi G.Palermo e A.Signoretti, come per esempio la lettera prot. 2247FP del 6 settembre 1996 indirizzata al Preside del Liceo Classico Dante Alighieri ed al Collegio dei Docenti, sono state aggiunte (lettera dell’autore della presente al Preside della precedente Scuola di titolarità, prof. Giulio Scotto, dell’Istituto Prof.le Raffaele del Rosso di Orbetello del 25 aprile 2000):<br /><br />a) h3 (tre) ore relative a :Incontro sul Volontariato, a c. Prof. Maddalena Pinto, in Grosseto, l’11 gennaio 1996, nella Scuola Elementare via Einaudi, 2 ore, e a c: prof. Ada Corsini nella Scuola Media Madonna delle Grazie sempre in Grosseto il 30 maggio 1996, 1 ora. In occasione di questi incontri non mi sono stati rilasciati attestati scritti. Al primo era presente anche l’allora Preside del Liceo Dante Alighieri di Orbetello, Gerardo Palermo.<br />b) le h35 ore di formazione e aggiornamento svolte nell’anno s. 98\99 per la<br />1. Formazione all’uso del computer (progetto PIA, h8 ore, 25 nov 97\24 feb 98) presso l’Istituto Prof. per i servizi commerciali e turistici Raffaele del Rosso \ Orbetello (GR);<br />2. Autonomia scolastica e Autonomie locali, a Firenze (h8 ore, 3 dic 97);<br />3. Aggiornamento “Building Europe Together”\Fondazione Piaggio e Commissione Europea (h8 ore, 12\13 feb 1998), a cura del Distretto Scolastico 37 in Orbetello (GR);<br />4. Disagio minorile e istituzioni del territorio, Direzione Didattica statale IV Circolo G. Marconi, Grosseto, 23 aprile 1998, n. h3 ore;<br /><br /><br />5. Informatica di base - Uso di Windows 95 e applicazioni didattiche, presso la Scuola Media Giuseppe Ungaretti in Grosseto, dal 23 febbraio al 25 maggio 1999, per n. h16 ore.<br />c) Le h18.30 (diciotto ore e trenta minuti) ore di formazione e aggiornamento svolte nell’anno s. 99\2000 per la:<br />d) La h27 ore che non sono state ancora riconosciute dal Liceo Classico Dante Alighieri per la stesura della Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola. Ne sono state riconosciute 110 dal preside Antonio Signoretti quattro anni dopo l’ultimazione del lavoro, ossia quante erano state necessarie per la composizione della Carta dei Servizi, a fine a.s. 95\96. A settembre lo scrivente aveva presentato la stesura finale con le variazioni suggerite dal Ministero durante l’estate, come risulta agli atti scritti. Il lavoro fu spedito per Raccomandata RR al preside Gerardo Palermo senza però ricevere ufficialmente risposta.<br />1. Didattica legata ai nuovi programmi di Storia (16 ore), 6 e 7 marzo 2000;<br />2. Borsa Valori, 2.30 ore, 21\24 e 25 febbraio 2000 (tre ore9).<br /><br />***<br /><br />A queste h118 (centodiciotto) ore di aggiornamento e formazione svolte, documentate strada facendo alla ex1\scuola di titolarità, l’ I.P.S.S.C.T. Raffaele del Rosso di Orbetello, con Liceo Dante Alighieri aggregato, si aggiungano, come da attestati che si allegano alla presente spedita alla mia attuale Scuola di titolarità, l’I.T. Agrario Leopoldo II di Lorena in Grosseto, le seguenti altre h98 (novantotto) ore, svolte a Grosseto dallo scrivente:<br /><br /><br /><br />Corsi documentati con lettera del 19.9.2000 al preside ITA Gr:<br /><br />n. h98 ore, a.s. 1999\2000:<br /><br />1. h4 ore di aggiornamento sulla definizione del profilo del coordinatore di classe,<br />presso l ’ I.P.S.CT Luigi Einaudi di Grosseto.<br />1. h24 ore presso lo stesso Istituto per l’acquisizione, come sembra avvenuta, delle<br />Competenze necessarie a condurre un gruppo di lavoro’.<br />2. h72 ore relative al Corso di Inglese con esame il 2 maggio 2000 (voto 90\100) a<br />cura del Trinity College of London per l’Associazione Culturale Antonio Rosmini<br />di Grosseto.<br /><br /><br /><br /><br />Secondo l’art. 4 comma 2 del D.P. 10801 del 27.05.98 (vistato dalla ragioneria Provinciale il 13.08.98, cron.n. 1248) allo scrivente è stato assegnato per la progressione economica un monte ore di 86 (ottantasei) ore globali da svolgere, come sono state svolte, entro il 02 febbraio 2002 .<br /><br /><br /><br />L’Istituto Professionale R. del Rosso ha inteso colmare questo spazio nel luglio del 2003 con ore dedicate alla stesura della Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola, mettendo in pagamento a favore dello scrivente 24 ore su 110 riconosciute, contro le 137 computate dallo stesso, come chiarito e ribadito nel seguente paragrafo.<br /><br /><br /><br />Alla data odierna lo scrivente ha effettuato n. 216 (duecentosedici) ore, senza contare i tempi di trasferimento e le 137 ore * dedicate nell’a.s.1995\96 alla stesura della Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola per conto del Liceo Classico Dante Alighieri, istituto in cui lo scrivente era ordinario di Latino e Greco, e che ora risulta unito all’Istituto Professionale Raffaele del Rosso.<br /><br /><br /><br />Tale scuola nel luglio del 2003, dopo sette anni, ha riconosciuto economicamente i diritti su 110 ore, giuridicamente riconosciute dal preside Signoretto il 4 novembre 2000, precisamente il 2 luglio 2003 prot. 3154\C1, provvedendo al pagamento di 24 ore e riferendosi al DP n. 10801 del 27.05.1998, vistato dalla RPS il 13.08.98, dove si prevede per il docente il passaggio alla successiva posizione economica previa frequenza di n. 86 ore di attività formativa. Nessun riscontro tuttavia è ancora pervenuto allo scrivente della attuazione di simile ‘passaggio alla successiva posizione economica’, nemmeno dalle scuole successive in cui ha prestato servizio, Il Leopoldo II. ITA Agrario, il Professionale Einaudi ed il Commerciale …. , queste tre ultime di Grosseto.<br /><br /><br /><br />Tutta la situazione di cui si parla è stata dal consueto soggetto scrivente ripetutamente illustrata nel corso degli anni, dal marzo\ottobre1996, quando ultimò la stesura della Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola per il Liceo Dante Alighieri di Orbetello, ove allora insegnava dopo avervi svolto anche per due volte mansioni di preside, e negli ultimi mesi ai provveditori agli studi ***** nonché ai vari presidi e dirigenti, con il risultato di vedermi riconosciute finora solo 110 ore su almeno 137 documentate , come spiego sopra, per la Carta dei Diritti del Liceo Dante Alighieri di Orbetello.<br /><br />** Ho anche svolto, come precedentemente Vi ho scritto nel CD precedentemente spedito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ove lo scorso anno il dottor Valentini ebbe la compiacenza di voler leggere qualche mio appunto analogo, e come potrete trovare anche nel CD che allego, mansioni amministrative di carattere eterogeneo e quasi estemporaneo negli uffici di segreteria. In quella sede organizzavo anche i viaggi e gli stages degli Alunni dell’Itv di GR. Ho raccolto il mio lavoro, piuttosto complesso, in un CD consegnato alla Scuola ove presto servizio. Attualmente nella biblioteca ove opero, è ospitata la Gazzetta Ufficiale, naturalmente con mio grande onore, ma solo perché … in segreteria non c è posto né, come penso, absit injuria verbis …, pazienza per faldonarla (mi sia permessa l’espressione), cosa che regolarmente realizzo, sia pure nel disordine in cui mi si consegnano le copie. Questo è meglio espresso nella Relazione sulla Biblioteca presentata nel luglio\agosto 2004, spedita anche ad altri soggetti interessati alla questione di un biblioteca nemmeno ospitata su sito web dell’ITC, trascurata almeno che io sappia dai bilanci scolastici ITC eppure molto più efficiente di quattro anni fa, quando vi entrai, informatizzata con ISIS e catalogo dei libri, capace di connettersi con Internet e compatibile di un legame in rete con altre biblioteche, quando decideranno di renderlo operativo qui a Grosseto, e quindi praticamente, hic et nunc, fra le più efficienti di Grosseto, tenendo conto del rapporto numero libri, aggiornamento degli stessi (gli acquisti sono nulli) e personale addetto alla organizzazione. Si tenga naturalmente presente che per rendere veramente completa la ‘mia’ biblioteca, è necessario che la Scuola ove si trova la corredi di testi aggiornati di narrativa, informatica ed economia e di una normativa d’uso informatico e di consultazione.<br /><br /><br /><br /><br />** Dal momento che sul sito web della scuola non esiste una descrizione della Biblioteca e del suo modesto bibliotecario, tutti sono quasi virtualmente autorizzati a pensare che lo stesso non esista e che io sia un burlone.<br /><br /><br />E questo è perfettamente in linea con il ‘trattamento contestuale’ di cui mi si onora. Comunque … sono su Internet, se mi si cerca sul sito dell’Agrario, che ringrazio di essersi ricordato del mio nome, della Biblioteca Chelliana, ove si trova un mio libretto di poesia, Le Foglie del Nespolo, pubblicato nel 1983 a Forlì dalla Forum\Quinta Generazione, presente anche in Romagna, in Lombardia e altrove. A dire il vero, lo spedii anche al Papa e mi giunse una gradita benedizione dal Cardinale Giovan Battista Re, seguita fino allo scorso anno da altre dei Cardinali Sandri e Caccia, cui avevo spedito un ‘memoriale’ di mio Padre Antonino.<br /><br /><br /><br />Con il mio lavoro in segreteria e con la cura della GU ho onorato proprio Lui, mio Padre Antonino, splendido Segretario Comunale nel Molise e nella Maremma Toscana. All’Argentario. Ho voluto essere una specie di suo funzionario, il segretario del Segretario. In effetti sto ‘sbrigando’ una pratica che mi ha affidato più di trentatre anni fa, un giorno di maggio pieno di sole e di rondini, e non chiederò a nessuno di riconoscermi queste ore …<br /><br /><br /><br /><br />*****<br />cfr. per le ore di cui si parla, confronta e vedi le numerose richieste del 7.nov.2003 al provveditore di Grosseto ed al dirigente ITC … e del 4.genn.2004 ai dirigenti dell’ITA Agrario Leopoldo II e dell’ITC … di Grosseto ( ove preciso che richieste analoghe di riconoscimento della formazione e aggiornamento sempre da me effettuati per tutte le scuole di servizio erano sempre rimaste senza nemmeno una risposta scritta da parte dei presidi del 1995\96 nel Liceo di Orbetello, del 9 nel Professionale di Orbetello e nell’Agrario di Grosseto degli anni seguenti fino al 2001.<br /><br /><br /><br /><br /><br />(cfr. richiesta scritta prot.2247FP del 6 settembre 1996 indirizzata al Preside ed al Collegio dei Docenti del Liceo Classico Dante Alighieri, Orbetello (GR) per il riconoscimento di n. 137 ore per la stesura della Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola. Documento spedito al Ministro Berlinguer ed al Liceo stesso il 26 luglio 1996, con il computo delle ore e la richiesta legittima di riconoscimento).<br /><br /><br /><br /><br />Si è allegato copia, sulla cui autenticità si garantisce in fede, degli attestati dei Corsi seguiti nell’a.s. 1999\2000, per n. 98 ore alla lettera al preside ndll’ ITA Gr del 19.9.2000. . Gli originali sono in possesso dello scrivente. Per gli altri Corsi, e per la composizione della Charta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola per il Liceo Classico Dante Alighieri, tutta la documentazione è depositata presso l’Agrario Leopoldo II, l’ITC di Grosseto ed il Professionale di Orbetello (GR).<br /><br /><br /><br />Con la presente si chiede il riconoscimento formale, giuridico ed economico, secondo le modalità previste dalla legge, delle sopra descritte 216 (duecentosedici) ore di aggiornamento come già nella richiesta presentata, senza ottenere risposta, al Preside ITA Gr il 19 settembre del 2000 e successivamente agli altri Dirigenti sopra esposti e si prega di trasmettere i dati contenuti nella presente ai competenti Uffici del Ministero dell’Istruzione per le necessarie formalità d’ufficio, così da rendere operativo il DP 10801 anche per la parte concernente la Ragioneria Provinciale.<br /><br />***<br /><br /><br />Colgo l’occasione per porgere i più cordiali saluti ed i più vivi Auguri di Buon Lavoro e di ogni Personale Soddisfazione al Capo delo Stato, al Presidente del Consiglio, al Ministro che governa la nostra Scuola, ai Funzionari ed al personale tutto della Scuola.<br /><br /><br /><br />Grosseto, 1° marzo 2005, S. Albino<br />* modifiche del 9\3\2005, S. Giovanni di Dio<br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br />Gennarino Di Iacovo<br /><br /><br />****<br />Louis ricordava come se fosse un sogno lontano nella notte e nella mente le lettere che invano aveva scritto per avere un minimo di giustizia.<br />Ma ormai tutto era un ricordo lontano, anche se non certo sbiadito nella mente.<br /><br />Sulla Terra chiamavano ‘insegnamento’ tutta una serie di attività che servivano spesso più per far dimenticare che per far imparare determinate nozioni e concetti che per farli sviluppare e ricordare.<br /><br />Si chiamavano ‘scuole’ poi certi edifici più o meno grandi, più o meno attrezzati e capaci atti ed adibiti ad ospitare gli utenti dell’operazione dell’insegnamento, gli ‘alunni’, i giovani uomini e donne.<br />In quelle sedi sarebbe stato necessario e opportuno raccogliere i giovani, divisi per età, convincerli con vari rituali – la spiegazione, l’interrogazione, il dialogo educativo – a starsene seduti in un silenzio relativo per almeno cinque, sei, sette ore per ‘insegnare’ loro varie discipline.<br />In effetti ‘insegnare’ in sé era impossibile. La struttura stessa dell’animo umano rifiuta qualsiasi ‘travaso’ cognitivo.<br />L’uomo ama ‘scoprire’ il vero e il falso.<br />Nucleo, madre dell’insegnamento, della ricerca e delle ‘scuole’ era stata la ‘biblioteca’, un’invenzione curiosa e geniale quanto primordiale e ingenua.<br />Si trattava di raccogliere in una stessa sede piccolissima o enorme un nucleo di testi scritti di qualsiasi materiale, dalla’argilla alla carta<br />Catalogare, ordinare, conservare.<br />Unica vera legge, conservare e proteggere.<br />Mai disperdere.<br />A poco a poco intorno al curatore dei testi si raccolse un gruppo di ‘lettori’ assidui.<br />Questi quasi si specializzarono nelle letture di vario genere. Si sviluppò lo spirito della universitas, dell’interesse verso una direzione precisa, pur conservando la cultura antica un assetto globalmente unitario e compatto.<br />La scienza, l’astronomia andavano a braccetto con le lettere e la poesia.<br />Poi, attraverso il tempo, le biblioteche erano divenute luoghi ritenuti noiosi ed erano state quasi disertate, abbandonate. La lettura era divenuta non creazione, amore e conservazione, ma prestito e fatica, noia.<br /><br />Louis era stato bibliotecario diverse volte.<br />Forse lo era sempre stato, senza mai essere all’altezza certo dei celebri e geniali bibliotecari alessandrini.<br />Ma nelle scuole essere bibliotecario significava attirarsi l’antipatia di tutti.<br />Nessuno voleva leggere, né far leggere.<br />Cosa faticosissima, a parere di tutti, anche se nessuno lo ammetteva.<br />Nelle biblioteche i docenti soggiornavano per fare tutto e interessarsi a tutto, tranne che leggere e parlare di libri.<br />Il libro veniva preso in ‘prestito’, come il denaro, e restituito con estremo comodo e con tutto ritardo.<br /><br />Tranne lodevoli eccezioni.<br /><br />I docenti più coscienziosi, quelli che amavano la chiarezza, gli onesti per lo più poco inclini alle manovre di corridoio ed alle chiacchiere, quelli che veramente forse avrebbero, ammesso che fosse esistente, veramente applicato l’insegnamento, quelli venivano ibernati nelle povere biblioteche scolastiche.<br /><br /><br /><br />Prot. n. 2086 \ C1 del 16\07\04<br />prof Gennaro Luigi di Jacovo<br />Servizi Biblioteca<br />ITC Grosseto<br /><br />Al Dirigente scolastico ITC …… Grosseto<br />Al Direttore SGA … … ITC …… Grosseto<br /><br /><br />Al termine del servizio dallo scrivente compiuto nella Biblioteca dell’Istituto per il terzo anno, con una parentesi di impegno nei servizi di segreteria, sembra quasi doveroso puntualizzare in una breve relazione alcuni elementi utili per l’organizzazione futura dell’attività di biblioteca.<br /><br />All’inizio di quest’anno, trovandosi ad operare per quattro giorni settimanali in orario serale, aveva scritto diverse lettere al Dirigente proponendo una serie di interventi a favore della Biblioteca ed a beneficio di tutti gli Utenti scolastici.<br /><br /><br /><br />In effetti tutto quanto proponeva, Regolamento prestito, uso di Internet e computers; acquisto volumi di letteratura, economia e informatica; eventuale costituzione di un gruppo di docenti qualificato ad organizzare le richieste di libri dei docenti ed altre attività biblioteconomiche, era anche contenuto in una comunicazione del sottoscritto al collegio dei docenti del 21 ottobre 2003 (prot.2646/C1 del 16.X.2003).<br /><br />Il verbale del collegio dei docenti svoltosi il 21 ottobre 2003, cui aveva offerto in un Progetto per l’attività connessa al Servizio Biblioteca per la Scuola (prot. N. 2646/C1 del 16 ottobre 2003) la sua gratuita collaborazione come figura strumentale per le attività di biblioteca, oltre a proporre altre opportunità come un regolamento prestiti, consultazione e Internet ed un gruppo di lavoro di docenti per la selezione di opere da inserire fra i testi in dotazione alla biblioteca stessa, al punto p) dice laconicamente, e senza entrare nel merito della complessità della proposta, che comunque resta sempre e comunque valida perché non indirizzata ad un Dirigente e ad un Collegio specifici di un solo anno ma rivolta al contesto generale della Scuola in senso diacronico e territorialmente esteso:<br /><br /><br />‘Il progetto Biblioteca, con unanime deliberazione, è rinviato a<br />quando vi sarà certezza dei finanziamenti per la Rete provinciale’<br /><br /><br />**<br /><br />Con l’orario mattutino del corrente anno scolastico, con due rientri pomeridiani di tre ore ciascuno da recuperare il lunedì mattina (mia richiesta concordata con il Dirigente, prot.1543/C1 del 22 maggio 2004), utili per le classi del serale e per il prestito ad utenti esterni, sempre che il Dirigente ne confermi e definisca compiutamente le modalità, visto che occorre la sua autorizzazione per effettuarlo e, se indispensabile, la cortese presentazione d’un documento con generalità e domicilio da parte dell’Utente, nel corrente anno scolastic lo scrivente non ritiene, malgrado la sua buona volontà, di poter assicurare come per lo scorso anno una cura assidua ai due computers, cosa che del resto non rientra fra le sue mansioni specifiche, senza una prudenziale ed opportuna chiusura della sala biblioteca in assenza sua, ossia durante restante il periodo della giornata che non sia assegnato al servizio prestiti ordinario autorizzato dalla Dirigenza ed indicato nell’orario preparato all’ inizio di ogni anno scolastico.<br /><br /><br />** Per il prossimo a.s. la biblioteca sarà funzionante tutte le mattine<br />dalle 07.20 alle 13.20 ( n. 6 ore X %=h30) - eccetto il lunedì, in cui è chiusa.<br /><br /><br />L’apertura agli Utenti per il prestito e la consultazione è<br /><br />dalle 08.00 alle 13.00.<br /><br />Il Mercoledì e il Venerdì la biblioteca è aperta<br /><br />dalle 17.00 alle 20.00 (n.3 ore x 2=h36).<br /><br />Naturalmente il bibliotecario si riserva di effettuare, come suo diritto, una breve pausa fra le 10,30 e le 10.45, oppure più tardi nella mattinata,<br />compatibilmente con la eventuale presenza di utenti<br />nei quindici minuti indicati.<br /><br /><br /><br /><br />***<br /><br />Si ritiene insomma che sia necessario, nello stesso m modo in cui si farebbe per altri funzionari in altri uffici, per uso individuale, non aperto agli utenti e naturalmente per il lavoro di biblioteca …<br /><br />dotare personalmente il docente distaccato in biblioteca almeno …<br /><br /><br />a) di un computer a schermo grande con stampante adeguata, …<br /><br /><br />b) d’un telefono che possa metterlo in contatto anche con il resto della scuola senza costringerlo ad inopportuni giri per classi ed uffici in caso di necessità e di fornire all’ambiente della biblioteca una …<br /><br /><br />c) maggiore superficie radiante di riscaldamento, in quanto la sala, a detta di<br />molti docenti e dello stesso Direttore amministrativo, è freddissima d’inverno,<br />tanto da scoraggiare negli utenti qualsiasi desiderio di permanenza in essa<br />specie nei periodi freddi, non essendo assolutamente sufficienti i due radiatori<br />presenti a riscaldare l’ambiente di vasta cubatura.<br /><br />Un altro computer sarebbe da assegnare all’uso degli utenti per la normale consultazione dei cataloghi ISIS e di Internet, dopo averne confi gurato l’installazione, in base ad un semplice regolamento generale di questo tipo:<br /><br /><br /><br /><br />Norme elementari per il prestito & la consultazione dei libri.,<br />nonché per la consultazione dei cataloghi ISIS e Internet:<br /><br /><br /><br />a. La durata del prestito è di trenta giorni a partire dalla data della consegna. Vi sono in biblioteca testi (collane, enciclopedie, libri in condizioni particolari e di singolare pregio) che sono esclusi dal prestito ma a disposizione per la consultazione.<br /><br />b. Al prestito possono accedere Alunni, Docenti e Personale della Scuola.<br /><br />c. Gli esterni possono accedere al prestito su autorizzazione della Presidenza, dopo aver dato elementari garanzie per rendere possibile un regolare recupero dei volumi in prestito, fornendo gli estremi di un documento di riconoscimento che consenta, con la registrazione del domicilio e dell’identità’ la reperibilità dell’Utente, allo scadere del termine del prestito, in caso di dimenticata o comunque mancata restituzione.<br /><br />d. Le collane e le pubblicazioni escluse dal prestito sono a disposizione, come del resto ogni altro libro, per la consultazione entro la biblioteca. Chiunque per qualsiasi motivo le allontanasse da essa, ne risponderebbe personalmente e completamente, non essendo possibile che il bibliotecario possa autorizzare Alunni, Docenti ed Utenti in genere ad una operazione del genere.<br /><br />e. La consultazione dei cataloghi ISIS30 in dotazione e le ricerche su Internet vengono compiute, su argomenti storico, letterari, economici e informatici, o comunque attinenti alle programmazioni scolastiche ed alle indicazioni della Scuola (Docenti e Personale Direttivo didattico e amministrativo) previa cortese richiesta di procedura al personale della biblioteca, nella fattispecie il prof. Gennaro di Jacovo.<br /><br /><br /><br />***<br /><br />Tale ‘regolamento minimo’ sopra riportato sarà l’insieme di semplici ed indispensabili norme che lo scrivente applicherà, naturalmente con la dovuta discrezione e sempre con il pieno consenso degli utenti, in ossequio alle regole esistenti in qualsiasi biblioteca.<br /><br />Infine si desidera proporre, senza nessuna premura particolare, il varo di una sorta di ‘etica scolastica della lettura e della ricerca’, effettuata dai Docenti nella classi, con l’impegno se necessario dello stesso bibliotecario, per provocare e promuovere, come dovrebbe essere, una regolata e nutrita affluenza di Alunni nella biblioteca.<br /><br />** Concludendo, si fa osservare che i libri dati in prestito dallo scrivente (156 testi) sono stati recuperati, eccetto 21 testi di inglese presi in prestito negli ultimi giorni di scuola dell’a.s. 2003\4. con il consueto ‘contratto’ …<br /><br /><br />** lettura domestica di>30 gg. ><30 (=30 giorni di prestito rinnovabili) *** Questo risulta dal registro dei prestiti del prof Gennaro di Jacovo, visionato il 16 aprile 2004 dal vicario del dirigente, prof Benvenuti, ed il 15 luglio 2004 dal collaboratore del dirigente in servizio in quella data, prof Moretti. Secondo le annotazioni di prestito effettuate dal collega di biblioteca, prof Giancarlo Fanfani, ed a quanto da lui detto allo scrivente il 13 luglio 2004, in orario di servizio (h 10.00), sono stati da lui prestati nell’a.s.2003\04 n:_135_ libri e sono ancora da restituire n° _29_testi. Faranno testo a proposito la di lui relazione, redatta su un tipo di quaderno usato esclusivamente dal prof G.C.Fanfani, a sua disposizione e mai affidato allo scrivente, come del resto qualsiasi altro strumento o documento della biblioteca, ed il suo registro personale, che saranno presumibilmente e cortesemente messi a disposizione del docente per contratto addetto alla biblioteca dal dirigente in persona della scuola il 1° settembre, dopo che il 21 luglio per ferie e recupero lo stesso docente distaccato in biblioteca, restando presente in servizio il collega di biblioteca prof Fanfani fino al 26 luglio, si è allontanato per fine delle sei ore di servizio giornaliere lasciando la Sala Consultazione e Prestiti con tutti i libri, gli scaffali e gli arredi scolastici e personali (materiale di cancelleria, libri e strumenti di ufficio acquistati in gran parte dall’autore della presente ed in parte limitata forniti dalla scuola) regolarmete in ordine. Nel periodo di sua assenza, consiglia vivamente di continuare a tenere chiusa la porta della sala di biblioteca, cosa che lo scrivente esorta ancora una volta a fare sempre, come per altri uffici e laboratori, per evitare prevedibili inconvenienti. Absit injuria verbis, ac sine dolo loqui volo … nella biblioteca è custodita una parte importante della produzione economica, letteraria e legislativa affidata alla nostra scuola, da integrare e rinnovare ma sempre da proteggere. Giornali, gazzette ed ogni altra pubblicazione che arrivasse per posta fino al 31 agosto potrà essere sistemata nella sala biblioteca, sul tavolo grande in fondo fra le due colonne, dal personale in sevisio dipendente dalla segreteria facendo uso della chiave in dotazione alla scuola, come di consueto. Per il testi che risultassero non ancora restituiti per i precedenti anni, sarà necessario riscontrare prestito e restituzione di testii sul registro personale e sulla eventuale relazione, che il collega di biblioteca asserisce di aver avuto sempre in suo possesso e di cui non mi è stato dato affidamento dall’attuale e dal precedente dirigente, non appena i documenti saranno fornito alla biblioteca dalla scuola, possibilmente il 1° settembre, sempre che tali documenti esistano, per poi provvedere a sollecitare gli Utenti ritardatari alla restituzione dei libri con una cortese lettera già concordata nel mese di giugno dallo scrivente insieme al vicario del preside. A questo si provvederà entro la fase iniziale dell’anno scolastico. Altri 21 testi di Inglese, presi in prestito da Alunni del biennio negli ultimi giorni di scuola, in mancanza di indicazioni che lo impedissero esplicitamente, si presume che siano regolarmente restituiti all’inizio del prossimo anno scolastico. E’anche auspicabile che siano portate prima delle 11.00 in biblioteca, come più volte richiesto dagli Utenti perché siano presto disponibili alla consultazione, le copie di pubblicazione quotidiana cui la Scuola è abbonata, il Sole 24 Ore ed il Corriere della Sera. Le copie della Gazzetta Ufficiale, poi, che sono attualmente ospitate in biblioteca invece che negli uffici dell’Archivio di segreteria, arrivano in ordine sparso, presumibilmente per ragioni di spedizione postale. Questo crea non pochi problemi per la loro ordinata sistemazione. La biblioteca, anche nella persona dello scrivente, non è evidentemente responsabile di tali aporie logistico organizzative. Soltanto la cortesia del Dirigente e del Direttore amministrativo possono, sempre che lo ritengano possibile,opportuno e fattibile, rendere realizzabile questo auspicio. ** Si conclude con l’augurio che possano realizzarsi queste proposte, nell’interesse della scuola e per il buon funzionamento della biblioteca. Auguro relativamente a Voi ogni possibile cosa buona ed ogni soddisfazione, nella vita ordinaria e nelle attività di lavoro. Grazie. Grosseto, 20 luglio 2004 prof Gennaro di Jacovo Servizi Biblioteca ITC … via Sicilia 45 * 58100 Grosseto **** Queste erano le sue ‘relazioni’ sull’attività di biblioteca, ma i risultati di queste specie di trattatelli in forma quasi di supplica di Seneca a Nerone erano poco visibili. Eppure qualche cosa facevano. Tenevano in vita la sua biblioteca grande e frequentata soprattutto da alunni. *** Finché giunse il giorno in cui scrisse la sua ultima lettera per difendere la vita della sua biblio. O semplicemente per difendere l’idea che avrebbe dovuto difenderla. prof Gennaro di Jacovo f biblioteca Itc Grosseto al Dirigente scolastico al Collegio dei docenti al Direttore Amministrativo ai Rappresentanti RSU 24 3 05 prot 1207 C\1 Itc … *** Grosseto In merito alla situazione generale della biblioteca, restano ancora valide le osservazioni effettuate dallo scivente nelle relazioni del luglio\agosto dello scorso anno (cfr lettera del 16 luglio 2004 prot 2086\C1 e successiva lettera del 7 agosto indirizzata anche al Collegio Docenti) circa l’organizzazione complessiva dell’attività della biblioteca, che ancora è priva di una effettiva intelaiatura normativa generale. In aggiunta a quanto già osservato e che resta in gran parte da realizzare e direi ‘ufficializzare’, sempre che si voglia migliorare il già attualmente efficiente impianto bibliotecario, così da rendere palese il lavoro di organizzazione informatica e di sistemazione generale fin qui effettuato negli ultimi cinque anni, è però necessario provvedere a quanto segue: 1. ... sistemazione delle strutture di entrata e di ricambio d’aria (le finestre, comprese le persiane, sono da restaurare, così pure la porta, la cui serratura è vistosamente difettosa) e potenziamento della superficie radiante, oppure introduzione di un sistema di aria condizionata. 2. Sistemazione delle scaffalature con sostituzione di armadi obsoleti ed inefficienti dotati di inutili e dannose strutture vitree. 3. Eventuale adeguata sistemazione degli inadeguati scaffali contenenti i numeri degli ultimi tre anni della Gazzetta Ufficiale, possibilmente con richiesta di accesso all’archivio telematico completo della GU, cosa idonea all’uso dei computer introdotti in biblioteca. 4. Eliminazione dello scaffale contenente obsoleti libri di testo, di pertinenza del Dirigente e non della biblioteca. 5. Introduzione nel locale della biblioteca di un sistema di citofono atto a rendere possibile la comunicazione con il resto della scuola, cosa che tra l’altro renderebbe molto più agevole e diretto il recupero dei testi in caso di mancata restituzione dopo un mese dalla data del prestito.. 6. A proposito di testi non ancora restituiti, si precisa che fra ottobre e la data attuale sono stati recuperati i testi che risultavano non restituiti anche da qualche anno. *** * … … … Attualmente la situazione è quella resa chiara dallo specchietto riportato. Per la restituzione dei testi sottoelencati, lo scrivente dichiara di aver dato tutte le indicazioni possibili, scritte e verbali, alla Dirigenza della scuola e di aver provveduto a far recapitare agli interessati già almeno tre cortesi e chiari inviti alla restituzione dei libri firmati dal Dirigente e pertanto solo l’intervento diretto del Dirigente stesso adesso può provvedere, in ultima analisi, a convincere, eventualmente, i sottoelencati Utenti alla restituzione dei volumi accanto al loro nome indicati, così da consentire la sistemazione dei volumi mancanti in biblioteca. *** *** *** A questo proposito si precisa che il volume La sicurezza negli edifici scolastici (A 4577), in prestito all’ing. Augusto Ferrari, fu dallo stesso consegnato al Dirigente il 22 ottobre 2004 e sempre da questo sistemato in Presidenza. Pertanto il volume è in diretta consegna al Dirigente e non si trova in Biblioteca. In caso di aggiornamento della catalogazione Isis il Dirigente deciderà come collocarlo. Elenco a tutto il 28 febbraio 2005 di Libri della biblioteca ancora da restituire come dai registri degli ultimi anni. Gli interessati sono già stati informati dalla Scuola delle regole del prestito e della riconsegna. Avvisi di I.a.R. con rife all’elenco di libri da restituire prot. 363\c26 del 31 01 05 b. Registro 2000\02, rispettivamente pagg. 25,3 e 29,7 1. Prof. Lapo Mann, D. Buzzati, Il deserto dei tartari, ….…. A 35 2. “ Mara Casi, Chimica e altro …………..……..….….. B 19 c. Registro2002\04,rispettivamente pagg.1,2 e 15,7. 3. Prof. L. Mann, Vocabolario di Francese .….…………..... ED 2b 4 “ G. Peggiorini, Un fascista all’inferno … .....….……. LOC 59 e. Registro 2004\2005 5. Prof. Loria Impàri, Interset working ....……..………....... A 473 6. “ “ “ Switched lanch ............................... A 454 7. “ “ “ Niente&altro ...........................…..... A 480 8. Nera Margi, …… Visual masic Office 87 ...........…....... A 379 Cordiali saluti Grosseto, 10 marzo 2005 Gennaro di Jacovo <a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br /><br />Alba<br /><br />Così cadere<br />dopo breve corsa<br />nella bocca nera<br />d’una fredda alba<br /><br />cade piano in silenzio<br />timida acqua<br />e si gela<br />formando gelidi<br />ghiacci rampanti<br />destinati a durare<br />il tempo dell’alba<br /><br />tempo statico infinito diafano<br />ora pieno di gabbiani improvvisi<br />e di rondoni futuri<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Quando era di servizio la sera in biblioteca, nella grande scuola quasi deserta, da solo, pensava che in fondo in tutta la sua vita non aveva fatto altro che frequentare i morti.<br /><br /><br />Tutti gli autori, gli scrittori, i poeti, o per lo meno la loro stragrande maggioranza, non erano più, eppure parlavano ancora con le loro parole, con i loro pensieri, con le lettere dell’alphabeto, esprimendo non sempre le stesse cose, perché ogni frase detta o scritta può essere interpretata in modi assai diversi.<br /><br /><br />Non si legge mai lo stesso libro, pur leggendo lo stesso libro.<br />Un libro è come un fiume.<br />Non è mai la stessa acqua quella che vedi, eppure sembra, superficialmente.<br /><br /><br />Buddha che lascia scorrere la ciotola sul fiume la vede navigare, piccola nave immensa, controcorrente, e in effetti nella novità della cosa c’è tutta la tradizione dell’itinerario consueto dell’arnese di legno.<br /><br /><br />E’ il vedere il contrario vedendo lo stesso ma non il medesimo.<br /><br />***<br /><br /><br />Mentre rileggeva la sua ‘ultima lettera’, in biblioteca, Louis ripensava alle sue piccole grandi battaglie sulla riparazione delle ‘strutture di entrata, di uscita e di ricambio dell’aria’, come con una perifrasi a volte chiamava le salutari e banali porte e finestre.<br /><br /><br />Per una curiosa circostanza si interessava tanto proprio degli ingressi, delle entrate, che sono il principio della casa e di ogni edificio.<br />Era il dio Giano, bifronte, a proteggere gli inizi delle imprese, e quindi proprio le imprese, anticamente.<br /><br />Era il dio della pace e della guerra, ma non come attività in sé, come stati alternativi opposti, come poli della natura umana, come fatali e prevedibili punti di partenza.<br /><br /><br />***<br /><br />*<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />gamma<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Louis componeva lettere immaginarie quasi per dialogare con un interlocutore assente, ma che lo impegnava dialetticamente ed emotivamente così da imporgli un contegno dialogico intenso ma non debordato.<br /><br /><br />Era come allenarsi con una canoa in vista di incontri anche meno impegnativi nel futuro, se ce ne fossero stati eventualmente.<br /><br />Le sue espressioni non erano estremamente polemiche, ove ci fossero stati dei contrasti, cosa mai improbabile, e tuttavia una certa forza espressiva tradiva spesso una viva intensità emotiva, forti sentimenti e sensazioni ancora vive.<br /><br />Anche quando fosse passato del tempo da fatti e avvenimenti che erano stati capaci di avviare processi affettivi complessi, sentimenti e ricordi.<br /><br />***<br />*<br /><br /><br /><br /><br /><br />delta<br /><br /><br />I J anno MMIII regnante Christo<br /><br /><br />Gennaro Jacovo – Via Trento 54<br />58100 Grosseto<br />tel. 328 / 0474786<br />0564 / 29019<br />Vobis, qui estis<br />Sanctissumus Benedictus<br />Sanctus Pater<br />Johannes Paulus Secundus – Romae<br /><br />Benedicte, Sanctissume Pater,<br />Si Samnis Christianusque Pontii Pilati lingua Vobis loquor, mihi, Sanctissume Pater, iterum parcite.<br />Ter iam temporibus actis Personae Vestrae scripsi, atque ter sanctam benedictionem Summi Pontificis Romanae Ecclesiae ab alio pontifici sacerdoti libenter accepi.<br />Ter manum Vestram magis verbo, quamvis dilectum, malueram.<br />Hodie, multas per gentes et multa per aequora vectus, ad has, Pater, advenio<br />multas preces.<br />Multo tempore exacto Antoninus, Pater meus, terribili morbo ictus, horribile dictu, perisse visus est, nocte, Romae, ad Gemellorum hospitia, paucis praesentibus Sanctis Sororibus Christi.<br /><br />Duos quasi ante menses, domi, Argentario in monte, Sancti Stephani, die matutino, dum candidi Soles fulgebant, avesque hirundinesque in aere volitabant, d. X ante K. Junias, Matre pro domo laborante, Patri Antonino, omnes juvenes mulieresque Benedicenti, maximam lucem in coelo super aequora ponti videre visum, mirabile dictu. Atque ‘Salve Regina’ clamabat Pater Ille suavissimus, me omnibus rebus cohortante.<br /><br />Paucis diebus ante Mater Maria dulcissima ei visa suaviter ac breviter dicens:<br />… “malo apud Urbis tellurem, super Montem Argentarium sicut aut potius<br />quam Romae morari, quia viridem illum suavem silentium volo…<br />propterea templum mihi illic facite …”.<br /><br />Haec omnia Vobis ter scripsi, omniaque verba scripta manu sua misi anno MIMICV regnante Domino Jesu, Kalendis quasi Septembris, tamen fugit hora, fugit inesorabile tempus, sed verbo Vestro magis atque magis careo, me miserum, bis sine Patre, non sine calamo, tamen.<br />Insuevit me Pater meus optimus. Insuevit Mater dulcissima.<br />Ad Pompeianam ecclesiam eadem, paucis diebus exactis, scripsi. Quia ipsa ecclesia Matri meae scripsit. Nondum rediit mihi verbum quidquam.<br />E vobis oro mihi verba de paterno ad omnes juvenes mulieresque amore, ut scripsi. Hunc miserum filium Vestrum, Alter Pater, succurrrite cito et velociter, Deo juvante.<br />Sanctissume Pater, secundus mihi sitis, tamquam super dulcissumum Zephirus mare, et vocem per aspera ad astra fortem Patris mei Primi tollere velitis pro omnibus filiis amatissimis vestris, ut dicere nunc et semper possim: conticuere omnes, intentaque ora tenebant, dum Pater meus mirabile verbum amoris dicebat Romae Sanctissimo Patre secundo.<br />Mihi miserrimisque meis latina lingua scriptis verbis parcere opus atque onus Vestrum, Benedicte super omnes benedictos.<br />Tempus durissumum durat. Patientia nobis et pax, Vobis aeternitas atque vita.<br /><br />Januarius Samnis<br /><br />***<br />*<br />Gennarino di Jacovo<br />Via Trento 54<br />58100 Grosseto<br />A Giovanni Paolo<br />Vaticano<br />Roma<br /><br />Lo scorso anno ho inviato alla Sua Ragguardevole Persona, a cui del resto vado scrivendo dai primi anni ’80, una serie di lettere in Latino.<br />Mi giunse il giorno 22 maggio una lettera a firma Gabriel Caccia Assessor contenente una allusione a quanto da me a Voi da molto anni scritto a proposito dell’esperienza mistica di mio Padre Antonino ed alla mia veste umana e spirituale.<br />Si impartì anche in quell’occasione alla mia persona … ‘libenter’ … una ‘Benedictionem Apostolicam … tibi tuisque …’, come dice il testo, che contiene all’ultimo rigo un piccolo errore, che occorre Vi notifichi.<br />Una sera del 1978 diceste: … ‘se sbaglio, correggetemi …’.<br />Detesto correggere, lo detestavo anche quando insegnavo Latino e Greco al Liceo Dante di Orbetello, per questo ho atteso un po’,e Vi dico che mi pare proprio si dica ‘oblata’, non ‘blata’.<br />Comunque, non sarà considerato errore, vista la grande simpatia di questo mio Alunno così eccezionale, e tanto più bravo di me.<br />Sono un vero somaro nelle lingue.<br />Ma fu un somarello a scaldare Gesù e fu un altro somarello a portarlo nella Città Santa per antonomasia.<br /><br />Non insegno più da qualche anno e curo una biblioteca scolastica molto fredda d’inverno.<br />Ma a me … ormai il freddo non dispiace.<br />Sono stato privato dell’insegnamento dalla incomprensione della Scuola, che tuttavia amo e servo ancora.<br /><br />Ad Orbetello il Vescovo Giovanni D’Ascenzi mi cresimò. Avevo trentatré anni.<br />Il Vescovo Eugenio Binini mi nominò Coadiutore del Centro Culturale Tre Fontane. Ma la mia sete è grande, perché il parroco di Orbetello, Carrucola, che firmò l'atto, se ne dimenticò presto.<br /><br />Ma le nomine della Chiesa sono eterne. Non ho le chiavi della biblioteca del palazzo abbaziale di Meini, ma il mio cuore è lì, nella cappellina dove fui cresimato, alla presenza di Mamma Ines Carosella di Jacovo.<br /><br />Il mio giogo è leggero e il mio peso è soave.<br />E’ scritto lì.<br />Vi spedisco, mio Alunno e … collega amante dello sport sano, mio Compagno di Squadra, tutto quello che ho scritto.<br />L’ho scritto per il bene, anche se pare un po’ intriso di malinconia.<br />Ma non è forse vero che Gesù amava qualcuno che gli lavasse i piedi con le lacrime e glieli asciugasse con i capelli?<br /><br />Dalla malinconia nasce il riso sincero e il sorriso, dal caos nascono le stelle.<br />Dio è nato dal dolore e dalla persecuzione.<br />Ho conosciuto molti uomini della Chiesa e mi hanno detto sempre di andare avanti, nonostante le salite, il dolore.<br /><br />Ho sempre considerato i miei Alunni quasi dei Professori, e adesso perdonatemi, se Vi ho chiamato mio Alunno.<br /><br />Nel romanzo Hirundo, verso il finale, si parla dell’esperienza vissuta da mio Padre e me, suo modesto … testimone e segretario.<br /><br />Nel romanzo Rufus Miles, o Samnis, si parla della didattica, dell’insegnamento e dell’amicizia, nonché dell’amore per la Natura (Monsignor Eminente Caccia mi consenta, ma sono davvero non solo contro la caccia, ma decisamente a favore degli Animali).<br />Nel dialogo\saggio Il Ricatto Silente si parla del tema della validità o meno dell’insegnamento.<br /><br />Poi ci sono lettere in difesa della mia attività, della mia persona, che non ho inteso fossero avvilite troppo.<br /><br />Non mi ritengo una vittima, tamen ‘cupio rerum cognoscere causas’, e quindi sono un cercatore di felicità, altrui e mia.<br />Credo di avere espresso abbastanza.<br />Nel 1984 spedii il mio libretto di poesie giovanili, Le Foglie del Nespolo, che forse è nelle vostre biblioteche (tanto più belle e eleganti e ricche -–di volumi – delle mie … ) edito da Quinta Generazione di Forlì.<br />E’ in biblioteca a Forlì ed a Grosseto (Chelliana).<br /><br />Nel CD che spedisco e che contiene la narrativa di cui parlo sopra si trovano anche diverse poesie.<br /><br />**<br /><br />Debbo permettermi di fare anche osservare che la Vostra Benedizione è assai speciale e comporta anche responsabilità enormi.<br /><br /><br />Essa è rivolta ‘a me e ai miei’.<br /><br />Ma chi sono i miei? Solo i miei pochi parenti e amici, o tutti gli Uomini, gli Animali, gli Oggetti stessi del Cosmo?<br /><br />Nell’anno che è trascorso ho cercato di estendere con la dovuta e ragionevole moderazione di cui sono capace, almeno sul piano formale, a tutto e tutti il Vostro Voto Augurale, il Santo Auspicio, e adesso mi trovo ad avere una Famiglia smisurata, troppo grande per abbracciarla, certo, ma ancora troppo piccola per non essere considerato da tanti un ‘individualista’, e ancora tutta … da conoscere.<br />Non abbiate paura, che non voglio certo esagerare.<br /><br />Cercate di stare bene, anzi, benissimo, e se volete conoscermi, mi trovate facilmente in Agosto a Porto Santo Stefano, tel. 0654 \ 818.717, via Aia del Dottore n. 12, o a Grosseto, via Trento 54, tel 0564 \ 29019.<br /><br />Oppure semplicemente al 328 \ 0474786.<br /><br />O, infine, dal 1° Settembre, alla Biblioteca Itc GR<br /><br />Di nuovo perdonatemi, e consideratemi pure, absit injuria verbis, il povero e umile ‘professore del Papa’.<br />Un professore che non Vi costerà assolutamente nulla e che farà anche molti errori per emettervi a Vostro completo agio.<br /><br />Vi abbraccio e, naturalmente, ut ita dicam … cristianamente e quasi anche di riflesso, nello specchio della Vita in cui le nostre immagini si fondono pur distinguendosi l’una dall’altra perché ‘irripetibili’, con la piccola ‘autorità’ che da Voi stesso mi viene, … Vi considero senz’altro uno dei Miei, decisamente quello di gran lunga il Vero, Solo ed Unico sinceramente Benedetto.<br /><br /><br />Grosseto, 3 agosto 2004<br /><br /><br />Gennaro Jacovo<br /><br />Tel. 328 0474786<br /><br /><br />***<br />*<br /><br />Queste erano alcune delle lettere scritte a Giovanni Paolo II, Pontefice Massimo.<br />Riguardavano l’esperienza avuta insieme a suo padre, nel maggio del 1971.<br />In quel periodo il padre era malato.<br />In un breve soggiorno a Porto Santo Stefano, vide una grande luce sul mare, fra il promontorio e la terraferma.<br />La notte precedente padre e figlio avevano parlato a lungo.<br />Antonino era sempre stato un amico, un compagno di sport e di studio.<br /><br />Il figlio avrebbe continuato sempre a considerarlo tale e lo avrebbe portato sempre con sé, quasi come un compagno di squadra la cui presenza, impalpabile, era evidente solo al suo cuore e agli occhi misteriosi e arcani che vedono quelle cose che in effetti non si vedono, ma restano oltre ogni immaginazione e materialità presenti e vive.<br /><br />Dopo la morte di Antonino, Louis aveva attraversato un periodo intenso di sbigottimento e di studio.<br /><br />Aveva fatto il servizio militare.<br />Subito.<br />Un’esperienza in parte inutile, visto che a casa c’era bisogno di qualcuno che lavorasse per aiutare la famiglia.<br /><br />Era partito pe Bari in piena estate.<br />Con un paio di jeans e una maglietta blu. Una borsa con qualche capo di biancheria ed il necessario per l’igiene.<br /><br />Dopo un viaggio lunghissimo, di molte ore, era arrivato.<br />A Bari aveva trascorso un paio di mesi, al Car.<br /><br />Dopo aveva ottenuto il trasferimento a Porto Santo Stefano.<br /><br />Usciva dala campo la sera verso le 18.00 e vi faceva ritorno quasi tre ore dopo.<br />Non usciva quasi per il paese, tranne l’indispensabile.<br />A quell’ora comunque era notte.<br />A casa studiava, in vista di qualche concorso, e si teneva in ‘allenamento’ traducendo versioni di latino e di greco.<br /><br />Oppure faceva piccoli lavori di manutenzione della casa.<br />***<br /><br /><br />***<br />Il giardinetto, piccolissimo ma pieno di piante, richiedeva spesso la sua attenzione.<br />Specialmente da febbraio in poi. quando il clima di addolciva, la luce del giorno era più duratura e si cominciava a respirare dal mare aria di primavera.<br /><br />Il tempo del servizio in aeronautica passò e venne autunno.<br /><br />Louis era disoccupato, con una laurea in Lettere classiche.<br /><br />Dopo qualche settimana di attesa, ebbe un colloquio col provveditore agli studi a Grosseto e gli fu possibile ottenere un posto nel Cracis, una scuola seralòe per il conseguimento della licenza media.<br />Dopo qualche settimana, si aggiunse una supplenza in una scuola vicina, un istituto tecnico.<br />Si trovò bene, quell’anno.<br /><br />L’anno successivo gli fu preferito un altro docente per il Cracis.<br />La scelta fu dovuta a fattori ‘politici’.<br />La proposta del nome del docente era affidata al sindaco.<br />Il sindaco uscente dovette fare non il suo al nuovo sindaco, e così Louis si ritrovò di nuovo in bianco.<br /><br />***<br /><br />Dopo vari mesi di supplenze, accettò un posto alle 150 ore.<br />Peccato che gli amministratori di Orbetello dimenticarono di chiedere, come avrebbero dovuto e potuto, i fondi previsti per il funzionamento del modulo, che funzionò lo stesso, ma a spese degli utenti e dei docenti, che con molta fantasia spesso e con mezzi improvvisati, ma comunque efficaci e idonei, dovevano procurare a sé e ai loro Alunni il materiale didattico necessario.<br /><br />Louis in quell’anno scrisse a casa sua, con la sua Olivetti, molte pagine di appunti che poi faceva ciclostilare negli uffici del Comune, a orbetello, per distribuirli poi a scuola la sera.<br /><br /><br />Fra questo materiale c’era un’ampia relazione sul Corso delle 150 ore, corredata da tutte le letture svolte, dalle monografie di storia italiana ed europea e da una grammatica ‘strutturale’ di taglio generativo trasformazionale che era stata scritta da lui stesso in base alle letture fatte a partire dal corso didattico svoltosi a Livorno in febbraio.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Alla fine di quell’esperienza ci fu il passaggio al Liceo.<br />Fu quasi imprevedibile.<br />Aveva iniziato insegnando in un istituto nautico per una supplenza.<br />Lo chiamarono a telefono dal Liceo.<br />Lo aspettavano per un incarico di Greco e Arte.<br /><br />Louis era emozionatissimo quando entrò il giorno dopo nell’androne del Liceo Dante Alighieri.<br /><br />***<br />Le classi erano numerose.<br /><br />Conosceva molti Alunni, che lo chiamavano familiarmente per nome.<br />In una classe c’era anche sua sorella.<br />La familiarità che aveva con lei non poteva certo negarla a tutti gli altri.<br />In effetti non ci fu nessun eccesso, nessuna esagerazione.<br />L’anno passò tutto sommato in modo tranquilo.<br />Tranne che per il mese di dicembre.<br />***<br />In quel periodo erano iniziati i corsi abilitanti.<br />Andava spesso a Grosseto, il pomeriggio, per frequentarli.<br />Una mattina di dicembre, arrivato a scuola, seppe che un Alunno nella notte si era tolta la vita.<br />Per tutti al Liceo fu un periodo assai doloroso.<br />Pochi giorni prima, Vieri gli aveva rivolto la parola chiedendogli di poterlo aiutare a portare il videoproiettore.<br /><br />Louis era sempre carico di libri ed in più portava in classe un videoproiettore con le diapositive che preparava per la lezione, per questo il ragazzo alla fine delle lezioni si era offerto di aiutarlo.<br /><br />Da allora in poi, Louis non volle mai più essere aiutato da nessun altro, se non in circostanze assolutamente eccezionali.<br /><br />Quell’Alunni a poco a poco si trasformò in un modello da confrontare sempre con la realtà, così da evitare qualsiasi contrasto con la parte buona del contesto, ma certamente non qualsiasi attrito in assoluto, specie con la parte guasta e corrotta dell’ambiente.<br />E questa purtroppo non mancava.<br /><br /><br />***<br /><br /><br /><br /><br /><br />Nei mesi che seguirono la vita scolastica riprese il suo flusso ordinario.<br />Le interrogazioni, i compiti, le pagelle, i libri.<br />Alla fine dell’anno il Preside, un prfessore di lettere classiche assai bravo, decise di risistemare la biblioteca e mise tutti i libri all’aria, ricollocandone la posizione e risistemando lo schedario.<br />Volle coinvolgere anche fli Alunni e qualche professore in questa sua ambiziosa opera.<br /><br />Ricordo di essere rimasto per ore con lui che mi porgeva i testi dal basso a sistemarli, arrampicato su una scala, negli scaffali della biblioteca liceale.<br />Di lì a qualche anno avrei dovuto fare la stessa cosa, e da solo, quando il Liceo si sarebbe trasferito da via Dante a via Pola, nella periferia, ospite dei locali della scuola media.<br /><br />@#@<br /><br />Alla fine dell’anno, dopo aver preso tutte le abilitazioni all’insegnamento che mi era possibile per il Corso che avevo frequentato, mi sentii come svuotato per l’impegno e la fatica di tanti kilometri fatti, di tante energie spese per un obiettivo, tutto sommato, eccessivamente ambizioso.<br />L’anno dopo, dovendo scegliere di nuovo la scuola, riuscii a evitare il Classico, che per me era francamente troppo e troppo lontano.<br />Mi era stato proposto il triennio al Liceo Classico di Grosseto. Avrei dovuto insegnare nella cattedra di Bonino, Rabiti e Corrieri, mio preside l’anno prima.<br />Il preside della biblioteca.<br />Francamente, mi attraeva poco dovermi votare interamente al latino ed al greco.<br />Mi pareva quasi di allontanarmi dalla vita reale, dal presente, rifugiandomi in un mondo irreale e allegorico quale quello della splendida retorica mitografica della cultura classica, apotropaica, catartica e persino terapeutica nella sua trasfigurazione paradigmatica della realtà quale è quella che si vede.<br />Direbbe Montale.<br /><br />Mia sorella, era andata a studiare a Siena, e praticamente quella sarebbe diventata in breve la sua effettiva residenza.<br />Sapevo, sentivo che non sarebbe ritornata se non per ripartire subito.<br />Restai con Mamma e con il quaderno e le lettere di papà Antonino.<br />Non potevo assolutamente allontanarmi, trasferirmi, avrei commesso una leggerezza.<br />Mamma, lo sapevo, era l’unica persona a cui avrei potuto essere in qualche modo utile.<br />Se non altro, per facilitarle la vita sbrigando le faccende essenziali, aiutandola negli spostamenti indispensabili, anche cucinando e provvedendo alla spesa, che facevamo insieme.<br /><br /><br />Insomma, potevo darle quel minimo di decoro e di comodità che senza me forse non avrebbe avuto, ma probabilmente ero anch’io ad arricchirmi del suo esempio, della sua razionale saggezza, complementare rispetto alla generosità quasi fanciullesca di mio padre ed alla mia irragionevole e sfrenata inconsapevolezza.<br />Quando si usciva per la spesa settimanale, mamma scriveva su un fogliettino quanto fosse necessario comprare.<br />I fogliettini, forniti da me, ritraevano Snoopy con la racchetta da tennis, oppure Lucy, ed il blocchetto dei fogli restanti si trova ancora a casa, in qualche armadio.<br />Su una lavagnetta appesa nel mio piccolo studio, da tanti anni ancora è scritta una di queste liste, per giorni di festa, col gessetto verdolino.<br />Anche da me qualcuno è partito, e si può dire che non ne escluso il ritorno, e quasi lo aspetto sempre, specie di sera, lasciando qualcosa appoggiata nell’armadio, su uno scaffale, come se dovesse riprenderla da un momento all’altro.<br /><br /><br />***<br /><br /><br />Ho imparato negli anni a venire, quando per aver fatto troppo compagnia a tutti sono rimasto veramente solo, a ricevere sempre la venuta di chi non ritorna.<br />Ho imparato che non è vero, che può ritornare e non andare mai via, restare, presenza diafana e impalpabile, di ricordi e di inconsapevole memoria, quasi immersa e viva non dentro gli occhi, nemmeno nell’anima e nel cuore, ma in tutte le cellule, che hanno anch’esse una vita proprio, e direi un loro cuore ed un’anima diversi e simili all’anima ed al cuore di tutto l’individuo.<br /><br /><br />Una persona rimane per sempre, anche se va via per sempre, e può essere dimenticata, eppure restare ed essere respirata, vissuta, contenuta.<br />Può ogni giorno uscire con te, andare al lavoro, salire in bicicletta accanto a te e pedalare, u nuotarti accanto, sciare, correre e volare con te, sopra le nuvole, con il pensiero, con le rondini, con un aereo.<br /><br />***<br />Può volare accanto a te fuori dal finestrino della tua auto, del tuo aereo, o sederti accanto, senza che tu lo sappia, senza che tu possa o voglia ricordarti di lei.<br /><br />***<br /><br />Così tutti siamo sempre insieme.<br />Chi resta e chi parte.<br />Chi torna e chi non ritorna più.<br />In fondo, anche chi resta, anche soltanto se e proprio perché non parte non può ritornare ...<br /><br /><br />***<br /><br /><br />Le cose ci parlano di chi le ha possedute, di chi le ha amate possedendole non solo per il gusto di averle.<br /><br />Chi ama qualcosa, le dà una vita, la rispetta come una persona, la cura e provvede alla sue esigenze.<br />E’ importante ‘essere’ la cosa, lo strumento, che si possiede, più che possederlo e averlo.<br /><br />Così il musicista ‘è’ il suo strumento e la sua musica, il medico è strumento e farmaco, l’insegnante è la sua penna e la sua carta, la sua frase, Dio è l’ordine del suo Universo, il Logos, la Struttura stessa della materia, gli Angeli sono parola nuova e messaggio, il padre è il figlio e il figlio è tutto quel che il padre compie in lui e per mezzo di lui.<br /><br />Così noi tutti siamo quasi una sola cosa e una sola persona, legati da una miriade di legami e di vincoli e la solitudine e la morte non sono che due momenti arcani per mescolarci con il tutto, senza privilegiare nulla e nessuno.<br /><br />Quando siamo soli, nessuno è con noi e noi possiamo essere in eguale misura insieme a tutti e a tutto.<br /><br />Quando uno di noi muore, ciò che era la sua materia si fonde di nuovo con tutte le cose, torna polvere e oggetto fra la polvere e gli oggetti, ritorna alla sorgente, diventa cosa senza un volto, non più maschera, ed in questa estrema comunicazione si esaurisce lo spettacolo sulla scena dell’uomo, visto che ‘persona’ era anticamente la maschera degli attori teatrali.<br />L’uomo quindi è sempre in comunione con tutta la realtà intorno a sé.<br /><br />Quanto volle far capire Cristo, ai suoi discepoli.<br /><br />Che Lui era sempre con essi, e che dovevano assaggiare il pane ed il vino insieme, nella comunione del ricordo delle Sue Parole, e realizzare il cuore della legge, ossia ... amarsi come fratelli ... e realizzare quindi realmente la giustizia, la pace.<br /><br /><br /><br /><br />Per molti, questa raccomandazione si era trasformata alquanto sbrigativamente nell’atto di assaporare un’ostia come se fosse la carne di Cristo, mettendo in secondo piano la valenza sociale e politica della sua frase profondamente allegorica, come del resto tutto il Suo modo di parlare ... ‘questo è il mio corpo, fate questo in memoria di Me ...’, ove si può intendere che il ‘corpo’ è, sì, lo stesso Dio, o Cristo, ma come parte di quell’Universo di cui ha voluto far parte, di quella materia in cui torneremo un giorno, per mescolarci ancora con essa, come nella Madre primigenia.<br /><br /><br /><br /><br /><br />Il pane è l’antonomasia del nutrimento, quindi simboleggia, è vita e lavoro e Cristo è il Figlio, ossia l’essenza stessa del Padre, creatore della materia e generatore del Figlio stesso.<br /><br /><br />Il Padre ed il Figlio partecipano, sono in ‘comunione’, rappresentano una ‘unione comune’, e noi possiamo partecipare insieme ad essi a questa unione, alla comunione quindi con la materia, con lo spirito, sua natura complementare e collaterale, con Dio stesso e con Cristo, e possiamo quindi e dobbiamo volere essere uniti ai nostri fratelli, generati insieme a tutta la materia e a tutto lo spirito, ma dobbiamo insieme a tutte le creature viventi amarli, servirli, altrimenti tutto il nostroatteggiarci solamente liturgico diviene una vuota ed ipocrita formalità, tanto più dannota in quanto può ingannare chi ci vede e può essere fuorviato dal nostro atteggiamento lontano dall’indirizzo sociale delle parole di Cristo.<br /><br /><br /><br />@r@r& …<br /><br /><br /><br /><br />Lettera a Walter ...<br /><br /><br />Prof. Gennarino Luigi di Jacovo<br />ITC …<br />Via Sicilia 45 – 58100 Grosseto<br />Tel. 328 / 0474786<br /><br />Walter Weltroni<br />Sindaco<br />Roma<br />Sindaco Veltroni,<br /><br />Sono un insegnante.<br />Nato a Pietrabbondante, centro sacro dei Sanniti, nel Molise, il 22 ottobre 1947 da Antonino Di Iacovo (1913 – 1971) e Ines Rosaria Carosella (1912 – 1993).<br />Mio Padre era prima Segretario Comunale di Pietrabbondante, oltre che di altri paesi molisani, in seguito di Monte Argentario, fino al 9 luglio 1971.<br />Una vita spesa per la gente comune del Molise e della Maremma.<br /><br />*<br />Felix qui potuit rerum conoscere causas …<br /><br />Nel 1972/73 ho svolto servizio militare im Aeronautica.<br />Dal 1973 al 1975 ho insegnato lettere nella scuole serali CRACIS e 150 ore.<br />Ho insegnato poi nell’ITI Porciatti di Grosseto, nell’IPSIA di Arcidosso, sezione per le attività marinare di Porto S.Stefano (GR).<br />Infine lettere nel ginnasio e nel liceo classico DANTE ALIGHIERI di Orbetello GR.<br /><br />In particolare el 1995 ero docente di lettere, latino e greco, nel Liceo Classico statale Dante Alighieri di Orbetello GR, quando Luigi Berlinguer era Ministro dell’Istruzione..<br />Sei anni prima ero stato presid del Dante Alighieri..<br />Fui nominato a scuola referente alla salute ed il 12 dicembre, di ritorno da un corso di aggiornamento a Siena, ove avevo ascoltato il Professor Piero Cattaneo, sulla Carta dei<br />Servizi nella scuola, ebbi l’incarico dal Collegio dei Docenti della mia scuola di redigere la Carta dei Servizi, come allora si chiamava, insieme ad altri nove colleghi.<br />Passarono i mesi.<br />I miei colleghi, presi dai loro impegni, lasciarono che da solo io completassi il lavoro per nulla semplice, se ne esiste uno che lo sia, fatto sul serio.<br />Ero d’accordo per l’incentivazione del lavoro stesso con il preside, Gerardo Palermo.<br />Man mano che l’opera veniva completata lo informavo per iscritto delle ore impiegate.<br />Tengo a dire che lavoravo per la Scuola, in questa Repubblica per cui ho giurato fedeltà, per il Collegio dei Docenti da cui fui designato, ma dovevo necessariamente riferire al Preside, e lo feci per iscritto facendo protocollare tutte le mie comunicazioni, come si può controllare nella segreteria del Dante Alighieri.<br />Le ore da me svolte, computate nel numero di 137,00 dallo scrivente e nel numero di 110,00 dal preside Signoretti, lucano di Viggiano PZ e subentrato al Palermo, con attestato del 4 novembre 2000, sono state messe parzialmente in pagamento nel luglio scorso, per un numero di 24 ore su 110 in pagamento, dopo sette anni di attesa e numerose mie richieste.<br />Mentre lavoravo alla Charta dei Servizi avevo sottoposto il manoscritto, elaborato al computer di casa mia, non essendomi concesso quello di scuola, all’attenzione del professor Piero Cattaneo, a quel tempo collaboratore del Sottosegretario alla P.I., che giudicò positivamente il lavoro, esortandomi a continuare, come poi ho fatto, per migliorarne la parte progettuale. Valutazione positiva era stata espressa anche dalla Tecnica della Scuola, qualificato e diffuso periodico scolastico.<br />Giunse aprile e la Carta fu letta al Collegio, che diede un’approvazione complessiva dopo aver apportato delle varianti al mio testo, tanto da spingermi ad un ulteriore puntiglioso impegno di revisione, ad un oraziano, poeta apulus an lucanus, labor limae..<br />Durante l’estate del ‘95 continuai a lavorare intensamente sul testo e lo modificai in base alle varianti volute dal Ministero Luigi Berlinguer.<br />Mutò il titolo, che divenne: Charta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola.<br /><br />Il testo della Charta dei Servizi e della Charta dei diritti e doveri nella scuola è stato da me nel giugno del 2000 spedito in Provveditorato al prof. Gentili.<br />Il 26 luglio spedii il testo definitivo al preside, che però non riuscì o non volle darmi nessuna risposta, lasciandomi nell’incertezza. Incertezza che dura ancora.<br />A settembre cambiò il preside.<br />Giunse dalla Lucania Antonio Signoretti, di Viggiano.<br />Fui assegnato alla sezione del liceo linguistico del liceo. Persi così l’insegnamento del greco, con grande dispiacere, a dire il vero, tanto più che nella scuola dove ero c’era la possibilità di conservarmi in tale incarico senza danno per nessuno dei miei colleghi.<br /><br /><br /><br /><br />Informai il nuovo preside della opportunità di provvedere alla approvazione definitiva della Carta, ma nel volgere di un paio di settimane mi trovai a fronteggiare una situazione di contestazione degli studenti e dei loro genitori nei miei confronti.<br />Dopo due decenni di rapporti ottimi con Genitori, Alunni, Docenti e Provveditorato.<br />Questo accadde forse, ma non lo direi con assoluta certezza, a causa del mio atteggiamento intransigente nei confronti di quel costume, piuttosto diffuso nella scuola. che trasforma l’apprendimento libero e facilitato in insegnamento condizionato e mediato, con i mille compromessi e preconcetti economico familiari che ne conseguono.<br />Chiamo questo atteggiamento in genere ‘ricatto silente’.<br />Ho scritto un saggio in proposito.<br />E’ difficile spiegare questo concetto in poche parole.<br />Per esser breve: attività privata e attività pubblica si mischiano impropriamente nella nostra scuola.<br />Insegnanti si arricchiscono in certi casi organizzando a casa vere e proprie scuole private, col tacito assenso e beneplacito di tutti, comprese le ‘autorità’ scolastiche.<br />Altri docenti, onesti e leali, che seguono la legge, vivono ai margini dell’ indigenza.<br />Altri infine sono commercialisti, ingegneri, avvocati, tecnici che passano qualche ora a scuola ed il resto nei propri uffici e studi, esercitando due, tre mestieri o professioni.<br />Tutto questo fa della scuola un carrozzone di opportunistii. Mi si perdoni.<br />A tutto questo mi sono sempre opposto.<br />Posso tuttavia dire di essermi astenuto sostanzialmente dalla pratica assidua e organica del ‘ricatto silente’.<br />Non si può riformare la scuola, penso, se non si fa massima chiarezza su questo.<br />Come del resto è stato fatto nel settore sanitario, mi pare. Almeno nominalmente.<br />Un solo mestiere, una sola paga.<br />Scegliere: o la scuola comunitaria, o l’attività privata.<br />Così si apre la scuola ad insegnanti veri e si chiude agli opportunisti di lusso, agli ineducatori. Si apre oltretutto la porta della scuola ai Giovani docenti.<br />Se poi a questo si aggiunge che l’intera Scuola è ormai sede di funzionari, impiegati e custodi che purtroppo obbediscono solo alla legge del ‘fare il minimo e solo quello che massimamente piace’, come si sente dire da loro stessi, si capisce che una vera riforma scolastica passa dall’accettazione dell’idea che il servilismo, il pettegolezzo e l’ipocrisia non possono sostituire la laboriosità e la collaborazione.<br /><br />Nell’ottobre del 1996, viste le mie idee e probabilmente le mie parole ‘moralizzatrici’, fui denunciato in base ad accuse bizzarre, come quella di ‘aiutare’ gli alunni durante i compiti, di ‘parlare greco’, di ‘parlare’ di mia Madre e del mio cane, il buon Argo, un pastore che definirei ‘molisano’ o ‘europeo’, perché è un mixer di vari tipi canini: pastore belga, tedesco, maremmano et cetera. La ‘denuncia’ fu scritta su un foglietto di quaderno dai miei alunni di 2^ classe ginnasio sperimentale linguistico in un’ ora in cui erano usciti dalla mia aula, senza la mia autorizzazione né il mio consenso, prelevati dal preside e portati al piano superiore.<br />Ma parlavo di Argo, che è grosso, nero con le zampe avana. Mi è stato donato da un medico orbetellano, il dott. Martinozzi, la cui figlia Lucia è stata mia alunna al Ginnasio e al Liceo Dante Alighieri. So apprezzare i buoni farmaci dei buoni medici.<br />E Argo è proprio un … farmacone. Uno sproposito nero avana di medicina.<br />Non mi ha mai abbandonato, in questi anni di ostracismo e di esilio didattico. Lontano dalla mia casa, dalla piccola casa di mia Madre e di mio Padre, sull’Argentario, che solo di rado purtroppo posso rivedere, avendo preso la residenza a Grosseto proirpio a causa delle vicende che descrivo. Per me quella casa stessa è un Tempio.<br />Fui interrogato dalla polizia nella stanza della presidenza, dove avevo lavorato per il ‘mio’ liceo, per i ‘miei’ Alunni, e dovetti essere di nuovo interrogato in Procura a<br />Grosseto il giorno del mio compleanno. Il 22 ottobre 1995. Quel giorno trascorsi le uniche ore serene di quell’intero anno scolastico. Parola mia.<br />La polizia è stata cortese e corretta con me.<br /><br />Il 6 novembre fui cautelativamente sospeso dall’insegnamento.<br />Precedentemente c’era stata la visita d’un ispettore, il prof. Lupi, inviato dal provveditore, dott. …. ... Fui ascoltato a lungo. Sempre in presidenza. Fui ascoltato mentre spiegavo in aula di fronte alla 2^ ginnasio sperimentale linguistico. Il risultato dell’ispezione mi fu reso noto in provveditorato, a Grosseto, molti mesi dopo.<br />Mi si riconosceva una notevole cultura. La cosa era irrilevante, come mi accorsi, ma mi fece sapere leggerlo.<br />E senza tener conto del fatto che in quei giorni non potevo svolgere la mia normale attività scolastica a causa del disturbo enorme arrecatomi da una violenta e insolente campagna sulla stampa locale (Michele Casalini della Nazione, giornale per altri motivi a me caro). Sull’Unità venni invece difeso da una giornalista locale, Cristina VAIANI.<br />Tuttavia la relazione dell’ispettore si chiudeva con il suggerimento di una censura per me e d’un breve periodo di sospensione. E su questo sarei stato persino d’accordo.<br />In quelle settimane, però, mi si lasci dire, mi era effettivamente impossibile seguire ordinatamente i programmi, cosa che ho sempre fatto prima in tutti i miei anni di servizio.<br />Il clima intorno a me era esasperato. Rovente. Da deserto.<br />Lo stesso ispettore definì ‘sguaiata’ la contestazione nei miei confronti.<br />Per questo motivo l’ispezione trovò una situazione volutamente resa ingovernabile dai genitori degli Alunni, che picchettavano la Scuola non so con quale autorizzazione, con atteggiamento di opliti o di gladiatori.<br />Mi si fece capire che qualcuno era armato. Certo, non di buone intenzioni.<br />Si pretese anche che il preside assistesse alle mie lezioni per controllare quel che dicevo.<br /><br />Un sannita controllato in Toscana da un preside lucano. I Lucani erano una … tribù sannita.<br />E il grande Quinto Orazio Flacco era per metà apulo, per metà lucano, come lui stesso dice.<br />Nel frattempo il preside in questione, … …. da Viggiano (Potenza) aveva richiesto la visita medica collegiale, a mia insaputa, come extrema ratio.<br />Iniziò un penoso periodo di attesa da parte mia, lontano dalla scuola, privato di informazioni d’ogni genere, senza parenti, solo con il mio pastore belga, Argo.<br />Nessuno della scuola mi ha cercato né telefonato, se non un paio fra i docenti che più degli altri mi avevano ostacolato in ogni modo, scaricandomi addosso nel passato assai astutamente, fra l’altro, ogni genere di lavoro, compreso quello della Carta.<br />Quel periodo di relativa inattività della mia carriera scolastica è compensato da una continuità assidua nel prestare servizio con pochissime assenze e col l’aver provveduto all’insegnamento nel periodo in cui ero preside, fin quasi a Natale, visto che non arrivava la prof.ssa Daniela Giovannini che fu poi la mia supplente.<br /><br />Nel 1986 avevo subito un attacco analogo, ma più limitato, alla persona.<br />Un pestaggio ad opera d’un gruppo di giovani di Orbetello, porto S.Stefano e dintorni.<br />Ne ero uscito un po’ malconcio.<br />Ero di ritorno da un colloquio con un professore che mi aveva dato alcuni consigli, ma il ritorno era stato infausto per me.<br />Perdonai quei giovani.<br /><br />Il 12 novembre 1996, riprendendo il discorso di prima, fui sottoposto a visita medica dalla commissione collegiale.<br />Un incontro che ben poco mi parve avere d’una visita medica. Un veloce e sbrigativo colloquio.<br />Si tenne solo conto di quanto comunicato dalla mia scuola. Eppure era stata chiesta una visita medica collegiale. Mi fu addirittura chiesto di portare successivamente un certificato medico che attestava come io soffrissi del disturbo bipolare.<br />Umore alto e umore basso.<br />Era la prima volta che ne venivo a conoscenza, fra l’altro.<br />Ancora adesso sorrido pensando che, dopotutto, persino il nostro Paese è bipolare.<br />Politicamente.<br />Anche … la Terra. Geofisicamente. E molte altre cose e persone.<br />Non mi fu comunicato nulla dai dottori fino a febbraio 1996.<br />Fui invitato in quel mese a scuola ove il preside Signoretti mi tenne a disposizione, usandomi come supplente in varie classi.<br />La mia ultima lezione al liceo, in terza, fu sulla satira latina, da Lucilio a Giovenale.<br />Avevo scritto un saggio sul tema, dedicandolo a mio Padre Antonino.<br />Molti miei saggi, sul mito, la linguistica, Pavese, la questione meridionale, intellettuali e fascismo et cetera sono stati pubblicato fra il 1973 ed il 1980 sulla Rivista Letteraria Alla Bottega di Milano, via Plinio 38, direttore … Pino LUCANO.<br />Così, su richiesta degli Alunni, in un giorno di febbraio ho dato il mio addio al ‘mio’ liceo. …<br /><br />Successivamente il preside mi utilizzò in biblioteca, qui feci un monitoraggio dei volumi presenti e di quelli assenti.<br />Lo conservo.<br />Il preside non lo volle. Lo lasciai alla scuola per lui.<br />Spolverai le scaffalature (come De Sanctis insegna, e come raccomanda anche Antonio Gramsci, cerco di alternare lavoro intellettuale e lavoro manuale).<br />Un professore, docente di italiano e latino del liceo classico, mi vide e mi raccomandò di pulirgli un tratto di scaffale perché doveva appoggiarvi dei giornali.<br />E’ per i ‘docenti’ come lui che si è dovuto scrivere la ‘ Charta dei servizi’.<br /><br />Pulvis et umbra sumus. Sicut pulvis et umbra vita hominis super terram.<br />Siamo polvere ed ombra.<br />Come l’ombra e la polvere è la vita dell’uomo sulla terra.<br /><br />Il ‘professore’ mi incaricò di spazzar via … l’umanità.<br />Sono lapsus, non sempre la preparazione degli insegnanti è perfetta.<br />Capii che per me la salita era molto dura.<br />Ma da buon ciclista strinsi le mani sul manubrio.<br />A questo punto il preside mi fece tornare a casa.<br /><br />A maggio fui assegnato al distretto scolastico di Orbetello come coordinatore dei servizi di biblioteca di tutto il distretto.<br />Una bazzecola. Il distretto di Orbetello – n° 37 – è enorme.<br /><br />L’ufficio che mi fu assegnato, e dove restai per oltre un anno per sei e più ore al giorno, era privo dei servizi igienici.<br /><br />Non ho mai compiuto che pochissime assenze.<br />Non avrei neppure potuto chiederne permesso, visto che ero totalmente solo.<br />Cominciai a prestare il mio servizio alternando ore in ufficio ad ore presso la sede ufficiale della segreteria del distretto, nell’Istituto Professionale Raffaele del Rosso in via Carducci in Orbetello GR.<br /><br />La Procura della Repubblica di Grosseto mi considerò innocente, nel maggio del ’98, dalle accuse degli alunni della seconda classe del liceo classico sperimentale linguistico, contenute nella denuncia del 2 ottobre, di cui ho parlato sopra.<br /><br /><br />Il professor Di Iacovo è rimasto in servizio nonostante la contestazione degli alunni … si legge nella comunicazione della Procura della Repubblica di Grosseto, relativa al mio caso, del maggio 1998.<br />Praticamente un elogio alla mia ‘resistenza’.<br /><br />A proposito di Resistenza, un lontano parente, fratello di mia zia Irene, Ettore Arena, fu fucilato dai nazifascisti in Forte Bravetta a Roma il 2 febbraio 1943, se non erro.<br /><br /><br />Purtroppo però avevo già fatto domanda per lasciare il liceo, in vista del matrimonio con una insegnante di sostegno di Grosseto, Anna Maria Vittori,conosciuta nella biblioteca del Professionale di Orbetello, e così all’inizio del successivo a.s. passai ad insegnare italiano e storia nell’Istituto Prof.le Raffaele del Rosso di Orbetello GR..<br />Nel frattempo mi ero sposato e trasferito a Grosseto, ove tuttora risiedo.<br />Successivamente passai all’ Istituto Prof. le Luigi Einaudi, sezione Alberghiero, di Grosseto, ove insegnai per 19 ore settimanali, mentre i miei colleghi avevano cattedre di … dodici ore o poco più.<br />Fui poi trasferito ‘definitivamente’, come mi scrissero dal provveditorato, all’ IT Agrario Leopoldo II. Altro illustre uomo politico toscano, benefattore della maremma ed … esule.<br /><br />Qui consegnai perché fossero inseriti nel sito dell’Istituto certi miei appunti su dischetto, una grammatica italiana in edizione normale ed il html, un poemetto sulla produzione dell’olio scritto da alcuni alunni del sostegno e da me sistemato in endecasillabi,e la Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola, ma qualcosa non funzionò.<br /><br />Alcuni docenti riferirono al preside incaricato, che ero stato troppo insistere con loro nell’informarmi sulla costituzione del sito, che detto fra noi non è ancora pronto oggi dopo tre anni, e così per questa bizzarra delazione, secondo una prassi abituale nelle nostre scuole (Altan direbbe ‘mi sembra tutto anticostituzionale …) mi ritrovai ancora dopo alcuni mesi di fronte alla commissione medica collegiale.<br />Altra ‘visita’ che visita medica non era, ma solo un rapido e frammentario colloquio, ed altro parere affermativo per l’impiego ad altra mansione.<br />Siamo quasi alla conclusione ‘clinica’ della mia storia.<br />Fui assegnato all’ Istituto Tecnico Commerciale … in Grosseto, scuola ove ero stato peraltro trasferito indipendentemente come docente.<br />Per oltre un mese fui tenuto in vicepresidenza, senza nessuna specifica mansione, quasi dimenticato ai bordi del tavolo della vicepresidenza. Poi, il 7 gennaio 2002, fui accompagnato in biblioteca dal direttore SGA, capo della segreteria..<br /><br />Qui mi sarei trovato bene, così pensavo, ingenuamente.<br />Amo i libri, ho lavorato spesso in biblioteca, nel Liceo di Orbetello, nel Professionale della stessa città usando anche procedure informatiche (ISIS e similari) al Distretto scolastico sempre di Orbetello. Persino a casa mia.<br />Invece il bibliotecario, che si trovava e che si trova tuttora lì, non vedeva di buon occhio la mia presenza nella sala frequentata peraltro da rarissimi utenti.<br />Gli armadi dei libri, ermeticamente chiusi a chiave, impedivano a me, escluso ad arte dal possesso delle opportune chiavi, persino di consultare i libri.<br />Dopo molti mesi di lavoro in tal modo condizionato, nell’ottobre scorso, fui volontariamente trasferito provvisoriamente nei servizi di segreteria.<br />Tuttavia le mie mansioni non erano state ufficializzate da nessun ordine di servizio scritto se non il 20 maggio, giorno in cui il segretario della scuola, non il preside, con lettera di incarico prot. 1401/C1 mi aveva assegnato la gestione dei viaggi d’istruzione.<br />Alla fine dell’anno scolastico e solo per quest’ anno, fino a settembre.<br /><br />Per questo motivo alla ripresa dell’anno scolastico ho fatto ritorno in biblioteca, dopo avere informato della mia condizione, e presumo della condizione dei docenti che si trovano nella mia stessa situazione, il Provveditorato, il Ministero dell’Istruzione ed un gruppo di uomini politici, fra cui Lei.<br /><br />Il mio intento non era quello di ottenere vantaggi immediati per me, quanto quello di far conoscere la condizione di lavoro di un docente considerato modello fino al 1996, amato dagli Alunni e dai Genitori, in possesso di quattro abilitazioni, privato all’improvviso dell’insegnamento e trasformato in un lavoratore senza più diritti, messo alla berlina, disprezzato e schernito.<br />Adesso a poco a poco sto riacquistato una qualche parvenza di dignità<br /><br />Dopo aver scritto una Carta dei diritti e dei doveri, ho conosciuto quella condizione di lavoro che un tempo era la schiavitù, e sono in buona compagnia.<br />Molti prima di me sono stati chiavi, e sanno cosa vuol dire non avere altro che doveri.<br /><br />Nella biblioteca dove lavoro, in orario notturno per quattro giorni a settimana e mattutino per due, non si acquistano libri da anni.<br />Internet dovrebbe essere installato, ma il filo faticosamente portato in biblioteca viene usato con un impianto direi abusivo da un ufficio attiguo.<br />Non c’è telefono.<br />Scarseggiano le sedie, i tavoli sono quelli di scarto per i computer.<br />Le mie numerose lettere scritte alla preside sono considerate perdita di tempo.<br />Non c’è un regolamento.<br /><br />Mi si dice sempre: non ci sono soldi. Non bisogna avere fretta …<br />Ricevo spesso invito espliciti ad andarmene in pensione.<br />Rispondo che preferisco l’albergo.<br /><br />Comunque, non vorrei drammatizzare. Non ho in programma di arrendermi, né di andarmene.<br />Da molti anni quando insegnavo non bocciavo più, e non rimandavo nessuno.<br />Avevo già fatto da dieci anni la mia riforma della scuola.<br />Naturalmente questo comportava un impegno enorme durante l’anno.<br />Nessuno dei miei Alunni ha mai fatto figuracce.<br /><br />Quando sono solo, a scuola, la sera fin quasi alle 11.00, senza dirigente né sua vice, con qualche classe del serale e un paio di custodi che guardano la televisione, mentre nella grande biblioteca luminosa piena di libri di economia lavoro al computer o scrivo sul libro dei prestiti, o studio biblioteconomia, o leggo poesie, o, chissà, rileggo il Gabbiano Jonathan Livingstone, che mi regalò zia Therese a Roma trent’ anni fa e più, anche se nessuno lo sa, ed io lo penso a stento, sono l’ufficiale più anziano sulla nave, e tutto fila tranquillo, tutto va bene, e ogni tanto mi viene in mente di salire in alto, sul ponte, nel caso si scorga bianco, immenso nell’acqua blu e gelida il volto d’un iceberg gigantesco.<br /><br /><br />Ma sotto le luci bianche di Biblios, la grande nave dalle potenti turbine, carica di sapere e di apprendimento da trasbordare oltreoceano, vedo solo i delfini che ci seguono e che indicano una totale assenza di pericolo.<br /><br /><br />E’ necessario studiare, organizzarsi e, perché no, anche agitarsi, ossia essere in movimento.<br /><br />Penso che Antonio avesse proprio ragione.<br />***<br />Credo di averLa annoiata abbastanza.<br />Si ricordi di tutti noi, Segretario (mio Padre era un meraviglioso Segretario Comunale, molisano, dal 1966 al 1971 Segretario di Monte Argentario GR), non scrivo solo per me.<br />Scrivo anche per il mio collega, che adesso non mi tratta come due anni fa.<br />Il mercoledì mattina presto servizio all’Ospedale di Grosseto come volontario.<br />Lì devo aiutare come se fossi un parente sbucato da chissà dove, un amico ritrovato.<br />Fare umili e semplici cose.<br />E non essere malinconico né preoccupato.<br />Parlare poco, ascoltare storie di animali, di letture.<br />Parlare magari di Bianciardi o di Baricco, prendere dei libri nella biblioteca dell’ospedale, convenzionata con quella comunale.<br />Credo che andrò sempre più spesso in ospedale.<br />Comincio a volerGli un gran bene, come se fosse la grande biblioteca … anzi, parentoteca o … amicoteca.<br /><br />Oltre al dialogo il Ricatto silente, ho scritto un romanzo: Hirundo e ne sto scrivendo un altro: Rufus il guerriero.<br /><br /><br />Vivissime cordialità, Sindaco.<br /><br />Grosseto, 13 novembre 2003<br /><br /><br /><br />Gennaro Luigi di Jacovo<br /><br /><br />Scuola: ITC …- Servizi Biblioteca<br />via Sicilia 45 - 58100 Grosseto<br /><br /><br /><br /><br />Gennaro di Jacovo<br />ITC …\<br />Servizi Biblioteca<br />58100 Grosseto<br /><br />Romano Prodi<br />Bologna<br /><br />Carissimo Romano,<br />Ci siamo conosciuti a Porto S. Stefano nel 1983, un sabato pomeriggio. Mi presentai un po’ sfacciatamente in una strada in salita del paese dell’Argentario dove abitavo con mia madre e mia sorella.<br />Ti scrissi nel settembre del 1996. Mi rispondesti molto cordialmente. Ti avevo mandato un mio piccolo libro di poesie, ‘ le Foglie del Nespolo ’.<br />Eri ancora Capo del Governo.<br />In quel periodo insegnavo da poco nel Liceo Linguistico del Liceo Classico Dante Alighieri di Orbetello GR.<br />Mi aveva scritto in quel periodo anche il Vaticano, visto che avevo spedito al Santo Padre, allora ricoverato al Gemelli per accertamenti e per un piccolo intervento, un plico contenente un manoscritto di mio Padre Antonino.<br />Il manoscritto parla della sua vicenda di paziente in ospedale ad Orbetello e a Roma e di una sua speciale esperienza mistica.<br />Dopo aver ricevuto le due lettere, la tua e del Vaticano, per una bizzarra coincidenza ebbe inizio una contestazione forte e priva di qualsiasi ritegno nei miei confronti.<br />Avevo appena ultimato la stesura per la mia Scuola della Carta dei Diritti e dei Doveri, che è tuttora in vigore nel Liceo Dante Alighieri.<br />Nel giro di poche settimane, accusato di cose assolutamente non vere con la tacita complicità della stessa Scuola, prima ancora che la Magistratura mi dichiarasse assolutamente estraneo ai ridicoli fatti di cui mi si accusava (aver aiutato gli Alunni, aver parlato di mia Madre in classe, aver rivolto alcune critiche al contesto), fui sottoposto ad una visita medica che a mio parere poco aveva di medico e dichiarato non idoneo all’insegnamento.<br />Fui lasciato nella più assoluta solitudine per sette mesi almeno e infine, nel maggio del 1997, utilizzato come coordinatore di tutte le biblioteche scolastiche del Distretto n. 37 di Orbetello.<br />Un Distretto scolastico molto vasto.<br />L’ufficio che mi fu attribuito era privo di bagno, di servizi igienici.<br />L’unico essere direi umano, a Dio piacendo e sono sicuro che piace, che mi fu vicino in quei mesi durissimi e disumani fu Argo, il mio pastore belga. Abbiamo qualcosa di belga in comune, come vedi.<br /><br />‘Sono a conoscenza della tua attività<br />di professore poeta …’<br />… dicevi nella Tua lettera del settembre del 1996.<br /><br />Ebbene, da allora ho dovuto lasciare Porto S. Stefano, la mia casa, dopo che Mamma è morta, venire a Grosseto ed affrontare umiliazioni assolutamente gratuite, accettare di occuparmi della biblioteca di un Istituto Commerciale, piena di libri di economia, mentre prima il mio lavoro era insegnare latino e greco.<br />Ho dovuto adeguarmi.<br />Computerizzarmi, anche se nella stanza delle ‘mia’ biblioteca c’è un’aria retrograda, manca telefono, Internet e tutta la Scuola, come vedo, tratta i libri come fossero merce pericolosa. Passo il tempo a chiedere, suggerire cose elementari che non vengono concesse. Ogni mia iniziativa è mortificata. Eppure procedo con ogni prudenza.<br />Seguo gli insegnamenti di mio Padre. Altri seguono l’estro comune.<br />Mio Padre amava lo studio delle lingue.<br />Era un ciclista formidabile, specie in salita, ai tempi della ruota fissa, delle strade sterrate e di rapporti unici e spaventosi, per le salite del Molise, dell’Alto Molise.<br />Io sono stato un suo umile figlio e servitore, una specie di gregario, come si diceva di certi ciclisti un tempo.<br />Non conosco che un po’ di molisano e di italiano.<br />E naturalmente un po’ di latino e greco.<br />Non mi hanno permesso di restare al linguistico, sette anni fa.<br /><br />Ho seguito le tue imprese in bicicletta, nella maremma, a Santa Fiora e sul Pordoi.<br /><br />Ero a Porto Santo Stefano, la mia … Capitale, questa estate, per riprendere il mio Regno e le mie Salite dopo cinque anni di pianura maremmana.<br /><br />Non posso offrirti più il mio contributo per le tue escursioni in bici, come feci sette anni fa. Sei pieno di amici ciclisti. Dilettanti e professionisti.<br />Vado da solo.<br />Non scandalizzarti, ma mio Padre è con me.<br />Davanti. Lo seguo a una certa distanza.<br /><br />Ha una Legnano amaranto, rosso scuro, con un rapporto spaventoso. Come Ti dicevo.<br /><br />E’ vestito di bianco e di celeste, come me, che ho anche un giubbetto giallo e una bici Bianchi blu chiaro.<br /><br />Sento che sarai di nuovo Primo Ministro.<br /><br />Ti darò qualche dritta per la Scuola, se vuoi.<br /><br />Ho scritto un saggio per pochi amici sul sistema educativo italiano.<br />Non credo che ti farebbe molta pubblicità. E’ un po’ forte. E’ in salita.<br />Oltre a questo, ho scritto un romanzo, Hirundo, sull’informatica e le sue conseguenze.<br />E’ un po’ ‘fantascientifico’.<br />Adesso sto scrivendo un altro ‘romanzo’, Rufus il guerriero.<br />Non so come finirà.<br /><br />Ma finirà.<br /><br />Tempo fa mandai le mie poesie a Massimo D’Alema.<br />Le apprezzò.<br />Una diceva:<br /><br />Quando vedi i primi piccoli ulivi<br />sulla strada tortuosa<br />tu sai d’essere giunto<br />alla tua casa<br /><br />Credo di averti detto quasi tutto.<br />Dimenticavo i consigli per la scuola:<br /><br />1. i docenti è bene che abbiano un solo lavoro e che si dedichino solo all’insegnamento. Attualmente alcune categorie di insegnanti hanno la possibilità di svolgere più lavori, e questo è assurdo. Largo ai giovani in cerca di occupazione in possesso delle attitudini e di tanta voglia (io ho quattro abilitazioni all’insegnamento, ma lo Stato mi utilizza per custodire libri, senza consentirmi un attivo interessamento nei rapporti con tutta la Scuola ed Enti Locali e senza fornirmi mezzi per svolgere una efficace opera di operatore bibliotecario: la mia biblioteca di Grosseto non ha Internet, ripeto, né telefono, né fax o fotocopiatrice, al contrario di altre, non è collegare in rete con altre biblioteche cittadine, non acquista testi, non ha fondi e così via …);<br /><br />2. è necessario garantire maggiore autonomia giustizia ai docenti diciamo così creativi, attivi e originali.<br /><br />Basti pensare che il Liceo Dante Alighieri di Orbetello GR mi ha riconosciuto nel luglio 2003,dopo sette anni, 110 delle 137 ore impiegate (ma ne occorsero molte di più, e dovetti lavorare a casa con il mio personale computer e con la mia stampante con una specie di volontariato scolastico che ho sempre praticato) per stilare la Charta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola.<br />Lo stesso Liceo non mi ha ancora riconosciuto 95 ore di aggiornamento fatto fra il ’95 e il ’98 per suo conto.<br />E l’Istituto Tecnico Agrario Leopoldo II (altro grande Esule, come Dante) di Grosseto non mi ha ancora riconosciuto 98 ore di aggiornamento e formazione da me svolte fra il 99 e il 2000 frequentando anche l’Istituto Professionale Luigi Einaudi di Grosseto.<br /><br />Sono Scuole molto attive nel campo dell’educazione economica ed informatica, ma evidentemente, absit injuria verbis, non molto veloci nell’applicazione dei diritti fondamentali del docente (ut ita dicam), almeno nel mio caso.<br /><br />Ma non importa.<br /><br />Felix qui potuit rerum cognoscere causas …<br />Non sono lamentele, queste mie.<br />Sono fatti storicamente verificabili.<br />Sono lavori in corso. Salite ancora da fare.<br />Dio ci conceda sempre una buona salita, anche se qualche volta viene voglia di scendere e prendere un taxi, come fa qualche furbone.<br /><br />Sulla nostra strada non ci sono ristoranti, locande, nessuno ci offre niente. Non ci accompagnano ciclisti famosi. Ogni tanto s’incontra un tizio alto e magro, col naso come uno staffile, i capelli lisci e neri.<br />Va forte come un airone.<br /><br />C’è un altro che ci incrocia.<br />Saluta in fretta. Un certo Nencini.<br /><br />Per non dimenticare il più possente, generoso e loquace: Gino.<br />Siamo gente semplice, ma non tanto.<br />Siamo una squadra di gente sola, ma stiamo sempre assieme, Antonino, io e gli altri ciclisti dell’ultima salita.<br /><br />Antonello Venditti permettendo.<br /><br /><br />Questa volta ti mando dei saluti speciali.<br /><br />Il 16 maggio, dopo che scrissi ripetutamente in latino al Santo Padre (il mio Pater Secundus, come affettuosamente Lo chiamai) mi giunse una speciale Benedizione Apostolica per me ed i miei.<br />Ti piaccia dividere con me, come se Tu fossi un mio ‘parente’, questa benedizione.<br /><br />Ti porterà bene, come porterà bene alla pianta che innaffi e a tutti i suoi estimatori.<br /><br />Ma non dimenticarti del Nespolo e delle sue Foglie, che crescono sempre, estate e inverno, senza fine. Anche se lo trascurassi, penserebbe bene a vivere. Ma è bene non dimenticarlo.<br />**<br />Scusami se Ti do del ‘tu’, come se io fossi una vecchia locomotiva.<br />Sono un Volontario dell’Avo, e lì mi danno tutti naturalmente del ‘tu’.<br />Se ci incontri sulla strada, me e Antonino, con il resto dei ciclisti persi, offrici una borraccia d’acqua fresca.<br />D’acqua frizzante di Kaster Kar.<br />Ci piacciono le bollicine …<br />Mi riconosci facilmente.<br />Sono piccoletto ma forzuto. Vestito d’un giubbetto giallo, come Anquetil.<br />E sotto ho i colori bianco e azzurro dell’Avo, della Polizia, di Madre Terza, del cielo e delle sue nuvole.<br /><br />Buon viaggio per Roma, Romano.<br />Ricorda però che per me la capitale è l’Argentario, dove ci conoscemmo, dove è mia Madre e dove mio Padre sogna ancora di costruire un Tempio alla Madonna.<br />Dal 9 Luglio 1971 quel sogno è la sua eredità per me. Resterà un sogno, ma quante migliaia di volte ho fatto la salita sull’Argentario, estate e inverno, tutti i giorni, verso Capo d’Uomo e mi pare già che sia pronto e costruito.<br />Pare quasi di vederlo, alto, arioso, luminoso, pieno della musica della canzone che papà e io ascoltavamo spesso: Let it be …, dei Beatles.<br />When I find myself in time of truble …<br /><br />I Templari, come vedi, non sono ancora spariti.<br />Ma non girano più con enormi spadoni e corazze di ferro.<br />Offrono mangime alle tortore, portano a spasso un canone nero belga/tedesco (Argo, in fondo, è un ‘ pastore europeo ’), si occupano di libri, di gatte e di biciclette. E non delle crociate. Nemmeno delle parole crociate …<br /><br />Accetta i miei più cordiali saluti ed auguri, per te, i Tuoi e la tua Famiglia.<br /><br />Ricordati dell’acqua …<br /><br />Grosseto, 29 ottobre 2003<br /><br /><br />Gennaro di Jacovo<br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br />epsilon<br /><br /><br /><br /><br />Non era mai stato depresso.<br />Di questo era certo.<br />Su questo poteva anche fare dello spirito innocente …<br />Era stato, invece, amava pensare, soppresso, represso, forse anche cipresso, come quegli alberi verdi e svettanti che cisìrcondano le belle ville di Fiesole, del Chianti e delle campagne in genere di stile toscano.<br /><br />Alberi associati al pensiero del passato, dei cari partiti per il viaggio di chi non porta i bagagli.<br /><br />Eppure qualcuno lo aveva giudicato tale.<br /><br />Chi è veramente depresso?<br />E perché?<br /><br />*<br />Depressione, deprimere.<br />Pressione.<br />Di cosa?<br />Come al solito per questo termine il linguaggio si comportava facendo riferimento a qualcosa di assai pratico e materiale per indicare uno stato anche astratto, impalpabile ma connesso strettamente con la materialità.<br />L’uomo, l’animale che sostanzialmente è e che si sforza di misconoscere, dipende strettamente dalla fisicità delle cose, ma si crogiola nell’illusione di godere d’una esistenza e d’una dimensione spirituali, impalpabili e astratte.<br /><br />Crede di avere un’anima, di essere il figlio prediletto d’ogni divinità e che questa si sacrifichi sempre per lui, nonostante le sue evidenti e immense colpe, la sua voglia di rinnovarle, la sua inimicizia stessa per ogni forma di tranquilla e serena esistenza.<br /><br /><br />Ecco quindi il sogno dell’uomo, la sua aspirazione all’eterno, all’intramontabile luce d’una vita ultraterrena immaginata come una proiezione fisica e materiale di questo mondo in un altro, fatto di colori chiari e luminosi, popolato di figure galleggianti fra nuvole bianche, eppure materiali e solide.<br /><br />Questo miscuglio di leggero e di pesante era tutto quello che l’uomo poteva immaginare per raffigurarsi una dimensione ‘spirituale’.<br /><br />Gli eventi favorevoli della vita contribuivano a fornire la giusta ‘pressione’ al sua atteggiarsi complessivo, come se fosse un pneumatico d’automobile fornito di precise indicazioni a proposito a cyra della casa costruttrice.<br /><br />***<br />Naturalmente, una fortuna troppo fausta poteva indurre a forme di euforia, di benessete indotto o di ‘ottimismo’ eccessive, e questo conteneva il rischio di sopravvalutare le prorpie capacità, con una insita attitudine a futuri insuccessi dovuti alla scelta di situazioni e avversari insostenibili.<br /><br />Una serie negativa invece di eventi negativi dovuti a cause individuali o contestuali poteva portare ad un atteggiamento misto di cautela, prudenza e quasi timore di qualsiasi scelta, tanto da comportare una lentezza evidente nelle necessarie risposte che la vita richiede incessantemente.<br />Questo atteggiamento di lentezza critica, ossia di scelta, faceva assumere all’individuo colpito da una serie di fattori deprimenti un particolare atteggiamento quasi sonnolento e letargico che aveva fatto scegliere per lui l’attributo pneumatologico di ‘depresso’.<br /><br />E’ rilevabile però che la ‘depressione’ non è altro spesso che uno stato di prostrazione e stanchezza quasi atletica dovuta all’aver dovuto affronare compiri troppo faticosi, di fronte ai quali vuoi per generosità, vuoi per semplice fretta, vuoi per le pressioni del contesto ambiente non si è stati capaci di dosare adeguatamente le forze.<br /><br /><br />Dosare le forze, poi, è cosa che solamente gli egoisti puri riescono veramente a fare.<br /><br />***<br />Gli atleti del corpo e dell’anima, i generosi, si accorgono dopo di avere eventualmente speso troppe energie, e quindi possono cadere in uno stato di pseudodepressione, dovuta invece all’ostilità ad alla osticità delle prove affrontate, a volte anche alla persecuzione contestuale scatenata nei loro confronti.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br />LE GATTINE di Anna Maria Vittori di Jacovo<br /><br />Erano tre gattine che saltellavano nella macchia, due bianche e nere e una tutta nera. Tre batuffolini di allegria e di affetto.<br />Tre piccoli folletti che apparivano all’improvviso dall’ombra verde.<br />Così piccole e perdute nella grande macchia oscura.<br /><br />Sono state la parte più bella di noi, gioia di vivere, capacità di amare, scherzo e curiosità di sempre nuove scoperte.<br />Ci hanno donato il loro affetto senza un perché, contente di quanto riuscivamo a dare loro.<br />Le abbiamo prese con noi e sono diventate parte del nostro progetto di vita insieme.<br />Non ci siamo subito resi conto di quanto ci fossimo attaccati a loro.<br />Non dimenticherò mai quando nel giardino di Santo Stefano sono salite per la prima volta sulle mie ginocchia. Avevano già tre caratteri diversi: più curiosa e avventata Silva, dolce e timida Iole, calma e assennata Loi.<br />Poi Iole è sparita ed ha lasciato dentro di noi una ferita profonda.<br />Le due gattine rimaste erano la nostra gioia, facevano le fusa appena ci vedevano, ci aspettavano sul pianerottolo quando ritornavamo a casa, si buttavano a pancia all’aria per farci festa, mentre qualche volta Silva si nascondeva dietro lo scalino e si vedevano solo le orecchie e gli occhioni gialli.<br />Loi aveva dei grandi occhi dorati ed era la prima a venirci incontro e a salutarci. Facevano i salti al di fuori del finestrone della cucina per vedere se eravamo lì e miagolavano per chiamarci.<br />A volte per aspettarci si mettevano sopra le colonne del cancello, una di qua, una di là come due statuine.<br />Quando Loi saliva sul tetto della loro capannuccia e non riusciva più a scendere Silva veniva a chiamarci perché la venissimo a prendere.<br />Ora insieme a Loi è andata via una parte della mia vita, ho perso una creaturina che mi voleva bene e mi ha dato tanto affetto e gioia, resterà insieme alla sorellina perduta sempre dentro il mio cuore. Il loro sarà un ricordo bello e triste insieme.<br /><br />Maris pecten<br /><br /><br />carezze assolate di lontane mani mai riconosciute<br />e sorrisi d’ una vita assiderata in lontane pianure<br />di nevi e di ghiacci bianchi e taglienti<br />ruote rotonde di volventi gomme<br />e irti vetri insidiosi<br />sotto la polvere<br />e sul brecciolino ruvido<br />mentre tu camminavi solenne<br />ispezionando il tuo vasto regno di ricordi<br />e le zampe fitte delle sedie di legno<br /><br />avevi un canestro verde di pettini e di spazzole<br />per farti luccicare come il mare di Napoli<br />il tuo mantello nero<br />ma non sempre ce lo permetteva<br />d’usarle Re Kbbell<br /><br /><br />quanti temi e versioni da correggere<br />e quante relazioni lunghissime<br />eppure<br />adesso ti dico che allora<br />… “un’onda poteva pettinare il Mare<br />e incanalarci in saldo sentiero …”<br /><br /><br /><br />Loi<br /><br />Piccola loi<br />quando mi vedi sali<br />sul mobile di legno<br />in fondo al letto<br />e miagoli a scatti<br />come se tu fossi un piccolo cane<br />e volessi abbaiarmi ...<br /><br />Il tuo modo di miagolare è così tremolante poi<br />quando avvicino la mano<br />e fai capire<br />di volere ch’io ti accarezzi ...<br />Ti ho trovata in un bosco<br />vicino al mare<br />in alto sopra il monte verde<br />in un giorno caldo e pieno di sole<br />mentre in bicicletta<br />salivo su ...<br />Rimasi incantato da tre gattine<br />una nera<br />le altre nere e bianche<br />che saltellavano verso di me<br />come tre piccoli angeli agili<br />eleganti<br />e socievoli<br /><br />Le mie gatte<br />di Anna Maria e Gennarino<br /><br />le mie gatte hanno gli occhi gialli<br />e il colore del giorno e della notte<br />ci aspettano quando usciamo di casa<br />e a volte ci seguono di sera<br /><br />non appena avvicini la mano<br />ti fanno le fusa<br />e si gettano a pancia in su<br />una si acquatta e simula un agguato<br /><br />l’altra ti festeggia<br />quella che ha una maschera nera<br />come Batman<br /><br />le mie gatte hanno bisogno di cure<br />da quando le ho trovate<br />in un bosco verde e scuro<br /><br />sono abituate a vedermi vestito da ciclista<br />perché così mi hanno visto la prima volta<br />di un mattino di Agosto<br /><br />in un paese dove c’è sempre il sole<br />e tanti scogli a picco sul mare<br /><br />dove passano navi bianche<br />e i delfini saltano sopra le onde<br /><br />le mie gatte sono sempre con me<br />e fanno le fusa nel mio cuore<br />il mio cane le ama<br />e si lascia pettinate dalla loro coda<br /><br />***<br />**<br />*<br />L’interruzione di uno stato a cui ci siamo affezionati, che sia bellissimo o meno, ci provoca dolore, ansia d’un ritorno impossibile, attesa che non finirà che in sé stessa.<br />Il superamento di questo stato comporta l’assimilazione dell’ansia, la fine d’una situazione di staticità affettiva.<br />Ma comporta anche una qualche crudeltà per la persona, la cosa che non c’è più se non dentro di noi, nella memoria.<br />Non esercitare questa sorta di crudeltà necessaria in qualche modo alla continuazione della vita ordinaria vuol dire ostinarsi a conservare vivo un grappolo di ricordi che non trova più il referente fisico nel contesto.<br />E’ una specie di continuazione delle azioni della vita, dei suoi sentimenti e affetti, un atto di riverente rispetto che di solito infastidisce chi intorno a noi ne è testimone.<br />Certamente, si potrebbe sospettare che un eventuale simile atteggiarsi sia dovuto ad un sentimento di colpa per qualche azione inopportuna commessa precedentemente, oppure ad un tardivo senso di devozione.<br />Oppure si potrebbe pensare ad una specie di quasi egoistico senso di autocompiacimento nostalgico.<br />Fatto sta che in presenza di una lunga permanenza del rimpianto per una persona o una situazione perdute noi ci troviamo di fronte al permanere stesso dell’influenza di quella persona, quella situazione.<br />E’ una specie, per qualcuno addirittura ‘patologica’, di immortalità concessa a chi ci lascia per qualsiasi motivo in modo più o meno permanente e consistente nel continuare ad in fluenzare obiettivamente la vita stessa, non solo il pensiero, di chi la ricorda costantemente e ne ricorda i consigli, le parole, i precetti.<br /><br />Dopo questo consumarsi e limarsi, come d’un ciottolo di fiume,<br />arriva un giorno e ci si trova come vestiti d’un vestito nuovo e scintillante,<br />circondati di una luce soffusa e senza ombre, e quasi ci si illude di sapere cosa fare.<br />Si prova la sensazione di essere ormai parte di quella persona perduta, di quella cosa o situazione, e di ‘dovere’ agire anche nel suo interesse, magari a costo anche di fare il proprio danno, in qualche caso.<br />E si poteva forse perdere la cognizione dell’entità di questo danno.<br /><br />Per l’amore di una dimensione perduta, rivissuta nella memoria e nel cuore, per il recupero memoriale e affettivo d’un mondo finito, ci si poteva perdere nell’infinito d’un futuro imprevedibilmente vago, ma capace di affascinare ed attrarre come contrapposto ad un presente effimero e svilito, privo di attrattive, seppure certo e pseudorassicurante per gli aspetti essenziali.<br /><br /><br />Questa oscillazione fra uno stato di rassicurante e quieta pace ed un altro di incerta e pericolosa guerra è simboleggisata nel mito latino dal volto duplice di Giano, il dio della pace e della guerra.<br /><br /><br />Eppure, la guerra non è sempre violenta e distruttrice come si crede, a volte è solo una guerra latente e simbolica, come la pace non sempre è feconda e ricca di frutti saporiti: spesso è un malinconico e piatto trascinarsi da uno stato letargico ad uno se possibile ancora più passivo e statico.<br /><br /><br />*<br /><br /><br />Le apparenze non ingannano mai. Scompaiono e fanno posto alla sostanza ed all’essenza, che sono folgoranti di luce deleteria.<br /><br />Fra la guerra e la pace e le loro parvenze effimere, c’è un muro di segni arcani messi sopra pagine di carta.<br /><br /><br />Dentro quattro di queste mura, o al riparo d’uno solo di essi, è possibile illudersi di avere una pace cordiale e serena come un cielo di aprile.<br /><br /><br />**** La nostra biblioteca<br /><br />Sei sempre stato amante dei miei libri<br />e delle buone letture o faticose che facevo<br />nella casa del mare … parva sed apta tibi<br />sedevo per interi pomeriggi<br />e tu mi facevi compagnia<br />sdraiandoti nella piccola branda sotto lo scrittoio<br />come un precettore paziente:<br />mi vegliavi fino alle ore della notte<br />e qualche volta uscivamo in quelle ore buie<br />a contare le stelle lontane fredde e belle …<br /><br />***<br />Mi manchi<br />Argos<br />e dal vetro del grande corridoio<br />accanto alla nostra biblioteca guardo la luce fioca<br />della tua ultima casa<br />ed è come se il tuo grande Spirito fosse sempre con me<br />e la tua forza sostenesse il collare amaranto<br />che ti ho comprato l’estate passata<br />e che metto al mio collo ogni tanto<br />perché sarò il tuo cane umile e fedele<br />e tu sarai per sempre il mio pastore:<br /><br /><br />portami tu lontano<br />tirami forte ancora con la tua grande mano<br />sostienimi bene sopra le tue braccia<br />come facevo io con te<br />quando eri piccolissimo<br />e ti portavo in collo<br />nel paese del mare<br />dove per tanti anni<br />hanno sorriso ai nostri sogni<br />.<br /><br />*** ***<br />***<br /><br />Dormi adesso mio caro pastore<br />e assai veloci passeranno le ore<br />come un tempo sorvegli<br />che io lavori<br />che io legga e che scriva<br />aspettando che venga il giorno<br />che lasciati i miei libri io ti ritrovi<br /><br /><br /><br /><br />sorveglia questa stanza colma di volumi<br /><br />amico mio di sempre<br />mentre io leggo vedo ancora la tua culla<br />se tu sei qui per me non mancherò di nulla<br /><br /><br /><br />***<br /><br />Un tempo tutto il sapere era affidato a oggetti composti di numerosissimi fogli, e prima ancora da tavole di argilla, lastre di pietra, frontoni e colonne, rotoli d’una unica striscia d’una carta speciale, forte, raffinata ed elastica ricavata dalle foglie del papiro.<br />Erano oggetti strani, da conservare dentro scaffali appositi, ma potevano anche essere trasportati e conservati nei luoghi più disparati,<br />C’era chi li teneva accanto al letto, nel bagno, come fossero delle miniterme romane, in giardino, in auto e in aereo.<br />Tutti ne avevano una bella scorta, ma in definitiva pochi trovavano il tempo per adoperarli.<br /><br />Si adoperavano tenendoli ad una trentina circa di centimetro dal viso, con gli occhi fissi su di essi, pronti a decifrarne i segnetti neri o colorati, o le immagini.<br /><br />Non era agevole restare per ore attenti a quei codici, perché questo erano, simboleggianti concetti, oggetti, rapporti, modalità.<br />Pochi a dire il vero sapevano resistere, straniarsi a poco a poco dalla realtà ambiente, quasi dimenticare amici e parenti e tuffarsi nel mondo delle lettere, della narrativa, della saggistica, o anche del sapere scientifico e tecnologico.<br /><br />Era un rischio, quello di isolarsi, se isola è rischio, visto che tutte le Terre lo sono, e ritrovarsi un giorno come uno dei più illustri dei biblionauti, un certo Giacomo ... dei Leopardi da Recanati nelle Marche.<br />Curiosamente, dopo una adolescenza vissuta a leggere e studiare, si era ritrovato incapace di intrattenersi comunemente con gli uomini, incapace di comunicare con la vita comune, persino privo di un semplice titolo di studio, di un riconoscimento che tutti finiscono per avere, dopo tanto studio.<br />Ma il suo era lo studio di Ulisse, che per sfuggire all’isolamento cerca un’isola, era stato uno ‘studio matto e disperatissimo’.<br /><br />E’ strano, ma fino a un certo punto, che l’uomo più intelligente, ed il più scaltro, abbia impiegato tanto a tornare a casa, e la sua casa non era il centro degli achei, non era Micene o Tirinto, ma era Itaca.<br /><br /><br />Lì era il suo Argo ad attenderlo, e lì immaginiamo ancora che siano Ulisse, Penelope, Telemaco ed Argo, con il buon Eumeo.<br /><br /><br /><br />Per Ulisse, Itaca, un’isola, era la meta ideale per trovare tutto il mondo ed in un certo senso era stato questo, con un eccesso ed una sazietà di rapporti caotici a determinere il suo isolamento.<br /><br />Cercare un’isola per non essere isolati.<br /><br /><br /><br />Louis rifletteva su questi apparenti paradossi.<br />Leggere, si chiamava proprio così l’operazione che facevano gli uomini un tempo con gli oggetti portatori di informazioni chiamati in definitiva ‘libri’.<br />Ma leggere era faticoso, con tutte le alternative che si presentavano.<br />Solamente anticamente poteva essere considerato l’unico e quasi privilegiato tramite fra la filosofia, tutto il sapere, e la realtà ambiente, fra la memoria del sapere e la sua tecnologica e pratica applicazione alla vita tangibile.<br />E c’era voluto del bello e del buono per riuscire a classificare il concetto stesso, vastissimo, della realtà.<br />Molti confondevano questo concetto, che in sé non fa neppure parte della realtà pratica, in quanto astratto, con quello del contesto.<br />Il contesto è tutto quanto ci si costruisce intorno, come un tessuto, come un bozzolo intorno a un baco e per questo motivo rischiamo di esserne anche soffocati.<br />In ogni caso ne siamo potentemente condizionati.<br /><br />Cose, fatti, persone, idee e pregiudizi, opinioni altrui, tutto ci piove addosso e si posa come neve, o grandine.<br /><br />E dobbiamo trovare una via, evitare di restare sommersi, di scivolare, distinguere il nostro dall’altrui, regalare il nostro ed accaparrarci l’altrui, copiare, far copiare, proteggere qualche idea come un amante geloso.<br /><br />Offrirla come una cortigiana o donarla come un santo, al vento ed<br />agli animali, prima ancora che agli uomini, che sono sempre ultimi nell’apprezzare quanto viene offerto senza prezzo deciso.<br /><br /><br />Il contesto era il reticolo, la matassa, il bozzolo in cui si trasformava ogni rapporto con il mondo esterno. Era un tessuto ideale e reale in cui era reale l’ideale e ideale il reale.<br /><br /><br />***<br /><br /><br /><br />La realtà invece era tutto, persino irrealtà.<br />Sarebbe stato impossibile ipotizzare invece un contesto decontestualizzato.<br />Esso spariva di fronte al suo contario.<br />La realtà, invece, che ra in definitiva Dio, si realizzava prorpio di fronte alla sua negazione e distruzione. Alla sua crocifissione.<br />Risorgeva, riprendeva una vita che non era quella perduta, ma una nuova e più tenace, più viva quasi.<br /><br /><br />**<br /><br /><br />La realtà comprendeva anche la non realtà, come Cesare era padre del suo assassino, e Cristo rabbi anche di Giuda, suo discepolo.<br /><br />Il contesto invece ammetteva solo se stesso ed il groviglio che ne consegue.<br /><br /><br />La realtà dava vita, mentre la toglieva.<br /><br />Il contesto nutriva e proteggeva, ma quando esiliava. ostracizzava, uccideva era solo per fare questo.<br /><br />***<br /><br />Molti erano stati i tentativi di ribellione, di dissenso verso il contesto, o verso diversi contesti.<br /><br />Di Abele e di Remo, di Socrate e di Cristo, fino a quello che si poteva considerare, ed era considerato ormai a conti fatti, il sedicesimo dissidente.<br /><br />*** The sixteen chapel<br /><br /><br /><br />zeta<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><strong>LI<a href="https://twitter.com/#!/polilithio">CEO CLASSICO STATALE BIRBANTE DI IERI<br /><br />ORTOBELLO DELLA ZEPPA DEL KASALE</a> </strong><br /><br /><br /><br /><strong>CA<a href="https://twitter.com/#!/polilithio">RTA DEI DRITTI E DEI ROVESCI<br /><br />PROGETTO CATTIVO DI ISTITUTO</a> </strong><br />In hac lasagna vinces<br /><br /><br />LICEO CLASSICO BIRBANTE DI IERI<br /><br />Ortobello<br /><br />***<br /><br />CARTA DEI DRITTI E DEI ROVESCI NELLA SCUOLA<br /><br />PROGETTO CATTIVO DI ISTITUTO<br /><br /><br /><br /><br />introduzione:<br /><br /><br />Il Liceo Classico ‘Birbante di Ieri’ è situato in una zona periferica della città di Ortobello, in locali provvisori reperiti dal Comune nella Scuola Media nel 1989, in seguito ai danni previdenziali verificatisi nell'edificio precedentemente usato e situato in Via Dante.<br /><br />La Scuola ha servito da sempre un cospicuo 'bacetto di utenza', costituito dai comuni di Ortobello, Monte Arenario, Caparbio, Mangiamo, Migliano e Vitigliano, per citare i limitrofi.<br />Fin dalla sua nascita, l'Istituto ha voluto rispondere all'esigenza di dotare questa zona di una scuola ad indirizzo non umanistico ma ‘manistico’ che consentisse la frequenza in loco a tutti gli utenti obbligati altrimenti a rivolgersi alle ottime strutture didattiche di Grosseto o Civitavecchia.<br /><br /><br />Il Liceo Classico Ginnasio Statale "Birbante di Ieri" risulta istituito nel 1962 e reso autodromo nel 1967.<br /><br />La Scuola non ha avuto mai altro pregio migliore che quello della varietà della provenienza dell'eterogenea popolazione discodocente, fattore che costringe gli indigeni a sforzi di intelligenza insoliti, mutatis mutandis, per fronteggiare ostacoli nella fornarizzazione degli orari e nella disorganizzazione delle attività di sostegno e recupero, nonché scontri desocializzanti deformativi nell'ambito del *** Progetto Senescenti e dell’ Università della Turpe Età o della ‘Tarpa Leali’, inno della classe 2^ B dall’ottimo tessuto socializzante.<br /><br />Fino a questo momento, però, questo elemento ha comunque di fatto provvidenzialmente impedito un regolare svolgimento di tutte le attività didattiche, ed in certi casi è stato forse fattore di scambio e di conoscenza fra inculture confinanti e dotate opportune ed idonee di caratteristiche devastanti.<br />Il fatto di non poter disporre ancora di un proprio edificio, con laboratori attrezzati, palestra e spazi ampi per le proprie attività didattiche, è quindi un elemento positivo per l’aberrante sviluppo abortivo della scuola, che però svolge comunque, avvalendosi di strutture vicine all'istituto per quanto riguarda le attività sportive, tutto quel che regolarmente nuoce alla formazione scolastica, in poche parole il suo compito diseducativo di caratura atletico intellettiva.<br /><br />Nel 1991 è stato costituito il Liceo Scientifico situato in un paese vicino, sezione annessa del Liceo Birbante.<br /><br />Il Comune di Ortobello non aveva fatto alcuna richiesta per la costituzione di scuole nel suo territorio<br /><br />Questo, si ripete, malgrado i numerosi consigli in tal senso ritenuti persino molesti dal ‘contesto’ scolastico e da quello ad esso limitrofo.<br /><br />Nel 1993 è stata istituita la sezione sperimentale ad indirizzo linguistico.<br />Se ne sentiva la mancanza.<br /><br />Pax et bonum.<br />Carpe parcam carpam et noli carpere scarpam..<br />In questo modo il Liceo Birbante di Jeri si presenta ora perfettamente adeguato alle esigenze didattiche di una utenza diversificata che può avere a disposizione tre diversi indirizzi scolastici fra cui scegliere il più idoneo ad un regolare disorientamento, il cui refetente è il prof Spolve Rino, detto ‘Roonie Polvere di Strulle’, noto per l’efficacia dei suoi giudizi scolastici adottati specialmente per le Alunne, pubblicamente lodate in sede di valutazione e consiglio quando a suo dire dotate di forti orkidee.<br />Il giudizio sintetico ‘orchideizzato e\o … a’ , che nella versione originale e autorizzata dalle migliori università toscane suona come ‘chalep alle’, per quel docente equivale almento al famoso‘settepiù’ del professor Koki di televisionaria e renatiana memoria.<br />La disciplina trasversale che cementa i tre indirizzi è quella della chiacchiera linguistica del Corso Eulalia, il pettegolezzo classico, la diffamazione pseudoscientifica, il cicaleccio linguistico e\o linguacciuto.<br /><br />Il liceo Scientifico di Mangiamo, frazione di Diocikondooka ‘Ndovesimandooka, è sorto, come detto, nel 1991, e conta ora un corso completo, nonostante le attenzioni del prof. Sbrodoli, detto ‘Spatroonie’, o ‘Elvis the Floppies’ che se ne è infeudato astutamente.<br /><br /><br />***<br /><br /><br />Grazie a lui ed al Collegio dei Docenti del ’95 – ’96, capitanato dal prof. Spietrato, lo Scientifico non si è chiamato col nome di Eugenio Romani, come proposto dal suo preside successore.<br /><br />Sed nunc, Lucanae Musae …<br />*** Paulo majora canamus …<br /><br />***<br />Il territorio contestualmente ambiente offre molte prospettive di lavoro, a chi già può ereditarlo dai parentes, quindi per non lasciare insoluto questo nodo occupazionale, anche a livello di disorientamento, occorre una fase preparatoria di studio che coinvolga l'analisi della mortificazione delle attività umane e del deflusso di popolazione, unita all' analisi del territorio come pseudosistema socio antropico e fisico naturalistico.<br /><br /><br />Largo spazio deve essere dato, in questa fase, all'acquisizione degli strumenti comunicativi della lingua straniera e straniata che sono necessari, in prospettiva, per una più idonea competenza e compenetranza comunicativa , per un più efficace dialogo con paesi gemellati e, in ogni caso, per qualsiasi attività che richieda la conoscenza della lingua in tutti i suoi aspetti, apicali laterali e dormienti in fase subpalatale, anche a livello di ricerca e di studi della sua preparazione in salsa verde, nonché per la deformazione personale d’un’ appropriata rete dissociale.<br /><br /><br />L' obiettivo culturale e sociale sarà quello poi di disorientare gli allievi grazie anche ad una disattenzione specifica per una realtà locale che necessita di personale perito e perciò fatalmente inesperto nell'ambito delle attività connesse con l'ususfrutto delle risorse geotermitiche (Satolla) e terramaricole del Comune di Mangiano, secondo il motto Diocicondooka’ndovedimandooka, o<br /><br />comunque di imprenditori o liberi professionisti capaci di porre in gatto sapientemente le enormi depotenzialità del territorio, o ad un disinteressamento ad attività lavorative di cui si conoscano le caratteristiche essenziali anche ove richiedano inevitabili trasferimenti delle incompetenze personali.<br /><br />Nel Liceo è presente, e a disposizione di pochi intimi, un laboratorio multimediale in cui è possibile accedere, dietro uno speciale ‘introibit ad floppicas artes’ impartito dai due Capi<br />SineGat e SineKan, ad ineffabili esperienze floppizzate computerizzate con i computers antichi e nuovi, forniti all’uovo e completi del gioko delle Karte degli Storti e dei Roveshi, di briskola e skopas per licei, e ki più ne ha, meno ne metta, la videocamera da letto a coltri separate e\o fuse, anche abbinandola ad un micro necroscopio, con uso dello scanner a due lame, con la scheda d'acquasizione immagini.<br /><br />**<br /><br />La presenza di programmi di diseditoria molto efficaci, di programmi disintegrati (word processor, data base, foglio elettronico) potrà impedire poi di produrre materiale grafico e giornalini anche nottizzati che saranno la prova tangibile del lavoro effettivamente evitato.<br />Vale inoltre la pena di sottolineare che alcuni lavori potranno essere smemorizzati sottoforma di ipertosto e consultati da chi lo desideri in maniera certo con torta (anche vuota e senza zucchero).<br />Per lo studio della lingua potrà essere utilizzato il laboratorio linguistico, integrato nel laboratorio multimediale, adatto alla preparazione della salsa verde, come accennato più sopra che sotto.<br /><br />Disorientamento. Nel Liceo classico e nello scientifico viene regolarmente svolta attività di 'disorientamento' che prevede solo a beneficio naturale delle ultime classi visite guidate al Salone ‘Campus Disorienta’ e ‘Ki parte non rientra’ a Rema nel mese di Novobre, alle Università di Senna, Pesa e Sirenze tra febbraio e marzo, incontri organizzati con la Camerata del Lavoro per<br /><br />acquisire dati sulla situazione lavorativa del territorio, e con ex-alunni (universitari e partecipi dell'inespertinenza universitaria).<br /><br />La scuola organizza anche per alunni di tutte le classi la partecipazione a conferenze e spettacoli tetrali.<br /><br />Svolgere attività di disorientamento in tutto il quinquennio significa riuscire a sviluppare nel ragazzo specifiche incompetenze e incapacità attitudinali in senso globale:<br /><br /><br />1. Incapacità di decidere, cioè di riuscire ad avere a propria disposizione certi elementi che portano il giovane a non prendere una decisione autonoma, frutto di specifiche motivazioni capaci di indurlo ad alleggerirsi, in tutti i campi, di precise e specifiche responsabilità. Questo implica, necessariamente, una assoluta incoerenza tra quanto ci si propone, i mezzi con cui si opera e i risultati astratti a cui si vuole arrivare.<br /><br />2. Incapacità di autogestirsi, di riuscire cioè ad non essere autonomo nella vita di ogni giorno, di non sapere organizzare lavoro e tempo libero, studio e interessi personali. Questo comporta non saper creare uno schema di riferimento funzionale o di aggregazione che permetta al giovane di "crescere con rigoglio come gramigna e loglio".<br /><br /><br /><br />Di conseguenza un tal genere di "crescere" significa:<br /><br />- non autogestirsi.<br />- non confrontare le proprie idee con le idee degli altri, attraverso l'individuazione di risposte incongrue, l'analisi non appropriata di ognuna di esse, la immotivata discussione e la conseguente sciolta più che scelta.<br /><br /><br />3. Incapacità di autovalutazione, cioè non conoscenza di sé stesso, degli obiettivi che si intendono raggiungere in ogni campo, del proprio 'io' interiore (valutazione di sentimenti, ideali, interessi). A tale scopo è necessario che il giovane non abbia<br />dei valori culturali, politici, filosofici, etici e religiosi in cui credere.<br /><br /><br />Solo se non crediamo in uno o in una costellazione di questi, o anche d'altri, valori, possiamo disimpegnarci in modo astratto e passivo, non attivo e meno che mai deponente.<br /><br /><br /><br />L'acquisizione di valori ideali permette al giovane di conoscersi peggio, di autosvalutarsi e di non confrontarsi con gli altri.<br /><br />Da tutto questo deriva la capacità di "star male con se stesso" e "star male con gli altri", ossia subire passivamente le decisioni o la volontà di un gruppo, non avere il coraggio di parlare, di esprimere le proprie idee e, se utile, non lottare mai per far valere le idee che corrispondano ad una cosciente scelta individuale e universale, ma adeguarsi prono al suo gregge.<br /><br />4. Incapacità e attitudini progettuali, da intendersi come successivo livello del disorientamento.<br /><br /><br />Quando il giovane abbia ormai imparato a non saper decidere, ad non autogestirsi, ad non autovalutarsi, o sia decisamente orientato in tal senso, allora può progettare e organizzare il nulla per il tempo futuro, costruire una dimensione che lo veda unico "ideatore" in questa irrealtà, artefice stesso e inerme pilota del e\o nel naufragio nel "vasto mare perso" della vita.<br /><br /><br /><br />Progettare significa conoscere, essere correttamente informato, avere il possesso di mezzi, di specifici contenuti, di tematiche riguardanti il mondo che ci abbraccia.<br /><br />Questo va assolutamente evitato come uno scoglio.<br /><br /><br />D'altra parte il giovane, giunto a questo livello, deve avere anche sviluppato una durezza di mente e di carattere che lo renda incapace di rivedere le proprie posizioni, di adattarsi alle circostanze, pur di non mortificare la scelta etica di valori ideali individuali e universali precedentemente acquisita, senza mai progredire in quel processo formativo che può suscitare e generare capacità e competenze capaci di fornire la forza, volta per volta, senza mai organizzare e scegliere.<br /><br /><br />Una volta generate e potenziate queste incapacità e deconoscenze, il giovane è da riconoscere come soggetto compiutamente inattivo in tale processo di disorientamento.<br /><br /><br />Il docente può dirottarlo e sviarlo dalla retta via, portarlo alla segmenta via, quella che conta (le pecore), a patto che non eviti di intervenire sovrapponendosi alla sua personalità, che deve avere solo apparentemente una propria disautonomia incoscientemente sviluppata, può stimolare la sua assenza di curiosità, procedere ad una scorretta informazione e completa disinformazione, creare antidinamiche di dialogo in ogni senso, invitare a saper perdere, cogliere le occasioni amorali e quelle opportunistiche al grido di ‘gnilasciatèpperza!’ (Karpe skarpam), a vivere l'attico fuggente, l’autentico ‘Karpadiem’, motto d’ogni uomo autenticamente pescattore, prima e più che cacciattore, ossia a scegliere antispartanamente, inopportunamente e rapacemente dopo la progettazione impaziente e oblunga, può anche aiutarlo a potenziare la astenia complessiva della sua costituzione e la mancanza di volontà, e infine a individuare un metodo di studio decomprensivo, che non comprenda affatto, basato sulla scorretta comprensione del testo, sulla incapacità di rielaborazione personale e sulla acquisizione d’una capacità di esposizione formalmente scorretta e mal articolata.<br /><br />Attività extrascolastiche:<br /><br />Oltre ad avere disorganizzato precedentemente corsi di recupero per non assicurare agli allievi un aiuto concreto per il superamento delle difficoltà connesse con lo studio delle varie materie e corsi di sostegno per gli allievi della classi finali, la scuola si è costantemente disimpegnata nella programmazione e nella concreta attuazione delle attività 'extrascolastiche', ossia quelle connesse con il 'progetto giovani' e la'educazione alla salute '.<br />Sono state altresì favorite tutte le attività di lezioni private ed esterne pomiciliari, purché situate nelle abitazioni private dei docenti antitetiche con l’attività della scuola.<br /><br />Quanto alla scuola stessa da pubblica è quasi completamente divenuta assolutamente e rigorosamente privata di tutto.<br /><br />L'esigenza di nuove incompetenze ha spinto un gruppo di insegnanti a non frequentare corsi di aggiornamento connessi con il Progetto Giovani e l'educazione alla salute, a non seguire cicli di conferenze organizzate da enti riconosciuti dal Provveditorato, dal Ministero della Pubblica Istruzione o ad essi ricollegati, oppure li ha spinti in massa a deformarsi in maniere autonome e dozzinali, all'interno dell'Istituto o in ambienti di lavoro e ricerca inaffidabili e incompatibili, svolgendo attività sconnesse e compatibili con le Didattiche Brave (Did\Br) - di cui<br />si disinteressa un gruppo di circa dieci ducenti indecenti, il cui coconduttore risulta il prof un po’ eta un po’ theta Rino Spolve, ideatore del progetto stesso nomato ‘un cassetto, un libro e dieci cannucce’ per la feconda e faconda idea di leggere a turno un solo libretto custodito in un cassetto ‘aperto’ con un quadernetto per la firma delle ore, retribuite con dieci pacchetti di nazionali zigrinate ogni dodici decaore ed una micrournetta villanoviana in creta di feniglia per portacenere, con abbonamento\tessera per fumate nel bagno\archivio dotato di aria in libertà condizionata, come la mansarda ex presidenza ai tempi mitici e gloriosi del liceo.<br /><br />Il progetto è anche detto ‘la stanza delle ore’ – I docenti, in ossequio a questa dedidattica, sono autorizzati, alternativamente in base al Primo Principio Stok Asti Ko dell’ ‘e\o ‘, ad annottarsi, ma non ad aggiornarsi, con la ricerca e la produzione di materiale disinformativo e disorganizzativo connesso con la redazione della Carta dei Servizi Segreti e del Progetto Diseducativo di Istituto, argomento di cui si occupa per modo di dire una Commissione di circa dieci indecenti, detta i Bobboni Soloni di Ottobello, o Commisione di Clistène, o ancora dei<br /><br />Setter e mezzo a Tubo, appositamente e rilassativamente innominata dal Collegio degli Indecenti il 12.02.2005, giorno in cui è stato discusso e tracciato un piano per la deformazione e disaggiornamento per il personale indocente & indecente.<br /><br /><br />***<br /><br />Se l'organizzazione di corsi di recupero e sostegno risponde a concrete richieste diseducative nate in un bacetto di utenza ricco di disinteressi molteplici ed esigenze varie, ma sostanzialmente riconducibili alla necessità primaria della prosecuzione funicolare, la mortalità delle attività extrascolastiche è legata al progetto del superamento di una visione individualistica del<br />concetto dello spazio e del tempo, disponibilmente indirizzabile a forme diseducative di deteatro, di inattività musicali, di passività<br />biblioteconomiche o di qualsiasi altra antifinalità, purché riconducibile ad impegno di gruppo a carattere dissocializzante.<br /><br /><br />***<br /><br /><br />Attività di tetro dai classici greci a Shakespeare (i setter a Tabe,<br />di Eskimo, gli ottomenomeno a Micene e i settemenomeno a Tucene, Giulietta e Alpharomeo, di Milio Miglio, Uno sguardo dal pentatlon etcì ... ) e di avviamento al disinteresse sociale e politico sono state realizzate con totale insuccesso nel Bello Liceo di Ortobello e nell’ Oke bello kebello Scientifico di Mangiano e valgono come infausto monello per le progettualità future.<br /><br /><br /><br /><br />munzione sterearica<br /><br />Nell'anno scolastico. 93\94 si è costituita una commissione tridattica, coordinata dalle peroff Perucci e Tornaconti, dette Zeppa, Zuppa, Zapparispe & Giambazoppa del Kasale, che ha svolto una funzione ed anche una modalità di individuazione disoperativa e di disaccordo fra studenti e docenti, elaborando linee generali ufficiali e sottufficiali di pseudoindirizzo, controtendenza e disorientamento pedagogici.<br /><br />In quell'anno la commissione ha elaborato un documento, reso noto agli alunni, in cui si auspicava la genesi di una 'nuova forma di decomunicazione' fra alunni e indocenti indecenti.<br /><br />Questo, al fine di scoraggiare un clima di serenità, collaborazione, effettivo apprendimento e dialogo fra tutte le componenti scolastiche.<br /><br />Le indicazioni programmatiche e progettuali in senso esteso e generale che sono scaturite da quella esperienza, e che sono state approvate in sede di Collegio dei Docenti, consigliavano di:<br /><br /><br />1. portare l'alunno a non prendere coscienza di sé, delle sue esigenze, dei suoi interessi, delle sue potenzialità.<br /><br />2. adeguare l'attività didattica alla mancanza di esigenze, di interessi ed alle impotenzialità degli alunni, se presenti, e di crearle se assenti. Nome del progetto: praesentia absens …<br /><br /><br /><br /><br />Gli obiettivi erano:<br /><br />- portare lo studente a 'vivere la scuola' senza senso di<br />responsabilità, serenità e consapevolezza.<br /><br />- destabilizzare un rapporto di reale comunicazione fra le<br />componenti scolastiche.<br /><br />- non favorire la nascita fra gli stessi alunni di rapporti di<br />cooperazione 'fraterna' nella piena mancanza di rispetto<br />delle rispettive personalità.<br /><br /><br /><br />Motto anafilattico e catastigmatico della Sqola di Ottobello:<br /><br /><br /><br />*** In hac sagna victor semel<br />iterum felix in sugna eris …<br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" 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src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />eta<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />C’era stato un periodo, nella storia dell’umanità fino all’età di Louis, in cui qualcuno si era convinto che fosse possibile conservare la cosa più caotica e sfuggente, la più insidiosa e maliziosa.<br />La più astratta.<br />E che fosse possibile raccoglierla in contenitori materiali, complessi, articolati.<br /><br /><br />Pensare, escogitare inganni o formule per facilitare la vita, piani di attacco, o anche di difesa, sognare e lasciarsi andare ai ricordi, progettare, tutto questo avveniva senza un apparente piano lineare e ordinato, nella mente.<br /><br />O meglio, nella mente l’ordine era inafferrabile, l’ordine ed il caos erano la medesima cosa.<br />L’ordine umano, metodico, matematico uccide la fonte del pensiero, l’intuizione, che è improvvisazione e fantasia.<br />Eppure, occorreva togliere, eliminare, incasellare per conservare qualcosa dei pensieri, che altrimenti sarebbero fuggiti, spariti,<br /><br />Così, dopo centinaia di migliaia di anni di preistoria e di invenzioni tecniche e pratiche, l’uomo si scoprì letterato e filosofo, dotato d’uno spirito superiore rispetto a quelle che lui definiva bestie.<br /><br />E fu un particolare minimo a fare dell’uomo, animale fra gli animali, il figlio di Dio, ma anche il suo maggiore bestemmiatore, se non persecutore.<br /><br />La lettera dell’alfabeto.<br /><br />Se Dio era l’alfa e l’omèga, l’uomo divenne il mescolatore e l’alchimista di tutte le lettere, tanto da raccontare in cento modi diversi la stessa storia, annullando lo stesso significato della parola ‘storia’, venerata come sacra e immutabile ma trasformata e strapazzata a piacimento, a seconda dei gusti, delle ideologie, del momento.<br />L’ alfabeto divenne lo strumento semplice, ma anche infinitamente complesso insieme al linguaggio, per realizzare la conservazione e la trasmissione della verità presunta, proposta e imposta dall’autore dei testi.<br /><br />Ed anche il linguaggio, escogitato da un dio o da un demone, era tesoro esclusivo dell’uomo, secondo la sua infinita presunzione.<br /><br /><br />Ma tutti gli animali ne hanno uno, e si capiscono fra loro, senza dover usare alfabeti e vocabolari, non esistono lingue straniere per gli animali, né complicate sisntassi zeppe di eccezioni e di regole astruse, scritte o mnemoniche.<br /><br /><br />Che sia una facoltà innata il linguaggio, è platonica intuizione geniale quanto superflua, e Dio sa quanto sia indispensabile per l’uomo il superfluo, assai più del necessario, che è solo aria, acqua. fuoco e pane.<br /><br />Certo, sarebbe davvero cosa straordinaria se l’animale ‘homo’ fosse diventato ‘sapiens’ senza possederne i requisiti genetici e programmatici, come una nave che si mettesse a volare diventando astronave senza nessuna modifica, come un pianeta che si facesse stella, aumentando a dismisura di volume, iniziando un complesso processo di autocombustione atomica.<br /><br />Certo, nulla si trasforma in ciò che non è già potenzialmente.<br />Nulla è detto comunque che effettivamente divenga quel che potenzialmente potrebbe.<br /><br />Tutta l’umanità, comunque, è come se fosse un organismo unico, composto da una miriade di individui.<br />Soltanto ad una certa età ha escogitato il linguaggio, diviso in migliaia di lingue, dialetti e linguaggio personali e di categoria.<br />E solo da poco ha trovato il modo per fissare i pensieri, letterari e tecnologici, con gli alfabeti elementari e con i mezzi legati ai computers. che non fanno che ripetere le elementari regole della carta e della penna, aumentando di molto gli spazi capaci di contenere i testi.<br />***<br />Così, il pensiero libero e senza confini fu imprigionato e serrato in poche decine di segni, tranne che per quelle parti della Terra ove gli uomini preferirono continuare a ‘disegnare’ le parole, una per una, senza usare simboli fonici capaci di sintetizzare e semplificare ogni fonema.<br /><br /><br />Ma in ogni caso e con qualsiasi sistema, la mente ebbe la sua scuola, la sua prigione, la sua gabbia.<br /><br /><br />Fu così che nacquero le prime opere scritte della letteratura.<br /><br />Fu così che nacque in pratica la storia in quanto memoria scritta e controllabile.<br /><br /><br /><br />Ma restò nell’animo umano l’infinito, il caos, restò l’amore per la libertà, con le sconfinate terre del logos, ove ci si perde, ove non esiste confine capace di segnare l’appartenenza del privilegio.<br /><br /><br /><br />E malgrado la nascita di categorie e generi nella letteratura, nella storia, nella religione, restò un territorio vastissimo affidato al desiderio del viaggio verso le zone sconfinate, dove non è poesia, né racconto o qualsiasi gabbia e forma, ma illimitato e vagare, oltre le lacrime e verso il<br />sorriso.<br /><br /><br />Le pianure della satira sono nel cuore dell’illimitato.<br /><br /><br />Ma ordinariamente, non si consiglia di avventurarvisi, pena la malevola reazione dell’unanità contestuale, dell’ambiente immediatamente circostante.<br /><br /><br />Louis aveva praticato il sogno e la poesia e si era avventurato nelle terre della satira.<br /><br />Ne aveva tratto un parodia di Carta statutaria d’una immaginaria scuola d’un immaginario paese immerso in un contesto faceto e scanzonato di paesi immaginati come popolati da gente perfetta che si recasse a scuola per disimparare e peggiorare la propria dote di naturale bontà ed ‘u-manità’.<br /><br /><br />***<br />Osservare il comportamento proprio è un dovere, quasi mai un piacere, eccetto in casi quasi patologici.<br /><br />Osservare quello degli altri è inevitabile, se non altro per il numero enorme delle persone animali con cui abbiamo a che fare.<br /><br />Quando il nostro comportamento per qualche motivo diviene parzialmente o anche eccessivamente vizioso, noi procediamo verso la conoscenza migliore e la tolleranza degli altri.<br /><br />Ma se dai vizi, che portano comunque sempre ad una eccessiva spossatezza, noi ci avviciniamo alla virtù, fosse anche per la fatalità dell’esperienza d’una specie di vizio estremo, quello della lontananza dal vizio, allora assumiamo un atteggiamento sentenzioso e severo, ma anche a volte ironico e in certi casi quasi sboccato ed esagerato.<br /><br />Così nelle lettere moraleggianti abbiamo lo stile a volte delicato altre anche triviale di Orazio, lo stile aspro e tenace di Lucilio e Giovenale, altre quello oscuro ed ermetico di Persio.<br /><br /><br />Così Dante a volte è limpido e leggero come il volo delle colombe Paolo e Francesca, altre è duro, forte, perché come il vento vuole colpire ‘le più alte cime’.<br /><br /><br /><br />In effetti, come la parola dell’uomo e dell’animale, quella che chiamiamo letteratura, parola fissata e scritta in un dato momento per lettori che neppure l’autore immagina, non presuppone un obiettivo unico, ossia la comprensione.<br /><br />Spesso lo ingloba, lo supera e più o meno dichiaratamente e palesemente tende più che alla comunicazione pura, alla trasformazione del comportamento dell’interlocutore e del destinatario.<br /><br /><br />In effetti la cosa più astratta e rarefatta, la più incorporea e senza peso, il pensiero e la parola, è come se volesse trasformare la realtà materiale e corporea, spostare pesi immensi, muocere le montagne.<br />In parte ci riesce, in altra parte provoca anche danni notevoli, con questo voler mutare il mondo con il soffio del pensiero.<br /><br />Parlando con il figlio, il padre vuole mutare il mondo, educare un uomo che farà meglio di lui, che dovrà affrontare amore e dolore, amicizia e guerra, senza avere paura e fuggire.<br /><br />La madre, con il linguaggio del sorriso conosce il figlio appena nato, e vuole fargli superare lo sbigottimento di un mondo pieno di aria e di luce, di sensazioni mai prima conosciute.<br /><br />***<br />Il linguaggio, quindi, non è meramente una pura forma di pretta comunicazione, poiché il suo fine non è semplicemente e solo comunicare, e lo sarebbe solo se la comunicazione non fosse che uno dei sistemi più efficaci per indurre indirettamente il destinatario al cambiamento della realtà contestuale immediata, mediata o imminente.<br /><br /><br />Ne deriva che l’obiettivo di comunicare, tipico della lingua, è solamente un punto di primo arrivo, un attracco prossimo, ma le finalità recondite restano situate in regioni più lontane, nascoste, anche quando sono intuibili.<br /><br />Così nei poeti e negli scrittori più noti la descrizione ed il canto non sono fini a se stessi, ma mirano alla trasformazione dello stato d’animo del lettore, dell’ascoltatore o dello spettatore. tanto da indurre idee e comportamenti consoni al significato del messaggio assimilato, col tempo.<br /><br />Si tratta di una specie di effetto metamorfico e catartico affidato all’emozione, alla commozione, capaci di indurre all’apprendimento molto più efficacemente della semplice spiegazione fredda e razionale, che non resta per così dire attaccata alla memoria, se non si rende attiva la sfera affettiva.<br /><br />In pratica, emozionare vuol dire potenziare la memoria, l’apprendimento, ma anche rischiare una qualche deviazione verso risultati deleteri.<br /><br />In questo era il magistero di Mnemosyne, ma anche delle Muse, che fornivano la base dei ricordi, essenziali per la poesia, ma anche le tecniche.<br /><br />Come dire la parola e la tecnica grammaticale.<br />L’ispirazione e l’esperienza sintattica.<br /><br />***<br />*<br /><br />La Memoria.<br />Dove abita?<br />Dentro di noi, o fuori?<br />Sul Parnaso?<br />O in tutti questi posti?<br />In vari e molteplici siti.<br /><br />Ma la sua sede precipua è nell’Iperuranio?<br />O dentro le grandi stanze ove si conserva traccia della conoscenza umana?<br /><br />E se così fosse, chi ne è il sovrano?<br /><br />I custodi che si affaccendano a spolverare e pulire, o i possessori delle chiavi?<br /><br /><br />O gli studiosi, che in fin dei conti nulla potrebbero senza i custodi, con i loro giornali rosa sportivi, le loro focacce con la frittata e le arance sbucciate con la lentezza d’un pendolo?<br /><br />***<br /><br /><br />*<br /><br />E se scomparissero tutte le chiavi, ci sarebbero ancora le memorie, e la Memoria dove volerebbe?<br /><br /><br />E se le chiavi scomparissero e le porte restassero disponibili, apribili, e ognuno potesse togliere e aggiungere al patrimonio delle informazioni, delle narrazioni, della storia scritta e della letteratura, cosa mai potrebbe accadere?<br /><br /><br />Sarebbe possibile distinguere fra le cose aggiunte e quelle autentiche?<br />O tutto sarebbe come prima?<br />E se nulla poi mutasse, malgrado la patente possibilità d’ogni mutamento?<br /><br />Mettiamo che nessuno entrasse mai per ignoranza delle cose, per disinteresse o per pura prudenza comportamentale nelle stanze dei documenti incisi, registrati o scritti e che tutto rimanesse come se le serrature fossero sempre state in efficienza, cosa cambierebbe nell’assetto generale?<br /><br />Ognuna di queste ipotesi esclude l’altra.<br /><br /><br />***<br />Certo, sarebbe stato davvero disdicevole che tutti quelli che in qualche modo si ritenessero coivolti nella custodia dei dati e delle informazioni dovessero chiudersi dentro i locali ove fossero sistemati i computers.<br />I custodi dei libri, dei documenti e delle macchine informatiche sarebbero divenuti sacerdoti e quasi vestali del fuoco della verità e della conoscenza.<br /><br /><br />Ma tutto questo avrebbe annientato quel fattore imprevedibile e in un certo sento destabilizzante, eppure ricco anche di implicazioni positive, che era il ‘clinamen’, di cui tanto disse e scrisse il grande Lucrezio Caro.<br /><br />Ogni cosa, ogni vita, ogni movimento tende pigramente a conservansi come tale nell’intensità, che comunque decresce progressivamente, e nella direzione.<br />Ma ad un certo punto, quando tutto sembra stabilizzato e immoto nell’autoconservazione, c’è un guizzo, un mutamento nella direzione, e talvolta, per motivi di attrazione d’altre masse, nella velocità, che può mutare d’intensità aumentando.<br />Questo dispone ad altre esplorazioni, ad altri incontri, ad altri itinera, diversi da quelli precedenti, e consente nell’immobilità cosmica, generale e globale la trasformazione e il mutamento.<br /><br />Questo era accaduto anche a Louis, ad un certo punto della vita, quando aveva sistemato ogni aspetto della sua apparente vita di insegnante di lingue desuete e passate.<br />Lo stesso assetto statico e tranquillo che lui aveva impresso alla sua esistenza si era trasformato in propellente per entrare in una nuova dimensione.<br /><br />Ricordava ancora quella estate del ’92, quando, alla fine dell’anno scolastico, i suoi colleghi avevano deciso di sostituire, in pratica, un corso di Greco nel Liceo con uno di lingue moderne.<br />Cosa egregia.<br />Ma per lui comportava dover quasi rinnegare la scelta fatta tanti anni prima, quando con suo Padre aveva deciso di studiare la parte più difficile delle Lettere, quelle classiche, il latino ed il greco.<br /><br />Non che lui amasse poi tanto questi due scogli, ma aveva ceduto al desiderio paterno, quasi fosse una sfida si era laureato, dopo il servizio militare aveva iniziato ad insegnare prima italiano e storia, poi quasi per combinazione prorpio greco, insieme ad arte, nel liceo vicino al suo paese.<br /><br />Era davvero molto impegnativo preparare i classici, tradurre tante versioni, preparare meticolosamente la spiegazione delle regole, imparare a sciorinare paradigmi e declinazioni.<br /><br />Il greco faceva paura agli studenti, e si accorse presto di avere un’arma deterrente potente nella penna e nelle mani.<br />Ma non la usò mai.<br />Si fece prendere dalla pietà e dalla compassione, tanto che presto scelse la strada non del controllo asfissiante e perverso, ferreo, ma della facilitazione e dell’aiuto, ben sapendo il rischio cui andava incontro.<br /><br />Gli Alunni gli volevano bene, ma non avendone paura ritenevano che<br />fosse necessario prestare più attenzione a qualche altro docente.<br />I colleghi lo trascuravano, sapendo che era quasi amico e collega più degli Alunni che dei docenti.<br /><br />In questo modo, alunno e professore, bibliotecario e aiutante di tutto e di tutti, insegnava in un modo nuovo, insolito, per qualcuno stravagente e strano.<br /><br />Gli capitava di fare tutti i mestieri.<br />Un po’ il professore, un pò il preside, un po’ il custode.<br />Gli capitava di dover riparare a volte serrature e porte, tavoli e armadi, quando tardavano ad arrivare gli aiuti delle autorità comunali.<br />Non che difettasse di umiltà, ma vedeva i colleghi limitarsi a fare pochi segni sui registri, senza nemmeno portare i libri a scuola.<br />Lui ne era sempre pieno.<br />Libri, penne, carta erano la sua passione.<br />Quasi invidiava i colleghi che sapessero farne a meno.<br />Ed erano quasi tutti, tranne uno.<br />Questo, sciatto nel vestire e nel porgere qualsiasi parola, veniva a scuola con un variopinto zaino pieno alla rinfusa di manuali, fogli di carta, mozziconi di matita e vecchie penne di qualità assai ordinaria.<br /><br />Si sarebbe detto che costui avrebbe avuto tutte le soddisfazioni che Louis meritava senza avere un’oncia di classe, abilità, eleganza …<br />No, il fatto era che Louis amava perdersi nei dettagli, non aveva un vocabolario ed un lessico in comune con il branco e coltivava sogni utopistici e irrealizzabili.<br /><br />Era come se una parte dei rapporti ordinari con il resto dell’umanità si fosse formalizzata e stilisticamente cristallizzata.<br />Mancava quel pizzico di confidenza e di familiarità che lega come dei complici le persone anche ostili e avverse, che unisce i pescatori e i cacciatori tesi e concordi come in nessuna altra occasione se non in quella di tendere agguati agli animali commestibili o a quelli che in qualche modo eccitavano la loro sete e fame di giustizia contro ogni essere che contrastasse la loro attività.<br /><br />Non era un cacciatore, questo era evidente, e per gli uomini chi non era un cacciatore era una quaglia, un fagiano, un coniglio selvatico.<br />Una volpe o una lepre.<br /><br />La quaglia, la semplice quaglia quando si accorge che i suoi piccoli uccelleti sono in pericolo per la presenza d’un predatore, finge d’esser ferita e si fa vedere mentre batte le ali come se non potesse volare, così da distrarre l’aggressore dai piccoli.<br /><br />Questo è capace di fare un animale che poi si fa uccidere e mangiare dall’uomo.<br /><br />Ma chi è davvero umano, l’uomo, il ‘figlio di Dio’, o l’animale, indifeso, che si difende con l’amore e l’intelligenza?<br />Chi è davvero figlio di Dio?<br />E Dio, se l’avesse, non avrebbe forse il cuore di Mamma Quaglia?<br />O di qualsiasi altro Animale così capace di un così grande sacrificio e di tanto amore?<br /><br />Ma Dio deve proteggere il cacciatore e la preda, e a volte i due non sanno che le parti possono invertirsi, anche se in maniera assai improbabile.<br /><br />Spesso, se non sempre, pare che sia proprio l’elemento peggiore, il più violento e il peggiore a sopravvivere, a prevalere.<br />Da sempre.<br /><br />***<br /><br />Tutto questo viene spiegato facendo ricorso ai geni, ai cromosomi.<br />E’ come se volessimo far capire ad un vaso di cristallo che la sua caratteristica e proprio per questo esclusiva fragilità e trasparenza sono dovute ad un fattore di genesi e di distribuzione molecolare.<br /><br />O alla gomma che la sua elasticità parimenti è data dalla distribuzione delle sue molecole, cellule e particelle atomiche geneticamente predisposta a priori dalla natura stessa.<br /><br />Insomma, è un fatto di genetica se una lasagna non è uno sformato di cicoria cacio e uova, o una frittata.<br />Se non ci fosse stato rivelato questo, certamente ci saremmo confusi nella vita e nella cucina.<br /><br />C’era stato un tempo in cui Louis si era reso conto che la sua non sarebbe stata una vita ordinaria, geneticamente riconducibile allo standard confezionato dal pensiero comune, dalla gente ‘normale’, che poi normale non è.<br /><br />Visto che a seguire la norma, si viene considerati un po’ anormali, alla fine, dal branco, che stabilisce regole e norme spesso in deroga alle leggi e norme reali.<br />La nostra è la società che viene determinata dal conflitto del mondo ideale del dovere contrapposto a quello reale della soddisfazione, che non crea complessi di colpa quando è condivisa dal gruppo.<br /><br />Tutto ciò che dà piacere, sembra quasi debba essere ottenuto come un bottino e una preda, da spartirsi con il branco, con il gruppo.<br /><br />La partecipazione collettiva attenua i complessi di colpa, insiti nella soddisfazione del piacere, sia pure un piacere che nasca da una necessità, come quello del cibo.<br /><br />L’isolamento dell’uomo è necessario in certe situazioni particolari.<br />Nelle imprese più rischiose e nei viaggi più avventurosi si è soli.<br /><br />Si è soli nel dolore e spesso quando si aiuta, quando si fa del bene a qualcuno.<br /><br />Ma non si è soli nel lavoro di gruppo, e soprattutto in quello che lo è per eccellenza, la caccia.<br /><br />Chi ha studiato l’uomo, sostiene che la società sia nata proprio in base all’esperienza della caccia, che ha favorito la divisione dei lavori e dei compiti, dei rischi e della soddisfazione finale.<br /><br />La violenza e la crudeltà insite in quell’attività, venivano e vengono attutite dalle esigenze vitali che dovevano essere soddisfatte ad ogni costo.<br />E possibilmente, nella caccia i costi sono a carico della preda.<br /><br />Così pure in guerra.<br /><br />Le responsabilità più gravi sono sempre del nemico, dell’altro, di chi minaccia le nostre case, la nostra gente, le nostre famiglie inermi e indifese.<br /><br />Si potrebbe obiettare che nell’amore non vige questa regola della spartizione della preda e della responsabilità.<br /><br /><br /><br />Ma anche in quel caso, l’uomo si isola apparentemente e solo per gli scambi assolutamente personali, mentre tutto il resto è spettacolo, discussione, pasto per un pubblico di amici, di parenti, di vicini, di curiosi.<br /><br /><br /><br />Il matrimonio è una scena di caccia, in cui il gruppo dona e riceve in cambio una catena di relazioni affettive, alcune ore di amicizia in comune, parole di augurio e conforto che spesso, in molti casi certamente tanto più numerosi quanto nel tempo sconosciuti, superano le ore di affetto e di allegria di tutto il matrimonio stesso, fatto a volte di indifferenza, di assenza, di fastidio e noia, salvo le eccezioni che sicuramente non verranno rese note a nessuno.<br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" 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della Repubblica<br />Professore Carlo Azeglio Ciampi<br />Quirinale<br /><br />Al Segretariato Generale della<br />Presidenza della Repubblica<br />Ufficio per gli Affari Giuridici e le<br />Relazioni Costituzionali<br />** Prof. Marcello Romei<br /><br />Rife UG N. 581/2005 - prot. SGPR 10/03/2005 0029656 P.<br /><br /><br />Ho ricevuto risposta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ufficio Scolastico per la Toscana, Centro Servizi Amministrativi di Grosseto, in merito a quanto da me rappresentato nella mia del passato 1 marzo 2005.<br /><br />Quanto mi si comunica era da tempo a me noto, anche se avrei gradito dal Ministero Istruzione un qualche riconoscimento puramente formale del mio impegno in corsi di aggiornamento che ho frequentato dietro proposta diretta dei miei presidi.<br />Mi sorprende che … non fossero autorizzati, visto che un tempo ogni corso era autorizzato dal Capo d’Istituto e l’insegnante veniva inviato in sedi vicine ad aggiornarsi.<br /><br />In ogni caso, non posso che ringraziare per l’attenzione che è stata comunque accordata ad un operatore della scuola che continua ad amare profondamente le scuole per cui ha lavorato e la Scuola tutta, i giovani e le loro speranze, che sono veramente il futuro dell’Italia, dell’Europa, del mondo.<br /><br />In tempi difficili per la Charta europea il ricordo, ancora vivissimo, mi riporta ad otto anni fa, quando nel Liceo Dante Alighieri di Orbetello mi sono battuto per fare approvare la Charta di quella scuola, fino probabilmente a provocare la mia consequenziale partenza da quel liceo.<br /><br />La Charta europea sarà un giorno approvata, ma in base alla mia umile esperienza personale so che occorrerà una certa dose di testardaggine e di forza per convincere una parte cospicua dell’Europa.<br /><br />Nella Biblioteca ove lavoro attualmente, aspetterò che Lei Presidente, voglia essere così gentile da spedire per la mia semplice persona e per la Scuola ove mi trovo una copia della Costituzione della Repubblica Italiana, di cui oggi è la ricorrenza.<br />Me ne spedì copia anche il Presidente della Camera dei Deputati Nilde Jotti nel 1986, con una bella lettera per me ed i miei Alunni di allora.<br /><br />Per tutto quanto dico nella mia precedente lettera, vorrei ricordare che tutto quello che esprimo riguardo alla cosiddetta ‘altra mansione’ con cui genericamente si indica l’attività cui sono destinati gli insegnanti come me vuole solo essere a tutela dei diritti a cui tutti essi hanno libero accesso.<br /><br />Desidero adesso porgere i miei ringraziamenti e gli Auguri migliori di Buon Lavoro e ogni Soddisfazione a Lei, Presidente, al Professore Romei ed a tutti i Vostri Collaboratori, ovunque si trovino ad operare per tutte le Charte, per tutti i cittadini.<br /><br /><br />Grosseto, 2 giugno 2005-06-02<br /><br /><br />Gennaro Luigi di Jacovo<br /><br /><br />***<br /><br />Con questa breve lettera Louis aveva risposto alla missiva che gli era giunta dalla Presidenza della Repubblica Italiana, in risposta alla sua del primo marzo, Sant’Albino, ed alla lettera del Provveditore di Grosseto, che portava il nome di quella lingua che fu di Omero e di Odisseo, e che era stata la compagna di gran parte della sua vita.<br /><br />Almeno di quella … letteraria.<br /><br />La questione dei suoi ‘corsi’ di aggiornamento andava risolvendosi e spegnendosi in modo quasi naturale, per mancanza di linfa.<br /><br />Lui aveva voluto ricordare alla sua Scuola cosa era stato e cosa era, adesso che molti superficialmente pensavano che lui non insegnasse più, voleva ancora insegnare qualcosa. e magari non ai bambini, ma ai ‘grandi’, ai vecchi, che soltanto ora lo chiamavano Professore.<br /><br />Era come se quel termine, che aveva sempre considerato estraneo alla sua persona, allotrio e alieno, eccessivo, adesso lo appagasse e gli restituisse quel saio da insegnante povero e quasi da minore francescano, logoro, di tela grezza, con un gran cappuccio come piaceva a lui, che aveva indossato per tanto tempo, chino sui compiti e sui libri.<br /><br />Era come se ritrovasse il suo vestito, quel vestito che lo faceva sentire a suo agio, tra mille voli di tortore e di piccioni, di rondini, con il suo grande lupo nero seduto, la gran coda distesa e un’aria come d’un Natale pieno di Primavera.<br /><br />Come era lento, nelle sue azioni, e quante approvazioni desiderava per sentirsi appena un po’ appagato e sereno.<br /><br />Gli avevano scritto le persone più oneste e giuste, Giovanni Paolo II gli aveva mandato per quattro volte la sua benedizione, con la tacita facoltà di estenderla alle persone a lui legate o da lui ritenute vicine e prossime, Tonino Di Pietro gli aveva scritto di non arrendersi mai, e di restare fedele alle idee della competenza e della correttezza nonostante le eventuali incomprensioni ‘contestuali’, eppure sentiva che la sua esistenza era troppo evanescente e che tutta la realtà, pur non affascinandolo eccessivamente, quasi gli apparteneva senza tuttavia che lui potesse minimamente mutarla né comprenderla, nel suo immenso e confuso mistero.<br /><br />Quanto smarrimento e dolore, nella natura.<br /><br />E quanta presunzione, nell’avvertirlo.<br /><br />Chi soffre è geloso del suo dolore, tende a nascondersi, a isolarsi, mentre chi è contento mostra di voler dividere la spensieratezza con chi lo vede, con chi gli è intorno.<br /><br />Sono i ricchi, quelli che si convincono d’aver capito i piaceri della vita e di saperli possedere, ad esibirsi ed esibire i loro oggetti lucidi e raffinati, a cercare un pubblico sempre e ovunque.<br /><br />Questo aveva imparato e dimenticato mille volte … come diceva il poeta di Semproniano Mario Luzi in Aprile Amore.<br /><br /><br />Tanti anni prima aveva iniziato un tipo di comunicazione assai particolare con i suoi simili.<br />In un ambiente scolastico e sociale che a lui non sempre si attagliava, con amici piuttosto peripatetici e pettegoli, ma non per questo cattivi certo, aveva preferito un rapporto più riflessivo e ponderato con un contesto più remoto e distante.<br /><br />Quasi come se fosse sempre in collegio. o addirittura in galera, aveva preferito scrivere piuttosto che parlare, ad interlocutori, amici e parenti.<br /><br />Certo, gli amici ed i parenti lo avevano assecondato con estrema semplicità e laconicità.<br /><br />Invece si era rifatto con amiche lontane, che erano diventate per lui come delle confidenti, prendendo però presto la veste come di sue assistite, visto che gli scrivevano con quasi ad un medico dell’anima ogni loro vicenda, anche sentimentale.<br /><br />C’era un coinvolgimento anche nella carta che comportava la nascita di affetti e sentimenti che si nutrivano di tenui inchiostri e di pastelli, di fotografie e di cartoline.<br /><br />Come Antonio Gramsci e don Lorenzo Milani, lui amava insomma esprimersi e spiegarsi con le lettere.<br /><br />Ma a dire il vero desiderava anche conoscere e parlare ‘dal vivo’, anche per non correre il rischio di trasformarsi in una specie di animale da laboratorio, chiuso nel suo bozzolo di baco da seta di comunicazione.<br /><br />Così un giorno inviò alcuni suoi componimenti ad una trasmissione radiofonica.<br />Dopo alcune settimane gli giunsero delle lettere.<br /><br />Le lesse con molto interesse, felice.<br /><br />Così iniziò la sua amicizia di lettere con una studentessa di Mantova e con qualche suo altro ‘ascoltatore \ lettore’.<br /><br />A poco a poco però questi rapporti si rivelavano effimeri, se non fastidiosi, dal momento che le sue corrispondenti si aspettavano da lui una quasi legittima estensione di quella amicizia cartacea.<br /><br />Ma questo non poteva realizzarsi, visto che Louis era molto legato alla sua situazione familiare e, sebbene in qualche occasione come fanno certi cavalli, avesse tirato la cavezza in modo anche rude, non aveva mai realizzato nulla di veramente serio per staccarsi dal suo contesto immediato.<br /><br />Insomma, che fosse il lumacone casereccio che pareva agli osservatori interni ed esterni oppure una specie di cane fedele che in qualche modo rimpiazza gli assenti, lui restava a casa.<br />Ma a queste lettere, si aggiungevano quelle scritte ad altri per ragioni diciamo pure sociali e politiche.<br /><br />Aveva iniziato ai primi degli anni ottanta a scrivere a ministri e uomini politici cercando di convincerli della necessità di provvedere in qualche modo all’esigenza d’una scuola, assai sentita dai suoi Alunni.<br /><br />Gli anni passavano, ma il suo piccolo Liceo restava senza una sede propria, né i politici locali si interessavano molto alla questione.<br /><br />Nei paesi vicini invece l’interesse per le scuole era decisamente più alto.<br />A Massa Marittima, come aveva notato, la popolazione aveva richiiesto ed ottenuto sedi nuove per il Liceo ed il Minerario.<br /><br />A Manciano era stata richiesta l’istituzione d’un Liceo Scientifico.<br /><br />Anzi, per dirla tutta, l’iniziativa della richiesta era partita dal Comune, ma poi un bel gruppo di geniali imitatori si era accodato a questo.<br /><br />Un bel giorno, quando Louis era preside del liceo Dante, arrivò una telefonata che lo informò dell’imminenza d’un sopralluogo che il preside precedente aveva promesso di fare a Manciano.<br /><br />Così il giorno prefissato con la mamma e Argo si recò nel borgo dell’alta Maremma e visitò la Scuola Media, rendendosi conto del fatto che volevano ospitare il nuovo iltituto nella stessa.<br /><br />Tornato a casa, preparò un’accurata relazione in cui dichiarava che la sede sarebbe stata idonea se fossero state realizzate alcune opere essenziali per la sicurezza.<br /><br />In effetti quel Liceo iniziò a funzionare l’anno successivo e negli anni seguenti fu completato nelle sue strutture architettoniche e didattiche.<br />Fu dotato anche d’un buon laboratorio informatico, anche per la notoria buona fortuna che accompagnava un docente matematico fissato per le macchine elettroniche.<br /><br />Era lo stesso che tempo prima si era dichiarato contrario all’affermazione di Louis che fosse opportuno intitolare al prof Eugenio Romani il Liceo Scientifico di Manciano.<br /><br />Era il preside che aveva preceduto Louis e che avrebbe dovuto recarsi all’appuntamento per il sopralluogo alla Scuola Media di Manciano.<br /><br /><br />‘Il pensiero della Morte mi accompagna …<br /><br />Quando aveva letto i versi di Aprile Amore, era rimarto interdetto.<br />Quella tristezza, quel dolore, quella percezione di tutta la sofferenza dell’essere li ritrovava in un poeta così abile nel sapere poi trasfigurare la sconsolata miseria del vivere captata nel paesaggio nella speranza, nella certezza e nell’aspettazione d’un aiuto venuto da lontano.<br />Era proprio come in una poesia di Louis, Speranza.<br />Anche in quella sede l’Autore si ‘aspettava’ un misterioso Kwalk Uno che potesse più alla buona ‘dare una mano’.<br /><br />Sembrava che il dolore fosse la costante della vita, il suo motivo dominante, e la fuga dala sua influenza il fine più ambito.<br />L’assenza del dolore è il piacere, null’altro.<br />Aveva già sentenziato Epicuro.<br /><br />Eppure in determinati casi si riconosceva che il dolore potesse essere almeno in parte educativo, se non terapeutico, naturalmente senza per questo cadere in qualche sorta di masochismo, stato psicologico che inquina gran parte delle moderne giuste e buone intenzioni.<br /><br />Molta della letteratura sembra ispirarsi a sensazioni di dolore da cui non si può fuggire, da cui è impossibile liberarsi.<br /><br />Talvolta il dolore, specie quello derivante dalla perdita, dal distacco e dallo smarrimento di qualcuno o di qualcosa, ci segue dappertutto, vive dentro i nostri pensieri, ispira ogno nostra cosa pensata e scritta, immaginata o detta,<br /><br /><br />Così l’Eneide e l’Odissea, immensi poemi della nostalgia e del dolore della perdita, cantano un che non muore, si nutre di altri contesti e schemi logici diversi da quelli suoi originari ed assume infine forme di pensiero restituzionale e progettuale, così che il tema del ‘ritorno’ o della fondazione d’una nuova società ne facciano da termine e da obiettivo fondamentale e costruttivo, capace anche di obliterare la sofferenza diventata impulso al altro e nuovo vivere.<br /><br /><br />In questo modo il dolore viene naturalmente utilizzato dai personaggi di Virgilio e Omero.<br /><br />Nella letteratura moderna, invece, spesso il cosiddetto pessimismo, in sé addirittura positivo se considerato atteggiamento prudenziale e cauto di fronte ai rischi dell’esistere ed alle azioni o imprese pericolose, invade la mente dello scrittore, che spesso proietta se stesso nei personaggi trasformando ogni scritto in una sorta di autobiografia più o meno criptata re impedisce qualsiasi soluzione che non sia quella sfiduciata che assume tutta l’esistenza come qualcosa di negativo.<br /><br />Ma anche in questo atteggiamento, c’è la formulazione di un’alternativa possibile, almeno nel principe del cosiddetto pessimismo cosmico.<br /><br />Nella sua ultima poesia, scritta in una villa presso Napoli, al cospetto del Vesuvio, Giacomo Leopardi formula un invito all’uomo perché si unisca e affronti il male, il nemico comune, la macchinazione della Natura.<br />Auguriamoci che sia non la Natura, il nemico, ma la macchinazione, ossia un suo atteggiarsi distorto dovuto anche al comportamento umano, come fosse la struttura cosmica e non il cosmo stesso a perseguitarci e schiacciarci.<br /><br />Ma comunque, la Scuola e l’Università stesse, con le sue formule spesso melense e stantie, da sempre continuavano a presentare Leopardi come il coniatore di concetti assai drastici sulla efferatezza della Natura ‘matrigna’ nei confronti dell’uomo.<br /><br /><br />Molto probabilmente il discorso dei poeti, per lo più dei poeti romantici, e sappiamo che l’atteggiamento ‘romantico’, come ogni altro atteggiamento dell’anima e degli affetti, nel pieno della loro espressione, può essere appartenuto anche a persona d’epoca anteriore al movimento di pensiero e può connotarsi quindi come un atteggiamento policrono universale, è da assumere non come assoluto e proiettato nel futuro, ma come relativo e riguardante il presente.<br /><br /><br />Il loro frequente lamento d’animale afflitto, tormentato e quasi perseguitato dal cosmo è solo strumentale, e vale per un presente che pare eterno, ma è disposto a cessare all’apparire d’una prospettiva qualsiasi di felicità, anche effimera, anche leggera e destinata ad una breve ora di luce.<br /><br />Non è eterno il dolore dei poeti, ma effimero, mentre eterna pare la loro impavida capacità di soffrire e di offrire uno spettacolo non sempre dignitoso, ma anche piagnucoloso e petulante,<br /><br />A qualcuno questo pianto perpetuo, insistente, più o meno intenso e giustificato, certamente non torna molto gradito.<br /><br />Ma ai lettori dì ogni epoca, le tragedie più o meno intense sono risultate sempre assai più ben accette dei drammi che avessero lieto il fine, il mezzo ed il principio<br /><br />Anche se non è stato mai esiguo di certo il numero dei lettori assidui e appassionati, chiamiamoli così, di romanzoidi fantasioni e sdolcinati in epoca classica e moderna.<br /><br />I fatti altamente drammatici, la violenza, la morte stessa sono stati per secoli i temi prediletti della letteratura, dallo scadente racconto del romanzo di bassa lega alle vicende poeticamente raffinate dei canti epici e lirici.<br /><br /><br /><br />*** Sembra, e non occorre scomodare illustri teorie ( come quella del valore catartico della rappresentazione scenica della sofferenza, del dolore e del suo stesso racconto da parte dell’eroe, che altri non è che quello che i cineasti chiamano interprete principale e che nella vita viene invece definito via via come la commiserazione, il ludibrio e la pietà suggeriscono ) che effettivamente l’esposizione delle proprie avventure o disavventure sia sorgente di nuove, possenti emozioni capaci di provocare effettivamente una scelta equilibratrice in chi si offre come narrazione di se stesso.<br /><br /><br />Ma certo non possiamo andare in giro a raccontarci come Enea a Didone e Odisseo alla corte dei Feaci.<br /><br />Storie così variegate, poi, non ne abbiamo certo.<br />E se anche fosse, raccontata una volta anche la storia di Ifigenia, Penelope e Argo risulterebbe fatalmente risaputa.<br /><br />Una volta sola nella vita ci è concesso di essere, e di essere solo per metafora, Enea o Ulisse, di avere la possibilità di ‘raccontarci’ e anche allora non è detto che scatti la possibilità della ricostruzione della nostra vita, la rideterminazione e la nuova motivazione d’un futuro denso di nuove incognite ma privo dell’ansia e dell’angoscia dell’oscurità della fonte e della sorgente lontane da cui proviene il fiume, o il ruscello, della nostra vita.<br /><br />Di sicuro, si dirà, molti amano ripetersi, ma questo atteggiamento iterativo riguarda per lo più le ordinarie abitudini, ed anche le esagerazioni e le aberrazioni, personali.<br /><br />Si sa che molti moderni studiosi della psiche hanno esteso la teoria platonica dell’arte quale forma di mania divina capace di elevare l’anima dell’uomo e quasi farlo avvicinare, ma questo solo la scienza matematica e geometrica può farlo compiutamente, all’iperuranio.<br /><br />L’anima dell’uomo è descritta genialmente da Platone come un cocchio con due cavalli.<br />Uno bianco e docile, l’altro nero e focoso, quasi ribelle, indomabile.<br /><br />L’auriga, la coscienza, deve guidare il cocchio tenendo conto di questa realtà doppia, bipolare, con tutti i rischi del caso.<br /><br />A questa hanno abbinato la teoria dell’arte quale complesso di attività mimetiche della natura ruotanti intorno alla tragedia, che è come se fosse il cuore dell’arte, la fonte di Mnemosyne stessa, la sorgente d’ogni rappresentazione artistica.<br /><br />Ora, consta che da Freud in poi, un abile medico e accanito lettore delle tragedie greche, questi due ‘miti’ di Platone siano diventati un vero leit motiv applicati non tanto alla comprensione della natura umana, ma addirittura estesi all’analisi di talune sue presunte patologie.<br /><br />L’abilità di un medico austriaco occasionale lettore di letteratura greca ha trasformato le vicende della tragedia ellenica in un grande, arbitrario serbatoio di situazioni cliniche, a cui poter attingere senza necessariamente la solennità, la commozione e la sacralità che era la caratteristica comune ai lettori ed agli spettatori antichi.<br /><br />Così al suono di ‘complesso di Tizio’ e ‘complesso di Caio’ la ‘scienza’ psicologica, nutrita della più fosca tadizione tragica e delle più cruente narrazioni della migliore tradizione drammatica ateniese, ha affrontato tutti quei casi che presentavano analogie con il piano narrativo classico di Sofocle, Euripide ed Eschilo.<br /><br />Stranamente l’unica vicenda veramente lacerante e folle di tutta la letteratura greca, quella di Medea, non è stata manipolate né utilizzata dagli psicologi, dai teorici della letteratura delle manie.<br /><br /><br />Invece il povero Edipo è diventato l’emblema stesso del disturbo mentale, del disagio, direi che il suo motto non poteva ce essere:<br /><br /><br />‘sto male con me stesso, sto male con gli altri …’.<br /><br /><br />Il povero Edipo, o ‘Edipo come preferiscono altri, era solamente bisognevole di conforto e di consolazione,<br />Orfano, appeso per i piedi come un capretto, con i piedi bucati era stato trovato e allevato prima da un pastore, popi dal re di Corinto.<br />Sentì che non era che un bastardo, e andò alla ricerca dei genitori, dei parenti, del padre.<br />Purtroppo lo incontrò e senza poterlo certo riconoscere lo uccise.<br />Così Edipo uccise il padre, senza saperlo.<br /><br />Non solo, ma sposò la madre, in completa ignoranza, dopo aver vinto le insidie della Sfinge.<br />**<br />Quando si rese conto, dalle sciagure di Tebe, di aver compiuto azioni interdette, si accecò e andò via da Tebe, a Colono, ove trovò finalmente serenità.<br /><br />Edipo il cercatore, capace di vincere il mostro dell’indovinello fatale..<br /><br />Edipo l’orfano, il bambino dai piedi gonfi, dai piedi bucati.<br />Laio lo aveva fatto esporre perché un oracolo aveva predetto che il figlio lo avrebbe ucciso.<br /><br /><br />La psicoanalisi ha eletto il patrono stesso del fatalismo a simbolo e protettore della libertà delle scelte umane, paradossalmente.<br /><br /><br />E’ come se riconoscesse l’ineluttabilità di quello che gli ingenui chiamano destino, che anticamente chiamavano fato e che i naturalisti chiamano sistema, o natura.<br />Il fato era una forza latente, oscuro agli stessi déi, che in un certo senso ne erano succubi come i mortali.<br />Si potrebbe dire che in effetti era la sola, unica, impalpabile divinità, il solo Dio che permeava e regolava il Cosmo.<br /><br />***<br /><br /><br />theta<br /><br /><br /><br /><br />* Il Professionale, come veniva ordinariamente chiamato, era un grosso edificio sistemato proprio all’angolo d’una importante piazza della città.<br /><br />Il giovedì c’era mercato, un rituale utile e dilettevole per tutti.<br />Negli altri giorni niente e nessuno poteva togliere la gloria della scena al palazzo, che un tempo era una ottima Scuola Media, la scuola dove Louis Aveva insegnato Latino priva di accettare le 150 ore nei moduli di Orbetello e Albinia.<br /><br />Andò in presidenza, in un mattino di settembre.<br /><br />Il preside gli diede un sobrio benvenuto nella scuola.<br />Era tutto indaffarato a smistare le classi che per la prima volta prendevano posto in quella sede.<br /><br />Gli disse che avrebbe insegnato nel triennio, ai ragazzi più in là con gli studi, ma non in quella sede, a Marina di Grosseto.<br /><br />Così Louis andò subito lì.<br /><br />Il direttore lo accolse dicendogli che si era presentato troppo presto, poteva anche aspettare.<br /><br />In ogni caso, si notava la presenza di un insegnante che per ora aveva le classi che sarebbero poi state effettivamente assegnate a lui.<br />Quell’insegnante più tardi lo avrebbe ritrovato in una succursale del professionale, nella cittadella degli studi, impegnato solo per dodici ore, mentre a lui, a parità di trattamento economico, ne furono assegnate ben diciannove.<br /><br />Quando Louis arrivava, si moltiplicavano ore ed alunni.<br /><br />La sede di Marina era un modesto fabbricato, un tempo forse colonia marina, circondato da autentici ruderi d’altri fabbricati analoghi.<br /><br />Guardando dal certe finestre era possibile essere colti da autentici attacchi di depressione, dal momento che si aveva l’impressione di trovarsi al centro d’una zona bombardata al tempo dell’ultima guerra, come la chiamano gli speranzosi, oppure in una zona calda del Medio Oriente.<br /><br />Comunque, a parte la vista dalle finestre, che in un’altra classe offriva anche un panorama dell’Argentario e di Monte Cristo, tanto per fargli capire d’essere abbastanza lontano da casa e abbastanza vicino a mete nemmeno sperate, di notevo quell’anno ci fu che le classi erano alquanto vivaci e quando uscira, sia dalla sede di Marina che da quella della cittadella, sentiva un bel profumo di cucina.<br /><br />Si trattava di sezioni di specializzazione Alberghiera del professionale.<br /><br />Ma a dire il vero non fu mai chiamato in occasione alcuna a dare neppure un modesto parere sulla bravuta di studenti ed alunni.<br /><br />A lui toccavano solo le nobili astrazioni della storia, della grammatica e dell’educazione civica.<br /><br />Quell’anno passò fra una miriade di incontri pomeridiani di aggiornamento d’ogni tipo.<br /><br />Louis si buttò a capofitto in questa attività, quasi per convincersi che fossero utili almeno alla socializzazione, a qualche scambio d’informazioni fra i docenti.<br /><br />Ma in realtà quei corsi erano strumentali per lo pù ad una specie di giustificazione metadidattica che si doveva dare alle tante funzioni paradirigenziali che si andavano inventando in una scuola che sembrava sempre più un ipermercato virtuale.<br /><br />Ogni cosa si trasformava in test.<br />Anche il linguaggio fra operatori era ormai una specie di scelta fra varie opzioni sbrigativamente proposte.<br /><br />L’uomo era partito dagli elenchi delle mercanzie nei magazzini fenici e mesopotamici ed aveva inventato la scrittura.<br />La letteratura era nata, con tutte le sue eleganti formule di parole, dalle ansie catalogatrici dei bottegai.<br /><br />*<br />Nemmeno se lo ricordavano più, i traduttori dei traduttori di Omero.<br /><br />E adesso, proprio dove di sarebbe dovuto insegnare la letteratura, a scrivere e parlare, si ritornava all’antico linguaggio dei bottegai, che sapeva fare a meno della letteratura e della poesia, forse perché era esso stesso una forma creativa di poesia e linguaggio.<br /><br />Tutta la scuola italiana, e forse del resto del mondo, si era arenata sulle secche dei quesiti memorabili e, come dicono i saputelli, epocali quesiti irrisolti della cultura didattica.<br /><br /><br /><br />Il sistema diretto e brutale della domanda:<br /><br /><br />a. chi ha scoperto l’America?<br />b. chi ha ucciso Cesare?<br /><br />oppure, per i matematici:<br />c. quanto fa due più due?<br /><br />era diventato<br /><br /><br />l’America è stata scoperta da:<br /><br /><br /><br />a. chi fa fortuna<br />b. chi le toglie la coperta<br />c. gli Egizi, i Fenici, i Vichinghi o l’equipaggio della Nina,<br />la Pinta e la Santa Maria.<br /><br /><br />** Restava aperto, per i cosiddetti Saggi, ogni tanto convocati e sempre più numerosi in barba alla demenza dilagante, e per gli intellettuali in genere il tema e problema, come di addice a tutte le cose assai serie, dell’epistemologia.<br /><br /><br /><br /><br />Che non è una disciplina da poco, e neppure una scienza, ma quasi una ricerca della ricerca, quasi uno studio dello studio.<br />Non vuole sapere, ma sapere di sapere e per sapere di sapere per saperne di più e per sapere perché e per chi o percosa si sa o non si sa.<br /><br />Sempre che si sappia e non si sappia di sapere.<br /><br />Questo è un antidilemma, perché un tempo né prima né dopo di Socrate, ma nello stesso tempo, era già sapere sapere di non sapere.<br /><br />Adesso occorreva sapere, e ricercarlo ovunque, cosa è sapere e come funziona il gioco stesso di questa arcana attività organizzatrice non della mente o del cuore, ma proprio del sapere.<br /><br /><br />Scio ergo scio et sciens scire scio.<br />Qui scire scit sciens esse scit.<br /><br /><br /><br />Ma nelle scuole si combatteva in prima linea.<br /><br />Era nelle colte università, sede dei pozzi della scienza che si dibattevano queste squisitezze.<br /><br />E si stampavano a spese pubbliche.<br />Era nelle università, dove già restare era indice di fierezza, di durezza e di capacità di resistenza e di attitudini alla costruzione d’una efficace e solida, ma anche elastica e appiccicosa rete sociale.<br /><br />Era nelle università che si dibattevano i grandi temi epistemologici, fra un concorso ben costrutto ed un incarico ben appioppato.<br /><br /><br />E intanto, a detta dei veri esperti, nelle università restavano i peggiori, ossia i più ignoranti e i più abili nel tessere contatti fertili, i predatori e i carnivori, i cacciatori di cattedre, i surgelatori delle idee, dei libri e delle biblioteche, gli insonni addormentatori del sapere, del volere e del potere, mentre i ricercatori veri preferivano affrontare il mare aperto della vita e guadagnarsi altrove il pane, magari anche senza la pregiata cicoria di campo, costosa e rara, contrariamente a quel che andavano predicando certi ortolani politici che forse la volevano tutta per sé<br /><br /><br /><br />L’estate successiva gli arrivò una raccomandata che parlava di ...<br /><br /><br /><br />Trasferimento definitivo all’Istituto Tecnico Agrario Leopoldo II di Lorena di Grosseto.<br /><br /><br /><br />nei suoi riguardi.<br /><br />Chissà perché, la cosa gli diede un brivido freddo e gli trasmise una sensazione decisamente negativa.<br /><br /><br />Quando si presentò in quella scuola, gli furono assegnati dei corsi di sostegno per alunni che non avevano superato completamente l’anno precedente.<br />Riprendeva contatto con la nuova situazione.<br /><br /><br />La scuola non ‘bocciava’ più.<br /><br />Ma si continuava ad usare ed a praticare quest’azione da circolo bocciofili postlavoristico di pensionatistica memoria.<br />Non rimandava.<br />Applicava ‘debiti’.<br /><br /><br />Dichiarava in effetti ‘non promosso’.<br /><br />Appioppava ‘debiti formativi’, alla luce della botteghizzazione di tutta la faccenda.<br />Si diffondevano le giustifixcazioni con registri e libretti identificati con codice a barre.<br />Sembrava di essere alla Coop per la spesa, quando si giustificava un alunno.<br />Mancava solo la spesa e le buste eleganti di materiale plastico, tanto pericolose per le megattere.<br /><br />*<br />Non che Louis non amasse le botteghe.<br />Anzi.<br />Qualche suo antenato era stato ottimo commerciante ed artigiano orafo.<br />Lui stesso avrebbe voluto essere un valente botte\gajo.<br />Ma in effetti la sua occasione era svanita da tempo.<br /><br />Per lui avevano scelto una strada scolastica e letteraria, e si sa, carmina non dant panem ...<br /><br />Aveva collaborato per un decennio, inoltre, alla rivista letteraria Alla bottega di milano, pubblicando saggi e poesie sulla profezia medievale, sul Rinascimento, i Medici e Savonarola, Pavese, la linguistica, la questione meridionale e le interpretazioni del fascismo.<br /><br />Bottega, apoteca, boutique, ptèka era tutto sommato una bella parola e gli faceva pensare al lavoro, ai laboratori rinascimentali, a Cosimo dei Medici, che governava l’Italia dalla sua bottega, appunto.<br /><br />Ecco, già questo è abbastanza diverso.<br /><br />Una bottega che esamina, governa, confonde il mercato con arte e poesia, già questo era forse oltre i limiti, i confini a cui deve attenersi una buona, bella bottega d’artigiano o di commerciante.<br /><br /><br /><br />Quando la mercanzia invade il Tempio, il Parlamento, l’Università e la Scuola, allora si torna alle mercanzie mesopotamiche e l’alfabeto diventa un inutile orpello.<br /><br /><br /><br />Ma ogni idea è anche una opinione soggettiva, a meno che non sia un’idea primigenia, universale, di platonica memoria.<br /><br />Louis non aveva potuto opporsi alla nuova botteghizzazione della scuola, della società, era troppo solo, debole.<br /><br /><br />Commerciante, del resto, è bello.<br /><br /><br />Si consultano le tabelle del Sole, si prende il Sole 24 ore, non ri rischia l’insolazione perché il Sole è di carta rosa, si controllano nella borsa le azioni, si sospira o si impreca, si consultano i Soli in altre lingue, massima l’inglese, si butta un’occhiata su Internet per consultare il riassuntino degli affari nel mondo.<br /><br /><br /><br /><br />Si compra e si vende, non si paga nulla, ogni cosa è legata ad un sistema di auto finanziamenti e autopagamenti, anche se poi si arriva sempre al pettine e allora scatta la carta, la tessera, il libretto e le vecchie care penne, a volte modeste per la fretta, tornano a regnare, a volare scattando e tracciando i vecchi insostituibili degni dell’alphabeto non per poesia o per qualcosa di letterario, ma per la vecchia cara ragione che ha generato le lettere dell’alphabeto: l’ auri sacra fames ...<br />Non ha fatto un grande favore, dopotutto, alla classe operaia, alla classe ‘lavoratrice’ in genere il fondatore del contemporaneo movimento detto marxista, dicendo che il movente d’ogni azione è economico.<br /><br /><br />Adesso che la classe lavoratrice, dispersa la classe operaia in una miriade di sottoclassi, almeno nel vecchio occidente, vede imprenditori e commercianti prendere, quasi come nell’antica Atene, le redini del carro democratico, che ridiventa timocratico, forse ripensa con rabbia a quell’affermazione.<br /><br /><br />Ma forse tutti dimenticano che economia anticamente, e quindi anche ora, non voleva dire bottegocrazia o bottegonomia, bensì ‘legge della casa’.<br /><br />Fare dell’economia voleva dire pensare a tutta la casa, a tutta la città, a tutto il proprio paese, non solo all’andamento del mercato o ai grossi e piccoli conti.<br /><br />Fare economia significa preoccuparsi d’ogni tema e problema della famiglia e della casa, magari nel modo più giusto, senza essere ‘invadenti’, rischio che purtroppo corre sempre chi aiuta semplicemente qualcuno.<br /><br />Insomma, non impiccioni, ma interessati a ogni elemento, questo vuol dire essere ‘economici’.<br /><br />Ma i propri genitori e il significato delle parole, sono la prima cosa che gli uomini dimenticano.<br /><br /><br />In compenso, dimenticato o travisato un significato, lo traducono in molte altre lingue, così da potersi vantare di non riuscire a capire non una, ma una miriade di parole.<br /><br />*<br /><br /><br /><br />iota<br /><br /><br /><br />**<br /><br /><br />Al Dirigente Scolastico dell’Istituto Tecnico Commerciale<br />…<br />Via Sicilia 45 58100 Grosseto<br /><br />Alla Direzione scolastica regionale per la Toscana<br />Via Mannelli 113 Firenze<br /><br />Al Ministero della Pubblica Istruzione viale Trastevere Roma<br /><br /><br /><br />Oggetto:<br />richiesta di trasferimento nei ruoli dell’Amministrazione ove presta servizio del prof. Gennarino Di Iacovo.<br /><br />ITC … 9 febbr 2006 Prot. 626 \ C 1<br /><br /><br />Ai sensi dell’art. 3 p. 1 del Decreto Legge 10 gennaio 2006 lo scrivente Di Iacovo Gennarino, nato il 22 ottobre 1947 a Pietrabbondante, IS e residente in Grosseto, via Trento 54, tel 328 0474786, gennarinodiiacovo@virgilio.it, docente in ruolo dal 1977 di materie letterarie, latino e greco fino al1998 nel liceo classico Dante Alighieri di Orbetello GR, poi destinato ad altra mansione quale coordinatore delle biblioteche del Distretto scolastico di Orbetello, passato nei ruoli di Italiano e storia e di nuovo sistemato ad altra mansione nel 2001, con funzione di bibliotecario nell’ITC … di Grosseto, rapporto sancito dal contratto individuale prot. n. 1 \ C1 il 04.02.02, stipulato fra il sottoscritto e l’ITC … , chiede, dopo aver attentamente considerato la situazione, di essere trasferito nei ruoli della Amministrazione scolastica ove presta servizio.<br /><br />Lo scrivente ritiene di poter continuare a svolgere adeguatamente il proprio lavoro teso alla organizzazione globale dell’attività di biblioteca in un ambiente, come quello del … , scolasticamente e umanamente valido, insomma globalmente idoneo alle sue esigenze, visto che gli anni già trascorsi a contatto con questa Scuola gli hanno permesso di stringere rapporti di rispetto, di stima e di amicizia con tutti, limitatamente a quanto sia opportuno, lecito e consentito ed un suo eventuale ritorno ad altri compiti e mansioni originari, quale ad esempio l’attività didattica a cui del resto ha sempre riconosciuto importanza fondamentale fino a quando gli è stato permesso esercitarla, sarebbe inopportuno, come sarebbe del resto non idoneo né costruttivo il permanere dell’attuale situazione di incertezza legata alla fragile intelaiatura normativa della sua posizione e funzione.<br /><br /><br />Lo scrivente è a disposizione per eventuali adattamenti o modifiche.<br /><br /><br /><br />Con osservanza.<br /><br /><br /><br />Grosseto, 9 febbraio 2006<br /><br /><br /><br />Prof Gennarino Di Iacovo<br /><br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br /><br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br />*** Grosseto - gennaio 2006<br />* * <br />Gennaro di Jacovo<br />Nuovo Modulo di Grammatica Contestuale<br /><br />Ad uso degli Alunni che ne facciano richiesta per uso personale<br />Gramatikus<br />Gramatik<br /><br /><br /><br />1. LA LINGUA COME STRUMENTO DI COMUNICAZIONE:<br /><br />Fra le caratteristiche comuni agli uomini di tutte le regioni della Terra, troviamo l' uso della lingua e del linguaggio come strumento di comunicazione.<br />La lingua parlata, il linguaggio o ‘parole’, è presente ovunque, mentre la lingua scritta, la ‘langue’, è codificata e attestata solo in certi tipi e stadi di cultura.<br /><br />Con la nascita dell’alfabeto, o comunque di qualche sistema di scrittura che inizialmente dobbiamo immaginare quale un sistema di segni che imitassero e raffigurassero oggetti o metafore di concetti e idee, ha inizio quella che si chiama ordinariamente epoca letteraria o storica, e che ricopre una fase sensibilmente breve della permanenza dell’uomo sulla terra.<br />Va osservato anche che ogni animale, ogni oggetto dell’universo ha un suo modo di parlare, un suo linguaggio e forse addirittura un suo limitato alphabeto, ma l’uomo per fretta e superficialità quasi sempre ignora queste silenziose espressioni di linguaggi lontani, che a volte si fanno suoni veri e propri, come quelli degli animali, ben più intelligenti e sapienti di quanto si creda.<br /><br />Occorre rispetto e amore per ogni linguaggio, altrimenti anche il nostro, che forse è il più complesso e artefatto proprio perché esprime un mondo interiore più lacerato e conflittuale, risulterà così vario, astruso e incomprensibile un giorno, come avvenne a Babele, che non riusciremo più non solo a capirci, ma neppure a intuire quale lingua parliamo.<br /><br />Gli animali, contrariamente a quanto si pensa, hanno un sistema di comunicazione efficace, vario ed unico per tutti gli individui di qualsiasi contrada e paese della Terra.<br /><br />In pratica hanno realizzato da sempre un vecchio sogno dell’uomo, quello della unificazione dei codici linguistici e del superamento della differenziazione linguistica.<br />***<br />Quando l’uomo fu creato, immagina Dante, un grande poeta ma soprattutto un grande linguista, espresse la sua prima parola.<br />** Gridò la sua riconoscenza a Dio, il suo ‘fattore’.<br />Unire un significato astratto, la riconoscenza, ad un suono foneticamente articolato, il significante, arbitrariamente espresso, volontariamente e intenzionalmente formulato, volle dire creare l’elemento minimo complesso della lingua parlata, la parola.<br />E questo si ripeterà sempre, ogni volta che un essere emetterà un segno a cui attribuirà un senso e un significato.<br />Accadrebbe anche se fosse cieco e muto.<br />Non per nulla quella che chiamiamo letteratura è stata creata da un cieco che forse neppure conosceva alfabeti.<br />La mente, Mnemosyne e le sue figlie, le Muse, sono esse stesse alfabeto, poesia e oceano di idee, conoscenze e segni, che poi questi siano scritti i disegnati, è cosa probabilmente di un qualche interesse solo contingente.<br />Riguarda la storia, le biblioteche, la letteratura e i libri, e qualsiasi altro mezzo più o meno apparentemente innovativo, che occupano solo l’ultimissima parte della vicenda umana, quella visibilmente caratterizzata anche dalla enorme e quasi sempre univoca e monopolare influenza dell’uomo sul contesto naturale esterno.<br />Successivamente all’atto primigenio e archetipico del parlare, che si pone in un tempo al di fuori del tempo e che quindi è quasi scoperto e creato da ogni parlante quando inizi ad usare il linguaggio, una volta formato un insieme cospicuo di parole d’ogni tipo, è stato necessario formare un determinato lessico, una qualche sintassi e grammatica.<br />Tutto questo solo da poche migliaia di anni si è trasformato in codice linguistico normativo e lessicale, in testi scritti in varie forme, in vocabolari, grammatiche e sintassi, in biblioteche e da poco in altri sistemi di scrittura digitale e computerizzata.<br /><br />Le intuizioni di Sausurre e Chomsky, comunque, attuali e geniali, erano già in Platone e Dante, di cui si preferisce ricordare le parti più appariscenti della dottrina poetica e filosofica, e non quegli aspetti della vita legati all’amore per la libertà e la dignità personali.<br />Entrambe furono privati della libertà, furono l’uno schiavo e l’altro esule, ma non si privarono mai della loro libertà della mente, della loro capacità intellettuale, della loro intelligenza.<br />Questa era la loro Firenze e la loro Atene.<br />La loro <br />***<br />2. ALTRI SISTEMI DI COMUNICAZIONE USATI DAGLI UOMINI:<br />La funzione centrale e principale di una lingua è quella di trasmettere informazioni, cioè di svolgere una FUNZIONE COMUNICATIVA.<br />Gli uomini però possono comunicare anche per mezzo di altri segni linguistici: i gesti, le fumate degli indiani d'America, i tamtam delle tribù primitive, i cartelli della segnaletica stradale, le espressioni del volto etc…<br />In linea di massima si può dire che qualsiai segno a cui si attribuisca un significato comprensibile può entrare a far parte di un sistema di segni suscettibile di un ordinanento convenzionale formando quindi un codice, con un lessico ed una sintassi, delimitato ad un gruppo di individui.<br /><br />Quel gruppo che deliberatamente, ‘arbitrariamente’, ossia con un preciso atto basato sulla conoscenza e sulla convenienza, lo elegge, lo crea. lo forma e trasforma.<br />Un inguaribile economista potrebbe parlare di una sorta di ‘contratto informatico’, o comunicativo, di tipo linguistico.<br /><br />E’ un contratto senza testo scritto né compromesso, paradossalmente da rispettare a cose fatte, con la creazione di ‘codici’ lessicale e grammaticali che nascono quando il linguaggio è già divenuto lingua scritta, magari letteratura, e necessita di una sistematicità normativa.<br /><br /><br />Questa, una volta affermate le sue regole e la natura dell’errore, sorgente in qualche caso dell’evoluzione linguistica ma anche limite, confine e fine delle competenze linguistiche, una volta stabilito il modo corretto dell’uso della lingua immancabilmente ne rappresenta anche in qualche modo un argine e freno alla ulteriore sempre imprevedibile trasformazione.<br /><br /><br />3. LA DOPPIA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO:<br /><br /><br />Il linguaggio è una associazione di segni fonici o grafici significanti univocamente combinati con i relativi significati (idee - oggetti): un “insieme", insomma, del tutto "arbitrario" di simboli convenzionali ad ognuno dei quali viene associato un preciso campo di significati.<br />Simboli e significati mutano, nascono e muoiono, come tutte le altre cose.<br />** Come ogni oggetto, come ogni essere vivente, le parole hanno un loro corso vitale, nel quale è difficile anche riconoscere e distinguere la nascita dalla morte, tanto che spesso lessemi e fonemi ritenuti ‘estinti’ e abbandonati, gettati quasi nel dimenticatoio come un umile rifiuto, rinascono, rivivono e si riaffermano nel dominio linguistico, come risorti.<br /><br /><br />Questo ricorrente anche se misconosciuto fenomeno ci indica e ci insegna che in effetti non esistono in assoluto persone, cose e lingue morte, ossia nullificate e in eterno assenti e spente, perché esse, come gli uomini, rivivono nei figli, dormono apparentemente nel loro oblio e si risvegliano nell’uso e nella memoria affettiva.<br /><br /><br />Tutto quello che è veramente importante, è come un seme sotto la neve e la terra, quasi ignorato e dimenticato ma pronto a farsi pianta e fruttificare.<br />Quello che invece è già scoria e spazzatura, può rivivere e rinascere, essere rigenerato, come fa la Natura sempre con tutti, ed è sempre davanti a noi, in piena visibilità.<br /><br /><br /><br />Prendiamo il messaggio " DIVIETO DI SOSTA ". Possiamo dividerlo<br />in tre " parti ", ognuna delle quali può essere usata in altre occasioni:<br />-divieto-…di sorpasso / il libro…-di- Luigi / ho fatto una lunga …- sosta -.<br />Inoltre uno qualsiasi di questi "segni" linguistici può essere a sua volta diviso: diviet-o; questa forma di divisione del linguaggio in unità successive fornite di significato è detta PRIMA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO.<br />Ma ognuna delle unità individuate nella PRIMA ARTICOLAZIONE può essere divisa in unità più piccole PRIVE DI SIGNIFICATO.<br />Per esempio: "sosta" è formata da 5 unità: s-o-s-t-a, ossia da 5 FONEMI, ognuno dei quali fa distinguere questo segno da altri come p-osta, s-e--sta, so–r-ta, sos-i-a,. Questa è la SECONDA ARTICOLAZIONE DEL LINGUAGGIO, con cui dividiamo le unità significative nei singoli suoni che la compongono.<br /><br />L'ATTO DELLA COMUNICAZIONE:<br />*** Molteplici sono, come si è accennato, i tipi di comunicazione, ma noi ora ci interesseremo in prevalenza della comunicazione di tipo linguistico.<br />Perché avvenga una comunicazione linguistica è indispensabile la presenza di una persona che parli o che scriva, innanzitutto, che sarà l' EMITTENTE, o mittente, o trasmittente, ossia la fonte stessa dell’atto linguistico, il creatore del messaggio con un grado più o meno alto di intenzionalità e di volontarietà, in quanto nei diversi tipi di letteratura possiamo rilevare in chi si fa autore la presenza più o meno vistosa di una personalità ispiratrice condizionante o di una qualche committenza umana o divina..<br />Quello che questa persona ‘autore’ dice o scrive sarà il MESSAGGIO o DISCORSO.<br />La persona a cui il messaggio è destinato sarà il DESTINATARIO, o RICEVENTE.<br />Perché vi sia "comprensione", bisogna che la lingua usata di chi parla (o scrive, o telefona, o comunque trasmette) sia conosciuta da chi ascolta o legge.<br />Si deve perciò usare un CODICE (il complesso di "segnali" le"parole"<br />di un linguaggio o d'una lingua) comune.<br /><br />***<br />La COMUNICAZIONE, una volta per così dire attivata dalla emissine di un messaggio da parte del mittente, può essere ostacolata da vari fattori (rumori; scarsa attenzione del DESTINATARIO o RICEVENTE; una precisa volontà di non entrare in comunicazione da parte del destinatario).<br /><br />***<br />Naturalmente la filosofia del linguaggio, più che la grammatica, studia ed esamina queste modalità che chiamerei glottosofiche, poiché riguardano la conoscenza, la sapienza della e sulla lingua.<br /><br />Schema 1 :<br />RUMORI (esempio: la lontananza;<br />il chiasso nell'ambiente.)<br />MITTENTE ... SEGNALE ... CANALE ... RICETTORE … MESSAGGIO<br /><br />(la persona che (emissione (vibrazioni (apparato uditivo (articolazione<br />parla - scrive) di suoni ) acustiche) di chi ascolta) di significati)<br /><br /><br /><br /><br />CODICE (la lingua parlata, come si-<br />stema di simboli, nei quali ad<br />ogni SIGNIFICANTE -suono/segno-<br />corrisponde un SIGNIFICATO –<br />concetto / idea _________________)<br /><br />*** ***<br />DESTINATARIO<br />( la persona che riceve il MESSAGGIO<br />e trasforma i SIGNIFICANTI in<br />SIGNIFICATI - concetti / idea ___ )<br /><br /><br /><br /><br />***<br /><br />Lo Schema 1 è riportato in G. BARBIERI, Le strutture della nostra lingua, La Nuova Italia, FI 1972, pag. 9.<br />A. MARCHESE in Didattica dell'Italiano e strutturalismo linguistico, Principato, Mi 1973, pagg. 23 segg., riporta il seguente schema, proposto da R. JACOBSON (Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, 1966, p. 185):<br /><br /><br /><br /><br /><br />CONTESTO<br />MESSAGGIO<br />*** MITTENTE DESTINATARIO<br />CONTATTO<br />CODICE<br /><br /><br /><br />A questi FATTORI della comunicazione, corrispondono le seguenti<br />FUNZIONI del linguaggio, ossia diverse finalità d'uso del linguaggio:<br /><br /><br /><br /><br />INFORMATIVA<br />POETICA<br />EMOTIVA O ESPRESSIVA<br />CONATIVA<br />FàTICA<br />METALINGUISTICA<br /><br /><br />5) LA FUNZIONE DELLA LINGUA:<br />quando una persona rivolge il discorso ad un'altra, utilizza il linguaggio per diversi fini.<br /><br />Per esempio:<br /><br />"Mio fratello ha terminato il servizio militare e torna a casa questa sera"….. "Mi fa piacere questo, sono d'accordo"……<br />"Vieni questa sera a casa nostra”.<br /><br /><br />Chiamiamo "a", "b" e "c" rispettivamente le tre frasi.:<br />"a" informa d’un fatto avvenuto e d'un altro prossimo ad avverarsi; "b" reagisce esprimendo un parere personale;<br />"c" esprime un invito, una esortazione.<br /><br /><br />Possiamo dire che ogni frase svolge una FUNZIONE tipica del linguaggio.<br /><br /><br />***<br />*** Le ‘ FUNZIONI ’ della lingua sono:<br /><br />1) INFORMATIVA, o ‘referenziale’, tipica del discorso storico e scientifico: "informa";<br />2) ESPRESSIVA, esprime contenuti ‘soggettivi’ e personali, non fatti e dati informativi. Tipica del linguaggio dei "poeti" e di chiunque voglia comunicare emozioni, sensazioni, sentimenti, stati d’animo;<br />3) CONATIVA o imperativa, sollecita gli altri a compiere determinate azioni. Tipica del linguaggio giuridico, "profetico", moraleggiante. Ve ne sono altre due, più specifiche e adatte a particolarissime situazioni:<br />4) FàTICA, per sollecitare l'attenzione di chi ascolta: “mi sono spiegato?” – “Va bene?” – “Pronto!?" (al telefono…);<br />5) METALINGUISTICA, quando il discorso riguarda (come ora) la lingua stessa, la definizione delle parole: è il linguaggio delle "grammatiche" e dei vocabolari.<br />Infine, v'è una specialissima funzione, propria di chi tende a concentrare la comunicazione e l'espressione sulla "forma" dell'enunciato, sul fattore STILE. E' la funzione:<br />6) POETICA, tipica della poesia, , ossia arte e ispirazione.<br />CLASSIFICAZIONE DEI FONEMI USATI IN ITALIANO:<br /><br />SCHEMA 2<br /><br />POSIZIONE DELLE LABBRA<br /><br />Distese a arrotondate<br />è ò<br />e o<br />i u<br />anteriori posteriori<br /><br /><br /><br /><br /><br />LE VOCALI:<br /><br />Quando pronunciamo le vocali, vibrano le corde vocali.<br />La diversità dei suoni dipende dalla posizione della lingua nella bocca o dalla forma delle labbra.<br />Per le vocali i , è ( e chiusa) ed è ( e aperta ) viene tenuta più alta la parte anteriore della lingua. Per a, la lingua resta distesa.<br />Per ò ( o aperta ), o (o chiusa ) ed u, viene tenuta più alta la parte posteriore della lingua .<br /><br />Quanto alle labbra, esse sono arrotondate per la pronuncia della ò , e della u - sono in posizione intermedia per la a e sono distese per la è ,la e e la i .<br /><br />LE CONSONANTI: Si dividono in SORDE e SONORE.<br />Sono " SONORE " quelle che si pronunciano con vibrazione delle corde vocali : B; D; G; V; S (sonora); Z (sonora ); G ( palatale ); M; N; GN; L; GL (palatale ): R.<br /><br />Sono " SORDE " quelle che non comportano vibrazione delle corde vocali: P; T; C ( velare ); S; (sorda ); Z; ( sorda ); C; ( palatale ); SC; ( palatale ).<br /><br />Oppure, in relazione al LUOGO di articolazione, si dividono in:<br />LABIALI : P; B; M (bilabiali ) - F; V ( labiodentali).<br />DENTALI : T; D; N; L; R; S; Z;.<br /><br />PALATALI : C; palatale ( c + e/i); G; palatale (g + e/i); SC; palatale (sc + e/i) GL; palatale (gl + i; gli + a , e, o, u) ; GN; palatale (gn + a, e, i, o ,u).<br />VELARI : C; velare (c +a, o, u - c+ consonante; ch + e ,i; Q; (u) +a, e, i, o).<br />Infine, secondo il MODO di articolazione, si dividono in:<br />OCCLUSIVE: p; b; m; (bilabiali) - f; v (labiodentali) - t; d (dentali) - c; g (velari).<br />AFFRICATE: z (dentale) - c, g (palatali).<br />SIBILANTI: s, z (dentali) – gl (palatale).<br />FRICATIVE: F,V (LABIODENTALI).<br />LIQUIDE: r, l (dentale) – g l (palatale).<br />NASALI: m (bilabiale) – n (dentale) – gn (palatale).<br /><br /><br />Nota:<br /><br /><br />la " h " è solo un "grafema", cioè un segno grafico, e non un fonema, ossia un suono vero e proprio. Distingue i suoni velari ‘ c ’ e ‘ g ’ davanti ad ‘ e ’ ed ‘ i ’ .<br />Suono velare .. : casa, gatto - china, ghisa.<br />suono palatale : cena, gesso - Cina, Gino.<br /><br /><br /><br />*** DIVISIONE IN SILLABE:<br /><br /><br />Ogni sillaba contiene almeno una vocale.<br />Una parola può essere, in base al numero delle sillabe:<br /><br />- monosillaba…………………….una sillaba (re, bar, per, di, a, da)<br />- bisillaba………………………...due sillabe (mon - te; ar –t e)<br />- trisillaba……………………...tre sillabe (pe – co - ra; r e – gi - na)<br />- quadrisillaba……quattro sillabe (vo - g a - to -re; a – ma – to - re;)<br />- polisillaba……………... più di 4 sillabe (in – ve – sti- - ga – to - re )<br /><br /><br />NORME PER LA DIVISIONE IN SILLABE:<br />Ogni consonante FA SILLABA CON LA VOCALE CHE SEGUE.<br />Per esempio: ma - re;<br />Le consonanti doppie si dividono: gat –t o; car - ro.<br />Quando si hanno gruppi di consonanti, la prima fa parte della sillaba che precede, le altre della sillaba che segue: con – so – nan - te.<br />Fanno eccezione i gruppi di consonanti con cui può cominciare una parola: ..…. ma –e – stro; stro –fa ; ri -splen - de - re; splen - den – te.<br />DITTONGHI:<br />I gruppi di vocali fanno DITTONGO quando si pronunciano con una sola emissione di voce:<br /><br />UO -mo; VIE - ni; AU - to.<br /><br />Quando si pronunciano separatamente, si ha uno IATO:<br />spi - a - re; le – o - ne.<br /><br /><br />DITTONGO = i \ u + VOCALE:<br />Uno IATO si forma anche fra a, e, o + u \ i quando ‘u’ oppure ‘i’ sono accentate: pa-ù-ra; vì-a; e nei DERIVATI DI TALI PAROLE: pa-u-ro-so.<br />7) L'ACCENTO: quando si pronuncia una parola, si mette in rilievo una sillaba. Questa intonazione più energica è detta ACCENTO.<br /><br />In base all'accento le parole sono:<br /><br /><br />TRONCHE : accento sull'ultima sillaba:………… virtù<br /><br />PIANE : accento sulla penultima sillaba ……. vedére<br /><br />SDRUCCIOLE : accento sulla terzultima sillaba…….. àlbero<br /><br />BISDRUCCIOLE : accento sulla quartultima sillaba .… òrdinano<br /><br />In genere l' ACCENTO si segna solo SULLE TRONCHE e sui seguenti MONOSILIABI:<br />è, né, sé, sì, di', dà, là, lì', per distinguerli dagli o m o g r a f i<br />( omografo: che si scrive nello stesso m o d o ) : e, ne, se, si, da, di, li, la..<br /><br />8) L'ENUNCIATO O PERIODO:<br /><br />1. Tuo padre dice che partirà alle tre. Vado con lui.<br />2. Tuo padre dice che partirà alle tre.<br />3. Vado con lui.<br /><br />n.. 1.= DISCORSO; N. 2. e 3.= ENUNCIATI o periodi.<br /><br />4. Che caldo fa qui dentro! Non si potrebbe aprire un poco la finestra?<br />5. Che caldo fa qui dentro!<br />6. Non si potrebbe aprire un poco la finestra?<br /><br /><br />La frase n. 4 è un DISCORSO; le n.5. e 6. sono ENUNCIATI o periodi.<br />I segmenti in cui si può suddividere un discorso ( 1. e 3. ), secondo i criteri dell' INTONAZIONE e della possibilità di inserire una pausa tra un segmento e un altro, si possono chiamare ENUNCIATI o PERIODI ( 2..- 3.- 5. e 6.).<br /><br />9) L'INTONAZIONE: i tipi dell' INTONAZIONE sono tre: affermazione, esclamazione e domanda. Nelle frasi 2.. e 3. ‘cade’ alla fine dell'enunciato ed esprime affermazione. Nella 5. indica esclamazione. Nella 4. interrogazione o domanda. Nelle frasi 2.. e 3. troveremo un punto fermo : ‘ . ’ - a fine enunciato; nella 5. un punto esclamativo; ‘ ! ’ -; nella 6..un punto interrogativo; ‘ ? ’ - .<br />I segni d'interpunzione ( . /punto; , /virgola; ; /punto e virgola; : /due punti; ….) sono simbolo grafici che servono ad indicare pause e diverse intonazioni a proposizioni e periodi.<br /><br />Il PUNTO segna una pausa marcata e separa due periodi o due proposizioni:<br /><br />… ‘Ei fu. Siccome immobile …’<br /><br /><br />La VIRGOLA indica una breve pausa e può essere usata:<br /><br />a.per isolare un vocativo: "Stai tranquillo, Luigi, verrò appena è possibile"; b. per isolare un'apposizione con aggettivi e complementi: ‘Dante, il grande poeta fiorentino, fu esiliato’;<br />c. per dividere due enunciati: ‘E' vero, non partì’; d. per separare le parole in un elenco (enumerazione): ‘l'aria era limpida, chiara, fresca’.<br />Il PUNTO E VIRGOLA indica una pausa più lunga, rispetto a quella indicata dalla virgola, fra due frasi che si vogliono unire tra loro.<br />Segna perciò una pausa APERTA nel contesto dello stesso periodo e della stessa proposizione: ‘la situazione era difficile; per questo decisi di rimanere’.<br />I DUE PUNTI indicano che il periodo che segue spiega quello precedente. Possono precedere una enumerazione, un elenco. Sono d'obbligo per introdurre un DISCORSO DIRETTO ( riportato fra "virgolette").<br />Per es.: ‘ Giuseppe si alzò e disse: "Tranquillizzati, sistemerò tutto!" ’.<br /><br />DEFINIZIONE DELL'ENUNCIATO:<br />l' enunciato è un segmento di un discorso, contrassegnato da una particolare INTONAZIONE e seguito ( nonché preceduto ) da una PAUSA prolungabile.<br /><br /><br />10) IL DISCORSO, quindi, si divide in ENUNCIATI .<br />Questi in PAROLE o ‘MONEMI ' .<br />Queste si dividono in morfemi come: LUP - o; GATT – o<br />che sono le UNITA' GRAMMATICALI MINIME .<br />(Giovanna BARBIERI, op. cit.)<br /><br /><br />1). Con ……………………… un morfema = parola monomorfemica<br />2). Caten-a …………………… due morfemi = " polimorfemica<br />3). Con-caten-are …………… tre " = " " "<br />4). Con-caten-at-o…………….. quattro " = " " "<br /><br /><br />Più precisamente una parola si divide in queste parti :<br /><br />prendiamo = parola o monema di nove grafemi (lettere) o fonemi (suoni)<br />- prend = monema radice, LESSEMA (parte significante) o<br />morfema lessicale.<br />- iamo = monema grammaticale ('desinenza’ o ‘terminazione’, in certi casi) oppure MORFEMA GRAMMATICALE, ossia INDICATORE della 'forma' della PAROLA: maschile, femminile, singolare, plurale, persona per il verbo, in questo caso.<br /><br />Quindi per le parole, o MONEMI, soggette a variabilità nella parte finale, si riconoscono più parti. Una - centrale - indica significato.<br /><br />Le altre- finali, indicano il genere, il numero, in certe lingue il CASO, o, per i verbi, il numero e la persona .<br />Questi sono ‘morfemi’ , e mutano la ‘FORMA’ (SIGNIFICANTE), non la 'SOSTANZA' ( SIGNIFICATO).<br />Sono il 'vestito', o la ' maschera' delle parole.<br />***<br />I MORFEMI anteposti, ossia situati all'inizio del monema, prima del LESSEMA, sono dei prefissi. (particelle 'messe prima del tema’ ).<br />Per esempio: con - catenare ; per - correre ... .<br /><br /><br />IL MORFEMA LESSICALE comune, ossia il LESSEMA, portatore del SIGNICATO BASE, rappresenta la parte - il nucleo - della parola<br />( monema ) che resta dopo aver tolto prefissi e suffissi ( morfemi grammaticali ), ed è la RADICE della parola (talora coincide con il TEMA, in casi particolari ).<br />I MORFEMI aggiunti alla radice si dicono 'suffissi' con termine generico . Per esempio:<br /><br /><br /><br /><br /><br />Corr-<br />Ent-<br />-e-<br />Mente<br /><br />Radice<br />e tema<br /><br />Morfema<br />lessicale<br />o<br />lessema<br /><br />Morfema<br />Vocale<br />Gramm.le.<br /><br />marca Eufonica<br />Morferma gramm.le<br /><br />Marca \ desinenza<br /><br /><br /><br /><br />Schema 3<br /><br /><br /><br />PER<br />CORR<br />ERE<br /><br /><br /><br /><br />PREFISSO<br /><br />o monema<br />grammaticale<br /><br />Morferma<br /><br /><br />(greco:<br />forma)<br /><br /><br /><br /><br />RADICE<br /><br /><br />o monema lessicale<br /><br />lessema (=greco significo;<br /><br /><br />* (discorso)<br /><br />SUFFISSO<br /><br />o monema<br />grammaticale<br /><br /><br />Morfema<br /><br />( forma)<br /><br /><br /><br />11) LE DESINENZE :<br /><br />I morfemi- suffissi contribuiscono, come si diceva prima, a DIFFERENZIARE<br />le CATEGORIE grammaticali : NUMERO – TEMPO - PERSONA - MODO e GENERE.<br /><br /><br />nota:<br />se il SUFFISSO si unisce direttamente alla RADICE (lessema) , la parola può dirsi PRIMITIVA .<br />Se si unisce alla radice dopo un altro suffisso ( moferma grammaticale ), la parola si dice DERIVATA .<br />Per le osservazioni su "lessemi", "morfemi grammaticali”, ”morfemi lessicali" e "monemi" vedi: A. MARTINET, Elementi di linguistica generale, Universale, Laterza, Bari 1977, 1.9 pag. 23 e 4..20 pag. 137 e: A. MARCHESE - A. SARTORI, Il segno il senso - Grammatica Moderna della lingua italiana, Principato Editore MI 1975, pag. 33 .<br /><br /><br />12 * I SINTAGMI O GRUPPI - NOMINALI / VERBALI E<br />PREPOSIZIONALI :<br /><br />In un ENUNCIATO possiamo chiamare "SINTAGMA” (greco composizione, cfr. dispongo in ordine sintassi, disposizione ordinata, in linguistica vale:messa in ordine metodica degli elementi d'un lingua)oppure “GRUPPO” NOMINALE (GN) ogni agglomerato (gruppo) di parole formato dall’ ARTICOLO (o DETERMINANTE) + NOME, dall’ARTICOLO + AGGETTIVO + NOME, oppure ARTICOLO + NOME + AGGETTIVO (DETERMINANTE o MODIFICANTE), o dal solo NOME (GN).<br /><br />Possiamo chiamare SINTAGMA o GRUPPO VERBALE ogni gruppo di parole formato dal VERBO + ARTICOLO + NOME, dal VERBO + GRUPPO NOMINALE o PREPOSIZIONALE oppure infine dal solo VERBO (GV).<br /><br /><br />il pioppo - il verde pioppo - il pioppo verde<br />determinante - determ modificante* nome - d n m<br /><br />* il modificante in questo caso è ‘lessicale’, poiché modifica proprio in senso lessicale, apportando una direzione precisa al significato del nome.<br /><br /><br />chiameremo SINTAGMI I GRUPPI DI PAROLE, COLLEGATE DAL<br />SENSO E DISPOSTE SECONDO LE REGOLE DELLO STILE, che<br />trovano nel VERBO il loro “nucleo logico, sintattico e semantico<br />centrale”<br /><br /><br /><br />F. s. = GN + GV = A(D) + N + V + A(D ) +N<br /><br /><br />****<br />I contadini …………………………... = GN (=A+N)<br />Abbattono un pioppo ……………….. = GV (=V+GN2) = (V+A(D)+N)<br />Abbattono …………………………... = VERBO (VERBALE)<br />Un pioppo …………………………... = GN2 (=A(D)+N)<br /><br />GN1 = i contadini = "soggetto" - GN2 =un pioppo = "complemento oggetto".<br /><br />Schema N. 4 :<br /><br />Phrase marker = indicatore di frase<br /><br />F<br /><br /><br />GN1<br />GV<br /><br />D<br />N V GN2<br />D N<br />i contadini abbattono un pioppo<br />DET. NOME VERBO DET NOME<br /><br />ART. NOMINALE ART. NOM.LE<br />G.N.1 _ _ VERBO GN2____<br /><br /><br />DET.(ART) + NOME VERBO + DET(ART) + NOME<br /><br /><br />FRASE SEMPLICE<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Chiameremo SINTAGMA o GRUPPO PREPOSIZIONALE quell’insieme di parole, collegate dal senso e concordanti fra loro, che siano rette da una preposizione.<br />In pratica un ‘complemento indiretto’.<br /><br /><br />Tale sintagma o gruppo ‘preposizionale risulta formato da:<br />PREPOSIZIONE (FUNZIONALE) + GN e rappresenta una ESPANSIONE, poiché amplia e arricchisce la presenza “semantica” di un monema<br /><br />(parola: nome, verbo, aggettivo-modificante) nella frase).<br /><br /><br />*** Nota bibliografica:<br /><br />Per tutte queste definizioni vedi: G. DEVOTO, Avviamento alla etimologia italiana, Dizionari Le Monnier e: J. DUBOIS - M. GIACOMO - LOUIS GUESPIN - C. MARCELLESI - J.P.NEVEL , Dizionario di linguistica - Ed. Zanichelli.<br />E ancora, per la parte sulla grammatica trasformazionale: F. VANOYE, Usi della lingua, Manuale di italiano per le Scuole Medie Superiori, Società Editrice. Internazionale TORINO .<br /><br /><br /><br />Per gli insegnanti, sono utili:<br /><br />E.Cavallini Bernacchi, L'insegnamento della lingua, Il punto emme edizioni , Milano -<br />N. Chomsky, Le strutture della sintassi, Universale Laterza., Bari<br /><br /><br />Utili sono i volumi di G. MOUNIN:<br /><br />Guida alla linguistica, Guida alla semantica e Storia della linguistica (2 voll.), tutti della UE Feltrinelli (n. 626 - 713 e 576/635 della collana ), nonché Didattica dell'Italiano e Strutturalismo linguistico, di A. MARCHESE, Principato).<br /><br /><br />Schema 5:<br />Phrase maker ( con GP = ESP )<br />F<br /><br /><br />GN1 GV<br /><br /><br />D N V GP<br /><br /><br />P GN2<br /><br /><br />D N<br /><br /><br />un uomo corre per la strada<br /><br />qui il GN 1 è il SOGGETTO – il GN 2 è il GRUPPO NOMINALE che, con la PREPOSIZIONE, forma il GRUPPO PREPOSIZIONALE (C0MPLEMENTO DI MOTO PER LUOGO).<br /><br />Nota: gli AVVERBI. Possono avere la stessa funzione dei GP: ad esempio:<br /><br />il treno correva a gran velocità<br />GN V GP<br />______ GP = prep\agg\nome<br />= funzionale\modificante\ nome<br />____________________ ___________ _______________<br />GN GV<br /><br />Nella frase possiamo SOSTITUIRE il GP “a gran velocità” con l’avverbio “velocemente”.<br />Le preposizioni, con le congiunzioni e il pronome relativo, possono chiamarsi<br />funzionali, o indicatori di funzione,<br />perché collegano, mettono in relazione, indicandone appunto la ‘funzione’,<br />GN con un verbo o GN con GP<br /><br />( preposizione) o GN, GP e frasi tra loro (congiunzione).<br /><br />Il pronome relativo funge da “raccordo” fra sintagma predicativo principale ed una subordinata.<br />I nomi rientrano nella categoria dei nominali,<br />i verbi in quella dei verbali.<br />Gli articoli appartengono alla categoria dei determinanti o determinativi.<br />Aggettivi e avverbi a quella dei modificanti, perché modificano, precisano il senso di un nominale o di un verbale.<br /><br />I verbi essere e avere ausiliari, i verbi servili e fraseologici sono modalità perché precisano un rapporto logico fra GN 1 / 2 e modificante nominale (nome del predicato) o fra GN 1 / 2 e verbale.<br />Seconda parte<br /><br />1) La subordinazione: l’aggettivo.<br /><br /><br />Esaminiamo la frase: un grande albero fu abbattuto<br />GN GV<br /><br /><br /><br /><br />un frondoso albero fu abbattuto<br />GN GV<br /><br /><br />‘grande’ e ‘frondoso’<br />sono espansioni, ovvero subordinati o dipendenti concettualmente di ‘un albero’, che è il centro del GN, infatti possiamo eliminare questi due aggettivi o attributi, che sono determinanti o modificanti lessicali, mentre gli articoli sono determinanti grammaticali poiché accompagnano il nominale collocandolo grammaticalmente, senza modificare il significato, senza turbare la struttura della frase.<br /><br /><br /><br />2) La subordinazione: sintagmi ‘centro’ e sintagmi ‘subordinati’.<br /><br /><br />Esaminiamo la frase:<br />Un aereo incredibilmente grande volava a velocità supersonica<br />__ ___ ____________ _____ _____ __________________<br />DG N D(M) DL V GP<br />___________________________ _______________________<br /><br />Gruppo Nominale ___ Gruppo Verbale<br />Frase semplice<br /><br />‘Incredibilmente’ è subordinato di ‘grande’, determinante lessicale, che a sua volta è subordinato di ‘aereo’.<br />… …<br />La funzione di questi ‘subordinati’ è quella di arricchire e completare il senso della parola a cui si riferiscono, allargandone, “espandendone” il campo semantico, oppure indirizzandole e precisandolo in determinate direzioni.<br /><br />Se diciamo:<br />un aereo di linea<br /><br /><br />il GP ‘di linea’ è subordinato del GN ‘un aereo’: è una sua ‘espansione’, perché ne delimita, ne precisa, ne espande il significato in una direzione determinata.<br /><br />L’intensità semantica del GP ‘di linea’ si dirige sul GN ‘un aereo’.<br />Avverbi, aggettivi, gruppi preposizionali sono perciò dei subordinati, delle espansioni dei GN, dei verbali, dei determinanti lessicali(aggettivi).<br />Ossia: avverbi, aggettivi e GP sono espansioni, subordinati di GN, oppure di verbi e di aggettivi (verbali e modificanti).<br /><br />3) Il soggetto: in un enunciato può essere posto un GN il cui nome è legato al verbo nel numero e nella persona. Tale nome, se si tratta di un nome, perché può essere un monema appartenente ad altre categorie, un aggettivo, un verbo,, un avverbio, un articolo e così via, è il soggetto del verbo.<br />Si parla del sintagma che chiamiamo ‘gruppo nominale 1’ (GN1). Di solito mettiamo in italiano questo gruppo prima del verbo, ossia rendiamo una parola protagonista della frase e la leghiamo al verbo.<br /><br />In taluni casi, come nell’ anacoluto ( dal greco senza collegamento ) , in cui il GN2 (il complemento oggetto comunemente detto) precede il GN1 (soggetto), che però riafferma la sua natura di<br /><br />‘protagonista’<br /><br />riagganciandosi con un pronome (nominale sostitutivo) al GN2.<br /><br />Ad esempio:<br /><br />… Coloro che tramontano (GN2), io li (pronome = nominale sostitutivo) amo con tutto il mio amore: perché passano all'altra riva … …<br /><br />( F. NIETZSCHE, Also sprach Zarathustra, Adelphi a.c. G. Colli, pag. 244 ) .<br /><br />In questa frase il GN1 (=soggetto) è il pronome personale ‘io’.<br />Un pronome sostituisce un nome, ed è quindi un nominale sostitutivo.<br /><br />La frase è una trasformazione della frase complessa:<br /><br />Sono Zarathustra ed amo … coloro che tramontano … con tutto il mio amore … perché passano all'altra riva ( perché passano all’altra riva = frase subordinata – ESPANSIONE FRASE CAUSALE).<br /><br />Il pronome relativo (indicatore di funzione) " CHE " collega due frasi subordinandone una:<br />quelli tramontano<br />quelli passano all'altra riva<br />Zarathustra ama<br />Io sono Zarathustra<br /><br /><br /><br />Io amo quelli …. amo quelli che passano …. all'altra riva.<br />…. Amo quelli che tramontano …. Perché passano all’altra riva .<br />“ PERCHE’ ” è ‘CONGIUNZIONE’.<br />Indica una funzione causale.<br /><br />E' un INDICATORE DI FUNZIONE e come tutte le "congiunzioni" subordinative, INTRODUCE UNA SUBORDINATA ( la ESPANSIONE FRASE corrisponde ad una ESPANSIONE "complemento" , ma CONTIENE - in più - UN VERBO ) .<br /><br /><br /><br />Le ESPANSIONI COMPEMENTO sono introdotte da funzionali preposizioni e sono Gruppi Preposizionali .<br /><br />Le ESPANSIONI FRASE sono introdotte da<br />CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE.<br />Le altre congiunzioni - quelle coordinative - servono a collegare tra loro frasi semplici (indipendenti, primarie, principali) o frasi\espansione (subordinate).<br />Tornando alla frase:<br /><br />un cane salta un fosso….<br /><br />GN1 GV<br />D+N<br /><br /><br />V GN2<br /><br /><br />D+N<br /><br />** “ un cane “ è SOGGETTO.<br /><br />Il significato della parola " cane ” è il<br />"protagonista" della frase, che fa da<br />“ teatro contestuale ”.<br /><br /><br />Proviamo a dire:<br />un fosso salta un cane ….<br /><br />Suona strano ed assurdo.<br />Ma non in un contesto diverso.<br />In una fiaba, sarebbe "possibile". Non nella vita quotidiana.<br /><br />*** In latino, o in greco si può mettere il GN2 (compl.oggetto)<br />prima del verbo.<br /><br />Perché i casi permettevano di conservare il senso complessivo e lo dirigevano logicamente nella frase.<br />In latino posso dire:<br />Lupus hominem est / hominem lupus est / est hominem lupus.<br /><br />Sarà sempre il lupo a nutrirsi, in questo tipo di indicazione.<br />(Fs=Frase semplice=GN+GV).<br /><br />‘Est’, in latino, vale anche ‘divora, mangia’, non solo ‘è, esiste …’.<br /><br />Era l’accusativo ‘hominem’ che diceva ai ‘latini’ quale dei due significati dare al verbo, in questo caso.<br /><br />Il soggetto compie l'azione …. Questa non è una affermazione giusta.<br />Se dico: ….<br />L'uomo è mangiato dal lupo<br /><br />- comprendo che "l'uomo" non compie, anzi, è "vittima" dell'altrui azione.<br /><br />Sia permesso qui osservare che la retorica delle pecore ‘miti’, dei lupi ‘cattivi’ e dell’uomo sempre ‘vittima’, ma molto bene armata, ha portato in realtà all’estinzione del lupo, animale nobile, intelligente e socialmente elevato, nonché capace di linguaggio, ed al proliferare indiscriminato degli ovini e degli umani, frenato con sistemi che non è comunque da ‘homo gramaticus’ spiegare, anche per evitarne l’uòteriore diffusione.<br /><br /><br />***<br />Se dico: Don Abbondio è vile - Don. A. "compie".<br />Se dico: Don Abbondio fu minacciato - Don. A. non è "attore" del senso dell'azione. Lo è solo "grammaticalmente".<br /><br />E' il protagonista , la "parola" (Nome proprio, qui), messa in rilievo, proposta dall'attenzione dell'ascoltatore/lettore/RICEVENTE (destinatario del MESSAGGIO).<br /><br /><br />Quindi diremo che il GNI (SOGGETTO, secondo la tradizione tassonomica grammaticale) è quella parola che viene MESSA IN RISALTO, in evidenza, quale PROTAGONISTA della frase ( ...’teatro contestuale’ ), e che concorda con il verbo.<br /><br /><br />Questo, ove il soggetto sia espresso.<br />Ossia quando la frase non sia imperniata su un verbo, o un'espressione, IMPERSONALE (piove …. è giusto fare così …. ) oppure quando il soggetto non sia sottinteso.<br />2) Le frasi: possiamo dividere ogni enunciato (periodo e discorso fra due punti) in parti corrispondenti ciascuna ad un GRUPPO VERBALE accompagnato da sintagmi (GRUPPI) NOMINALI e PREPOSIZIONALI SUBORDINATI (dipendenti) e comunque legati ad esso.<br /><br />3) Chiamiamo FRASE ognuna di queste parti.<br /><br />LE FRASI sono unite da<br /><br />CONGIUNZIONI COORDINANTI<br /><br />( INDICATORI DI FUNZIONE COORDINATA ), se unisco frasi semplici fra loro: di notte dormo e sogno (= due frasi semplici unite, coordinate = FRASE COMPOSTA…. ) o<br /><br />SUBORDINANTI<br /><br /><br />se unisco uno o più SUBORDINATE (dipendenti, secondarie) a una FRASE SEMPLICE CHE FA DA REGGENTE / PRINCIPALE / INDIPENDENTE / PRIMARIA …. di notte dormo e sogno …. ‘Perché amo riposarmi pensando’.<br /><br />“ Perché ” è un "indicatore di funzione", introduce una subordinata che arricchisce il "senso" della PRINCIPALE (di notte dormo) coordinata con l'altra frase semplice (anche "principale", ma aggiunta)….’e sogno’.<br /><br /><br />Le frasi sono unite da congiunzioni e separate da brevi pause segnate con virgole, in genere.<br />***<br />Nota:<br />*** Sono molto usate nel linguaggio parlato le “FRASI A SCHEMA MINORITARIO"<br />(ossia a schema abbreviato, perché s'intuiscono gli elementi sottintesi già precedentemente pronunciati o facilmente ricostruibili):… "pronto!…." - " al diavolo!…" - "povero me!" - (enunciati derivanti da trasformazioni esclamative di : ‘io sono pronto’….etc). Oppure: "Dove vai?" - "a Scuola !" (enunciati usati nelle risposte, ove si sottintendono gli elementi intuibili).<br /><br />Anche i titoli, i cartelli pubblicitari, le insegne sono "a schema minoritario": ‘più facile, sarà difficile’… ‘così bianco che più bianco non si può’… ‘chi vespa mangia le mele’.<br />Così anche per enunciati emessi in momenti di fretta o di concitazione… "quella sciagurata!!…" …"un serpente!…"… et cetera.<br /><br /><br /><br />4) COORDINAZIONE E SUBORDINAZIONE : Le frasi possono essere unite fra loro dunque dalle CONGIUNZIONI, per ‘polisindeto’ o da segni di punteggiatura, per ‘asindeto’.<br />Ad esempio:…’noi studiamo e voi giocate’; ‘noi studiamo. Voi giocate’.<br />LE CONGIUNZIONI (funzionali) COORDINANTI uniscono anche, oltre a frasi, GRUPPI NOMINALI E PREPOSIZIONALI.<br />Ad esempio….: ‘ho incontrato Carlo e suo fratello’ … ‘ non ho visto né tuo padre né tua madre’.<br /><br />Le congiunzioni COORDINANTI o COORDINATIVE principali sono le:<br /><br /><br />- Copulative….: e, anche, pure; né; neanche, neppure, nemmeno.<br />- Disgiuntive…: o, oppure, ovvero.<br />- Avversative…: ma, però, anzi, invece, pure, peraltro, tuttavia.<br />- Dimostrative o dichiarative…..: cioè, infatti, difatti.<br />- Conclusive…: dunque, pertanto, perciò, quindi, sicché.<br />- Correlative…: e….e; sia…sia; tanto…. Quanto; così…. Come;<br /><br /><br />Occorre ricordare che : queste congiunzioni uniscono solo frasi o proposizioni principali , quando uniscono delle frasi.<br /><br />Osserviamo ora quest'altra frase:<br />‘non uscimmo di casa per la pioggia’.<br /><br />Il GRUPPO PREPOSIZIONALE "per la pioggia" è un "subordinato", una ESPANSIONE che "arricchisce" il senso della enunciato-base:<br /><br /><br />"( noi ) non uscimmo "<br />“di casa " è complemento di moto da luogo, ‘espansione’ del verbo.<br /><br /><br />Al posto dell'espansione "per la pioggia" possiamo immaginare una frase intera, che sarà anch'essa in un<br /><br />RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE<br /><br />rispetto all'enunciato - base (o centrale).<br />In questo caso AVREMO UNA ESPANSIONE FORMATA NON DA UN SEMPLICE AVVERBIO o AGGETTIVO o GP, MA DA UNA FRASE VERA E PROPRIA, che chiameremo<br />PROPOSIZIONE SUBORDINATA ( ESPANSIONE frase )<br /><br />***** La frase da cui dipende si chiamerà PROPOSIZIONE<br />PRINCIPALE o reggente, o in qualunque altro modo equisemantico<br /><br /><br />La frase : non uscimmo di casa per la pioggia…<br />(GRUPPO PREPOSIZIONALE \ COMPLEMENTO DI CAUSA)<br /><br />Diventa : non uscimmo di casa perché pioveva<br />(ESPANSIONE FRASE CAUSALE)<br /><br /><br />Del GP (complemento) "per la pioggia"<br />Un altro esempio: …<br /><br />Mario si alzò nonostante la febbre<br />GN ________________<br />N V ____GP ____<br /><br /><br /><br />GV<br /><br />Il GP "nonostante la febbre" può essere sostituito con una frase SUBORDINATA, previa l'aggiunta d'un VERBO:<br /><br />Mario si alzò, nonostante la febbre …<br /><br />Mario si alzò, sebbene avesse la febbre<br /><br />MARIO SI ALZO' : proposizione principale \ frase semplice.<br />SEBBENE AVESSE LA FEBBRE: proposizione subordinata alla principale / Concessiva.<br /><br />Il complesso della due frasi è una FRASE COMPLESSA ( = periodo).<br /><br />***<br />Nota :<br /><br /><br />le FRASI o PROPOSIZIONI SUBORDINATE sono introdotte da parole "invariabili", senza indicare morfematici di genere, numero, tempo, modo e persona, che chiamiamo<br />CONGIUNZIONI SOBORDINATIVE<br /><br />(indicatori di funzione subordinata), in quanto subordinano una frase, indicano un suo rapporto di<br /><br />DIPENDENZA DA UN'ALTRA.<br /><br /><br /><br /><br />Le principali congiunzioni subordinative sono:<br />Finali……………...: affinché, acciocché, che, perché, per.<br />Consecutive……….: tanto da, talmente da, tanto che, cosicché, sicché.<br />Casuali…………….: perché, giacché, che, siccome.<br />Temporali……….…: quando, che, allorquando, finché, mentre, allorché,<br />dacché.<br />****<br />Concessive…….…...: sebbene, nonostante, benché, quantunque, allorché.<br />Dichiarative………..: che, di.<br />Interrogative e Dubitative: che, se, perché, quando, come.<br />Modali……………..: come, siccome, quasi, comunque.<br />Eccettuativa………..: fuorché<br />Comparativa……….: come, siccome, piuttosto che, più che, tanto che.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />***<br />TERZA PARTE<br /><br /><br />A. LA PRODUZIONE LINGUISTICA:<br /><br />1. LA FRASE E SUOI ELEMENTI:<br />quali sono gli elementi INDISPENSABILI per costruire una FRASE ?<br />Non basta mettere delle parole "insieme" per comporre una frase. Risulta perciò evidente che NON sono frasi le seguenti successioni di parole:<br />dico sette cani che lepri ricorrono le…zampino gatta la va tanto lascia lo ladro ci al che…<br /><br /><br />PER COMPORRE UNA FRASE CHE ABBIA SENSO COMPIUTO O ALMENO VEROSIMILE, O CHE COMUNQUE "SIGNIFICHI QUALCOSA", ANCHE A LIVELLO FANTASIOSO E IMMAGIANARIO, DEBBO COMBINARE LE PAROLE IN UNA DETERMINATA REALAZIONE, in un determinato ORDINE fra di loro, in modo che ne risulti un SENSO da un lato STILISTICAMENTE ACCETTABILE e dall’altro semanticamente e logicamente COMPRENSIBILE.<br /><br /><br />Perché si verifichi questa data condizione, è necessario che in una FRASE trovino posto ALMENO DUE ELEMENTI INDISPENSABILI,<br /><br />il SOGGETTO \ GN(1) \ GRUPPO NOMINALE UNO \<br />ed il VERBO \ GRUPPO VERBALE (predicato VERBALE).<br /><br />2 .SOGGETTO E PREDICATO: per definire questi due elementi consideriamo le seguenti frasi:<br /><br />a. Luigi e Maddalena hanno letto su una rivista una poesia interessante.<br />b. I poeti, che strane creature, ogni volta che parlano è una truffa.<br /><br /><br />Le parole sottolineate sono, per ordine di successione,<br /><br />SOGGETTO e PREDICATO VERBALE.<br />GN1 (Gruppo o sintagma nominale Uno e Verbo).<br /><br />***<br />Del SOGGETTO, si è già detto che è quella parola qualsivoglia che indica il "protagonista" della frase: sia uomo, essere animato, cosa, concetto o altro.<br /><br /><br />IL PREDICATO è un'espressione VERBALE.<br />Nella frase: ‘a..’ è costituito dall'espressione "hanno letto".<br />Nella : ‘b.’ da "parlano".<br />La frase ‘b.’ (Francesco de Gregori - Le storie di ieri) contiene anche un anacoluto.<br /><br />E' una trasformazione di :<br />ogni volta che i poeti parlano è una truffa:<br />quando i poeti parlano \ i pocti sono strane creature.<br /><br /><br />I pocti parlano - dicono parole / i poeti sono "strane creature"<br />le parole (di proprietà - di invenzione) dei poeti sono una truffa.<br /><br /><br />Si tratta di una FRASE COMPLESSA.<br /><br /><br />In questa frase, invece:<br />L'Italia è una repubblica<br /><br /><br />Il verbo (VR) ESSERE appare UNITO ad un NOME.<br />Chiamiamo l'espressione " è una repubblica " PREDICATO NOMINALE.<br /><br /><br /><br />" E' ” (classica 3^ Pers.Sing.pres.Ind. - voce del verbo essere )<br />in questa frase qu è "copula", ossia "unione, legame” , senza un suo proprio e preciso significato o valore semantico<br />(come i verbi, detti appunto servili, potere, dovere, volere etc.).<br /><br />"Una repubblica" è il<br />NOME DEL PREDICATO.<br /><br /><br /><br />Lo stesso sarebbe se dicessimo:<br />l'Italia è bella.<br />E' = copula; bella = nome del predicato.<br />E' bella = predicato nominale, che meglio dovremmo chiamare:<br /><br />modificante nominale.<br /><br />***<br />*<br />Se invece dico:<br />l'Italia è "in crisi", uso il verbo ESSERE con il significato di trovarsi , essere situato/a:<br />l'Italia si trova in una seria crisi economica<br />Quindi il VERBO ESSERE può essere "copula" e reggere un predicato nominale, oppure verbo con il senso di "esistere, trovarsi, esser situato, situata", e di conseguenza unirsi ad un GP (complemento).<br /><br />Il soggetto, quindi, è l'elemento che esprime la persona, il concetto,<br />la cosa messa in risalto.<br /><br />Nella frase attiva spesso indica chi "compie" un'azione : Luigi legge.<br />Ma non sempre:<br /><br />Luigi prese il raffreddore<br />o:<br />Matteo non partì<br /><br />Luigi e Matteo, più che agire in senso prorpio, subiscono, vivono uno stato o un evento dinamico e non compiono una azione consapevole.<br /><br />Nella frase passiva il soggetto finisce col subire l'azione.<br />Ad esempio:<br />Catullo fu abbandonato da Lesbia.<br /><br />Ma nella frase:<br />Euridice fu rimpianta da Orfeo ….<br /><br />Il piano grammaticale dice come "Euridice" subisca, mentre il senso ci fa intendere come Orfeo agisca spinto dalla costrizione e dal dolore.<br /><br /><br />Quindi per la "grammatica" in sé e per sé sono corrette ambedue le seguenti frasi:<br />a. l’uomo paziente mangia la cicoria<br />b. l'agnello feroce mangia il lupo<br /><br /><br />… Però per la frase:<br />a. siamo nella "normalità", mentre per la frase:<br />b. b. siamo sul piano dell'irreale, dell'incredibile.<br /><br />***<br />Sono i piani del realismo e dell'assurdo,<br />dell'eccezionale e del quotidiano.<br /><br /><br />Quindi nelle definizioni, ma anche ordinariamente in qualsiasi sede, non dobbiamo mai confondere involontariamente e senza un motivo valido il "senso" con lo "stile".<br /><br />*** Il soggetto (la parola in primo piano, " protagonista contestuale ") può essere accompagnato dal predicato nominale, in questo caso gli si attribuisce una qualità, uno stato particolare d'essere e di esistere.<br /><br /><br />* * Il predicato ha la funzione di dire,<br />di enunciare qualcosa del soggetto.<br /><br />5) STRUTTURA DELLA FRASE: vediamo ora di individuare la STRUTTURA della FRASE, cioè di verificare la come nella frase SI RISPECCHI IL MODO PROPRIO CON CUI IL PENSIERO SI ORGANIZZA E SI OBIETTIVA NEL FATTO DEL LINGUAGGIO.<br /><br /><br />6) Esaminiamo la frase: il gatto di Luigi è bello.<br /><br /><br /><br />Nella "struttura della frase" si può scoprire qualcosa che va al di là di una semplice successione di parole.<br />Nel contesto del discorso le parole sono prodotte a gruppi di due, tre, quattro, e più.<br />Fra questi gruppi esiste un legame particolare, determinato nel SENSO che VOGLIAMO dare alla frase.<br />Questi gruppi che si formano spontaneamente nella nostra mente e che sono collegati del SENSO sono:<br /><br />"il gatto " - “di Luigi" - “è bello”.<br /><br /><br /><br />Infatti l' ARTICOLO (DETERMINANTE GRAMMATICALE) si riferisce come un dito puntato alla parola - "gatto".<br /><br />La PREPOSIZIONE (INDICATORE DI FUNZIONE) "di" è legata al nome "Luigi".<br /><br />Il verbo (qui: copula) si lega all'aggettivo (DETERMINANTE LESSICALE o "modificante") "bello", formando un PREDICATO NOMINALE o modificante nominale (=VERBO ESSERE ((copula)) + nome del predicato ((nominale/determinante lessicale)) In definitiva il ‘predicato nominale’ può essere chiamato anche<br /><br />gruppo verbale modificante … oppure<br />modificante nominale.<br /><br /><br />Si possono indicare i rapporti di dipendenza con questo sistema:<br /><br />il gatto di Luigi è bello<br /><br /><br />GN GP GMN<br /><br /><br /><br />GN (+GP) + GV<br /><br /><br /><br />Fs<br /><br />Questi GRUPPI DI PAROLE collegate dal SENSO si chiamano GRUPPI o SINTAGMI.<br />I sintagmi nominale e preposizionale - "il gatto" - "di Luigi" - sono collegati fra loro formando un sintagma PIU' GRANDE: "il gatto di Luigi" (GN+GP). Inoltre il sintagma o ‘gruppo verbale modificante nominale’ "è bello" si lega al grande sintagma (o GN+GP) "il gatto di Luigi", formando un unico blocco, cioè una frase.<br /><br />Possiamo a questo punto stabilire di chiamare il sintagma più grande "il gatto di Luigi" GRUPPO NOMINALE (GN), in quanto le parole che lo compongono ruotano intorno al nome " gatto ".<br /><br /><br />***<br />*<br />Il sintagma verbale può indicarsi come gruppo verbale (GV), perché è costituito da una forma verbale , a cui si può aggiungere un elemento nominale.<br />Una FRASE è quindi composta da un GN e da un GV, come si può vedere dalla seguente formula:<br /><br /><br />Fs = GN + GV = Fs = frase semplice<br /><br /><br /><br />4) STRUTTURA DEL PERIODO:<br />Esaminiamo ora quell' insieme di frasi che è il periodo.<br /><br />Scriviamo un periodo:<br /><br /><br />" Una volta, allorchè da studente cambiai di alloggio, dovetti far tappezzare<br />a mie spese le pareti della stanza perché le avevo coperte di date "<br />( Italo Svevo )<br /><br />Un periodo è composto di proposizioni (tutte contraddistinte da un soggettetto e da un predicato) fra loro collegate e che quindi, per intenderne la STRUTTURA, deve essere selezionato nelle varie proposizioni (o FRASI) che lo costituiscono..<br />***<br />Queste proposizioni non sono tutte dello stesso valore.<br />Alcune sono autonome, nel loro significato ( le principali ) e le altre sono dipendenti da quella autonoma, perché da sole non hanno un senso compiuto si chiamano anche<br /><br />secondarie, oppure dipendenti o anche subordinate).<br /><br />Le dipendenti del periodo preso in esame sono:<br /><br />"allorché da studente cambiai alloggio"<br />… e<br />"perché le avevo coperte di date".<br /><br />La principale che esprime il fatto centrale ed è il centro del periodo, ha significato autonomo. Essa è "Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza".<br /><br />Rispetto a questa le due proposizioni secondarie sono delle ESPANSIONI, perché esprimono FATTI COLLATERALI E SECONDARI, in qualche modo connessi con il fatto o la sitazione idealmente posti in posizione centrale, espresso dalla principale.<br /><br /><br />Anche nel periodo quindi, oltre che nella frase, esiste una struttura ordinata, per cui le frasi sono ordinate e collegate fra loro da rapporti di dipendenza "sintattica".<br />SINTASSI appunto si chiama lo studio delle relazioni che le parole hanno nella frase.<br />La SINTASSI DEL PERIODO studia i rapporti e le relazioni fra proposizioni principali e secondarie.<br /><br /><br />**** Schema esplicativo:<br /><br /><br />PRINCIPALE<br />Una volta dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza<br /><br />allorché da studente cambiai d’alloggio<br />= proposizione espansione frase secondaria temporale<br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br /><br />perché le avevo coperte di date<br />= proposizione espansione frase secondaria causale<br /><br /><br /><br />Nota:<br />le SECONDARIE ( o DIPENDENTI, o SUBORDINATE ) sono ESPANSIONI introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINATE.<br /><br />****<br />6) IL VALORE E LA FUNZIONE DELLE PAROLE:<br /><br />E’ paradossalmente arduo dare una definizione di quel che chiamiamo ‘parola‘.<br /><br />*** Si potrebbe dire che è quell' insieme di suoni legati fra loro dal SENSO<br />complessivo e dalla FUNZIONE che hanno nel contesto del discorso.<br /><br /><br /><br />Per esempio la parola MELA è costituita dalla sequenza dei fonemi (lettere dell'alfabeto come si pronunziano): ‘ m - e - l – a ’ .<br /><br />Questi suoni, pronunciati in questo ordine, indicano quel particolare frutto così chiamato: ne sono, insomma, il SIGNIFICANTE.<br /><br /><br />Il "FONEMA" è l'unità minima fonetica, cioè ogni singolo suono di una lingua, indicato con determinate "lettere" (grafemi, dal greco = scrivo).<br />Ogni lingua alfabetica ha dei fonemi e dei grafemi particolari.<br /><br /><br />Vi sono parole che hanno un senso compiuto e altre che servono solo per indicare una FUNZIONE, ossia i rapporti fra le varie "parole" (MONEMI), come dei semplici cartellini segnaletici che suggeriscono al lettore un certo ' modo ' per interpretare le parole che seguono.<br />Prendiamo l'articolo (DETERMINANTE GRAMMATICALE) ‘ il '.<br />Si tratta di una parola senza un senso preciso.<br />Serve solo ad indicare e DETERMINARE la parola che segue. Quando dico 'il giardino', la paroletta 'il' serve per farci intendere che ‘il’ --GIARDINO-- da essa indicato non è ' un qualunque giardino', ma uno certo, determinato, distinto da altri.<br />E' diverso dire 'il giardino del sultano' da … "ho visto un bel giardino".<br />In questa ultima frase si vuole indicare in modo 'indeterminato' e vago 'un' giardino, perciò si usa il determinante " UN " (articolo ‘indeterminativo’). Queste 'parolette', e cioè gli 'articoli' (determinanti grammaticali) servono per indirizzare genericamente il SENSO di un'altra parola, restringendo o allargando il 'campo sematico e logico' di un termine .<br /><br />Consideriamo ora la seguente frase:<br />‘l'automobile di Anna Maria è nuova’.<br /><br />La paroletta 'di' indica un rapporto di appartenenza, in particolare l'appartenenza dell'automobile, che è 'di Anna Maria'.<br />Questa paroletta indica una FUNZIONE : 'Anna Maria' è in funzione di 'automobile.<br />Le PREPOSIZIONI perciò sono dette FUNZIONALI (o INDICATORI DI FUNZIONE).<br />Si è già osservato che ad un Gruppo Preposizionale (ESPANSIONE \ 'complemento') corrisponde, fatta la dovuta trasformazione, a una FRASE SUBORDINATA.<br />Le FRASI SUBORDINATE sono introdotte da CONGIUNZIONI SUBORDINANTI.<br />Le congiunzioni, quindi, sono anch'esse INDICATORI DI FUNZIONE.<br /><br />Ad esempio:<br />non riuscii a scrivere la poesia ……… per mancanza d'ispirazione<br />proposizione principale espansione causale<br /><br />non riuscii a scrivere la poesia …… perché mi mancava l'ispirazione<br />proposizione principale frase espansione causale<br />subordinata<br />Nel primo caso si ha una FRASE SEMPLICE.<br />Nel secondo una FRASE COMPLESSA.<br /><br />FRASE COMPLESSA= Fs (PRINCIPALE) + X =SUBORDINATA<br /><br /><br />L'unione tra Fs e X è resa possibile dal<br />FUNZIONALE (CONGIUNZIONE SUBORDINATIVA)<br /><br />Le CONGIUNZIONI COORDINATIVE uniscono frasi semplici tra loro, formando FARSI COMPOSTE.<br />Ad esempio:<br />Luigi parla +<br />Luigi cammina=<br />Luigi parla e cammina<br /><br />FRASE COMPOSTA= Fs + Fs ( + Fs…..)<br /><br /><br />Esistono altre parole, poi, che hanno un SENSO AUTONOMO, come: albero, cielo, strada.<br /><br />Questi monemi indicano un oggetto reale, una persona o un'idea astratta, un concetto.<br /><br />Si tratta di NOMI e sostantivi.<br />Possiamo chiamarli NOMINALI .<br /><br />I 'PRONOMI' possono 'sostituirli'.<br />Sono anch’essi dei NOMINALI.<br /><br />Ad esempio:<br />Catullo vide Clodia e la salutò.<br /><br />Gli AGGETTIVI sono monemi che si aggiungono ai NOMINALI (NOMI) per precisarne il SENSO.<br /><br />Sono DETERMINATI LESSICALI, o LESSEMI MODIFICANTI in quanto apportano una modifica, una precisazione ad un nominale.<br /><br />Il cielo può essere coperto, nuvoloso, celeste, arancione, 'azzurro', lontano….<br /><br />Sono anche delle<br /><br />ESPANSIONI,<br /><br />come i 'complementi' , perché dirigono, fanno 'espandere' in una direzione il senso d'un nominale.<br /><br />Un cane può essere ‘bello, feroce, mansueto’.<br /><br />Può anche essere …: ‘di tipo belga, di Mario, da guardia' ….<br /><br />Classificando le parole in base al loro valore e alla loro 'funzione' si è giunti a considerare le cosiddette PARTI DEL DISCORSO, che, per accennarle soltanto, sono le seguenti:<br /><br />** ARTICOLO = NOME = PRONOME = AGGETTIVO = VERBO<br /><br />… parti variabili, in quanto al LESSEMA (TEMA - RADICE) possiamo aggiungere dei MORFEMI (prefissi e suffissi) determinando ' genere, numero, tempo e modo', come ad una 'base' stereofonica possiamo aggiungere diversi accessori per ottenere sofisticati 'effetti'.<br /><br />** AVVERBIO = PREPOSIZIONE = CONGIUNZIONE INTERIEZIONE<br /><br />… parti invariabili, perché non sono ' modificabili' con aggiunte di prefissi e suffissi.<br />Possono, al massimo, agglutinarsi - o fondersi - con un'altra parola.<br /><br />Ad esempio:<br />DETERMINANTE.+ FUNZIONE.GRAMMATICALE.= DETERMINANTE FUNZIONALE - DI + IL = DEL …. Le PARTI VARIABILI sono suscettibili, quindi, di 'modificazioni '.<br />In tal caso si parla di FLESSIONE per AGGETTIVI , NOMI , PRONOMI , e ARTICOLI.<br /><br />Per i VERBI si parla di CONIUGAZIONE .<br />NOME :<br />a. – nome -lup-o (sing. M.)- lup-a (sing. F.) - lup-i (pl. M.) - lup-e (pl. F.):<br />b. – aggettivo - buon-o (sing. M.) - buon-a (sing. F.) - buon-i (pl. M.) - buon-e<br />(pl. F.).<br /><br />c. – verbo :<br /><br /><br />pronome<br />singolare<br />pronome<br />Plurale<br /><br />IO CANT- O NOI CANT- ATE<br />TU CANT- I VOI CANT- IAMO<br />EGLI CANT- A ESSI CANT-ANO<br /><br />6 ) INVERSIONE DELLA FRASE :<br /><br />la frase "il treno arriva" può presentarsi anche nella forma<br />arriva il treno<br /><br />Diciamo allora che la frase ha subito una<br /><br />TRASFORMAZIONE INVERSIONE (T.inv.)<br /><br />Questa nuova 'struttura' (disposizione delle parole)<br />si ottiene ponendo il SOGGETTO dopo il predicato.<br /><br /><br /><br />Es. a) cadono le foglie (GV + GN) / da : le foglie cadono (GN + GV).<br />Es. b) è arrivato mio zio (GV + GN) / da : mio zio è arrivato (GN + GV).<br /><br /><br />****<br />Questa struttura, che è meglio usare solo se nelle frasi è presente solo il GNI (soggetto), a mano che non si usi un ANACOLUTO (come prima detto), è FREQUENTE NELLE FRASI INTERROGATIVE .<br /><br />Ad esempio …. : è necessaria questa spesa ? (GV + GN). ….<br />La struttura 'normale' (GN + GV) è detta 'DIRETTA'.<br /><br /><br />6. LA COORDINAZIONE :<br /><br /><br /><br />7) LA 'SOMMA' DELLE FRASI: si pensi ad un periodo di questo tipo:<br /><br />Lucio studia.<br />Lucio è diligente.<br /><br />Sommando le due frasi ELIMINIAMO LA RIPETIZIONE DEL SOGGETTO ed otteniamo una FRASE COMPOSTA: ….<br /><br />Lucio studia ed è diligente.<br /><br /><br />Abbiamo COORDINATO le due FRASI o PROPOSIZIONI PRINCIPALI.<br /><br />Chiamiamo …. PRINCIPALI le due frasi perché possono essere separate da una forte pausa (' punto' o 'punti e virgola') e quindi sono AUTONOME.<br /><br />La congiunzione che coordina le due frasi è la ‘ e ‘ , che fa parte delle CONGIUNZIONI COORDINATIVE .<br /><br /><br />8) SI TENGA PRESENTE IL SEGUENTE SPECCHIETTO:<br /><br /><br />a) FRASE SEMPLICE …. :<br />GN + GV=(D+N) + V +(GN2) =<br />D + N + V + D + N<br />****<br />b) FRASE COMPOSTA :<br />SOMMA PER COORDINAZIONE DI<br />DUE O PIÙ' FRASI SEMPLICI.<br /><br />= Fs+Fs = (GN + GV) + ….<br /><br /><br /><br />c) FRASE COMPLESSA:<br /><br />unione di una \ o più \ Fs 'principale\i' con una \ o più \ 'subordinata\e'.<br /><br />L'unione avviene per mezzo di<br />FUNZIONALI SUBORDINANTI<br />o CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE = Fs + X (+ X + …. ) .<br /><br /><br /><br />X è il simbolo della espansione frase subordinata o dipendente<br /><br /><br />- Catullo scrive poesie ………………………. FRASE SEMPLICE<br /><br />- Catullo è un poeta ………………………… FRASE SEMPLICE<br /><br />- Catullo scrive poesie ed è un poeta ………….. FRASE COMPOSTA<br /><br /><br />- Catullo è un poeta e scrive poesie ……….….. FRASE COMPOSTA<br /><br />- Catullo scrive poesie perché è un poeta …… FRASE COMPLESSA<br /><br /><br />- Catullo è un poeta perché scrive poesie …... FRASE COMPLESSA<br /><br /><br />Così sono complesse le frasi del tipo …<br /><br />Catullo è un poeta quando \ se scrive poesie<br /><br />= una proposizione principale unita ad una subordinata da una<br />congiunzione ( funzionale) subordinativa .<br /><br /><br /><br />Le FRASI COMPOSTE e COMPLESSE hanno ALMENO DUE PREDICATI.<br /><br /><br /><br />Es. a) Paul e John cantano.<br /><br />Es. b) Paul scrive le parole e John compone la musica.<br /><br /><br /><br />SOLO la SECONDA FRASE è' COMPOSTA, perché HA DUE PREDICATI (VERBALI, in questo caso). La prima frase è SEMPLICE perché LA CONGIUNZIONE unisce non DUE FRASI ma DUE NOMI. Il verbo della frase è uno ("cantano"), quindi la FRASE è UNA SOLA.<br />Sarebbe una frase SEMPLICE ANCHE SE DICESSIMO:<br /><br />Paul, cantante dei beatles, e John, appartenente allo stesso "gruppo", cantano?<br />"Cantante" è participio presente.<br /><br />Come "appartenente".<br />Quindi le due ESPANSIONI FRASI in cui si trovano i participi possono considerarsi RELATIVI (cantante = che canta - appartenete = che appartiene).<br /><br />La frase, invece:<br /><br />Paul giovane di Liverpool, e John, suo concittadino, cantano<br /><br />- è SEMPLICE, perché "giovane" e "concittadino" sono due ESPANSIONI che fungono da apposizione/attributo.<br /><br />Non sono verbi.<br /><br />Quindi, le ESPANSIONI rendono complessa la frase solo se sono a loro volta dei VERBALI.<br /><br />"Cantante" e "appartenente" possono anche essere considerati "participi sostantivati". In questo caso, sarebbe SEMPLICE ANCHE LA PRIMA FRASE ANALIZZATA.<br /><br />Ma il fatto che almeno uno dei due participi possa essere "trasformato" ci consiglia di considerarla COMPLESSA.<br /><br /><br /><br />9)<br />GLI " ALBERI " o STEMMI<br />(PHRASE MARKERS = INDICATORI DI FRASE) :<br /><br />Esaminiamo queste due frasi.<br /><br />a) Paolo e Maria leggono (GN + GN + GV) = Fs (frase semplice)<br />b) Marco studia ed è diligente (GN + GV + GV) (il 2° GV è V Aus. + P. vo<br />(“Predicativo = Nome del Predicato”)<br />= *’predicato nominale’) = Frase composta.<br /><br />Schema n. 6<br />_________________Frase semplice (a)<br /><br />GN GV<br /><br /><br />N F N V<br />Paolo e Maria leggono<br /><br />_________________ Frase composta (b )<br /><br /><br /><br />GN GV<br />N<br />G V2<br /><br /><br /><br />V F V determinante o<br /><br />modificante nominale<br /><br />Marco studia ed è diligente<br /><br />Nella frase (b) analizzata nel phraso marker (= indicatore di frase, perché rende visibile la struttura delle frasi e i rapporti logici grammaticali intercorrenti fra le "parole" ) il GV contiene due verbi:<br /><br /><br />un Predicato Verbale propriamente detto e un Determinante (o Modificante) Nominale, come si propone di denominarlo, chiamato anche ‘predicato nominale’.<br /><br /><br />Nella frase (a) la congiunzione (F=funzionale) ‘ e ’ lega due NOMI, che formano così un soggetto unico, composto.<br />Nella frase (b) la congiunzione ‘ e ’ lega due VERBI, quindi potenzialmente due FRASI, poiché due verbi indicano la presenza di due frasi, coordinate fra loro: risulta un verbo unico, ma COMPOSTO e DOPPIO.<br />9) LA SUBORDINAZIONE: la FRASE COMPLESSA:<br />Osserviamo il seguente enunciato:<br /><br />mentre osservavo le stelle, non mi accorgevo di un gruppo di amici che passava .<br /><br />Si tratta di una frase complessa, formata da tre enunciati, fusi o uniti tra loro:<br /><br />- Mentre osservavo le stelle<br />- Non mi accorgevo di un gruppo di amici<br />- che passava<br /><br /><br />I concetti espressi dai tre enunciati sono collegati fra loro. Diciamo dunque che in una frase COMPLESSA ogni enunciato è rappresentato e sostenuto dal verbo, così che nel su interno l’insieme degli enunciati si relazioni in un rapporto di subordinazione alla frase principale.<br /><br />La PREPOSIZIONE PRINCIPALE è detta anche "Reggente" perché è NECESSARIA per la completezza della frase intera. La SUBORDINATA è detta anche "Dipendente", perché si appoggia alla principale o da essa dipende (è una sua ESPANSIONE FRASE).<br />Se infatti dicessimo:<br />mentre osservavo le stelle<br />(Espansione Frase Temporale),<br /><br />fermandoci qui, non avremmo una frase di senso compiuto: si tratta di una frase subordinata che si "appoggia" alla principale e la colloca in un determinato spazio temporale.<br />La Frase Principale (che se fosse sola sarebbe una Frase Semplice) è:<br />non mi accorgevo di un gruppo di amici …<br /><br />Questa Frase Semplice (da sola) ha un SENSO COMPIUTO , e potrebbe stare anche da sola , senza l'altra ESPANSIONE FRASE che l'accompagna e l'arricchisce.<br />IL RAPPORTO DI SUBORDINAZIONE è stabilito da INDICATORI DI FUNZIONE GRAMMATICALE (congiunzioni subordinate).<br />Le CONGIUNZIONI SUBORDINATIVE, come si è già accennato, hanno quindi una funzione diversa da quelle COORDINATIVE.<br />Se dico, infatti:<br /><br />piove - e - sono triste<br /><br />I due concetti formano una FRASE COMPOSTA. ……Se dico, invece……<br /><br />sono triste - perché- piove<br /><br />I due enunciati formano una FRASE COMPLESSA, perché l'enunciato "perché piove" dipende dall'enunciato sono triste : è una ESPANSIONE, una ESPANSIONE FRASE, una proposizione subordinata (x) .<br />L'Indicatore di funzione che unisce questi due enunciati è, quindi, un SUBORDINATORE.<br /><br /><br />Prendiamo due enunciati: cammino…. sto bene….<br />Posso coordinare i due enunciati: …cammino e sto bene…<br /><br />Formando così una frase composta.<br /><br /><br /><br />Posso inoltre, introducendo un subordinatore, formare una<br />FRASE COMPLESSA,<br />in cui un enunciato (frase, proposizione) dipenda dall'altro in rapporti diversi (di fine, di causa, di tempo, etc…).<br /><br />- cammino per stare bene/ mangio affinché stia bene/ mangio perché sto bene/ mangio quando sto bene….<br />-<br />LE FRASI SUBORDINATE, QUINDI, INTRODUCONO UN'IDEA CHE CONDIZIONA ARRICCHISCE, SPIEGA QUELLA DELLA FRASE PRINCIPALE.<br /><br />Schema n. 7 FRASE COMPLESSA<br /><br /><br /><br />Fs = PRINCIPALE o reggente<br />FRASE X = ESPANSIONE<br />FRASE SUBORDINATA<br /><br /><br /><br />GN F GV<br /><br />GN V<br />N<br />V<br />V<br />(io) leggo affinché (io) impari<br />“ “ per “ imparare<br />frase espansione finale_________________________<br />“ leggo perché “ imparo<br />“ “ giacché “ “<br />“ “ siccome “ “<br />frase espansione causale________________________<br />“ “ quando “ imparo<br />“ “ finché “ “ \ i<br />frase espansione temporale______________________<br />“ “ tanto \ così da “ imparare<br />“ “ in modo tale che “ impari<br />frase espansione consecutiva____________________<br />“ “ se “ imparo<br />“ “ a patto che “ impari<br />frase espansione condizionale___________________<br /><br /><br /><br /><br />Chiamando ‘X’ la frase espansione condizionale possiamo scrivere la seguente formula:<br /><br />Frase complessa =GN+GV+X(+X+X…)<br /><br />Nota:<br />la ‘frase espansione‘ può essere implicita se ha il verbo all’infinito, al participio o al gerundio, esplicita se ha invece il verbo all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.<br /><br /><br />SINTASSI DEL PERIODO:<br /><br />LA FRASE SEMPLICE (Fs) può essere rappresentata con la formula :<br /><br />Fs = GN + G V<br /><br /><br />Il GN è un insieme di parole che si appoggiano alla ‘parola centro’, a quella che indica il ‘protagonista’ della frase, il ‘soggetto’, mentre il GV è un insieme di parole che dipendono dal verbo.<br />Per esempio:<br /><br />il cappotto di Antonino è molto bello<br /><br />GN ESP V +Modificante Nominale<br />GN GV<br /><br /><br />La FRASE COMPLESSA è invece costituita da un enunciato principale e da uno dipendente (o subordinato), che rappresenteremo con una ' X '.<br />Ripetiamo la 'formula' della F. COMPLESSA = Fs + X.<br />Ricaviamone una frase complessa:<br /><br />. . . . il portiere si lanciò sull'avversario per fermarlo<br /><br />F complessa … … = ( Fs ) + ( . . X )<br /><br />GN = il portiere<br />GV = si lanciò sull'avversario<br />Fs = GN + GV<br /><br />Per fermarlo: frase espansione finale implicita<br />_ per = indicatore di funzione<br />_ fermare = verbale<br />_ lo = (quello) = GN = nominale<br />. . . . . e ancora:<br />• oggi non esco perché piove.<br />_ io = GN<br />_ oggi non esco = X (frase principale negativa)<br />_ perché piove = espansione frase causale esplicita (subordinata)<br />Nota: la SUBORDINATA può anche trovarsi prima della principale:<br />. . . quando piove, mi sento triste . . .<br /><br />Frase complessa = X + GN + GV<br /><br /><br /><br /><br />*** Talora la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA<br />si trova inserita fra GN e GV:<br /><br /><br /><br />. . . l'attore, per essere più chiaro, ripeté la battuta . . .<br /><br /><br /><br />F. compl. = GN + X + GV<br /><br /><br /><br />RIASSUMENDO :<br />Abbiamo tre tipi fondamentali di frase:<br />a) frase semplice: è detta anche 'indipendente', perché ha senso compiuto<br />Fs = GN + GV = . . . Luigi legge . . .<br />b) frase composta: è formata da più frasi semplici fra loro coordinate.<br />Fc = GN + GV + FUNZ. + GN + GV = . . . Luigi scrive e legge c) frase complessa: è formata da una proposizione principale (Fs) e da una espansione frase ( proposizione subordinata ).<br /><br />Fc = GN + GV + X = . . . Mara legge il giornale mentre Luigi dipinge . . .<br />Fc = X + GN + GV = . . . Mentre Luigi dipinge, Mara legge il giornale . . .<br />Fc = GN + X + GV = . . . Mara, mentre Luigi dipinge, legge il giornale . . .<br /><br />I tipi più frequenti di SUBORDINATE<br />(FRASE ESPANSIONE)<br />sono i seguenti:<br /><br /><br />FRASE ESPANSIONE SOGGETTIVA, FINALE, CAUSALE,, CONCESSIVA, TEMPORALE, INTERROGATIVA, CONSECUTIVA, CONDIZIONALE, COMPARATIVA, RELATIVA.<br /><br /><br />In genere la FRASE ESPANSIONE SUBORDINATA prende il nome dalla congiunzione indicatore di funzione (FUNZIONALE ) che la introduce.<br /><br /><br />*** LE TRASFORMAZIONI :<br /><br /><br />scriviamo una frase semplice<br /><br /><br />…. Gli uomini amano la giustizia ….<br /><br />È' una frase "DICHIARATIVA".<br />Enuncia un fatto che può essere o non essere vero e tuttavia viene presentato come un dato di fatto.<br />In questa FRASE BASE, frase di partenza, possiamo applicare le seguenti TRASFORMAZIONI:<br /><br />INTERROGATIVA (NEGATIVA)<br />* DICHIARATIVA<br />ESCLAMATIVA (PASSIVA)<br />o ESPOSITIVA<br />IMPERATIVA (ENFATICA)<br /><br />Lo specchietto indica che posso rendere la frase base:<br /><br />* Interrogativa: Gli uomini amano la giustizia?<br />* Esclamativa: Gli uomini amano la giustizia!<br />* Imperativa: Gli uomini amino la giustizia!- Uomini! Amate la giustizia!<br /><br /><br />Ognuna di queste "trasformazioni" può essere resa:<br />** negativa:<br />*** Gli uomini non amano la giustizia.<br />(Forse che ) gli uomini non amano la giustizia?<br />gli uomini non amano la giustizia!<br />gli uomini non amino la giustizia! (uomini! Non amate la giustizia!)<br /><br /><br />… *** passiva:<br /><br />*** la giustizia non è amata (oppure: è amata) dagli uomini<br />(forse che) la giustizia è amata (o: non è amata) dagli uomini ?<br />La giustizia non (o: è) è amata dagli uomini !<br />La giustizia non sia (o: sia) amata dagli uomini !<br /><br />…. *** enfatica:<br /><br />**** la giustizia, gli uomini la amano ( o: non la amano )<br />la giustizia, la amano gli uomini? ( o: non la amano gli uomini?)<br />la giustizia, gli uomini non la amano! (o:la amano!)<br />la giustizia, la (o:non la) amino gli uomini!<br />Quindi le trasformazioni ‘interrogativa, esclamativa e imperativa’ operano su di una frase\base dichiarativa. A queste poi si aggiungono, con innumerevoli combinazioni possibili, le trasformazioni ‘negativa, passiva e enfatica’.<br /><br />Grosseto, 8 02 2006_____<br /><br />Gennaro di Jacovo<br /><br /><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s1600/DSC01188.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460590466647106" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-KpCcf89unyA/Td_prR3eREI/AAAAAAAACmU/NKnrasz-mDg/s320/DSC01188.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s1600/DSC01194.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460407730088194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-M1MJfPU9fkA/Td_pgpHrqQI/AAAAAAAACmM/PQHg-de7Tso/s320/DSC01194.JPG" /></a><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s1600/DSC01184.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460258792686914" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-YbArbilUKF0/Td_pX-SPRUI/AAAAAAAACmE/CPQW2ft6Ou0/s320/DSC01184.JPG" /></a><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s1600/DSC01181.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611460021448437298" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-F75psNfEVjQ/Td_pKKG9bjI/AAAAAAAACl8/rH5zjxSDsA8/s320/DSC01181.JPG" /></a><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s1600/DSC01178.JPG"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5611459713220969826" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-iGMmyjndE9g/Td_o4N3zhWI/AAAAAAAACl0/xbkkggSudIM/s320/DSC01178.JPG" /></a><br />Argolis, Τετάρτη, 8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br /><br />Τετάρτη,8 Φεβρουαρίου 2006<br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-84185370936657497262011-05-16T11:46:00.002-07:002012-02-16T11:11:02.120-08:00ruphus samnìs§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><b>Rufus il Sannita</b><br /><br />Argos Talasifron Editore<br /><br />Roseti, giovedì 24 marzo 2011<br /><br /><br />Il treno sferragliava in maniera assordante mentre si preparava ad affrontare la grande curva prima di Cosa e percorrere sempre meno rapidamente il tratto pianeggiante che portava alla stazione del centro etrusco.<br /><br />Dai finestrini aperti entrava aria calda nella primavera che avanzava e si vedevano le campagne verdi, gli alberi in fiore e l’azzurro del mare intorno alla collina di Ansedonia.<br /><br /><br /><br />Rintanato in uno scompartimento Rufus sonnecchiava e guardava l’incanto vegetale dal finestrino spalancato.<br />Veniva da lontano, dalle montagne del Sannio selvaggio ed ellenizzato, terra dalla doppia anima, dove aveva lasciato un clima più freddo e neve sulle alte montagne intorno.<br /><br /><br /><br />Il suo Matese, le Mainarde, il Monte Saraceno erano già quasi dei ricordi mentre la sua mente si adattava ad un nuovo e diverso contesto ambientale.<br /><br />La sua terra, e questo non si poteva negare, era perennemente in guerra, eppure lui sapeva da sempre che amava la pace come nessun’altra.<br /><br />Le guerre dei Sanniti non erano certamente solo delle guerre interne.<br /><br />Nel Sannio i residenti avevano in comune la proprietà della terra, si spartivano secondo precisi canoni di giustizia sociale il frutto del lavoro agrario, formavano una federazione di piccoli stati città e armavano un esercito comune che si muoveva ‘dalle balze di Boviano l’Antica’ all’occorrenza e solo in caso di reale pericolo.<br /><br />Sui monti dell’alto Sannio, presso il Monte Saraceno, o Sarecino, o Caraceno, protetto da morge e alture, era situato un centro sacro, ove i capi religiosi e militari si riunivano per prendere le decisioni politiche di comune interesse.<br /><br />Rufus era nato proprio in quel centro religioso e sacro a tutto il popolo del Sannio.<br /><br /><br /><br />I Sanniti erano stati ultimamente attaccati dai Romani, i loro nemici eterni e paradossalmente i loro futuri grandi ospiti, visto che un giorno le genti di Ausonia, o Saturnia, antichi nomi della penisola, avrebbero letteralmente invaso la grande città, non con le armi che lei stessa prediligeva, ma con attività lavorative d’ogni genere.<br /><br /><br /><br />La contesa verteva sul possesso delle ricche terre campane.<br /><br />Ai Sanniti, rude gente di montagna, ma autenticamente civilizzata, ellenizzata e conoscitrice delle arti e della letteratura prima ancora di Roma, ancora agreste e incolta, facevano gola le fertili e vaste zone verso gli Aurunci, oltre la fertile ma esigua piana di Venafro. presso Formia e Gaeta.<br /><br />Occorreva arrivare dunque a Formia, a Gaeta, a Minturno, addirittura a Paestum, Pompei, Ercolano, Neapolis.<br /><br />Ma Roma decisamente intendeva impedire la sannitizzazione dei campani.<br /><br />Di qui lo scontro.<br /><br />La federazione del Sannio aveva scelto lui per una trattativa con gli Etruschi, in vista d’un’alleanza antiromana, o comunque di una intesa ad ampio raggio utile anche per il futuro.<br /><br />Per questo Rufus viaggiava su quel treno, in una zona del tempo proiettata in avanti quasi da un turbine affettivo bipolare, da una potente esigenza e richiesta contestuale espressa dalla sua gente.<br /><br />Può accadere di restare presi da un turbine così, sebbene a nessuno che sia accaduto convenga raccontarlo, per via delle conseguenze sociali ed anche storico politiche.<br /><br />I politici e gli storici sono figli più della poesia e della creatività che della scienza, ma detestano la fantasia e la memoria estrema, che della poesia è madre stessa.<br /><br />Il rumore assordante e continuo delle ruote di ferro sulle rotaie scosse il sannita che iniziò ad alzarsi, scrollando dalle tempie e dalla nuca l’ampio e scintillante elmo di stagno e di rame, sovrastato da un’ imponente criniera nera e lucente, ondeggiante come grano d’estate colpito dal vento caldo del Sud.<br /><br />Si alzò dondolando, si assestò sulle gambe forti e protette da schinieri, afferrò palleggiandola a fatica nell’angusto scompartimento l’asta dalla punta armata di bronzo e caracollando lentamente iniziò a percorrere lo stretto corridoio pieno di luce, d’aria tiepida e vento.<br />*<br />Si fermò davanti alla porta sbarrata ove c’erano altre persone in attesa.<br /><br />Il treno cominciò lentamente a frenare, con un lacerante e insoffribile stridio di ferro, con le ruote che sotto le carrozze tremanti scintillavano per l’attrito sulle dure rotaie lucide in superficie e rugginose in basso, sulla carreggiata.<br /><br />Si fermò di scatto con un sobbalzo alla stazione.<br /><br />Rufus aspettò pazientemente il suo turno e scese, armeggiando con la lunga asta.<br /><br />Attraversò i binari, la stazione semideserta, si fermò all’edicola.<br /><br />Acquistò un settimanale con una raccolta di canzoni di composizione greca e locale.<br />Era incuriosito e desiderava informarsi sul tempo e sull’ambiente.<br /><br />Poi salì sul pullman per l’Argentario.<br /><br />Prima di imbarcarsi a bordo della navetta, affidò il suo semplice bagaglio, uno zaino di stoffa amaranto, all’autista, che lo sistemò nella stiva.<br /><br /><br />**<br /><br /><br />Era diretto, secondo quanto programmato, ad una scuola di Porto Santo Stefano.<br />Era una scuola dove gli insegnanti avevano mostrato particolare sensibilità per i problemi della giustizia, della innovazione, dei rapporti con l’ambiente.<br /><br /><br />**<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Mentre la corriera lo portava nel paese di mare, leggeva la rivista.<br /><br />Guerre, troppe guerre. <br />Guerre e dichiarazioni di guerra.<br /><br />Come poteva perorare la giusta causa dei Sanniti, con tanta guerra intorno?<br /><br />Avrebbe fatto molto probabilmente meglio a trasformare la sua missione in una missione di pace.<br /><br />Poteva contare su una larga autonomia decisionale in merito.<br /><br />Roma dopo tutto avrebbe potuto piegarsi ad accettare una compresenza sannitico romano campana nella terra di Neapolis.<br /><br /><br />***<br /><br /><br />Mentre stava meditando su questo tema, il pullman aveva oltrepassato la piccola piana di prato fiorito, il bivio di Santa Liberata, Baia Domizia e si stava avvicinando alla spiaggia della Soda.<br /><br />Dopo pochi minuti, fu alla discesa sopra il Valle, in vista dell’intero paese, luminoso e sgargiante nel sole del mattino.<br /><br />Appena il mezzo si fermò, scese e si diresse verso il mare.<br /><br />Il porto era pieno di barche, d’ogni dimensione e forma.<br />L’acqua scintillava intorno alle prore.<br /><br />Una miriade di gabbiani volava tutto intorno.<br /><br />Alcuni si posavano vicinissimo alla gente, accettando pezzi di schiaccia, altri volavano in alto, solenni, sfruttando le correnti.<br /><br />Dopo aver ammirato il luogo si avviò subito verso la scuola..<br />Ne aveva appreso prima l’ubicazione.<br /><br />Lungo la via, notò un negozio ampio, da cui usciva molta gente mangiando schiacce e pizzette o con in mano buste di pane che in parte assaporavano, staccandone pezzetti.<br /><br />Entrò.<br /><br />Vide un vassoio di pizzette rosse, si avvicinò scansandosi per evitare il contatto con la gente, per non creare sconcerto, e ne divorò una buona quantità.<br /><br />Era decisamente affamato, e si vedeva.<br /><br /><br />“Appoggiato alla lancia mangio la focaccia impastata …”<br /><br />Si girò, riconoscendo il verso di Archiloco.<br /><br />Un giovane l’aveva pronunciato vedendo il guerriero sannita che divorava le pizzette.<br /><br /><br />Rufus salutò, sistemò il sottogola dell’elmo, mise alcune monete sul tavolo e se ne andò senza aspettare il resto.<br /><br />Camminò velocemente e fu presto all’ingresso della scuola.<br /><br /><br /><br /><br />Lo accolsero gentilmente e lo accompagnarono dagli alunni.<br />Avrebbe dovuto incontrare una classe e parlare agli studenti.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />beta<br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Le scale dell’edificio scolastico erano brevi. <br />Si accedeva presto al piano superiore. <br />Le classi avevano le porte chiuse.<br />Una delle custodi si avvicinò ad una porta semichiusa.<br /><br />***<br /><br />Rufus mise piede nell’aula, piegato di lato su un fianco, il piede destro in avanti con lo schiniere scintillante, il braccio destro piegato all’indietro ad accarezzare l’impugnatura dell’elsa, lo scudo appiattito sul corpo ben saldo al braccio sinistro, l’elmo e la cresta piumata dondolanti con il capo.<br /><br />I ragazzi si alzarono ammutoliti, pieni di stupore.<br />L’insegnante che stava spiegando tacque.<br /><br />“gl’invertebrati … casualmente …”<br /><br />Mi parve di riconoscere la voce. <br />Mi voltai verso la cattedra e riconobbi il docente.<br />Capelli bianconeri, con la scriminatura a sinistra.<br />Abbigliamento trasandato.<br />Naso enorme, carnoso e guance scavate.<br />Si fece da parte e lasciò la cattedra, un vecchio tavolaccio sgangherato, al guerriero.<br />Questo iniziò presto a parlare.<br /><br />Parlò degli Etruschi e dei Sanniti.<br />Di cosa li rendeva diversi e lontani e di cosa li accomunava rendendoli simili e vicini.<br />Parlò della loro lingua e della traduzione delle opere di maieutica che era stata compiuta in lingua osca e della traduzione in latino che non era stato possibile effettuare.<br />Parlò delle occasioni precedenti in cui i due popoli erano stati alleati contro i Romani e di come Roma li avesse sopraffatti con una strategia intelligente e con un esercito meglio addestrato, battendoli separatamente.<br /><br />E infine parlò della necessità di instaurare nuovi rapporti di amicizia e di alleanza fra i loro popoli, sulla base delle comuni e delle individuali esperienze di arte e di cultura.<br /><br />Poi tacque, e rispose ad alcune domande dei giovani.<br /><br />Quando fu il momento di salutarsi, riprese l’elmo che aveva posato sul tavolo del professore, lo indossò e si pose di nuovo lo scudo al braccio sinistro.<br /><br />Non ricordava dove aveva messo l’asta.<br /><br />Forse era rimasta nella grande panetteria.<br />Doveva trovarle un posto fisso, stabile, dove lasciarla e dove poterla ritrovare se mai le fosse servita.<br /><br />Sicuramente l’avrebbero restituita. <br />Casa potevano farsene quelli che l’avrebbero trovata?<br />Così, pensando alla sua lancia Rufus s’incamminò verso l’uscita della scuola.<br />Su piazzale c’era poca gente.<br />Genitori e professori in attesa dell’uscita dei figli e del turno per qualche altra lezione.<br /><br />Lo guardavano tra l’incuriosito e il divertito, con quell’abbigliamento eclettico, forse persino stravagante, avrebbe detto la preside della scuola da cui si stava allontanando.<br /><br />Il guerriero si incamminò nella direzione che gli era stata indicata prima ancora che salisse sul treno.<br />Saliva rapidamente lungo una salita che lo portava al di sopra del paese.<br />Vedeva i tetti delle case, gli orti e i giardini, le strade interne e il mare azzurro intenso, le barche bianche, le vele, i traghetti.<br />A destra, la collina con la città di Cosa, a sinistra Telamone e la pianura maremmana.<br /><br />La Maremma, un tempo fertilissima, poi divenuta incolta e paludosa, infine prosciugata dal Granduca Leopoldo Secondo.<br />Leopoldo era stato ripagato con l’esilio per i benefici donati a quella terra.<br />La Toscana, l’Etruria non era generosa con i suoi figli migliori.<br />Forse ci sarà qualche speranza per i nipoti.<br /><br />Giunto alla sommità, compì un altro tragitto a semiluna, poi scese una leggera salita con un ripido tratto a esse ed arrivò di fronte ad un fabbricato giallo ocra.<br />Girò intorno e in fondo ad un vialetto trovò la casa che cercava.<br />Un albero dalle foglie larghe e verde tenero, vellutato, cresceva rigoglioso nel giardinetto.<br />Un altro, con frutti gialli, era accanto.<br />Il giardinetto era delimitato da una siepe alta, di edere.<br />Rufus assaggiò un frutto giallo. <br />Era aspro.<br />Lo posò su un tavolino bianco, rotondo.<br />Non conosceva il limone. <br />E neppure il nespolo, che iniziava a fruttificare allora.<br />C’erano delle sedie bianche. <br />Ne prese una e si mise seduto.<br />Guardava il cielo, le prime rondini, uguali in tutte le terre, distingueva i rondoni velocissimi, in volo continuo, dalle rondinelle con la pancia bianca, dal volo più variegato, discontinuo e morbido.<br />Fu preso dal sonno. Reclinò il capo e si addormentò.<br />Sognò di essere una rondine, e di partire verso l’Egitto, di volare sulle piramidi, sulla Sfinge, di fabbricarsi un nido di creta in un casa bianca in riva al Nilo, popolato di lenti coccodrilli e solcato da barche di giunco.<br /><br />Le ore passarono.<br />Fu svegliato da un forte abbaiare.<br />Un grosso cane nero, dalle zampe avana ringhiava e abbaiava verso di lui.<br /><br />Rufus era imbarazzato.<br />Sapeva di sanniti che erano stati usati a Roma e a Pompei nei combattimenti contro i molossi, grossi mastini.<br />Ma lui non aveva esperienza di cose del genere.<br />Si ricordava degli insegnamenti di suo Padre.<br />“Se un cane ti attacca o ti minaccia, resta il più possibile immobile.<br />Si calmerà”.<br /><br />La porta della casa era aperta.<br />Sulla soglia un uomo richiamava il cane, uscendo e sistemandogli un guinzaglio al collare di metallo.<br /><br />“Argos, buono, Rufus è nostro amico …”<br /><br />Il cane entrò in casa obbediente e Januario accolse il guerriero, facendolo entrare.<br /><br />Le armi e la lorica furono sistemate in un armadio.<br />Januario telefonò per rintracciare la lancia, che si trovava in panetteria.<br />L’ avrebbero recuperata più tardi.<br />Intanto era tempo per il pranzo.<br /><br />Sapendo che aveva un ospite davvero speciale, Januario aveva preparato un piatto saporitissimo: la ‘mbaniccia.<br />Era un piatto tipicamente molisano, dell’alto Molise.<br />Indicatissimo per l’inverno, ma buono anche nella primavera.<br />Aveva lessato dei cavoli in foglia e li aveva saltati con olio, aglio e peperoncino.<br />A parte aveva lessato in po’ di patate e preparato una focaccia di mais.<br />Aveva poi mischiato il tutto, aggiungendo un po’ di acqua di cottura della verdura,<br />Non aveva usato carne, perché sia Rufus che lui non la mangiavano, per rispetto verso gli animali.<br /><br />Rufus non conosceva il mais, e ne fu assai sorpreso.<br />Ne volle un’altra porzione abbondante.<br />Anche Argo mangiò con buon appetito.<br /><br />La cosa che divertì ancora di più il guerriero fu l’acqua con le grosse bolle di anidride carbonica.<br />La beveva di gusto, poi si fermava sgranando gli occhi per il pizzicorio alla gola.<br /><br />Per frutta c’erano delle nespole di Spagna, già mature.<br />Rufus raccolse i semi lucidi e grandi come unghie, bruni e scivolosi.<br />Li sistemò in un fazzoletto di carta e disse che avrebbe voluto seminarli nella sua terra, magari vicino al fiume, dove il clima era più adatto.<br /><br />A questo punto il guerriero si appartò nella sua stanza per redigere il suo rapporto giornaliero.<br />Chiese delle tavolette cerate e uno stilo, ma gli fu spiegato che certe cose non si usavano più, che c’era la carta o il computer.<br />Rufus era piuttosto perplesso.<br /><br />Gli avevano parlato di un mondo popolato di gente strana, diverso, quasi magico, ma la realtà superava veramente ogni immaginazione.<br /><br />Poco prima quasi non era svenuto vedendosi accanto una modella televisiva sgambettare in uno spot pubblicitario sulla lingerie.<br />Povero Rufus.<br />Che strano compito gli era toccato.<br /><br />Essere spedito da un tempo all’altro della storia, dell’eternità, per una missione di guerra e di pace contemporaneamente.<br /><br />La Missione Giano doveva predisporre un nuovo assetto sociale e politico nella penisola italica.<br /><br />Rufus però pensava che l’aver inviato un solo delegato, in modo così plateale e dilettantesco, poteva nuocere al successo della missione.<br />Per quanto, a dire il vero, l’inizio fosse stato piuttosto incoraggiante.<br /><br />Si adagiò sul letto, e inavvertitamente sfiorò il comando dello stereo.<br />“Partirono le rondini …”<br />Una voce possente e melodiosa invase la camera.<br />Rufus ebbe un sussulto.<br />Poi ascoltò a lungo il succedersi delle melodie.<br />Gli ricordavano i canti epici degli aedi e le canzoni dei poeti lirici, accompagnati dalla cetra o dalla phorminx.<br /><br />***<br /><br />Quando si svegliò era notte.<br />Andò nella sala di fronte al mare e trovò Januario, che gli insegnò ad usare la televisione.<br />Trasmettevano un documentario sulla distruzione di Pompei ed Ercolano per effetto della eruzione del Vesuvio del 79 avanti Cristo.<br />Rufus era attonito.<br />Lui veniva da quell’epoca ed era stato da poco ospite d’un suo parente che faceva il gladiatore, <br />Chissà cosa ne era stato di Lucilio e di tutti i suoi colleghi gladiatori della casa di Muzio Catone?<br />Fece rapidamente i conti.<br />In effetti mancavano ancora un anno e sei mesi alla eruzione.<br />Avrebbe fatto in tempo, forse, ad avvisare i pompeiani.<br /><br /><br />Ma gli avrebbero prestato fede, oppure lo avrebbero considerato un invasato capace di parlare in totale tèia manìa senza un aggancio contestuale saldo e sicuro?<br /><br /><br />Più tardi videro un programma di attualità sugli animali.<br />I leoni, gli elefanti, i serpenti, i ghepardi.<br /><br />Rufus era stupito che animali tanto grandi fossero contenuti in un recipiente tanto piccolo.<br />Non si stancava di guardare, ammiratissimo, e di esclamare ogni sorta di facezia, per esprimere il suo stato d’animo.<br />E intanto beveva la sua acqua con le bollicine di anidride.<br /><br />***<br /><br />La piazza naturale alla grande curva sul lungomare era gremita di gente, la strada era ostruita.<br />Sui grossi sassi frangiflutti fra il mare e il largo marciapiede di mattoni bianchi e rosati c’era come un monumento di due torri inclinate di pietra bianca.<br />Su un palco un prete parlava alla folla.<br />Una figura minuta accanto a lui ascoltava con gli altri.<br />Era Teresa di Calcutta, invitata all’inaugurazione di un monumento per lei.<br /><br />L’idea era stata d’un pio prete locale, solerte e zelante, assai benvoluto dalla popolazione e destinato ad una carriera eccesiastica esemplare.<br /><br />Intorno alle due minitorri di pietra bianca c’era un tappeto di sassi rotondi, levigati dal mare.<br />Terminata la cerimonia, la folla lentamente si sciolse ed il lungomare restò deserto.<br />Radi gruppi di persone sostavano o passeggiavano.<br />Persone.<br />In latino significava ‘maschere’, dall’etrusco Phersu.<br />Stranamente nella lingua italica quella parola indicava non solo la scorza dell’uomo, ma tutta la sua sostanza.<br />Una sineddoche, quasi.<br />Rufus aveva smesso i suoi abiti bellicosi.<br />Indossava scarpe sportive e pantaloni avana, una camicia blu ed una sahariana.<br />Camminava lentamente lungo il mare.<br />Il sole stava tramontando e un vento fresco soffiava da nord.<br />Il mare si arruffava leggermente al largo, in direzione di Talamone.<br />Argo camminava al suo fianco e Januario era poco distante.<br /><br />Il paese era immerso in quell’atmosfera calma e serena che solo i paesi marinari hanno la capacità di acquistare al tramonto, quando la luce rosa e arancia del sole si fonde con il grigio sereno del cielo e dell’acqua, vicino alla linea dell’orizzonte, lasciando in alto e in basso l’azzurro profondo, sempre più sfumato del cielo e del mare e le nuvole si colorano delle stesse tinte che hanno tutto intorno l’aria e l’acqua confuse insieme dove il cielo tocca la liquida distesa.<br /><br /><br />Rufus riusciva a rilassarsi e si gustava quella calma serata, lontano dal fragore degli scudi e delle lance battute insieme per atterrire amici e nemici, lontano dai pupazzi di legno colpiti con spade e giavellotti, come per uccidere un nemico, lontano dalle stalle dei cavalli odoranti di sterco e di orina.<br /><br />Lontano.<br /><br />Lontano lontano dall’origano che da ragazzo coglieva sotto la morgia del castello, lontano da tutto, dalle sue montagne e dal mare di terra che le circondava.<br />Passeggiava tranquillo.<br />Non avrebbe mai immaginato niente del genere.<br />Esistevano dunque posti dove il sole scotta, e le navi salutano intonando sirene …<br /><br />Aveva indossato un buffo abbigliamento.<br />Pantaloni amaranto con molte tasche, short avana scuro con una specie di dinosauro a rilievo sul petto.<br />Un giubbetto senza maniche con tasche comodissime.<br />Lo aveva trovato a casa.<br />Doveva essere di Januario. <br />Il suo amico e ospite.<br /><br />Argo e Januario si erano un po’ allontanati.<br />Rufus ripensava a certi consigli sul nuoto che Januario gli aveva dato.<br />Nel farlo, mimava con le braccia i movimenti.<br />Non si era accorto che si era avvicinato a lui un signore dai capelli brizzolati.<br /><br />“Tu ce la metti la patata sugli occhialini? … Io la porto sempre con me …”<br /><br />Rufus restò interdetto. Non capiva nulla di quel che il tizio diceva.<br /><br />Si girò istintivamente dall’altra parte, perché era stato educato a non rispondere mai a domande oscure e vaghe.<br /><br />Ma l’altro insisteva.<br /><br />“Devi battere velocemente i piedi, quando fai lo stile libero …”<br /><br />A Rufus avevano parlato di crowl, e avevano spiegato tutto sull’equivoco di chiamarlo ‘stile libero’.<br /><br />“Quando nuoterò il crowl seguirò il ritmo del dattilo e del valzer.<br />Tre battute di piedi e una bracciata a destra, tre battute e una bracciata a sinistra,<br />Così mi è stato detto”.<br /><br />“Chi te lo ha detto?”<br />“Januario, un mio amico. <br />A lui lo ha insegnato suo padre, Albèrt, che è bravissimo”.<br /><br />“Si. Come lui nessuno sa nuotare.<br />Ha nuotato nei fiumi dell’India quando ha accompagnato l’esercito di Alessandro il Macedone. <br />E sicuramente avrebbe conosciuto fiumi ancora più a oriente, se i soldati non si fossero ribellati costringendo Alessandro a ritornare in Egitto.<br />Forse il condottiero macedone sarebbe ancora vivo, se avesse potuto seguire i suoi disegni”.<br /><br />L’indigeno lo guardò un po’ meravigliato.<br />Poi si girò verso una donna che lo accompagnava e continuò a parlarle ad alta voce di quando aveva tentato di compiere la traversata Giannutri Argentario e di uno strano macinino da caffè che si trovava nel negozio di alimentari dei genitori.<br />Ormai imbruniva ed erano giunti sotto un palazzo sovrastante l’ufficio postale e il Monte dei Paschi.<br />In alto, a destra, rivolto a nord c’era un piccolo balcone con una ringhiera verde.<br />La serranda era chiusa.<br /><br />Rufus istintivamente stava scrutando quel balcone.<br /><br />“Cosa vedi?”<br />fece Januario, che gli amici chiamavano anche Camillo.<br /><br />“Una luce. <br />Come una luce dentro quella casa. <br />Trabocca come un liquido bagliore bianchissimo. <br />Si direbbe che un dio sia presente in quella casa lassù. Dio parla spesso agli uomini, più spesso di quanto non si creda.<br />Ma gli uomini sono distratti.<br /><br />Non capiscono. <br />Non leggono gli infiniti segni in cui si mostra la parola di Dio. <br />Il Verbo.<br />E anche quando lo percepiscono distintamente, provano spavento e paura, e tacciono. <br />Anticamente era quasi doveroso riuscire a percepire il divino.<br />Guai a non farlo.<br />Ogni evento era percepito come straordinario, eccezionale.<br />Adesso invece siamo nell’era dell’ordinario, del normale e tutto quanto esca dalla norma è definito banalmente ‘paranormale’.<br />Era normale un tempo consultare Apollo, l’oracolo, proprio in presenza dell’ordinario, non solo di fronte ad un evento straordinario e mostruoso.<br />Ad Apollo si chiedeva una illuminazione su cosa fare nel futuro.<br />Ora si chiederebbe cosa succederà.<br />Al greco importava cosa avrebbe fatto.<br />Come si sarebbe comportato. <br />In assoluto.<br />Conoscere, significava ridurre alla normalità una realtà che era del tutto fuori dalla norma, eccezionale, incomprensibile nel suo susseguirsi totalmente fuori dal , dalla logica della mente umana.<br />La mente cataloga, scheda, distribuisce per categorie, la natura procede in un ordine interno rigido, ma in una realizzazione relazionale caotica, all’insegna dell’estemporaneo.<br />L’uomo non sfugge a questa legge del logico caos.<br /><br />La sua mente tende all’ordine, elimina quanto può il superfluo, mentre il suo corpo vive in un logos caotico, fatto di azioni e reazioni imprevedibili.<br /><br />Al di sopra di tutto, la luce, la conoscenza, pura, eterna e inafferrabile,<br />Queste cose ho sentito da un sapiente che era capitato a Verrinia, nei pressi del centro sacro di Vaianod.<br /><br />Parlava ai giovani. <br />Diceva di essere un filosofo ateniese, ma di amare anche Sparta, città rivale.<br /><br />Diceva di aver conosciuto Socrate. <br />Di esserne stato discepolo.<br />Era basso e tarchiato, con grosse spalle.<br />Lo chiamavano infatti Platone.<br />Ci insegnò molte cose.<br /><br />Ma soprattutto, che noi portiamo dentro di noi tutto il mondo, sotto forma di idee”.<br />Dentro la nostra mente: cuore e anima.<br /><br />Si diceva che questo sapiente fosse il discepolo prediletto di Socrate e il maestro di Aristotele, che ebbe un alunno eccezionale, Alessandro di Macedonia.<br /><br />Un alunno che non deluse del tutto il suo addestratore …”.<br /><br />Rufus aveva parlato a lungo, ispirato dall’evento ordinario, a suo dire, della piccola casa alta sul mare,<br />Aveva percepito con la sua straordinaria sensibilità atmosfere e profumi di anni prima.<br />Notti di studio, vigilie di Natale, visite di parenti, sorrisi e racconti.<br /><br />Si girò verso Camillo e sorrise.<br /><br />Era assonnato, la giornata era stata intensa.<br />E ricca di novità.<br /><br />Aveva visto il mare, cosa magica per un abitante delle montagne.<br />Il bello dell’Argentario era che si toccava il mare, quasi, ma si era circondati da alture e si vedeva il Monte non appena si girava intorno al paese, esposto a nord.<br /><br />I due tornarono a casa.<br />Cenarono velocemente con pane nero e formaggio.<br />L’ospite non mangiava carne.<br />Si nutriva di verdure, latticini e pane, preferibilmente nero.<br /><br />Davanti alla porta trovarono la lancia.<br />Rufus la palleggiò e la provò per finta.<br />Poi la sistemò in giardino, mimetizzata sotto l’edera.<br />Sul manico di frassino era scritto in osko: Hèktor. Ettore.<br /><br />In ricordo dell’eroe di Ilio, dell’eroe più grande per chi si batte per la propria città.<br /><br />L’eroe a cui era venuta a mancare la lancia per potersi difendere da Achille, il terribile acheo.<br />Athena aveva impedito a Deifobo, scudiero di Ettore, di fornirgli la lancia da scagliare contro il mirmidone veloce e invulnerabile.<br /><br />Così Ettore era stato ucciso.<br /><br />Con l’inganno atroce di una dea amante della guerra intelligente e giusta, ma in questo caso la vittima era un uomo giusto, intelligente, fedele alla sua terra, al figlio, alla sua donna.<br /><br />Januario adorava la musica.<br />Scelse un CD e lo inserì nel lettore.<br />“Ci sposeremo a Napoli<br />bimba dagli occhioni blu …”<br /><br />Massimo Ranieri gorgheggiava felice.<br /><br /><br /><br />gamma<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Rufus fu svegliato dal canto di una streptopelia.<br />Era assai prossima alla porta.<br />Si affacciò alla finestra e la vide sporgersi da un nido che aveva intessuto di rametti sul limone.<br />C’erano dei piccoli, e questa era la causa del trambusto di prima.<br />Avevano fame e i più prepotenti reclamavano le parti migliori e più abbondanti.<br />Sorrise e si diresse in cucina.<br />Armeggiò intorno alla macchina del caffè.<br />Ne versò una buona parte nella vaschetta sotto i beccucci.<br />Una parte del nero umore finì nella tazzina.<br />Lo bevve.<br />Tornò in camera e si vestì.<br /><br />Prese Argo e uscì per la passeggiata mattutina.<br /><br />Si diresse alla panoramica.<br />Dopo un centinaio di metri prese una strada più stretta sulla sinistra.<br />Percorse cinquanta metri, sulla sinistra c’era un ingrasso di giardino con villa, con una nicchia e una piccola Madonna bianca.<br />Ancora più avanti, prima d’un gruppo di case color crema, c’era una casetta minuscola, di poche decine di centimetri, alta circa due metri e con un’apertura di cristallo, con la luce accesa.<br /><br />C’era una scritta: Il popolo di Lividonia - 1954.<br /><br />Dentro, una statua della Mamma Celeste bianca e azzurra.<br />Una campana di ottone e fiori.<br />Un rosario.<br /><br />Rufus guardava con stupore le statue sempre diverse e sempre simili della Madonna.<br /><br />Non erano come le statue, i simulacri degli dei sanniti.<br />Erano dolci, tenere.<br /><br />Come quelle simboleggiavano la parte fiera e violenta della potenza divina. Altrettanto queste mostravano l’aspetto blando e mansueto dell’entità divina.<br />Proseguì ancora, attraversò un centro abitato, incontrò alcuni gatti, un cagnolino, poi ridiscese lungo una scuola d’infanzia.<br /><br />Ad un nuovo incrocio, prese a destra e trovò una nuova statua, bianca e azzurra, con fiori e decorazioni varie.<br /><br />Proseguì verso casa.<br /><br />Chi era quella Donna tanto venerata che accompagnava i viandanti lungo il cammino con un sorriso leggero, un gesto di amorosa accoglienza e compassione?<br /><br />Non era una delle divinità femminili da lui conosciute.<br /><br />Queste ricordavano, con il loro aspetto fiero, la guerra o la caccia, rudi attività aristocratiche, erano poco inclini alla compassione nell’aspetto e assai di più alla dominazione.<br /><br />Proseguì la sua camminata fino a completare il giro di Lividonia.<br />Imboccò in discesa la strada che lo portava nei pressi della casa dell’amico.<br />Sostò sul piazzaletto a contemplare il meraviglioso panorama del sottostante paese e dell’immediato, continuo susseguirsi di terra e di mare fino a Cosa, la città etrusca.<br />Quando stava per entrare in casa, dalla porta posteriore che dava nel garage, notò una macchia scura sul pavimento.<br /><br />Argo la annusò.<br />Era una rondine nera.<br />La prese delicatamente.<br />Era spaventata e le unghie delle sue zampette si afferravano fortemente alla stoffa, entravano nella pelle.<br />La afferrò per le ali, man mano che la sua tensione diminuiva, e la lanciò in aria.<br />La rondine roteò le ali vorticosamente e si allontanò, confondendosi con le altre.<br />Era felice per aver aiutato un altro essere.<br />Gli sembrava di avere, adesso, un figlio pennuto.<br />Un figlio appena trovato, e già partito e perduto.<br /><br />Entrò in casa.<br />Argo si sdraiò sul divano.<br />Era il suo posto preferito.<br />Cominciò a sonnecchiare con gli occhi socchiusi e un’espressione tranquillissima, serena.<br />Poi si girò sul dorso, con le zampe dirette verso l’alto in atteggiamento di pace e sottomissione.<br /><br />Rufus uscì per la porta posteriore e avviò la vespa.<br />Il motore partì fragorosamente.<br />Indossò il casco.<br />Gli sembrava buffo, privo di cresta piumata.<br />Partì con una certa prudenza e dopo poche curve in salita fu subito sulla strada.<br />Scese in paese e proseguì a destra, verso la Giannella, la striscia di sabbia a settentrione che univa l’Argentario alla costa della penisola italiana.<br />Al bivio di Santa Liberata proseguì a destra per la cittadina di Orbetello, di lontana origine etrusca, come potè arguire dalle mura ciclopiche sistemate all’ingresso della città.<br />Parcheggiò il bizzarro veicolo, più piccolo ma molto più veloce d’un cavallo, vicino al tempio, nei pressi d’un palazzone color crema con un telone bianco su cui si leggeva: frontone di Talamone.<br /><br />Scese e si avviò in direzione d’un archetto.<br />Lo superò e si trovò in un’ampia piazza.<br />Era piena di gente apparentemente sfaccendata.<br /><br />La farmacia da un lato, un bar, una pizzeria e un fioraio.<br />Poi un negozio di abbigliamento, uno di calzature, la Posta e un altro negozio di abbigliamento. <br />Poi una oreficeria, dove il corso continuava a dirigersi verso l’Argentario.<br /><br />Nella piazza giovani studenti, insegnanti, impiegati comunali, fattorini, chiacchieravano intensamente davanti al bar in attesa di incontrarsi la sera, per lo struscio ufficiale<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br />Ruphus camminò verso l’ospedale vecchio, lo oltrepassò, passò le porte e proseguì.<br />Giunse ad un fabbricato di cemento, preceduto da un vialetto circondato da arbusti e cespugli.<br />Il cancello era aperto.<br />Entrò e salì delle scale di ferro per entrare.<br />Girò a sinistra, proseguì e vide una porta semiaperta.<br />Guardò all’interno.<br /><br />Un tizio, tarchiato, con grossolani pantaloni chiari, la camicia malmessa e le scarpe grossolane stava spolverando gli scaffali.<br /><br />Lo salutò e l’altro rispose: ‘ ‘ngiorno’…<br /><br />“Cosa è questa stanza?”<br />Chiese.<br />“Una biblioteca”<br />Rufus fu sorpreso di non vedere rotoli di papiro.<br />“Sta pulendo?”<br />“Si. Sono il bibliotecario da qualche anno”.<br />“Questa è forse una scuola?”<br />“Si. Ma ormai mancano gli iscritti.<br />Fra qualche tempo chiuderà”.<br />“Come mai?”<br />“Purtroppo la generazione degli alunni del ’95 non ha generato figli, per ragioni misteriose, così è saltata l’iscrizione alla prima classe di quest’anno”.<br /><br />Rufus era davvero perplesso.<br />Non aveva mai sentito niente del genere.<br /><br />Uscì dalla biblioteca lasciando il bibliotecario alle prese con la polvere dei libri e i pesciolini d’argento, con il vecchio computer pieno di ormai inutili dati bibliografici.<br /><br />S’inerpicò su per una scala di legno a vista.<br />Al piano superiore le stanze erano basse.<br />Tre stanze in serie, illuminate da finestre lungo tutta la parete di fondo.<br /><br />Rufus entrò nella stanza immediatamente a sinistra.<br />Una piccola scrivania con una sedia rossa sulla parete in compensato che separava la stanza dalla biblioteca, la solita finestra lungo tutto la parete di fondo, qualche mobile. <br /><br />Un paio di armadi.<br />Uno conteneva l’enciclopedia Treccani.<br /><br />Si mise a sedere sulla sedia rossa.<br />Aprì il cassetto di sinistra, provò con quello di destra, ma era chiuso.<br />Nel cassetto di sinistra trovò una chiavetta e poté aprire l’altro.<br />Documentazione riservata.<br /><br />Poche carte.<br />Lettere al preside di genitori che non desideravano far iscrivere la figlia in una certa classe.<br /><br />Lettere contro certi insegnanti.<br />Una lettera lo colpì.<br /><br />Una preside si lamentava degli atteggiamenti ‘stravaganti’ d’un docente, però diceva che questo tizio aveva la incondizionata approvazione degli Alunni e dei Genitori.<br />Evidentemente il giorno in cui questo favore si sarebbe interrotto anche solo per un secondo, per quell’insegnante sarebbero iniziato un periodo assai brutto.<br />Rimise a posto quelle vecchie carte e richiuse i cassetti.<br /><br /><br />**<br /><br />Restò seduto a guardare davanti a sé gli alberi alti, verde scuro, le case in lontananza, il camposanto e la caserma dei carabinieri.<br />Lui non sapeva ancora bene cosa stesse realmente vedendo.<br />Per ora quella vista era una generica distesa di campi e case.<br />A destra, Cosa col suo promontorio e più in fondo Porto Ercole.<br /><br /><br />Dalla porta situata sulla destra, per cui si accedeva all’altra stanza, poteva vedere l’altra finestra, con in fondo Portus Cosanus, Porto Ercole.<br /><br />Tutto era irreale, così abbandonato e privo di personale, ma lui se ne rendeva conto relativamente, visto che non aveva molta esperienza di questi ambienti.<br /><br /><br />Si alzò ed uscì, scese la scala e si diresse verso l’uscita della scuola.<br />Lasciò il liceo e con la vespa partì per l’Argentario.<br /><br />Il viaggio fu breve.<br /><br />Una volata sulla diga in mezzo alla laguna, poi lungo la costa del promontorio costeggiando parte dello stagno e poi il mare, infine l’arrivo a S.Stefano,<br /><br />Sistemò la vespa nel garage ed entrò a casa.<br /><br />Non era tardi.<br /><br />Gli venne in mente che avrebbe potuto rimettere in strada la bella bicicletta argentata che aveva visto nel garage,<br />Uscì di nuovo, aprì la porta del box e calò la bici dalle cime che la tenevano sospesa al soppalco di legno.<br />Controllò le ruote.<br /><br />La valvola non era perpendicolare al cerchio della ruota posteriore, era piuttosto inclinata.<br />Sgonfiò il tubolare e si accorse che non era bene incollato al cerchione.<br /><br />Prese il mastice dalla borsetta agganciata al manubrio della bicicletta e incollò a settori il tubolare sul metallo nero del cerchione.<br />Finita l’operazione, lasciò che la colla seccasse e tornò in casa.<br /><br />In serata avrebbe fatto qualche chilometro fuori paese per controllare la riuscita della riparazione.<br /><br />**<br />Stava imparando presto tutto quanto era necessario sapere sulla vita normale di questa terra così diversa dalla sua, così calda, colorata di tinte forti, azzurra di mare e serena di cielo.<br /><br />Januario gli spiegava tutto, la sera, quando sceglievano un film da vedere.<br />Il film scorreva e loro discorrevano, finché il sonno non sopraggiungeva.<br /><br /><br />“Andare in bici – diceva Jano – è come nuotare. <br />*** <br />** <br />*<br />Solo che invece delle braccia si usano le gambe.<br /><br />Occorre dosare le forze, dopo essersi allenati bene, e usare i rapporti giusti.<br /><br />Ognuno sa quali sono i suoi rapporti, li impara quasi a memoria a furia di usarli, di innestarli.<br /><br />Secondo me, non bisognerebbe mai usare rapporti troppo bassi, perché una pedalata eccessivamente frequente distrae dal pensare, e pensare è indispensabile per il ciclista.<br /><br />Aiuta a passare il tempo, a concentrarsi, a dosare la giusta rabbia ed energia, a sognare i trionfi e ad accettare le sconfitte.<br /><br />**<br />*<br /><br />Importante è anche sintonizzarsi con il paesaggio, sentirne e decifrarne i messaggi, percepire il fascino delle ombre, degli alberi e delle siepi, delle montagne, dei fiumi.<br /><br />Ogni cosa è come personificata, ti parla.<br />Ma le sue parole non sono quelle nostre, sono parole loro.<br />Parole non dette, immagini, sensazioni forti.<br /><br /><br />E sono importanti le rondini, che ti sfiorano e gareggiano con te, battendoti regolarmente, in discesa. <br />I gabbiani ti volano sopra, e ne vedi l’ombra grande quando sono sopra di te”.<br /><br />Jano parlava a volte come una specie di invasato, un poeta della natura posseduto da un dio.<br />*<br />Rufus lo ascoltava attento e intanto pensava ai suoi monti, alle sorgenti fresche, alle valli e alle strade di montagna, alle distese d’erba uniforme e al Trigno presso San Mauro, dove formava verdi catini d’acqua profonda che risuonava cupamente quando qualcuno vi lanciava un grosso sasso.<br /><br /><br /><br />Multos per annos et multam per vitam relatum<br />pulchra parvaque hirundo olim suum cor mihi dedit<br />creber laeta transibat, volitabat super tectos<br />tempus velociter ibat menses annosque vorabat<br /><br />tunc hirundines nigrae redibant pro una meam domum<br />ita non erat transire tempus, sed hirundines meae.<br />Argillam tenuem coactam parva ore ferebant<br />pulli velociter pipiabant alas moventes<br /><br />et rediebant frequentes pariter facies parentum<br />dulcia verba patris et cursus ludique natantes<br />inter virides agros Petrae Crebri civitatis<br /><br />tempus inesorabilis transit super omnia mundi<br />similiter volitat nigris alibus creber hirundo <br />unus tempus velociter, crebres hirundines volant<br /><br />****<br /><br />Cum hiems mundum relinquit floresque tellurem nigram<br />tamquam candidum nimbum ferunt undique colorem<br />tunc hirundines novae sicut pristinae agminis<br />nigerrimum ferunt coelum volitantes in aere sereno<br /><br /><br />Rufus ricordava questa poesia che suo Padre aveva voluto comporre in latino, la lingua dei nemici naturali dei Sanniti.<br /><br />Aveva conosciuto da giovane Nevio, il poeta che aveva tre cuori, tre anime, tre lingue.<br />Ne era divenuto amico e lo aveva frequentato finché quello non si era trasferito a Roma.<br />Aveva così appreso la lingua dei Romani, i futuri padroni dell’Italia.<br />La poesia metteva le rondini e il tempo sullo stesso piano.<br /><br /><br />Il tempo passa, e logora, ma non distrugge la rondine, che si avvicenda con le altre ed è sempre ‘alia et eadem’, diversa eppure la stessa.<br /><br /><br />Ora il guerriero sannita si sentiva pronto per la bici.<br />Si vestì della tuta adatta, delle scarpette, del casco e dei guanti.<br />Jano gli spiegò tutto.<br /><br />Aprì la porta di casa, prese delle chiavi di ricambio, aprì il garage e prese la bicicletta argentata, sollevandola leggermente la passò accanto all’automobile, richiuse, salì e partì.<br /><br />Dopo una strada stretta e in salita, fra le case del vicinato, fu sulla Panoramica.<br /><br />In parte la conosceva, perché c’era stato con Argo.<br />La strada saliva, fino ad un tratto pianeggiante.<br />Non si sentiva stanco, perché le gambe erano allenate alla corsa.<br />Dopo il tratto in pianura, venne altre salita, fino ad un piccolo tratto pianeggiante, con una strada che scendeva ed una che saliva.<br /><br />Prese questa, fino alla sommità.<br />Qui vedeva in mare dall’una e dall’altra parte.<br />Il paesaggio era molto bello. <br />Addirittura stupendo.<br /><br />Di fronte a lui, una strada sterrata saliva lungo un monticello cosparso di arbusti d’erica ancora fioriti di lilla.<br /><br />Bevve alla borraccia. <br />L’acqua era ghiacciata, perché l’aveva fatta congelare prima di partire.<br />Sostò qualche minuto a mirare quel paesaggio di terra verde e di mare azzurro.<br /><br />Poi ripartì, scendendo per la discesa ripida veloce come un gabbiano, e provò l’impressione che aveva provato l’inverno passato quando con suo padre avevano preparato delle rudimentali aste di legno, fissandole ai piedi con legacci, per scendere scivolando sulla neve del monte che sovrastava il centro sacro di Verrinia.<br />Rientrò nel garage immerso nell’ombra dopo il bagno di luce nell’ambiente circostante.<br />Sistemò la bici, aprì la porta di casa e si tolse i panni del ciclista.<br /><br />Ormai era quasi sera. <br />Si sentiva gradevolmente stanco e affamato. <br />Cenò velocemente e si addormentò.<br /><br /><br /><br /><br />Sognò le falangi di Pietrabbondante e i frombolieri di Castelverrino, gli opliti di Poggiosannita, la piana di San Mauro, i cavalli al trotto sulla piana di Monte Saraceno, i giovani guerrieri coperti di metallo, scintillanti al sole, la neve bianco blu sotto la luna e i lupi della Rocca ululanti alla ricerca di cibo per i loro piccoli.<br /><br /><br /><br />Sognò, e le sue membra si rilassarono e si irrigidirono, seguendo il ritmo dell’immaginazione, finché la luce dell’alba non filtrò nella stanza, provenendo dal cielo e dal mare antistante Talamone.<br /><br />Le luccicanti legioni morsicane, pentriche e caracene si dileguarono.<br />I giovani sanniti dagli elmi rutilanti e le spade corte e affilate ritornarono nelle montuose pianure del Molise.<br />Rufus si svegliava rapidamente.<br />Desiderava quella forte bevanda nera che aveva bevuto nei giorni precedenti e che lo faceva sentire ancora più sveglio.<br />La radio, che come di solito era rimasta accesa, suonava una canzone gradevole.<br /><br />Ne cominciava a riconoscere alcune, fra le più trasmesse.<br />A quell’ora trasmettevano dei classici, dei vecchi successi.<br />A lui piaceva Lisa dagli occhi blu …<br /><br />Si vestì in fretta<br />Scelse degli abiti di Januario.<br />Gli sembravano strani.<br /><br />Quei tubi di stoffa intorno alle gambe, le calze e le scarpe.<br />La camicia e la giacca, con quei contenitori di tela sui fianchi e sul cuore.<br /><br />Era abituato ad essere più libero, con la tunica e le protezioni di cuoio e metallo.<br />Sistemò nelle tasche gli oggetti indispensabili, secondo quanto consigliato da Januario e uscì.<br /><br />La giornata era davvero meravigliosa.<br />Il mare ed il cielo erano di un intenso azzurro.<br /><br />Il sole era appena alto all'orizzonte e ancora completamente rosso.<br />I gabbiani volavano e cantavano con i loro versi sagaci, potenti.<br />Le rondini volavano velocissime e fischiavano stridule.<br /><br />Insomma tutta la macchina della Primavera era in pieno movimento.<br /><br />Januario era già pronto.<br />Presero la macchina, una grossa Lantra, e si diressero a Grosseto.<br />Giunsero nei pressi d'una grossa villa di campagna.<br />Era ora di pranzo.<br /><br />Un'ampia tavola era apparecchiata nel patio.<br />Li accolsero numerosi amici e li invitarono a sedersi.<br /><br />Molte verdure d'ogni tipo, crude e cotte erano apparecchiate.<br />Pane di vario tipo era pronto.<br />Integrale, scuro e bianco.<br /><br />Rufus notò che non c'era carne, né pesce a tavola.<br />Solo verdure, latticini e cereali.<br />Chiese perché.<br /><br />“Questi signori sono persuasi che gli animali hanno un'anima, sono più evoluti addirittura di noi.<br /><br />Infatti noi abbiamo la necessità di parlare, di usare un'infinità di versi, molti registri sonori e fonetici.<br /><br />Loro invece non usano lingue diverse, dialetti complicati, ma modulano infinitamente analoghi fonemi con ottimi risultati esegetici.<br /><br />La violenza nel mondo animale non è fine a stessa, ma strumentale e finalizzata alle necessità connesse alla sopravvivenza.<br /><br />E' innegabile la sua presenza. <br />Ma è legata al presente, alla necessità momentanea.<br />Negli umani la violenza è invece dilatata nel tempo, programmata e quasi prodotta come un manufatto.<br />La caccia è praticata come uno sport, un passatempo.<br />Uccidere è un diversivo.<br />Una distrazione, non una necessità vitale.<br />Per questo qui gli animali vengono rispettati, quasi adorati, e non vengono mangiati.<br /><br />***<br />**<br />*<br /><br />Continuarono a scegliere varie vivande, fino alla frutta.<br />Poi si appartarono e infine ripartirono per il Promontorio.<br /><br />Giunsero che era già sera.<br />Sistemarono l’auto nel box e si addormentarono nelle rispettive camere.<br /><br />Fu presto l’alba, e Rufus fu svegliato dall’abbaiare furioso di Argo.<br />Januario non c’era.<br />La porta era aperta ed il grande lupo nero abbaiava ad alcuni passanti.<br />“Senta – diceva uno di loro – siamo venuti per accompagnare a Grosseto un certo Rufus Samnìs, sapete dov’è?’<br />“Sono io. Lascio un messaggio al mio compagno e vengo.<br />Posso portare Argo?”<br />“Ma certamente … ci sarà posto anche per lui”.<br /><br />Rufus rientrò e si preparò in fretta.<br />L’armatura di bronzo scintillava a sole del mattino e la lunga asta vibrava nella destra del guerriero vigoroso, mentre l’elmo crestato ondeggiava.<br />Argo seguiva fiero, simile, nelle sue proporzioni gigantesche e poderose per un cane lupo, a Xanto, il nero cavallo di Achille.<br /><br />Fu un problema sistemarsi nel pur capace fuoristrada.<br />La punta della lancia fuoriusciva dal finestrino, e pareva una grossa antenna radio.<br />Il viaggio fu breve.<br />Giunsero nei pressi d’una casa isolata nel mezzo d’un largo prato.<br />Un cancello grigio fesso permetteva l’accesso su un lungo viale alberato.<br />In fondo alla doppia fila di cipressi sorgeva una casa bianca.<br />La Voyager si fermò su un ampio piazzale, di fronte al portone.<br />Scesero.<br />Salirono alle stanze e poi scesero per il pranzo.<br />Rufus vestì una tunica rosso porpora, con greche blu alle maniche e lungo il bordo che arrivava alle ginocchia.<br />“Qui farai l’insegnante. Abbiamo bisogno di giovani docenti che sappiano la lingua greca, e tu sei uno dei Danai, praticamente un greco per i romani e per noi.<br />Insegnerai al Liceo Classico, in una zona centrale della città.<br />Gli alunni sono di un tipo particolare.<br />Appartengono ai ceti abbienti, per la maggior parte, e quindi occorre una cautela notevole nel trattarli.<br /><br />Imparerai col tempo e con la collaborazione armonizzata con i tuoi colleghi”.<br />Chi gli parlava era un vecchio saggio, dai capelli canuti ma ancora vigoroso.<br />Evidentemente la sapeva lunga sulla scuola e sull’apprendimento.<br />Ma ancora di più su quell’attività che veniva definita sbrigativamente ‘insegnamento’ e che a Rufus avevano sconsigliato di praticare, in quanto inesistente.<br />Gli fu detto anche dove avrebbe trovato casa.<br />Sarebbe stato ospitato da una famiglia locale, lui ed Argo.<br /><br />Rufus si accomiatò salutando cordialmente.<br /><br />Si diresse con l’auto che gli era stata messa a disposizione, un fuoristrada argentato dall’aria molto sportiva, pieno di fari e dai paraurti possenti.<br />Si diresse dove gli era stato consigliato e parcheggiò in una piazza a forma di losanga.<br />Suonò al campanello.<br />Venne ad aprire una signora minuta.<br />“La stavo aspettando. <br />Fra poco arriverà Madelaine e la saluterà”.<br />Lo accompagnò nella sua stanza.<br /><br />La casa era a pianterreno, con grandi finestre di fattura antica, o vecchia per capirci.<br />La vista dava su un orticello incolto, con una palma ed altri arboscelli.<br />Un casotto bianco troneggiava nell’angusto spazio.<br />Subito dopo si ergeva una casa nocciola, con un portoncino sovrastato da una piccola tettoia.<br />Una rete con edera separava l’orto dagli orti circostanti.<br />Accanto al portone, una struttura metallica a gabbia conteneva due canine bianche e nere,da caccia.<br />Sistemò le sue poche cose ed uscì per comprare una branda con altre cose per Argo, che sarebbe stato ospitato nella stessa stanza.<br />Parcheggiò il fuoristrada dopo aver percorso un certo tratto nella città sconosciuta e continuò a piedi.<br />Il viale era lungo, ampio.<br />D’un tratto vide l’insegna d’un negozio per animali.<br />Entrò e girò fra gli scaffali ben allestiti.<br />Scelse delle crocchette a basso contenuto calorico, così da evitare fastidi dermatologici al suo canone ed un bel cuore d’acciaio su cui fece incidere il nome Argos ed il suo numero di telefono personale.<br />Scelse anche una bella branda dalla struttura di metallo rosso e dalla tela blu e rossa.<br />Argo aveva l’abitudine, quando pioveva ed i tuoni lo innervosivano, di rodere il filo di plastica o di metallo che teneva la tela, così da ritrovarsi a terra e innervosirsi ancora di più.<br />Caricò gli acquisti sul Rover e ripartì.<br />A casa sistemò branda e crocchette nella stanza di Argo, come l’avrebbe chiamata.<br />Nell’orto c’era un’aria un po’ abbandonata e disordinata, per questo si mise all’opera e ripulì tutto.<br />Quando ebbe finito uscì per mangiare qualcosa.<br />Percorse un tratto di strada in direzione del centro.<br />Arrivò ad una piazza rotonda con una fontana al centro.<br />Entrò in un bar.<br />Bar della Vasca, lesse.<br />C’erano tante cose buone davanti a lui.<br />Prese due schiacce, una bianca e l’altra rossa e dell’acqua da bere.<br />Fu sorpreso nell’assaporare l’acqua: era fresca e frizzante, con grosse bollicine che solleticavano la gola.<br />Uscì e proseguì.<br />A quell’ora c’era poca gente in giro.<br />La strada si faceva più stretta, dopo una piazzetta dalle molte strade confluenti.<br />Andò dritto e giunse ad una piazza più ampia, con una cattedrale, un palazzo di contenute dimensioni costruito in epoca non antica ed imitante un castello medioevale, un porticato e, al centro, una statua suggestiva con un personaggio che sorreggeva una giovinetta, aiutava un bambino e teneva a bada degli animali marini dall’aspetto temibile.<br />In testa alla statua s’erano fermati due piccioni.<br />Avrebbe scoperto più tardi la storia di Leopoldo II di Lorena, il Granduca che aveva bonificato la Maremma, permettendo lo sviluppo della Maremma, ma che poi era stato esiliato.<br /><br />La Toscana gli sembrava avere delle strane caratteristiche, sul piano sociale ed umano, da quel poco che fino ad allora aveva appurato ed imparato dalle conversazioni con Januario e dalle letture che aveva fatto su vari libri di storia e di letteratura.<br />Infatti era stata sede di grandi scuole poetiche, dottrinarie, filosofiche e movimenti artistici, ma i protagonisti di questi movimenti letterari, umanitari, dottrinari, scientifici erano stati immancabilmente perseguitati, processati, addirittura giustiziati.<br />Alighieri, Savonarola e Galilei ne erano gli esempi più rappresentativi.<br />Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, era l’esempio più recente.<br />Il prete fiorentino aveva intuito l’inesistenza dell’insegnamento quale travaso passivo di informazioni e concetti da una mente all’altra e l’importanza dell’apprendimento pilotato, della via individuale alla costruzione di un sistema culturale proprio mediato dalle conoscenze contestuali.<br />Il suo messaggio non era stato compreso, né ascoltato ogni suo appello. Aveva realizzato un modello di attività didattico didascalica estremamente funzionale, basato sullo scambio didattico fra gli stessi discenti, che erano simultaneamente docenti e alunni gli uni degli altri.<br /><br />Era nel frattempo ritornato a casa.<br />Entrò nella sua stanza e si buttò sul lettino.<br />Argo dormiva accanto a lui.<br />Il suo sonno era leggerissimo.<br />Al minimo rumore apriva i suoi grandi occhi e drizzava le orecchie lunghe e vellutate.<br />Argos, il cane del paziente Ulisse.<br /><br />Si stava addormentando.<br />Cominciava a vedere le immagini della realtà mediata.<br />Mediata dalla realtà precedente e divenuta un patrimonio di immagini e di sensazioni.<br />Si era chiesto spesso cosa fosse la realtà.<br />La tanto declamata e da tutti citata realtà.<br />Era giunto alla conclusione che la realtà è una realtà molteplice.<br />Quindi, in un certo senso, la realtà non è, ma sono molte realtà.<br />Fortunatamente, e sintomaticamente, per questa parola il singolare è, o ‘sono’, uguale al plurale.<br />C’è una realtà sensibile, percepibile dai sensi, che cambia a seconda del soggetto capace di percepire. Questa è una realtà trasferita dai sensi agli apparati neurocognitivi.<br />C’è una realtà immediata e non trasferita, che è quella inserita in noi dall’eredità cromosomica e genetica, e riguarda le strutture primordiali dell’organizzazione percettiva e le finalità schematiche della stessa.<br />C’è una realtà mediata e trasferita, che consiste nella massa di cognizioni inserite nella memoria attraverso l’esperienza, in base alle realtà precedenti.<br />Questa realtà è confermata e convalidata nella sua certezza dal fatto che si è costituita in base a continui esami e indagini che abbiamo potuto aver fatto, ma non necessariamente e non sempre correttamente, all’atto di assumere cognizione di conoscenze.<br /><br />Poi ci può essere una realtà mediata e non trasferita, ma ingenita, ossia generata nell’interno stesso del nostro apparato neuro cognitivo, in quanto nascente dalla rielaborazione delle precedenti realtà, delle conoscenze e delle cognizioni, fino alla generazione di sistemi di idee e di concetti talmente autonomi dalla materia che li ha prodotti in primis da poter essere considerati ad essa opposti o addirittura estranei.<br /><br /><br /><br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><br /><br />Si poteva supporre quindi l’esistenza di piani diversi della conoscenza della realtà, e quindi di diverse realtà, oppure d’una realtà sola, esterna alla mente.<br />Rufus era propenso a credere che le realtà fossero molte, e tutte in qualche modo collegate, come le dita delle mani e le mani stesse, che non sanno cosa fanno le altre parti, ma cooperano con funzioni diverse e complementari alla realizzazione d’una azione.<br /><br />Per questo aveva importanza per lui la realtà onirica, e quella invisibile delle perdute cose, dei morti, del passato, in quanto tutte le nostre esperienze restano presenti per sempre dentro di noi, nella realtà mediata non trasferita, e possono essere evocate da un evento improvviso oppure a lungo maturato.<br /><br />I sogni provengono da questo deposito immenso, una eidoteca sconfinata piena di corridoi, di scaffali, di armadi, di mucchi disordinati di immagini, di ricordi solo in parte catalogati e distinti dagli altri affini.<br /><br />Durante il sonno ci aggiriamo in questa nostra biblioteca dei ricordi, in cui regna spesso il caos.<br /><br />Se abbiamo provveduto ad un accurato ordinamento, almeno parziale, possiamo trarre beneficio dalle ore del sonno, altrimenti questo si trasforma in una odissea nel labirinto infido in cui ci aspetta un uomo sovrumanamente forte dalla testa di toro.<br /><br /><br />Il Figlio di Pasifae, alla ricerca inquieta d’una ragione che gli spieghi il mistero doloroso della sua figura e della sua natura.<br /><br />***<br />Il sonno arrivava, e con lui una sensazione come d’una dolcissima morte, la fine delle fatiche del giorno, ma contemporaneamente la sensazione della continuazione della vita, del risveglio che ci sarebbe immancabilmente stato.<br /><br />Passarono le ore come in un lampo, fra immagini collegate fra loro da una catena invisibile e apparentemente alogica.<br /><br />Rufus si svegliò e uscì con Argo, per la prima uscita del giorno con il suo amico.<br /><br />Aveva con sé varie buste di plastica per raccogliere lo sporco che il cane avrebbe potuto produrre.<br /><br />Girarono intorno ad un grosso isolato.<br /><br />A metà percorso circa, arrivati ad un grosso cancello di ferro, sentirono un grosse cane abbaiare.<br /><br />Videro un enorme pastore abruzzese bianco correre verso di loro e appoggiarsi al cancello.<br /><br />Argo avvicinò il suo muso a quello dell’enorme canone bianco e i due si salutarono.<br /><br />La camminata proseguì fino al ritorno a casa.<br />Dopo essersi preparato, si avviò al luogo di lavoro.<br />La Scuola Montaprichi non era lontana.<br /><br />Il palazzo era ampio, di cemento grigio con ampie finestre. Intorno una zona di verde.<br /><br /><br />L’ingresso era arioso.<br />Nella zona antistante c’era un asilo nido e tra le due scuole volavano soffici ed eleganti tortore.<br /><br />***<br />Entrò.<br />Chiese del preside. <br />Gli fu indicato dove andare.<br />Scese alcune scale, si diresse lungo un corridoio fiancheggiato da uffici fini all’ultima stanza.<br /><br />Entrò e salutò il preside.<br /><br />“Lei è il professore ...<br /><br />Per ora resti in questo ufficio”.<br /><br />C’era un grande tavolo di legno.<br /><br />Gli era stato indicato un computer.<br /><br />Sedeva nella stanza attigua alla presidenza.<br /><br />Finalmente, dopo Natale lo chiamarono.<br /><br />“Venga con me. <br />L’accompagno in biblioteca”.<br /><br /><br /><br />**<br /><br /><br />delta<br /><br /><br /><br /><br /><br />La biblioteca era una grande aula illuminata solo su un lato da quattro finestre strette e alte e da una lunga vetrata in alto sopra queste.<br /><br />Lungo le pareti, scaffali di metallo verniciato di grigio pieni di libri .<br />La parete di fondo era occupata da quattro simili armadi sistemati a pettine.<br /><br />§§<br />§<br /><br /><br />La mattina era necessario svegliarsi presto.<br /><br />Alle sette Rufus entrava in biblioteca e vi restava sei ore e più.<br /><br />Gli scaffali erano di semplice fattura.<br /><br />Alcuni con sportelli scorrevoli in vetro.<br /><br />§<br /><br />Arrivato settembre, cominciò ad avvertire la necessità di un cambiamento.<br /><br />Così decise di mettersi a disposizione della scuola per un eventuale incarico in segreteria.<br /><br />Dapprima gli fu risposto che non era possibile una cosa del genere.<br />Poi invece gli fu detto che poteva prendere servizio all’ufficio protocollo.<br /><br />Cominciò a prendere dimestichezza con il nuovo lavoro.<br />§<br /><br />Fu sistemato poi dietro una vecchia scrivania nell’ufficio alunni.<br /><br />A Rufus fu assegnata l’organizzazione dei viaggi degli alunni, delle visite guidate e didattiche, degli stages.<br /><br />Il compito era piuttosto semplice, a prima vista, ma si faceva difficile, se non arduo, a causa della scarsa collaborazione dei docenti che avrebbero dovuto accompagnare gli Alunni e collaborare alla organizzazione dei viaggi.<br /><br />Per fortuna un giorno di dicembre gli installarono un computer nuovo, di limitate capacità e dallo schermo piccolo, con una stampante lillipuziana.<br /><br />Fu felice e battezzò la macchina Lazzaro, perché quel giorno di dicembre era San Lazzaro.<br /><br />Lazzaro lo aveva resuscitato, e lui un giorno avrebbe fatto altrettanto con il suo caro e amabile Amico Computer bianco e azzurro.<br /><br />**<br />Sapeva che non sarebbe restato per sempre in segreteria.<br /><br />In quella attività, tuttavia, c’era qualcosa che lo rivitalizzava, lo restituiva alla forma mentale e fisica d’un tempo.<br /><br />Non sapeva se questa sua rinascita fosse qualcosa di precedente alla sua attività di segreteria oppure una sorta di conseguenza.<br /><br />Forse fra le due cose c’era una specie di interazione.<br /><br />Quel pomeriggio, dopo le ore di lavoro, fece la sua solita uscita in bici.<br /><br />Si vestì con la tuta amaranto, mise il caschetto leggero e dalla casa uscì in strada oltre il cancello di ferro.<br /><br />Inserì le scarpette sui pedali e le fissò con uno scatto.<br /><br />Dopo un tragitto in città si inserì sulla ciclabile.<br /><br />C’era stata un po’ di pioggia prima.<br />Dopo qualche centinaio di metri vide qualcosa sulla strada.<br />Si avvicinò e si fermò.<br /><br />Era una lumaca.<br /><br />La prese delicatamente e riprese il cammino.<br />Lungo la strada non c’era molta erba.<br /><br />Avrebbe dovuto trovare un tratto più erboso lungo la strada.<br />Lo trovò e con un largo gesto del braccio lanciò il simpatico animale sull’erba.<br /><br />Trovò altre lumache.<br /><br />Le lanciò nell’erba.<br /><br />Vide un uomo più tardi, sul prato e nella giunchiglia lungo la strada, radente la via principale trafficata da camion e automobili veloci.<br />Aveva una busta di plastica.<br />Capì che raccoglieva lumache per mangiarle.<br /><br />Era una cosa terribile. <br />Ma che poteva farci?<br />Si avvicinò.<br /><br />“Senta, signore, mi venderebbe le lumache raccolte?”<br />“Fra poco pioverà ancora, aspetti e ne raccoglierà tante …”<br />“Ma io non voglio raccoglierle<br />Mi sono simpatici quegli animaletti.<br />Glieli compro e poi li libero …”<br /><br />“Ma da dove viene? <br />Chi l’ha mandato? … Se ne vada a quel paese …”<br /><br />“Non mangi quegli animali … o sarà maledetto …”<br /><br />Rufus si lasciò scappare quella frase poco generosa, ma aveva perso la sua causa, e non poteva francamente fare meglio.<br />Del resto, non vide mai più quel tizio.<br /><br />Tornò a casa.<br />Le sue gattine gli corsero intorno nell’orto.<br />Si rotolavano per terra, come cagnolini.<br />Mostravano sottomissione e voglia di essere vezzeggiate, desiderio ludico e vitalità mista a grande socievolezza.<br /><br />Le aveva chiamate Silva, Yle e Loi, ma poi il nome per due di esse era provvisoriamente cambiato in Batman e Robin.<br /><br />In realtà non le chiamava mai.<br />Comunicava con loro direttamente. <br />A vista.<br />Entrò in casa.<br />Mise la bici sulla forcella che la sosteneva e si cambiò.<br /><br />Lungo la strada aveva visto un vero stormo di falchi, cosa insolita. <br />In genere ne vedeva uno per volta, al massimo due.<br />Poco distante dai rapaci, volteggiavano moltitudini di passeri, di storni e di gabbiani, vicino alla grande discarica maleodorante.<br /><br />Almeno, i rifiuti dell’uomo servivano a sfamare migliaia di splendidi volatili.<br /><br />Soltanto la voracità dell’uomo lo spinge a distinguere fra materie appetibili e scarti, fra primizie e rifiuti.<br />Eppure anche l’uomo supera questa distinzione nei momenti della dura necessità.<br />Aironi e gabbiani volavano sulla testa di Rufus sulla ciclabile e lungo il canale scolmatore, uno dei gioielli di Leopoldo, utili a regolare il flusso delle acque nella maremma.<br /><br />Spesso numerose tortore si levavano in volo al suo passaggio.<br />Le streptopelie erano un po’ le sue amiche del cuore.<br /><br />Stritolava per loro biscotti, crackers e grissini ogni giorno sull’alto muro che separava la ‘portaerei’, come scherzosamente chiamava la sua scuola, dalla scuola elementare.<br /><br />Non appena si allontanava, le colombe color caffelatte e lattecioccolato volavano strepitando sui cereali e li beccavano.<br /><br />“Ecco i miei alunni …” – sussurrava allora Rufus.<br />“Loro non hanno bisogno di latino e di italiano … insegnerò loro che possono insegnarmi qualcosa … a volare …”<br /><br />Rufus avrebbe voluto trasformarsi in un volatile.<br />Una rondine, forse. Ma le rondini migrano troppo …<br />Un’anatra … no … troppo simile ad un aereo da trasporto.<br />Un rapace no. Troppo colesterolo … con tutta quella carne …<br /><br />L’ideale era un volatile agile, veloce, resistente, capace di decollo verticale e di rapide cabrate, robusto e versatile, un multiruolo ad ala a d apertura variabile, un colombo, un piccione, insomma … una tortora …<br /><br />Ma questo era solo un sogno.<br /><br />Per ora, piccioni e tortore erano i suoi alunni, e da coscienzioso docente quale era, Rufus sapeva che erano anche i suoi professori, perché nessuno può insegnare nulla se non a chi sa imparare sulla sua pelle, sulle sue penne, se non a chi sa a sua volta insegnargli qualcosa, e insegnare vuol dire dunque indurre a imparare.<br /><br />Insegnare vuol dire dunque consentire il giusto apprendimento, anche possibilmente, ma non necessariamente sempre, divertendosi.<br /><br /><br />Ludendo necesse discere, non semper discendo ludere.<br /><br /><br />Nel Sannio, a Verrinia, nella terra delle pietre e delle grandi morge bianche, enormi rocce che come chiocce coccolavano le case sottostanti come a proteggerle, non si trovava veramente a suo agio.<br /><br />Il padre era morto, caduto contro i romani, e la sua famiglia si era dissolta nella miseria di una vita tediosa e uggiosa..<br />Caduto in disgrazia, era rimasto tagliato fuori nel gruppo dei giovani guerrieri della sua città.<br /><br /><br />Non era bene accetta la sua teoria sulla benevolenza verso gli adolescenti, che venivano istruiti duramente.<br /><br />Così aveva deciso di andarsene.<br />Nel salutare gli spiriti dei suoi padri e dei suoi antenati, aveva però inavvertitamente pronunciato la formula sacra … <br /><br /><br />‘comes et hospes fui tibi ero, frater et pater …’…<br /><br /><br />In questo modo era stato catapultato in un’altra dimensione di tempo, in attesa poi di ritornare in quella originale.<br /><br />Si era ritrovato su un treno, capace di comprendere la nuova dimensione, in veste di insegnante trasferito in una città del centro nord.<br /><br />Aveva ancora lorica, schinieri, scudo e lancia, insieme ad una spada ben temprata e leggera. <br />Era la spada del padre, e lui la sapeva maneggiare meglio di chiunque, con rapidità sbalorditiva.<br />Il padre gli diceva di non trattare mai male nessuno, però se qualcuno lo attaccava, guai se fosse tornato a casa malconcio, senza essersi difeso.<br /><br /><br />La madre, che aveva seguito presto la sorte del padre, raggiungendolo nel Regno di Coloro che Aspettano per Sempre, lo aveva abituato ad una vita mista di dolcezza e di durezza, come se fossa una preparazione del sapore doppio della vita, della sua natura contrastante e bipolare.<br /><br />Così Rufus aveva conosciuto la solitudine e l’isolamento.<br /><br />Quando si era trattato di iniziare una attività lavorativa aveva deciso, pressato dalle circostanze, di accettare lavoro al nord, fuori dal territorio sannita, in Etruria.<br /><br /><br />L’insegnamento gli piaceva.<br />Dapprima era stato in un Liceo. <br />Qui doveva insegnare latino e greco.<br />Il greco gli era congeniale. <br />I sanniti erano detti anche Danai, cioè greci, in pratica.<br />Ma il latino … era la lingua dei nemici …<br /><br /><br />E tuttavia la insegnava con attenzione rivolta particolarmente alle difficoltà incontrate dai suoi Alunni.<br /><br />Dopo quella esperienza aveva insegnato per qualche tempo in un istituto di operatori agricoli, ma se ne era allontanato con un certo sbigottimento.<br /><br />Occorreva predisporre elenchi degli Alunni in molte copie, cambiarli continuamente sul computer e sulla carta perché erano soggetti a continui mutamenti, in base alle esigenze dei partecipanti e al di fuori d’ogni regolamentazione, chiedere continuamente preventivi e mutarli in base al numero sempre variabile dei partecipanti, ritirare autorizzazioni dei genitori, ricevute dei versamenti e insomma tutte queste cose, moltiplicate per cento e cento producevano una continua e giustificata ansia, volere o volare.<br /><br />Per questo meticolosamente preparava ogni cosa come se a quei viaggi avessero partecipato i suoi figli.<br /><br />Gli Alunni in effetti erano sempre stati considerati dei figli da lui.<br /><br />Ne aveva avuti tanti, di alunni. <br />Almeno duemila.<br />Un gruppo di essi, in particolare, restava a lui particolarmente caro, sopra tutti gli altri, che pure amava con affetto profondo.<br /><br />Paolo e Vieri erano i più amati. <br />Perché non se ne erano andati per la loro strada, come gli altri, dimenticando in vecchi guerriero, ma erano rimasti sempre con lui.<br /><br />E anche un altro, di cui non ricordava il nome, perché non era stato proprio suo Alunno, ma di una sua collega.<br /><br />Lo aveva incontrato e ne aveva ascoltato le ragioni.<br />Chiamiamolo Francesco.<br /><br />Francesco, Vieri e Paolo riposavano al Giglio, all’Argentario e ad Orbetello.<br /><br />Rufus li considerava come i suoi angeli custodi.<br /><br />I suoi angeli, il suo esercito invisibile, insieme a tutti gli altri giovani che non si vedevano più, che non c’erano più, ma che erano sempre con lui, al suo fianco.<br /><br />Un modo per non essere mai solo, quando studiava, quando lavorava e quando si esercitava nello sport.<br /><br />Queste praesentiae absentes si allontanavano di tanto in tanto quando pensavano di essere in qualche modo di troppo. Amavano la discrezione e la riservatezza.<br /><br />Ma doveva rompere questa sensazione di solitudine forzata, di isolamento imposto.<br /><br />La solitudine è bella quando è una scelta personale, fatta anche per gli altri, e non certo per esigenze solo individuali.<br />Ma quando è forzata, diventa una gabbia insopportabile.<br /><br />Una rondine non sopporta la cattività.<br /><br />Muore.<br />Una rondine nera caduta, va rimessa subito in volo, prendendole per le ali con la mano e lanciandola con delicata fermezza in aria.<br />Gli altri pennuti si adattano anche alla gabbia, ma con tutte le precauzioni del caso.<br />Alcuni necessitano di qualche ora di volo, che gli faccia ricordare i immaginare la grandezza della campagna.<br />Per quanto, essi siano molto meno liberi di quanto si creda.<br />Sono legatissimi al territorio, agli alberi del proprio teatro contestuale.<br />Per Rufus occorreva forse proprio un volo di recupero contestuale.<br /><br />Se non proprio la libertà globale.<br />Come poteva fare, senza allarmare i suoi interlocutori?<br />Non c’era che una soluzione: scrivere, ma con un accorgimento: modificare il su stile un po’ animoso, rendere le espressioni meno ostiche, meno ostili ed eliminare del tutto qualsiasi atteggiamento lamentoso, ogni piagnisteo.<br /><br /><br />Si ricordò del suo nome sannita.<br />Questo sarebbe stato il mittente delle sue lettere.<br /><br />Nel passato gli avevano sconsigliato di scrivere lettere, ma lui non era d’accordo.<br /><br />Scrivere in genere gli faceva bene, era per lui non tanto terapeutico, quanto diagnostico.<br /><br />Gli permetteva di capire la sua natura e la natura dell’interlocutore.<br /><br />Era come esplorare le proprie idee più riposte, esprimendosi senza colpire direttamente l’interlocutore, nel caso di richieste e recriminazioni.<br /><br />In un certo senso si trattava d’una partita giocata con molta prudenza.<br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§ <br /><br />Non era abituato a lagnarsi facilmente, ma non poteva esimersi dal farlo quando insieme a lui erano maltrattate altre persone, e nella sua scuola aveva visto negli anni svilupparsi un sistema di inadempienze e di disattenzioni assai gravi nei confronti dei suoi alunni.<br /><br />La responsabilità non era tanto da attribuirsi alle autorità, quanto a tutta la comunità, spesso assolutamente disinformata e distratta nei confronti delle condizioni in cui si realizzava il fatto scolastico educativo.<br /><br />La scuola ove insegnava era fatiscente, priva persino d’un telefono, tanto che spesso era preoccupato per la difficoltà di comunicazione con sua Madre, sola a casa, a una dozzina di kilometri di distanza.<br /><br />Questo si aggiungeva a quel fenomeno che lui chiamava ‘ricatto silente’, e che consisteva, sul luogo di lavoro, nel rendere difficile l’attività ad un operaio, un impiegato, un alunno nel caso questi fossero dotati di una eccessiva autonomia e libertà di azione.<br /><br />Il branco li sottoponeva ad una serie di ‘persuasioni sotterranee’ che li convincevano, spesso, ad adeguarsi alla legge del gregge.<br />Nei casi di insuccesso, l’elemento libero, autonomo andava incontro ad un insuccesso pilotato, alla impossibilità di continuare nella sua azione di lavoro o di studio.<br />Per questo tipo di boicottaggio non c’erano prove. L’elemento isolato, anzi, spesso si copriva di sensi di colpa. Era additato alla pubblica vergogna.<br /><br />Nell’ambito scolastico, il ricatto silente si realizzava con un diverso trattamento riservato agli alunni deboli, provenienti da famiglie povere o vulnerabili, ed agli alunni provenienti da famiglie con possibilità forti, ad alunni garantiti.<br /><br />Il comportamento era giustificato dalla differenza di rendimento.<br /><br />Questa era facilmente indotta dalla differenza stessa del trattamento, così che l’alunno stesso non si rendeva conto del fatto che la sua incapacità di apprendimento era stata per così dire programmata e voluta.<br /><br />Lo stesso docente obbediva a sua volta a condizionamenti esterni, e non si poteva dire neppure del tutto coscientemente colpevole della sua stessa vigliaccheria, in quanto lui stesso in qualche modo ricattato.<br /><br />Certamente, per quanto vittima egli stesso, l’insegnante che si comportasse come uno strumento delle mafie e delle consorterie risultava esecrabile.<br />Ma il fatto è che nulla risultava, nulla trapelava.<br /><br />Tutto era perfettamente in regola.<br />Docenti cristiani giudicavano su tutti i piani i loro discepoli, se ne raccontavano i fatti privati, ne deridevano difetti ed errori, e tutto questo anche se ai cristiani non si consiglia certo di giudicare, mai.<br /><br />Il loro giudizio non si limitava alla valutazione didattica e scolastica, ma sconfinava su ogni aspetto della vita degli alunni e delle famiglie.<br /><br />Eppure c’erano stati docenti in gamba, capaci di scendere dal proprio piedistallo di terracotta.<br /><br />Insegnanti che predicavano l’assoluta superiorità del docente sul discente se ne trovavano a bizzeffe.<br />Invece tutta la vicenda umana ci insegna che il vero insegnante si sottomette spesso al proprio allievo sul piano umano e didattico, come se giocasse a scambiare i ruoli per favorire l’apprendimento.<br />Una superiorità palesemente dichiarata schiaccerebbe l’allievo, lo ridurrebbe ad un animale soggiogato e subordinato, ottuso ed ipocrita.<br />Un servilismo da parte del docente ad un allievo di famiglia ricca, sarebbe parimenti deleterio.<br />Il rapporto deve essere quello dell’allenatore di sci, o di tennis, che pur essendo superiore all’apprendista, almeno all’inizio, non lo umilia con la propria destrezza, ma gli dà la possibilità di raccogliere qualche soddisfazione.<br /><br />Rufus era stato un tempo insegnante.<br />Aveva amato e rispettato i suoi allievi.<br />Naturalmente, aveva avuto qualche rara eccezione, questa regola.<br />Un paio di famiglie lo avevano frainteso.<br /><br />Ma ai suoi colleghi era capitato assai di peggio.<br /><br />Polemiche continue, minacce, drammi, terremoti nella composizione delle classi.<br /><br />I suoi due casi di alunni insoddisfatti erano stati la consolazione dei suoi avversari. <br /><br />Sopra quelle due sparute storie di famiglie nevrotiche era stata costruita una ragnatela di futili pettegolezzi.<br /><br />Il nulla sul nulla.<br />Il primo alunno si era offeso perché gli erano state assegnate delle frasi supplementari di latino da tradurre.<br /><br />Ne era nata una incomprensione insanabile con il docente.<br />Tutto si sarebbe risolto, se la madre non avesse fatto convocare Rufus dalla preside, offendendolo, dandogli praticamente del pezzente.<br />Il ragazzo aveva cambiato sezione, ed era uno dei più benvoluti della classe.<br />L’alunna, invece, era figlia di due genitori onnisciemti e onnicompetenti che avrebbero voluto soggiogare l’insegnante, per consentire alla figlia di utilizzare schemi e criteri di studio personalissimi, senza che vi fosse alcun adeguamento a quelli consigliati dal docente e derivanti dalla interpretazione di illustri esperti di didattica italiani e stranieri.<br /><br />Da una leggera insufficienza era nata la guerra contro il docente.<br />Si era conclusa con il trasferimento della ragazza ad altra sezione ed un’ispezione che aveva concluso che Rufus non segnava tutti gli errori quando correggeva i compiti.<br /><br />Certo che non segnava tutti gli errori.<br />Nei compiti in classe, sì.<br /><br />Nei compiti a casa meno, altrimenti avrebbe scoraggiato gli Alunni. Nulla toglie più che sentirsi ipercorretti la voglia di esercitarsi.<br />Nelle relazioni, lunghissime, di letteratura svolte a casa, Rufus era clemente.<br /><br />Chi lo aveva controllato non aveva distinto compiti in classe e relazioni domestiche.<br />Insomma, risultava come un docente dal cuore molle, dolce, un debole che si commuoveva davanti agli allievi, un professore dai voti larghi, come in modo stupido e triviale la gente disinformata definiva i docenti ‘buoni’.<br /><br />Dal tempo più antico, nessun perdono è stato mai dato a chi aiuta i simili, così fu per Prometeo, il titano incatenato sul Caucaso per aver dato il fuoco agli uomini, aiutandoli contro il volere di Zeus.<br /><br />Così accadde ad Eracle e poi a Cristo.<br /><br />E così era successo a lui.<br /><br />Dopo tanti anni di insegnamento, una classe si era lamentata perché lui ne aveva aiutato i componenti.<br /><br />Un’altra si era associata, asserendo che ‘parlava greco’ e questo doveva essere proprio una cosa orrenda, in un liceo linguistici sezione sperimentale di un liceo classico.<br /><br />Poi c’erano tante altre cose, veramente esilaranti e patetiche, che la procura della repubblica aveva ritenuto irrilevanti per una qualsiasi accusa seria.<br /><br />E tuttavia, il tempo di uscire incolume da quelle grottesche accuse era costato a Rufus il posto nella sua scuola, in cui non aveva voluto rimettere piede, la casa, che aveva dovuto lasciare per trasferirsi a cinquanta chilometri, per poter lavorare e vivere, e indicibili fastidi e sacrifici per il suo canone Argo, costretto a lasciare un contesto ambientale favorevole per affrontare un acclimatamento contestuale in un’altra città, con mesi di permanenza in una pensione per cani, in pieno inverno.<br />Durante quell’inverno dovette recarsi in una città della Toscana settentrionale per una serie di ricerche di materiale bibliofilo.<br /><br />Roba da biblioteche.<br /><br />Un pomeriggio con Anna si recò a Fucecchio, per una passeggiata di lavoro.<br /><br />Entrarono nella piccola biblioteca del paese.<br />Era dedicata alla Maestra Italia Donati. <br /><br />Si informò, e seppe che la Maestra Donati era stata insegnante da quelle parti molti anni prima.<br /><br />Una serie di pettegolezzi delle malelingue locali e una assidua, perfida persecuzione della gente di paese, un paese vicino, l’avevano costretta ad un orribile isolamento, fino al giorno di maggio in cui si era gettata in una pozza d’acqua, presso un mulino.<br /><br />Rufus restò attonito.<br /><br />La cattiveria, la perfidia della gente ignorante può fare molto male.<br />La maldicenza in sé non danneggia nessuno, anzi, a volte può risultare solo fonte di pettegolezzo, a volte è tutta pubblicità.<br />Ma quando si associa ad una forma di persecuzione malvagia e perversa, distrugge le resistenze della vittima e la induce all’autodistruzione.<br />Che poi autodistruzione non è.<br />E’ una forma di lapidazione con i gesti, le parole, i divieti, gli ostacoli.<br />Esiste il suicidio? Nascere, non è forse una forma di suicidio? Un inizio di morte e di suicidio?<br /><br />Lo stesso Dio, suo Figlio, Gesù, sapendo che sarebbe stato ucciso, se si fosse comportato come si comportò, non si suicidò, in definitiva?<br /><br />E i suicidi, che compiono un gesto che non pare proprio vile, ma così pieno di forza e di coraggio, sono da condannare, o non sono da comprendere e da piangere con molta pietà, infinito affetto, come fratelli che un dolore immenso ha allontanato dalla nostra vita fatta di giorni di sole e di nuvole, di notti stellate e ventose, di sogni e di delusioni, per inviarli in quel mondo misterioso, forse inesistente, di tenebra e di luce, di stupore e di serenità che dura un attimo, quanto il tempo eterno, l’atempo, il tempo che non c’è?<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br />‘Il consiglio che mi sento di darLe è di non arrendersi mai …’<br /><br />… così gli scrisse un Amico, in risposta ad una lettera autobiografica.<br /><br />*** <br /><br />La risposta valeva una approvazione alla sua vita professionalmente agitata e solo apparentemente avventurosa, almeno negli ultimi tempi.<br /><br /><br /><br />Rufus aveva bene specificato sempre che le sue osservazioni non erano a beneficio suo proprio, ma di tutta la sua categoria, la categoria dei docenti.<br /><br /><br /><br />Addirittura aveva spezzato una lancia a favore di tutti gli insegnanti, parlando delle loro condizioni retributive certamente da migliorare<br /><br /><br />***<br /><br /><br /><br /><br /><br />epsilon<br /><br /><br /><br /><br /><br />Rufus sollevò dolcemente la gabbia di alluminio, cercando di non far cadere l’acqua dalla vaschetta di plastica fissata sul lato.<br /><br />Le sue gatte, Silva Batman, Loi Robin e Yule Donatella Jakobson del Colle Erica di Monte Argentario, avevano trovato un piccione incapace di volare e si preparavano probabilmente a dargli una strapazzata poco salutare.<br /><br />Aveva preso il volatile e lo aveva sistemato in una gabbia.<br /><br />Sante, come era stato chiamato il colombo, aveva preso subito a nutrirsi, con grande sollievo di Rufus.<br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§<br />Fu grande la sorpresa quando Sante scodellò due ovetti e fu immediatamente rinominato\a Xanta, o Santa, o Santina …<br /><br /><br />In questi casi, quando sono piccoli, è importante che tortore o colombi siano capaci di nutrirsi, in caso contrario la loro esistenza è segnata.<br /><br />Aveva comprato del miglio ed altri miscugli di cereali.<br /><br />Dopo una decina di giorni aveva telefonato al WWF ed alla Lipu, per avere informazioni sul da farsi.<br /><br />Gli avevano detto che era meglio farlo esercitare di tanto in tanto, perché potesse irrobustire i muscoli pettorali.<br /><br />Così aveva preso a fare.<br /><br />Sante stava sulla sua mano, e lui la abbassava per invogliarlo a battere le ali.<br /><br />Dapprima il piccione si era mostrato esitante, saltellando quasi impaurito, poi un giorno era volato dalla mano fino alla stufa a gas, naturalmente spenta, a quell’ora del mattino.<br /><br />Le prime ‘lezioni di volo’ furono fissate in orario rigorosamente mattutino.<br />Giorno dopo giorno il piccione si fece sempre più esperto.<br /><br />Finché seppe decollare in verticale, posandosi sugli armadi e sugli oggetti che sopra di essi erano posati.<br /><br />Adesso Sante era esperto del volo, ma Rufus non osava ancora liberarlo.<br /><br />Era freddo.<br /><br />Chissà se avrebbe trovato un buon posto ove rifugiarsi, e del cibo in abbondanza come lo aveva a casa.<br /><br />Un giorno con Anna, sua moglie, aveva aperto la grande finestra, per farlo volare via.<br /><br />Ma Sante, dopo aver imboccato la via per i cielo aperto, si era posato su Anna, anche perché non immaginava nemmeno quanto spazio ci fosse davanti a lui.<br /><br />Rufus rapidamente lo aveva ripreso e messo nella gabbia.<br /><br />In questo modo continuava a fare l’insegnante, ma non di grammatica o di storia.<br /><br />Di volo.<br /><br />Non lo avrebbe mai detto …<br />Per quel piccolo essere era diventato padre e madre.<br />Chissà perché era caduto dal nido.<br /><br />Era forse caduto per una rissa con i fratelli?<br />Lo avevano spinto, volontariamente o meno?<br /><br />Era stato ‘cacciato’ dai genitori, cosa che gli uccelli fanno con i piccoli destinati ad intraprendere una vita propria?<br /><br />Chissà…<br /><br />Lui lo aveva raccolto, dopo che le tre piccole pantere lo avevano trovato.<br />Lo aveva protetto da eventuali pericoli, messo in un contesto ‘didatticamente compatibile’.<br /><br />Ne aveva assecondato le attitudini naturali, aspettando che lui stesso gli fornisse le risposte, naturalmente.<br /><br />E così si era realizzato, per vie genetiche, un processo geneticamente corretto, didatticamente compiuto, conforme a programmi e intenti vitali.<br /><br />Questo era compiutamente il vero insegnamento.<br />Facilitare, contestualizzare il compiersi di un processo naturale che favorisse atteggiamenti di apprendimento.<br /><br />Non trasmettere messaggi e informazioni con l’intento di fissarli nelle cellule cerebrali di un malcapitato.<br />Questo gli aveva insegnato Sante, il suo Alunno pennuto.<br /><br />Questo aveva imparato Rufus dal suo allievo, che quindi era anche suo … professore, suo docente.<br /><br />Ecco, insegnare voleva dire essere capace di ‘aumentare’, far diventare più ‘grandi’, accrescere, magister, da magis, chiamavano i latini l’insegnante.<br /><br />Signum, impronta, segno, sintomo, segnale, insegna stendardo, questo il termine da cui l’italiano ‘insegnare’.<br /><br />Ma lo avevamo dimenticato, e così il termine insegnare era passato ad indicare una superiorità spocchiosa del docente, del didaskalos, rispetto al discepolo.<br /><br />Il pastore che dimentica il bene degli animali per considerarli delle bestie al suo comodo, è una bestia lui, prima d’ogni altra creatura.<br /><br />L’insegnante segna il cammino, indica, guida, facilita e aiuta.<br /><br />Quando esamina, interroga, controlla, si atteggia a despota e intimorisce, non insegna.<br /><br /><br />Per questo Rufus si era convinto, di fronte allo sfacelo dell’istruzione pubblica e privata, della inesistenza dell’insegnamento, ridotto a puro controllo fisico di gruppi di alunni, parcheggiati in aule male arredate, sporche, con bagni fetidi e biblioteche deserte, disprezzate, mal frequentate.<br /><br /><br />In epoche antiche in cui l’insegnamento, l’attività didattica, come la chiamavano i greci, da ‘’, era stata al massimo del suo splendore, le biblioteche, il culto degli scritti e dei documenti in generale, anche quelli mnemonici e orali, era stato sviluppatissimo.<br /><br />Cultura, sua trasmissione e sviluppo, insegnamento, apprendimento e biblioteche erano una cosa sola.<br /><br />Le biblioteche si erano sviluppate soprattutto da Alessandro Magno in poi, ma l’importanza del testo scritto e mnemonico era antichissima.<br /><br />Forse la prima biblioteca era stata la mente umana e le emozioni con le esperienze vi avevano formato i primi cataloghi e ‘volumi’.<br /><br />Ma certo le prime biblioteche di fatto erano stati i primi depositi di materiale su cui vi fosse stato inciso un documento, tenuti in ordine da una forma di catalogazione e distribuzione ordinata del materiale documentario.<br /><br />Il piccione si posò sulla sua testa, e le unghiette aguzze pizzicarono la pelle di Rufus.<br /><br />Lo prese delicatamente, dopo averlo fatto salire sul dorso della mano e lo ripose nella gabbia nuova, con i fili di metallo distanziati e disposti in modo da non danneggiare le penne del prezioso amico alato.<br /><br />Sistemò la gabbia al solito posto, presso la stanza dove dormiva , il suo grande pastore nero dalle zampe avana.<br /><br />Uscì per andare nella biblioteca dove lavorava.<br /><br />Camminando, gli ritornò in mente il bravo professore di greco che aveva conosciuto tanti anni prima, Fabrizio, agli inizi della sua carriera.<br /><br />Stava facendo una lezione sulle interpretazione del fascismo ai ragazzi d’una scuola nautica.<br /><br />Il preside del liceo d’un paese vicino, gli telefonò.<br /><br />Aveva bisogno d’un insegnante di greco e arte.<br /><br />Fabrizio accettò, trattandosi d’un incarico meno remunerato ma più vantaggioso per il futuro.<br /><br />Così entrò nel liceo, era emozionatissimo all’idea.<br /><br />Il liceo era un vecchio edificio al centro della cittadina.<br />Intorno c’erano piccoli negozi, qualche fabbricato fatiscente ed il corso, pieno di negozi attraenti.<br /><br />I bar erano profumati di caffè e di brioches.<br />Tutto era molto ricco di aria di famiglia e fascino strapaesano.<br /><br />§<br /><br />Il tempo passava.<br /><br />Anche se a tratti pareva fermarsi.<br />A dicembre ci lasciò Jeri, un caro alunno.<br /><br />Qualche giorno prima, mentre rimetteva a posto il proiettore per le diapositive, lo aveva visto attardarsi in aula, salutarlo e offrirgli aiuto, visto che dopo le varie lezioni in più classi era pieno di fardelli vari, la borsa ed il proiettore.<br /><br />Gli aveva offerto aiuto, il giovane Jeri.<br />E solo pochi giorni dopo sarebbe partito per il viaggio dal quale nessuno è mai tornato.<br />Anno dopo anno sarebbe diventato una specie di modello, di archetipo didattico per lui, eterno professore dilettante, sempre al primo giorno di scuola.<br /><br />Dopo un certo numero di anni, non avrebbe bocciato né rimandato più nessun Alunno, naturalmente prodigandosi al massimo per sostenere i casi difficili, sollecitare l’impegno e moltiplicare le esercitazioni, specie per l’italiano scritto, per cui richiedeva lunghe relazioni scritte su libri di narrativa di autori in genere del novecento.<br /><br />Gli Alunni gli volevano un gran bene, lui da parte sua li adorava, li considerava come dei figli, anche se naturalmente ne rispettava assolutamente i legittimi genitori.<br /><br />Erano figli a lui affidati.<br />Ne era persino geloso.<br />Non avrebbe mai potuto lasciarli, né affidarli ad altri.<br />Non si assentava mai.<br /><br />Quasi non avrebbe nemmeno sopportato che studiassero altre materie, con altri docenti.<br />Di questi eccessi, però, non sapeva niente nessuno, perché non osava confidare a chicchessia queste sue idee personalissime.<br />L’anno dopo aveva accettato un incarico in una scuola marinara, e dopo due anni in un ginnasio a un centinaio di kilometri di distanza.<br />Erano stati anni di sacrifici, per i lunghi viaggi.<br />Poi era ritornato nel vecchio Liceo, per un incarico con sede definitiva.<br />Non aveva mai legato completamente con l’ambiente, con i colleghi, con le professoresse, anzi, c’era come una rivalità fra lui e una vecchia insegnante arcigna, rude e severa, dai giudizi lapidari e durissima con gli allievi.<br />Ma con gli Alunni le cose andavano bene, molto bene.<br />Il rapporto era di collaborazione e amicizia, lo consideravano una specie di fratello maggiore.<br />Gli anni passarono.<br /><br />Si giunse al 1986.<br />Fu un anno speciale.<br />La classe di quell’anno era stupenda.<br />Tre anni dopo, nell’89, giunse un preside dalla città.<br />Era un buon preside.<br />Fu nominato bibliotecario.<br />Lo desiderava, dal tempo del suo non dimenticato professore e preside del primo anno di liceo.<br /><br />Anche quello fu un anno speciale.<br /><br />Ma ancora più speciale fu il 1990.<br /><br />A settembre fu sistemato in un sezione del liceo al centro del paese, mentre la parte per dire così principale della scuola fu sistemata fuori paese, a breve distanza dal cimitero, fin dall’anno precedente, nella scuola media.<br /><br />I locali scelti per il liceo erano decisamente i peggiori.<br /><br />Erano stanzone prima adibite non propriamente ad attività didattiche, ma di laboratorio, con le finestre alte, a volte comunicanti con un piano superiore a struttura aperta, così che sarebbero stati necessari lavori di sistemazione per separare la parte inferiore dalla parte superiore delle grosse sale.<br /><br />La sezione di Rufus era nella parte più viva e interessante del paese.<br /><br />Intorno c’erano quei piccoli negozi così attraenti e interessanti che invogliano alle spese e ti danno un senso di benessere e di sollievo, distogliendoti dai pensieri più impegnativi.<br /><br />Un giorno di fine settembre, o forse era già ottobre, era andato a scuola come al solito.<br /><br />Durante la ricreazione si era presentata una professoressa che di solito assumeva ruoli di una certa responsabilità, purché non troppo gravosa per la delicatezza della sua costituzione, e gli aveva detto che per disposizione del preside lui avrebbe dovuto assumere la parte del docente incaricato di provvedere al controllo della sezione staccata.<br /><br />Così iniziava, e non per suo volere, la scalata del professore al potere liceale.<br /><br />Il suo incarico, peraltro solo verbalmente appioppatogli durò poco.<br />Si stacco una parte del soffitto, pochi giorni dopo, in un’aula, e gli Alunni entrarono in agitazione.<br /><br />Si rifiutavano di fare lezione.<br />La cosa non accennava a placarsi.<br />Tutta la scuola entrò in crisi.<br /><br />Dopo veloci trattative con il Comune, si decise di sistemare tutti gli Alunni nella sede principale, fuori paese.<br />Naturalmente, vi furono delle assicurazioni che presto si sarebbe provveduto a sistemare nuove aule, perché non c’era spazio per tutti gli Alunni, e nel frattempo sarebbe stato necessario organizzare doppi turni per alcune classi.<br /><br />Intanto, già dall’anno prima, era passato dal Ginnasio al Liceo. Ora insegnava solo latino e greco, non più, oltre a queste come al ginnasio, italiano, storia, educazione civica e geografia.<br /><br />Lo aveva deciso anche in risposta ad una ispezione che aveva avuto due anni prima.<br /><br />Era stata una ispezione voluta dal malcostume della scuola.<br /><br />Intimidito da un ‘genitore’, perché aveva dato una leggera insufficienza alla figlia, aveva avvertito la preside’, e questa per tutta risposta aveva chiamato un ispettore per vederci chiaro.<br /><br />E l’ispettore era venuto per lui.<br /><br />Era una donna, fumatrice accanita.<br /><br />Aveva ispezionato una montagna di compiti, confondendo i compiti in classe con quelli a casa, deducendo che il professore non segnava sempre gli errori.<br /><br />La cosa aveva sconcertato Rufus.<br /><br />Lui segnava gli errori nei compiti in classe, con la massima attenzione, e annotava la versione esatta, con vari consigli.<br />Non infieriva invece nei compiti a casa, che consistevano in kilometriche relazioni su libri di narrativa di autori importanti della letteratura del novecento, in genere italiana.<br />Insomma, aveva fra l’altro letto su un valido manuale di didattica che non bisogna esagerare con l’umiliante segnatura degli errori inflitta agli allievi.<br />Lo aveva letto su un testo di vari illustri docenti, fra cui il prof. Pieraccioni, di Firenze.<br />Ma evidentemente queste teorie non erano bene accette nella scuola.<br />La lettera in cui gli fu segnata questa osservazione era, tra l’altro, colma di errori più e meno gravi.<br />Decise di non insegnare più italiano, e di passare quindi al liceo.<br /><br />Cosa che effettivamente aveva fatto.<br /><br />Adesso, era stato nominato anche, per poco tempo, luogotenente di sezione staccata.<br /><br />Che carriera … dove sarebbe arrivato?<br />Lo seppe presto.<br /><br />Ci fu un collegio dei docenti, e i professori tra l’altro votarono per la nomina del vicepreside.<br /><br />Una carica non importantissima.<br /><br />Se non che, date le particolari condizioni di emergenza in cui versava la scuola, la professoressa, quotatissima, eletta con nove voti, il numero delle Muse, non accettò.<br /><br />Fu una scelta d’un opportunismo squisito, e degno del soggetto.<br />Se avesse accettato, avrebbe dovuto lavorare il doppio, o il triplo, perché il preside era anche capo di istituto del liceo del capoluogo di provincia, e raramente sarebbe venuto ad amministrare la scuola periferica.<br /><br />Insomma, avrebbe dovuto fare da preside senza esserlo, in una situazione scottante.<br /><br />E così fece il piccolo rifiuto, fra l’approvazione del suo branco di colleghi e la costernazione del preside.<br /><br />Fabrizio aveva totalizzato sei voti, chissà da chi, perché non lo seppe mai, e fu nominato vicepreside e vicario del preside in sua assenza.<br />Una vera e scattante scalata ad un potere davvero scottante.<br /><br />La mamma fu davvero contenta del fatto.<br />Ci teneva a pensare che il proprio figliolo era stato così quasi premiato per il suo impegno.<br /><br />Erano passate appena un paio di settimane dalla nomina, quando un giorno il preside lo mandò in una vicina fabbrica per la premiazione di alcuni alunni meritevoli, cui l’azienda offriva una borsa di studio.<br /><br />C’era anche i viceprovveditore.<br />E proprio questo gli disse che il vicepreside del liceo sarebbe stato probabilmente nominato preside, perché al titolare della presidenza era stata assegnata la presidenza al liceo cittadino.<br />Quando riferì questa cosa alla madre, questa fu così felice che quasi non si reggeva, e volle uscire a passeggio per il paese, a fare della compere, perché non si sarebbe mai immaginata che lui sarebbe diventato il primo del liceo.<br />Così cominciò, l’amico di Rufus, la sua attività difficilissima di capo d’istituto.<br />Il bello fu che doveva continuare a insegnare, perché la sua supplente tardava ad arrivare.<br />E arrivò quasi sotto Natale.<br />Così lui per più di un mese dovette svolgere le funzioni di preside e quelle di docente.<br />Era contemporaneamente un suo professore e un suo stesso superiore.<br />Capì subito, tuttavia, chi controllava il potere reale nella sua scuola.<br />Quella che successivamente un suo amico, marito d’una insegnante, avrebbe chiamato scherzosamente, ma non tanto, ‘cupola’, come si fa per certe organizzazioni di potere occulto ma non tanto.<br /><br />Il 18 dicembre ci fu un collegio dei docenti, e tutto filò abbastanza liscio, finché si parlò delle assemblee degli Alunni.<br /><br />Giorni prima i professori avevano accompagnato gli Alunni ad una conferenza nella sede dell’auditorium comunale, al centro del paese, a circa due kilometri dal liceo.<br />Qualche allievo aveva gettato delle carte per terra, e una impiegata del Comune aveva telefonato al preside dicendogli che gli avrebbero fatto pagare i danni se la cosa si fosse ripetuta.<br />A questo punto, visto come stavano le cose, lui al collegio dei docenti aveva chiesto rassicurazioni sulla disponibilità dei professori ad accompagnare gli Alunni o comunque ad assistere alle assemblee.<br />La risposta dei suoi colleghi era stata che non avrebbero svolto assistenza durante le assemblee.<br /><br />Questo atteggiamento rappresentava un imprevisto per Fabrizio.<br />Ma lui escogitò una strategia complessa quanto funzionale.<br />Inviò una dichiarazione scritta con la sua personale macchina da scrivere a tutti i genitori, sentito il parere del consiglio di istituto, e si fece consegnare dagli alunni la stessa firmata in fede.<br />Nella dichiarazione si diceva che gli Alunni a suo tempo avrebbero partecipato regolarmente alle assemblee, salvo cause di forza maggiore, nell’Auditorium comunale, alla presenza del preside, da solo, e che comunque sarebbero stati responsabili degli eventuali danni al locale.<br /><br />In questo modo, preferì assistere da solo e sorvegliare l’esuberanza di quasi duecentocinquanta Alunni, piuttosto che far rinunciare loro ad un diritto importante, oppure costringerli ad effettuare assemblee d’istituto nelle classi, spezzando l’unità delle manifestazioni.<br />Quell’anno le assemblee furono tali, con discussioni impegnate, con la partecipazione del Sindaco ed altre autorità.<br /><br />Fu anche creato un Comitato Studentesco da consultare per la organizzazione delle assemblee.<br /><br />In quel periodo grande fu l’affetto dimostrato dai suoi alunni.<br />Nel giorno del suo compleanno offrirono a tutta la scuola dolci squisiti.<br />I colleghi ne restarono stupefatti.<br /><br />Fu il periodo in cui lo status sociale di Rufus toccò il massimo grado. Era benvoluto e popolare presso gli alunni, ma certo non poteva durare.<br />Amministrare una scuola è difficile, se si sceglie la strada della linearità assoluta, se non si cede alle lusinghe, se non ci si svende.<br />Nel passato aveva cercato di lottare soprattutto per vincere la tendenza a risolvere i problemi dell’apprendimento con le lezioni private.<br />E’ inutile negarlo, ogni insegnante ha fatto o è stato tentato di farne.<br />E’ addirittura folle rifiutare del denaro che si offre quasi su un piatto d’argento, specie in presenza d’un sistema che si basa sul giudizio degli alunni, e quindi sostanzialmente su un ricatto.<br /><br />E’ assurdo, ma l’istruzione e l’insegnamento, ammesso che esistano, negano la loro stessa esistenza quando si trasformano i docenti in precettori interessati e in giudici.<br /><br />Molti insegnanti avevano trasformato la scuola in un mercato clandestino di lezioni, di ‘ripetizioni’, e siccome ‘repetita juvant’, docenti di quasi tutte le materie si scambiavano alunni incrociando materie scientifiche con materie umanistiche.<br /><br />Fabrizio aveva dato qualche lezione quando il suo lavoro non era ancora affermato, in considerazione del fatto che le scuole ove era nominato si trovavano sempre lontano da casa sua, ma poi era uscito fuori dal giro delle lezioni facili e a domicilio.<br /><br />Ne era divenuto poi un ostile oppositore.<br />Sognava un sistema scolastico in cui non si rimandasse più, non si bocciassero gli alunni.<br /><br />Del resto, pensava, la Scuola è l’unica azienda che getta via il prodotto finito, l’uomo.<br />Nessuna fabbrica, nessuna azienda farebbe mai una cosa del genere.<br />Gli esclusi, vanno spesso a incrementare il numero degli sbandati, dei rifiutati, degli asociali, e quindi si crea un danno enorme alla società ed agli stessi giovani, naturalmente.<br /><br />Pensava che si dovesse fare di tutto per formare culturalmente tutti i giovani, nessuno escluso, diversificando le forme di educazione culturale, educando al lavoro pratico come necessario e naturale complemento di quello intellettuale, <br />Invece nel nostro Paese si educava in modo assolutamente astratto nelle scuole umanistiche e tecnico scientifiche dedicate ai futuri dirigenti e burocrati ed in modo manualmente e meccanicamente esasperato in quelle professionali, dedicate ai futuri artigiani ed operai.<br /><br /><br />*** <br /><br /><br />Insomma, una visione bipolare dell’istruzione, in pratica basata sull’estetica di Benedetto Croce.<br />Operai o intellettuali, questo erano già in tenera età gli italiani, per il ministero pubblica istruzione.<br /><br /><br />Nessuno, se non un essere dalla tendenza controcorrente, avrebbe potuto essere un uomo, ossia un individuo naturalmente complesso, formato da una duplice natura, una ideatrice ed un’altra operatrice.<br /><br /><br />Così il buon Fabrizio operava controcorrente nella sua scuola e nella Scuola in genere.<br />Quell’anno scolastico terminò, e Fabrizio tornò ad insegnare, scoprendo quanto sia sgradevole e persino scomodo fare il professore ove hai fatto il preside.<br /><br /><br />Conosceva da tempo il nuovo preside.<br />Purtroppo era malato molto gravemente.<br />A Maggio morì, e toccò di nuovo a Fabrizio fare il preside in attesa d’un altro titolare.<br /><br />Alla fine del mese gli arrivò una telefonata.<br />Da un paese vicino.<br /><br /><br /><br />“Preside, si ricordi del sopralluogo che deve venire a fare per l’istituzione già concordata col preside precedente d’un liceo scientifico che sarà sede staccata del suo liceo …”<br /><br />Alla data stabilita era nel paese vicino ma non tanto.<br />Erano con lui anche sua Madre ed il suo cane Argo.<br /><br /><br /><br />Non voleva essere solo, in quell’occasione.<br /><br />Visitò la scuola media che avrebbe ospitato lo scientifico, parlò con il preside, vecchia conoscenza e, tornato a casa, stilò una relazione favorevole alla costituzione del liceo scientifico, purché si provvedesse ad effettuare una serie di lavori indispensabili per la sicurezza degli Alunni e del personale scolastico tutto.<br /><br /><br />Durante l’estate dovette rinunciare quasi alle ferie, per aspettare nell’ufficio di presidenza situato sotto le lamiere del tetto, e perciò caldissimo, come era stato freddo d’inverno perché privo di riscaldamento, il nulla osta del provveditore per l’ammissione delle domande di iscrizione.<br /><br />L’estate passò con lentezza esasperante.<br /><br />Dedicava il pomeriggio alla bicicletta, andava di tanto in tanto al mare e portava spesso in giro per il paese il pastore belga tedesco Argos, che era stato testimone, molto probabilmente, della nascita di un liceo scientifico.<br /><br />Liceo scientifico che era nato a cinquanta kilometri dal paese del suo liceo classico perché l’unica iniziativa per la nascita d’una scuola nuova era sorta lì.<br /><br />Da tempo sollecitava le autorità cittadine ad interessarsi alla costruzione d’una scuola che accogliesse il classico ed il professionale, ma i suoi appelli erano inascoltati.<br /><br />Non solo, ma nonostante l’esempio dello scientifico avesse dovuto spronarli, i politici e gli amministratori locali nemmeno provavano a presentare un progetto, una richiesta, una domanda di scuola nuova, e dire che nei paesi limitrofi le amministrazioni comunali non facevano che sistemare sempre meglio l’edilizia della media superiore.<br /><br />Questa situazione creava un certo disagio, ma purtroppo lo creava solo in lui.<br /><br />Qualche anno dopo propose in due diversi collegi dei docenti di attribuire allo scientifico annesso al classico il nome del preside suo predecessore che ne aveva ideata la nascita ed alla biblioteca del classico il nome del suo Alunno scomparso nel 1975: Jeri.<br /><br />Per lo scientifico, la proposta non fu accolta.<br /><br /><br />Per la biblioteca fu accettata, ma lui non vide mai nessuna targa sulla porta del locale con la scritta: Biblioteca Jeri.<br /><br /><br />Qualche anno dopo, allontanatosi provvidenzialmente da quella zona, avrebbe provveduto a farsi predisporre una targa analoga per la sua biblioteca personale, probabilmente anche più interessante e preziosa della ammuffita biblioteca del liceo, che lui stesso aveva amministrato negli anni precedenti.<br /><br />Rufus aveva scritto una lettera anni dopo, quando si era trasferito più a nord, ad una insegnante che sarebbe diventata preside del professionale, una volta che il liceo aveva ormai perso la sua autonomia, trasformandosi in un accessorio passivo, in una colonia didattica, spariti per dir così i protagonisti storici della sua storia.<br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" 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src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Gentile Dirigente,<br /><br />nel cassetto della scrivania del preside di codesto istituto, fra la posta più preziosa e segreta, manca uno scritto che confuti, certo con garbo e senza strepito, quanto affermato nei precedenti anni sullo scrivente da alcuni docenti, da alcuni genitori, da qualche alunno.<br /><br />Nel 1986, di ritorno da Grosseto dove avevo avuto un colloquio con un noto e caro professore, mio predecessore quale preside e curatore delle biblioteca liceale, e naturalmente anche predecessore Suo, ebbi una assai sgradevole avventura.<br /><br />Fui aggredito da un nutrito numero di ragazzi.<br />Sebbene fossi la vittima della storia, non ebbi la solidarietà di nessuno a scuola, a parte i miei Alunni di quell’anno.<br />Anzi, più che la solidarietà, mi si consigliò una cura medica.<br />Cosa di cui mi sono preoccupato coscienziosamente.<br /><br />Qualche anno dopo sono diventato preside del liceo, senza troppo ed evidente demerito certamente, prodigandomi, per quanto le mie competenze me lo permettessero, per il suo bene.<br />Passarono gli anni.<br />Molto faticosamente, direi, perché restai solo, per la morte di mia Madre, la mia unica parente nel paese in cui vivevo.<br />Ho narrato in altri scritti le circostanze drammatiche della sua scomparsa, per cui non voglio qui ripetermi.<br /><br />Nel 1995 fui incaricato dal Collegio dei Docenti, il 12 dicembre, di redigere la Carta dei Servizi del Dante Alighieri.<br /><br />Mi accinsi all’opera di buona lena.<br />C’erano altri docenti che avrebbero dovuto lavorare con me, ma la loro collaborazione risultò nulla, senza esagerazione.<br />Alla fine dell’inverno la Carta fu approvata dal Collegio.<br />Tuttavia il preside non provvide, e non so perché, a riconoscermi le ore impiegate, che a quel punto erano 110.<br /><br />Durante l’estate integrai il documento con le variazioni pubblicate sulla Tecnica della Scuola e volute dal Ministro Luigi Berlinguer.<br /><br />Spedii la Carte dei Diritti e dei Doveri nella Scuola, così era mutato il titolo, al preside ed al Ministero P.I. il 26 luglio 1996.<br />Non ebbi risposta alcuna.<br />Avevo redatto il documento seguendo anche i consigli di Piero CATTANEO, collaboratore del Ministero P.I. ed ora direttore dell’Oppi di Milano.<br /><br />Iniziato l’anno scolastico, presentai richiesta per il riconoscimento di 137 ore di lavoro, più le altre ore per i corsi di aggiornamento e formazione frequentati durante l'anno scolastico, per un totale di 95 ore.<br /><br />Il preside non rispondeva, nonostante la documentazione chiara ed evidente e le notevoli altre ore di lavoro e spese personali di corrispondenza sostenute e impiegate ancora oggi per gli anni seguenti, lasciandomi in una penosa situazione di incertezza.<br /><br />Evidentemente questa ansia riflessa e indotta dovette spingermi ad un qualche senso di smarrimento, per cui una mia classe credette di doversi trasformare in una sorta di censore nei miei confronti.<br /><br />Nacque un clima di ostilità nei miei confronti, alimentato da pettegolezzi incontrollabili e ridicoli e da una squallida e indecorosa campagna di stampa, alimentata da un cronista mal pilotato da squallidi politicanti indigeni. Su costui non esprimo alcun giudizio, cosa che del resto mi astengo di norma dal fare.<br /><br />Addirittura il preside prelevò la mia classe il 2 ottobre e stranamente proprio durante l’assenza per me ingiustificabile dalla lezione dei miei Alunni fu stilato un antidecalogo peraltro sgrammaticato, chissà da chi dettato, contenente varie e risibili ‘accuse’ contro di me.<br /><br />Il foglietto di quaderno scritto con inchiostro blu finì guarda caso in Procura e solo un anno e mezzo dopo fui completamente scagionato.<br /><br />Intanto avevo praticamente perso il mio liceo. Il Mio Liceo Dante Alighieri.<br /><br />“Il professore è rimasto in servizio nonostante la contestazione degli alunni…”<br /><br />Così disse il Giudice.<br />Praticamente un elogio, a cui tengo molto.<br /><br />Da allora non ho fatto che girare da una scuola all’altra … per onorare Dante fino in fondo.<br />Per aver fatto il mio dovere ed averVi scritto la Carta dei Diritti, ma anche dei Doveri, ho praticamente conosciuto l’ostracismo, visto che sulla base di quelle accuse irrisorie sono stato assegnato, prima che fossero state dimostrate infondate, ad ‘altra mansione’, alle biblioteche scolastiche.<br /><br />Ma non drammatizziamo.<br />Mio Padre mi ha fatto per sopportare questo e ben altro.<br /><br />A questo punto, cosa posso dire?<br /><br />a. Aspetto il riconoscimento delle 95 ore di aggiornamento fatto per il Liceo Dante Alighieri, secondo la richiesta che ho presentato a codesta Scuola il 4 gennaio 2004.<br />b. Desidero essere cortesemente informato se la biblioteca del Liceo Dante, a cui tanto tempo anni or sono ho dedicato anche secondo gli insegnamenti del Professor Arnaldo CORRIERI, è stata effettivamente dedicata all’Alunno dell’a.s. ‘95\96, come chiesi e come fu approvato nel Collegio dei Docenti del 1994.<br />c. Che sia letto nelle classi terminali il libro sulla storia di Italia Donati, una maestra che, vittima della persecuzione di un paese della Toscana, si tolse la vita, non avendo, giovane fragile donna, sufficiente rabbia ed energia per contrastare la furia della maldicenza contestuale.<br />A questa Maestra ho dedicato il mio saggio ‘Il Ricatto Silente’, che parla della situazione scolastico didattica in Italia dal 1973 al 2003.<br />Questo testo dovrebbe essere molto più educativo dei libri del tipo ‘va dove ti porta etc.’ o ‘la storia di Sofia’, che francamente mi sembravano un po’ sempliciotti sia per il docente che li consigliava, che comunque non ha un tono molto elevato di cultura essendosi formato su qualche testo di Eco, sia per gli alunni del trienni cui venivano ‘consigliati’, con bella e spavalda spesa economica.<br />Sarebbe una lettura ottima anche per gli alunni della docente, che mi affidò maternamente alle domande d’un simpatico Ispettore, e la cui cultura culinaria e letteraria va ben oltre la preparazione della zuppa del casale, di cui parlava sempre, e ‘sette spose per sette fratelli’, manuale e copione cinematografico per trovare marito (e moglie).<br /><br /><br />Colgo l’occasione per porgere a Lei ed alla Sua Scuola cordiali saluti e sincere dimostrazioni di stima.<br />L’amore per la ‘mia’ doppia Scuola c’è sempre. In quella Scuola ho insegnato nel 1974, nelle 150 ore. <br />Fu una bella esperienza.<br />Peccato che un rappresentante dell’amministrazione aveva dimenticato di chiedere i dovuti e relativi finanziamenti. <br />Dovetti praticamente ciclostilare una intera antologia ‘inventata’ per gli Alunni.<br /><br />Vecchi, cari ricordi.<br /><br />Ero finito ad insegnare ad Orbetello, da Porto s. Stefano, dopo un anno di insegnamento nel Cracis.<br /><br />E’ incredibile, quanto sia difficile, e quasi impossibile, insegnare, eppure è stato bello, esaltante. Ho avuto classi bellissime e ricordo praticamente tutti i miei quasi 2000 alunni e gli insegnanti ‘colleghi’ (se sono degno, visto che mi considero ancora un alunno, un figlio, visto che non ho mai fatto altro e continuo a studiare, a prepararmi, perché non si finisce mai di apprendere e si ha sempre occasione di insegnare, anche se gli altri … non se ne accorgono ,,,) e i custodi.<br />Un tempo, nel 1986, Dirigente, Lei mi rispose ‘Oscar Wilde …’ quando Le chiesi chi era l’Autore del Principe Felice.<br />E’ la favola che preferisco, ma non posso raccontarla a nessuno, perché è troppo triste.<br /><br />‘Rondinella, rondinella, non andare via …’<br /><br />Ognuno di noi nella vita è rondine o principe.<br />Forse addirittura rondine e\o principe.<br /><br />Ho scritto un romanzo che si chiama Hirundo ed è dedicato ad un bambino che si chiama Fabrizio.<br /><br /><br />Adesso mi scusi, ma devo proprio andare.<br />Le mie compagne sono già partite …<br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br />***<br /><br />Questa era la lettera alla professoressa.<br />Ma la professoressa difficilmente rispondeva.<br />E del resto, questa aveva l’aria di essere un’ultima lettera, una lettera che non chiede nulla, che non pone quesiti, che afferma senza astio, con pacatezza delle verità semplici, ma per cui si è lottato e sofferto.<br /><br />Rufus uscì dalla biblioteca verso le due d’un pomeriggio soleggiato.<br /><br />Poco prima era caduta una pioggia abbondante. <br /><br />La campagna era d’un verde smagliante.<br />Pranzò in tutta fretta, con Anna.<br />Portò a fare un giro il lupone Argone.<br />Diede il mangime a Sante, il piccione, e le crocchette con un paio di scatolette di salmone alle gatte, affamate e uscì, per una riunione all’associazione di volontariato di cui faceva parte.<br />Aveva già fatto parte del volontariato ospedaliero anni prima, ma una serie di circostanze lo aveva costretto a lasciare quell’attività.<br />Gli piaceva.<br />Era di maggio, si sentiva in forma.<br />Aveva letto alla sua classe gli appunti che gli aveva lasciato suo Padre Antonino.<br />Per anni aveva atteso l’occasione per parlarne con qualcuno.<br />Ne aveva parlato con alcuni rappresentanti della Chiesa, ma sentiva che doveva fare di più.<br />Così ne parlò con i suoi Alunni. <br />L’argomento degli appunti si inquadrava con i programmi di educazione civica, col tema della condizione della donna, della solidarietà.<br />Si trattava d’un quaderno scritto in ospedale, dopo più di tre mesi di degenza.<br />Rufus lo aveva conservato sempre, lo aveva letto con immensa commozione di tanto in tanto e infine lo aveva fotocopiato.<br />Era sicuro che gli Alunni ne avrebbero ricordato il contenuto per sempre.<br />Era una classe stupenda, quella di quell’anno speciale.<br />Numerosa, ma piena di talenti.<br />Paolo, Giambruno e Andrea giocavano a tennis con lui.<br />Per loro, lui aveva una speciale propensione, tutta fatta di amore per lo sport.<br />Ma tutti, tutti erano eccezionali, senza eccezione.<br />L’anno era stato molto impegnativo.<br />Rufus aveva scritto a molti uomini politici importanti. Ne voleva sfruttare le capacità per insegnare qualcosa ai suoi allievi.<br />Così aveva avuto i libri dalla presidenza del consiglio di Bettino Craxi per una ricerca concordata con la preside e altri docenti sulla condizione della donna.<br />E così aveva avuto una duplice costituzione italiana, una per lui e l’altra per la biblioteca della scuola, dall’onorevole Nilde Jotti, presidente della Camera dei Deputati.<br /><br />La lettera della onorevole Jotti, a lui indirizzata, era colma di elogi, di lodi.<br /><br />E tuttavia, nonostante che la moglie di Palmiro Togliatti avesse della considerazione per lui, i locali compagni, iscritti al partito comunista, non sembravano molto apprezzarne le idee.<br /><br />Proprio quella primavera, ad aprile, aveva avuto occasione di parlare con un politico locale, esponendogli la sua idea, di creare una piattaforma comune ai cristiani ed ai comunisti, permettendo a chi volesse di aderire alle due correnti, ai due partiti politici maggiori in Italia.<br />L’idea non piacque.<br /><br />Nove anni dopo, un presidente del consiglio ex democristiano sarebbe stato eletto anche con voti di ex comunisti, all’interno di una formazione politica ispirata ad un noto e longevo albero mediterraneo.<br /><br />Era in pratica l’idea di Rufus, con il solo particolare che quell’albero, lento nel crescere, era nato in altre teste, in altra terra, molti anni dopo.<br /><br />A lui del resto piaceva di più il nespolo, che genera continuamente foglie nuove, che dà frutti freschi, succosi e saporiti, senza retorica e senza pomposi discorsi e risvolti di sociologia e filosofia rurale.<br /><br />Le foglie del nespolo erano per lui come una metafora della vita stessa, che si rigenera continuamente, delle azioni degli uomini, che nascono, crescono e cadono, sostituite da altri eventi nuovi.<br /><br />Insomma, Rufus stava cercando di instaurare una rete di rapporti positivi con diverse personalità politiche che un giorno avrebbero potuto essere di una qualche utilità alla scuola, ai suoi stessi Alunni.<br /><br />Ma pur procedendo costruttivamente su questo piano, si accorgeva che perdeva il contatto con il contesto immediato e prossimo man mano che approfondiva e rafforzava quello con il contesto remoto e lontano.<br />Era come se la comunicazione con il contesto immediato e particolare fosse offuscata e impedita da quello con l’ambito remoto e generale.<br />Era necessario effettuare un tentativo ancora più intenso e ravvicinato per conquistare la fiducia del contesto.<br />Per questo Rufus, informato da un suo amico, Antonio, sacerdote cattolico, si aggregò ad un gruppo di volontari ospedalieri.<br /><br />Era maggio e la primavera cominciava già a farsi sentire.<br />Seguiva un corso, a cura d’una infermiera dell’ospedale.<br />L’ospedale era San Giovanni di Dio.<br /><br />Giovanni era un giovane di famiglia nobile e ricca.<br />Per poter aiutare i malati di mente si finse pazzo, si fece ricoverare e li curò per quanto gli fu possibile.<br />I metodi seguiti dal gruppo di volontari gli parevano limitati da una certa angustia.<br />Si trattava di effettuare un’ora di servizio settimanale, il giovedì,<br />e francamente gli pareva troppo poco.<br /><br />Così prese l’abitudine di aggiungere a questo servizio un altro, del tutto privato, che faceva di sua iniziativa, visitando qualcuno che non si sentisse bene.<br /><br />Naturalmente le sue visite si limitavano ad un’assistenza assolutamente priva di qualsiasi intervento di carattere clinico medico. Erano visite d’un amico premuroso.<br /><br />Tutto questo rientrava nella normativa del volontariato.<br /><br />Passò qualche settimana e l’atmosfera a scuola si fece calda.<br /><br />La preside da vari anni lo trattava quasi come un rivale e un avversario.<br />Purtroppo in certi paesi non lavorare abbastanza è indice di normalità e di senso della misura, mentre invece lavorare di più è segno evidente di malessere, di turbe psichiche.<br /><br />Il buon San Benedetto non fece grande cosa con il suo ‘ora et labora’ .<br /><br />Probabilmente fornì un alibi a molti fannulloni le cui orazioni ed il cui lavoro difficilmente potevano essere controllati.<br /><br />Chi davvero prega, chi davvero lavora, purtroppo dà fastidio, secca, disturba, spezza gli standard e viene emarginato, sbrancato, ridotto alla inattività, e magari poi accusato di scarso rendimento, di instabilità psicologica, di bipolarismo, di depressione e di altre baggianate indimostrabili sul piano clinico, ma capaci di ridurlo ad allontanarsi dalla sua professione, dal suo compito legittimo per accettare compiti degradati e degradanti, mansioni nobili di per sé, ma per lui ridotte al ridicolo.<br /><br />Una volta i santi si martirizzavano, si bruciavano, salvo poi a beatificarli in pompa magna e additarli ad esempio.<br />Successivamente gli onesti sono stati ridotti al ludibrio. Ridicolizzati.<br />Con il gioco del branco, con la persecuzione del pettegolezzo e del boicottaggio.<br /><br />‘Pensa positivo…’ - ti dicono.<br /><br />Ma ti impediscono con mille espedienti di operare serenamente.<br />In realtà qualsiasi opposizione finisce per vincere un individuo, che cede, si adatta, si piega e si uniforma alla ‘maggioranza’, al gregge.<br /><br />Invece per certi elementi questo non accade.<br />L’opposizione li irrobustisce, li rafforza, mentre talvolta suscita in essi anche disperazione e sconforto.<br /><br />In questo modo una naturale stanchezza che possa nascere in essi di tanto in tanto fornisce il pretesto solido e valido per incolparli, proprio incolparli, di essere malati, di aver bisogno di cure.<br />E si dice loro: smettetela, o vi facciamo visitare.<br />Si usa la medicina come un randello, come un deterrente.<br />La stessa cosa si fa con la giustizia.<br />Insomma, si usano i medici e i giudici come sicari, al di là della giustizia e del buon senso.<br /><br />Rufus fu convinto a recarsi nella vicina città per parlare con il suo vecchio Professore.<br />Quello che lo aveva chiamato al liceo.<br />Si avviò, e in breve raggiunse la via dove il suo ospite lo attendeva.<br /><br />Bussò. <br />Entrò nella casa.<br />Avevano già cenato.<br />Lui aveva portato delle scamorze, ossia delle caciottine, e il Professore lo osservò e lo ascoltò mentre cenava.<br /><br />“Ma insomma, cosa vogliono da me …?”<br />“Le faranno qualcosa di brutto, se non si piegherà …”<br />“Qualcosa tipo quello che è successo ad Aldo Moro …?”<br />Risposi senza avere il tempo di riflettere.<br /><br />“La faranno visitare, se non la smette di dare l’impressione di voler condizionare il liceo …”<br />Ecco che spuntava fuori dalle parole del vecchio professore il tema della medicina non come terapia, ma come deterrente nei confronti di un soggetto contestualmente in dissenso con il gruppo, sia pure attribuito ad una volontà contestuale a lui vicina ma estranea ed allotria.<br /><br />Rufus poco dopo salutò e si allontanò dalla casa del Professore.<br />Non lo avrebbe rivisto per diversi anni, e non avrebbe più parlato con lui di quel colloquio.<br /><br />Quando arrivò al suo paese era piuttosto tardi.<br />Si diresse verso casa passando per la piazza adiacente lo spazio antistante il palazzetto del municipio.<br />Mentre stava per iniziare la salita che lo avrebbe portato al suo condominio notò del vetro per terra.<br />Avevano gettato delle bottiglie.<br />Ebbe la pessima idea di fermarsi e nacque un tafferuglio, durante il quale fu colpito dai pugni e dai calci di un nutrito gruppo di giovani, che evidentemente avevano perso la testa.<br /><br />Tornò a casa ed avvertì la sorella.<br />Insieme alla madre scesero al poliambulatorio, dove gli ricucirono il lembo dell’orecchio.<br />Dopo quell’avventura, a scuola fecero pressione perché fosse visto da uno psicoterapeuta.<br />E così avvenne.<br />Lo stesso Rufus si recò dal medico.<br /><br />Supponeva che avrebbe fatto grandi discorsi con lui, sulla psicoanalisi, su Jung e Freud.<br />Adler, Groddeck e così dicendo.<br />Invece il medico lo liquidava bonariamente, quelle rare volte che lo vedeva, con poche battute.<br />Il tempo passava, finché non fu eletto preside.<br />Passò il tempo della presidenza e tornò quello dell’insegnamento.<br />Regolarmente Rufus, uscendo di scuola, vedeva il medico.<br /><br />Riferiva a lui le irregolarità che osservava nel contesto intorno a lui, le storture, le ingiustizie persino, ma si rendeva sempre più conto che ormai veniva considerato un originale osservatore del mondo e dell’umanità troppo pessimista per poter essere creduto, ma da ascoltare distrattamente e sonnecchiando, come talora faceva il suo psychologo.<br /><br />Non gli fu comunicato nulla circa la diagnosi del suo stato, per almeno dieci anni.<br />Finché si giunse al 1996.<br />L’anno della contestazione di una parte dei genitori e degli alunni d’una sua classe del liceo linguistico nei suoi confronti.<br /><br />Aveva scritto da poco al Vaticano, al Pontefice Karol Woitila, inviandogli copia del quaderno di suo Padre, con una lettere in cui spiegava tutto.<br />Gli era ritornata indietro una specie di benedizione, un ‘saluto benedicente’, il secondo dopo quello del 1984.<br /><br />Purtroppo, però, si era mostrato troppo entusiasta, troppo pieno di grandi progetti ai suoi alunni, che non erano quelli tradizionali del liceo classico, con i quali poteva comprendersi ricorrendo al linguaggio simbolico del mito ed alle immagini della letteratura, ma quelli del liceo linguistico, inferiori di età, cui era stato assegnato con suo disappunto.<br /><br />Fatto sta che i nuovi alunni non solo non compresero il suo linguaggio, ma addirittura, a suo parere, equivocarono alcune sue affermazioni.<br /><br />Tanto che lo accusarono di averli offesi, senza specificare come, e si rifiutarono di accettare le sue scuse sincere, anche se forse un po’ esagerate, perché lui si inginocchiò davanti a loro.<br /><br />Telefonò una sera ad una delle sue alunne, e questa gli disse che avevano deciso di non accettarlo più come loro insegnante.<br /><br />Seppe così, a telefono, da una ragazza di poco più di quindici anni, quale sarebbe stata la sua prossima assegnazione, in modo comunque piuttosto generico. Ora sapeva non già quel che avrebbe fatto, ma quello che non avrebbe fatto per un pezzo: l’insegnante.<br /><br />Già da tempo avvertiva la pesantezza del mestiere di insegnante.<br />Nella sua ultima classe di liceo aveva dato tutto quel che gli restava in termini di energia e di forza per lasciare ai suoi alunni qualcosa che facesse loro ricordare quello che era stato il suo metodo di insegnamento.<br /><br />Arrivava al mattino a scuola e vedeva la parte dove si trovava la sua classe circondata da un cordone di gente.<br />Erano i genitori dei suoi alunni.<br />Volevano così impedire ai ragazzi di entrare, ed esercitavano una pressione forte anche sulle altre classi.<br />Oltre ad intimorire di fatti ed innervosire l’insegnante, tanto da spingerlo con la forza e la violenza d’un ricatto plateale a compiere un errore, un gesto di insofferenza, un errore che avrebbe evidentemente potuto costargli assai caro.<br />Lui era completamente solo.<br />A casa lo aspettava il suo Argo.<br />Cosa ne sarebbe stato del suo povero amico, se avesse perso la testa con uno di quei bravi genitori?<br />Aveva avvertito la forza pubblica, ma nessuno veniva a spezzare quella situazione che rischiava di degenerare.<br /><br />Il preside, che non gli aveva riconosciuto il lavoro fatto per la stesura della Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola, iniziando in pratica quella escalation di incomprensione e di confusione che era degenerata in una lotta irrazionale contro l’insegnante.<br /><br />Alla fine della prima settimana di novembre arrivò la sospensione cautelare del docente.<br />Il provvedimento fu preso dal capo d’istituto, probabilmente dopo consultazione forse telefonica con il provveditore.<br /><br />Quel provveditore che Rufus aveva difeso anni prima, non si era scomodato per lui, non lo aveva invitato ad un colloquio, lo aveva lasciato al suo destino, permettendo che un suo insegnante fosse scolasticamente linciato da un branco di persone informate molto male e fonte a loro volta di cattive informazioni.<br /><br />Ma cosa aveva provocato la strana reazione dei genitori?<br />Probabilmente erano venuti a conoscenza della vicenda del Padre di Rufus, inoltra qualcuno molto vicino alla parte corrotta della Chiesa li aveva artatamente male informati, spingendoli a quella specie di lapidazione dalle conseguenze gravissime, perché il docente avrebbe dovuto da allora in poi rivoluzionare completamente la sua vita, lasciare l’insegnamento che era la sua unica fonte di sostentamento, l’unica attività conosciuta.<br />Oltre a questo, avrebbe potuto compiere gesti sconsiderati, una volta lasciato, come avvenne, per molti mesi solo con se stesso.<br /><br />Rufus lasciò il liceo e si diresse a casa.<br />Lungo la strada si fermò in paese. <br />Vide un amico. <br />“Come va?”<br />“Mi hanno sospeso”<br />“Come ti senti…”<br />“Come se mi avessero appena operato”<br />Gli venne di rispondergli, in modo crudo.<br /><br />Si sentiva vittima d’un colossale equivoco.<br />Non era possibile che si fossero a tal punto imbestialiti contro un insegnante solo, assolutamente disarmato, indifeso, che tra l’altro in quel periodo aveva ricevuto una benedizione dal Vaticano ed una lettera di apprezzamento dal Presidente del Consiglio dei Ministri.<br /><br />Per non parlare d’un messaggio assai simpatico di Luca di Montezemolo.<br /><br />Prima di raggiungere la sua abitazione, volle fare un giro nel corso del paese, come a far vedere che non era comunque ancora morto.<br />Entrò in un ferramenta e comprò dei ganci di acciaio.<br />“Saranno davvero ottimi, per qualsiasi forma di sospensione”<br /><br />Era una forma orgogliosa e indispettita per reagire a quanto gli stava accadendo.<br />Era forse anche una reazione bizzarra, ma nella vita, anche quando non lo siamo, finiamo con il sembrare strampalati o con l’esserlo per assecondare un contesto di tale specie, perché non possiamo esimerci dal rassomigliare non solo agli amici, ma anche agli avversari.<br /><br />Mentre pensava di essere stato sospeso, lui che era stato per tanti anni un docente modello, e anche preside, gli venivano in mente quei personaggi cinematografici che lottavano contro il crimine in modo a volte troppo energico e rimediavano sempre una bella sospensione dal servizio.<br /><br />Fu comunque contento di accorgersi che i suoi pensieri non erano plumbei, tetri, ma conservavano una certa dose di umorismo.<br /><br />Era importante.<br />Gli era stato detto negli anni precedenti che la malinconia non era pericolosa in sé, lo era invece l’euforia.<br /><br />Non si sentiva euforico, no. <br />Provava come una sensazione di consapevolezza ironica.<br />Altrimenti, avrebbe voluto dire che la sua valutazione degli eventi era gravemente compromessa dall’instabilità del suo umore, attestata su toni euforici.<br /><br />Per tutta l’estate aveva osservato il suo comportamento.<br />Aveva lavorato per la scuola, scrivendo quel dannato documento sui Diritti e Doveri nella Scuola.<br /><br />Gli era entrato sotto la pelle.<br />Non ne sarebbe uscito facilmente.<br />A settembre, tornato a scuola, si era accorto che non era più un insegnante di liceo, come lui lo immaginava, come suo Padre avrebbe voluto.<br /><br />Lo avevano assegnato al liceo linguistico.<br />Questo avrebbe potuto essere una vera festa per lui, l’inizio di una vita meno faticosa, più leggera.<br />E invece lui aveva preso la cosa come una trasformazione rischiosa.<br />Cosa sarebbe successo se fosse tornato a insegnare greco e latino dopo qualche anno?<br /><br />Si sarebbe scoperto arrugginito, spento, privo del quotidiano esercizio delle traduzioni dei classici.<br />E cosa avrebbero detto i conoscenti?<br />Che aveva scelto il linguistico per comodità.<br />E poi, i suoi nuovi alunni nemmeno portavano il vocabolario di italiano a scuola, quando c’era tema.<br /><br />Questa la considerava una cosa orribile.<br />Chissà poi perché, teneva molto allo studio sistematico, linguistico, formale dell’italiano, che dopotutto resta la ‘lingua straniera più importante’.<br /><br />Lui aveva imparato l’italiano dalla Mamma, ed il Padre gli aveva insegnato a scrivere.<br />Da lui aveva appreso soprattutto l’arte di scrivere lettere.<br />Dapprima erano lettere aspre, quasi provocatorie le sue.<br />Poi aveva appreso a smussare gli angoli, a non urtare la sensibilità del lettore, a presentare i concetti senza offendere la suscettibilità, cosa che può solo provocare reazioni ostili peggiorando i rapporti anche quando non sono propriamente idilliaci.<br /><br />Quante lettere si erano scritti, lui e suo Padre.<br />Da piccolo aveva imparato come prima lingua il dialetto del suo paese.<br />Quella era la sua lingua madre.<br />All’inizio della scuola, sua Madre lo aiutava nello studio, nella composizione anche scritta.<br /><br />Così aveva imparato quella lingua quasi straniera, o comunque forestiera, che tutti chiamavano Italiano.<br />Si ascoltava alla radio.<br /><br />Era troppo presto per la televisione.<br /><br />**<br /><br />Quando ebbe il primo incarico d’una certa consistenza di insegnante, fu insegnante di Italiano in un corso serale in due paesi vicini a quello in cui abitava.<br />Per prepararsi aveva comprato una quantità di volumi, a Livorno, dove aveva frequentato un corso propedeutico.<br /><br /><br />Fra i libri presi in una libreria di quella città c’erano testi di sociometria, di didattica della grammatica, di linguistica strutturale e trasformazionale, di letteratura.<br /><br />C’erano anche i libri di don Lorenzo Milani.<br /><br />Le lettere.<br /><br />Lettera a una professoressa.<br /><br />Per anni quei libri avrebbero costituito la sua compagnia preferita nel campo della saggistica per la Scuola.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />zeta<br /><br /><br /><br /><br />C’era un profumo che a Natale aveva regalato a sua Madre.<br />Era contenuto in una boccetta grande, quadrata, con un tappo a vite che ricordava una grossa ‘A’ lunata, con due protuberanze in cima.<br /><br />Quel profumo era intenso, giallo dorato.<br /><br />Gli restò. <br /><br />E quando lo sentiva riprovava le sensazioni fortissime degli ultimi giorni, delle ultima settimane della Mamma.<br /><br />Per anni durò quella sensazione di ricordo profumato.<br /><br />Gli anni passarono, ci fu il dissapore con il linguistico e poi il trasferimento a Grosseto.<br /><br />Ma il legame con l’Argentario restò intatto.<br /><br />Dapprima non era possibile tornare spesso in quella che lui considerava la sua casa vera, suo promontorio.<br /><br />Poi la cosa si fece sempre più frequente.<br />Specialmente dopo il suo soggiorno nell’antico Sannio ed il ritorno dalla rigenerazione effettuata al suo corpo e al suo spirito.<br /><br />** <br /><br /><br />Con una nuova armatura si era sentito rinato.<br />Ora non era indifeso e vulnerabile come un tempo.<br /><br /><br />Fu un’estate in particolare a riempire di piacere e di soddisfazione Rufus.<br /><br />Fin dalla primavera aveva ripreso con Anna ed Argo, il canone incrocio di pastore belga e tedesco, nero con le zampe avana e le orecchie ritte, a tornare su promontorio.<br /><br />Il tempo era splendido.<br /><br />Le rondini fischiavano e cabravano veloci, volando fra case ed alberi.<br />Il mare era d’un azzurro incantevole.<br />Argo viaggiava nella parte posteriore della loro auto.<br />Era enorme, ma se ne stava buono, guardando dal finestrino.<br />Ogni tanto lanciava curiosi versi, tanto che a volte Anna diceva:<br /><br />“ Ma … ha detto … Mamma …!! “<br /><br />In effetti pareva proprio che dicesse così, articolando le labiali su un suono vocalico affine o proprio simile alla ‘a’.<br /><br />Nella casa di Santo Stefano, il canone occupava il posto d’onore, sul divano giallo opportunamente coperto da ampi panni di colore avana e cioccolata.<br />Ce n’erano anche a fiori, leggeri, vivaci, per l’estate.<br /><br />Si distendeva sul divano, nel posto che un tempo era il preferito dalla mamma di Rufus, e guardava la finestra, gli alberi, il cielo, le nuvole, i gabbiani e le rondini.<br />O anche le tortorelle e le capinere.<br /><br />Ogni tanto si alzava e si distendeva sul pavimento di mattonelle celesti e bianche, disponendo le zampe a sghimbescio, oppure si metteva nella posizione della sfinge.<br /><br />Questa era la posizione preferita quando ascoltava Rufus suonare la chitarra e l’armonica.<br />Questo gli piaceva davvero tanto.<br /><br />Aveva proprio uno spirito musicale.<br /><br />E una dolcezza innata e spontanea, che nascondeva sotto un atteggiamento energico e forte, da vero cane da guardia, sempre in allarme, sempre attento e pronto a lavorare, a far sentire la sua voce da tenore.<br /><br />Nel maggio di quella primavera tiepida Rufus ed Argos percorrevano un lungo tratto di strada dalla casa fino a piazza Dante. <br /><br />Qui vicino, in un bar ospitale, Rufus prendeva il caffè, entrando con il suo amico, che si accovacciava vicino a lui, aspettando.<br /><br />Poi proseguivano, lungo le mura senesi, accanto al monumento al pugile, tornando a casa dopo un giro molto lungo.<br /><br />Una mattina a piazza della Vasca Rufus vide per terra un rondone incapace di alzarsi in volo.<br />Lo sollevò e lo appoggiò al petto, mentre con l’altra mano guidava l’amico.<br /><br />In uno spiazzo prese il rondone per le ali con la mano destra e lo lanciò in aria, come aveva fatto tante volte.<br /><br />La rondine si arrampicò roteando velocemente le ali per aria, poi, giunta ad una certa altezza, proseguì parallelamente al terreno, virò e si diresse verso i due, sfiorandoli e perdendosi alle loro spalle fra le case.<br /><br />Tornarono a casa soddisfatti della lezione di volo data ad una delle più perfette macchine volanti.<br />Il piccolo volatile nero si sarebbe ricordato di loro quando sarebbe tornata in Egitto, nell’incipiente prossimo autunno.<br /><br />Giugno passò in questo modo.<br />A luglio vennero le ferie e con Anna e Argos partì per un lungo mese da passare sull’Argentario.<br /><br />Il tempo era bellissimo, incantevole il promontorio.<br /><br />Il loro umore era eccellente, ed Argos sembrava in forma eccellente.<br /><br />Nella casa dove aveva abitato diversi anni prima, il lupone si trovava a perfetto agio.<br />Conosceva ogni angolo, si sdraiava, ricordando a memoria le sue abitudini, nei punti che da sempre preferiva.<br /><br />Fra il televisore ed il tavolo, oppure prima del pianerottolo, oppure nella stanza antecedente il piccolo studio, dove per tante volte si era adagiato mentre Rufus, nel piccolo studio, leggeva o scriveva.<br /><br />Ma il suo posto preferito era sul divano giallo, di fronte alla finestra che guardava al nespolo.<br /><br />Proprio sopra il divano era sistemato un passavivande, che a dire il vero non era mai servito se non sporadicamente per questo scopo, ma piuttosto quale finestrella per comunicare fra la sala e il cucinino, tanto piccolo che lo sportello del passavivande era sempre aperto, perché era come se allargasse un po’ l’ambiente.<br /><br />Quando qualcuno preparava qualcosa di buono in cucina, Argos si alzava sulle possenti zampe anteriori, si appoggiava allo schienale del divano e sporgeva la sua enorme testa in cucina, facendo chiaramente capire che avrebbe gradito un assaggio.<br /><br />Lo otteneva senz’altro e a questo punto, appurato che le sue intuizioni erano esatte e qualcosa di buono c’era, saltava giù dal divano giallo e si fiondava alla porta della cucina, reclamando il resto.<br /><br />L’appetito del canone era proverbiale.<br />Adorava anche il pane integrale e la frutta, specie le mele, le pere, ma anche le pesche e le albicocche, d’estate.<br />Non disdegnava lo yogurth, che del resto è un toccasana per la ricostruzione della flora intestinale.<br />Una vera medicina dietetica.<br /><br />Insomma, un appetito da lupo.<br /><br />**<br /><br />Al mattino, Rufus si svegliava presto.<br />Accompagnava Argos per una lunga passeggiata.<br />Passavano sopra la panoramica, salendo verso il quartiere popolare di Lividonia.<br /><br />Le case lì erano rade, con ampi spiazzi dove sostavano cani, gatti dall’andatura lenta.<br />All’inizio di Lividonia, sotto un grande ulivo, c’era una nicchia con una madonnina dalla luce sempre accesa ed una campana d’ottone.<br />La piccola costruzione era stata edificata nel 1954.<br />Era scritto sul muro.<br />Argos conosceva bene quella strada, fin da quando abitavano lì.<br />Poi scendevano lungo l’asilo nido verso la panoramica e ritornavano a casa.<br />Al bar vicino casa prendevano i giornali ed il caffè da portare ad Anna.<br /><br />Quando era ancora presto, Rufus si vestiva da ciclista e, presa la sua vecchia bicicletta argentata, Pulkeria, saliva su per la salita fino a Monte Corallo, verso Capo d’Uomo, dove si vedevano il Tirreno verso Giannutri, verso l’isola del Giglio e la laguna tra l’Argentario e la costa della penisola italiana.<br /><br />Poi scendeva lungo la salita ripida.<br /><br />Più tardi con Anna andavano al mare, cambiando spiaggia ogni giorno.<br />Sono numerose le spiaggette dell’Argentario, e si può girare scegliendo quella più adatta a seconda del vento, del tempo più o meno caldo, dell’esposizione al sole.<br /><br />Quell’anno ‘scoprirono’ la spiaggia di Villa Domizia, già sporadicamente visitata qualche anno prima.<br /><br />C’erano vestigia d’una villa romana della famiglia degli Argentarii, la gens di Nerone, ed era suggestivo sostare e prendere il sole vicino ad una specie di Terme di Caracalla sommersa.<br /><br />**<br /><br />Mangiavano qualche panino e della frutta, bevevano acqua minerale gassata e raccoglievano sassolini.<br /><br />Sassolini colorati, piccoli frammenti di mattoni d’epoca anche romana.<br />Un tempo Rufus aveva la fissazione di simili oggetti, e ne aveva riempita la casa.<br />Ne aveva verniciata una certa quantità d’oro e d’argento.<br />Poi si pentiva di simili collezioni e scaricava quei sassi e mattoni in giardino, nel piccolo giardino antistante la casa.<br /><br />Quel giardino era come una stanza senza il tetto.<br />Era stato circondato d’una rete per impedire ad Argos di scappare.<br /><br />Quella rete poi era stata ricoperta di edera e di gelsomino, profumatissimo a primavera e in estate.<br /><br />Così si aveva l’impressione di essere in una vera e propria stanza.<br /><br />La sera passeggiavano per il paese, con Argos o da soli.<br /><br />Ad Argos spettava sempre comunque un’altra coppia di girate per Lividonia o lungo la panoramica.<br /><br />L’estate era calda, ma quell’anno Rufus non sentiva fastidio per l’alta temperatura,<br />Stava benissimo e si sentiva proprio bene in quel suo vecchio paese, dove prima aveva incontrato qualche difficoltà.<br />La gente gli appariva cordiale, ben disposta, non diffidente e chiusa come qualche anno prima.<br /><br />Aveva fatto proprio bene a decidere di passare l’estate a Santo Stefano e non sull’Amiata, come negli anni precedenti.<br /><br /><br />** <br /><br />Eppure era stato bello anche lì.<br /><br />La saluta alla cima del vulcano spento lungo le piste degli sci in pieno agosto, fra alberi alti, nella solitudine delle faggete, con caprioli che ogni tanto si scorgevano fra gli alberi.<br /><br />Portavano uno zaino con bottiglie d’acqua e Argos beveva avidamente in una ciotola trasparente.<br /><br />Tornati in paese, il canone beveva alla fontana di ferro, accettando l’acqua che cadeva fresca da una cannella metallica.<br /><br />Era fantastico quel vagare ben organizzato, generoso, gagliardo e sportivo eppure quasi improvvisato, per il mutare giornaliero degli itinerari e dei percorsi.<br /><br />Verso le sei della sera, Argos consumava la sua cena a base di crocchette d’ Eukanuba veterinary, che lo proteggeva da eventuali fastidi dermatologici.<br /><br />Poi era la volta di Rufus e Anna di pensare alla cena.<br />A volte preferivano uscire e mangiare una pizza.<br /><br />Argos li aspettava a casa, paziente, sull’ormai suo divano giallo ocra.<br />Rufus lo guardava divertito assaporare una specie di riposo attivo, con gli occhi raramente socchiusi, sempre vigili, le orecchie ritte, la testa mobile ed il corpo pronto a scattare al minimo allarme.<br /><br /><br />Era in perpetua allerta, sempre pronto alla sorveglianza, sempre in allarme.<br /><br />Ricordava tanti anni prima, quando lo aveva conosciuto.<br /><br />**<br /><br />La mattina andava a scuola al liceo. Aveva classi numerose, molti alunni.<br /><br />Quando aveva iniziato a insegnare al ginnasio del liceo vicino all’Argentario gli avevano detto che sarebbero diminuiti gli alunni.<br /><br />Invece il loro numero s’era più che raddoppiato a dieci anni dal suo arrivo, quando lui era diventato preside più per circostanze occasionali che per una sua precisa programmazione.<br /><br />E proprio quando l’incarico di presidenza era cessato e lui quasi era alla ricerca di una qualche attività che sostituisse l’incarico di controllo quasi materno e paterno che comportava la dirigenza d’una scuola, era arrivato lui, il futuro Argone Canone.<br /><br />Mentre faceva lezione, un giorno, nella sua classe dell’ultimo anno di liceo, in una breve pausa fra una considerazione letteraria e l’altra, quasi a sorpresa, un’alunna seduta di fronte a lui gli chiese:<br /><br />“Vuole un canino, professore?…”<br /><br />Lui restò un po’ sorpreso, da quel repentino cambio di argomento.<br /><br />Ma siccome nei giorni scorsi era entrato in polemica con un collega per aver questo detto che gli Alunni scrivevano ‘come cani’, la proposta lo colpì proprio sul piano affettivo.<br /><br />Probabilmente sia il collega che l’alunna avevano risvegliato in lui certi sentimenti e affetti sopiti, inariditi che ora si facevano di nuovo sentire, quali per ridestarlo e riportarlo alla sfera della vita e della luce.<br /><br />Proprio in quel periodo leggeva in prima liceo l’odissea di Omero, con la breve storia di Argo, il cane dell’accorto Ulisse.<br />Decise che il suo canino si sarebbe chiamato così.<br />Argos.<br /><br />Come il cane del sapiente Ulisse.<br /><br />Questo non perché volesse imitare la storia dell’eroe distruttore di città e tessitore di inganni, nonché sfortunato navigatore, ma perché era affascinato dalla sorte dell’animale stesso, in un certo senso più nobile e paziente del suo stesso padrone, nell’aspettarlo per tanti e tanti anni.<br /><br />Persino troppi, per quella che è l’ordinaria durata della vita del più fedele amico dell’uomo.<br /><br />Così per tutto il mese di febbraio e buona parte di marzo attese<br />Argo. Andò anche a casa di Lucia, quando il canino nacque, e lo vide, con fratellini e sorelline, piccolissimo come una rondine.<br /><br />Lo scelse, nero con le zampe avana e qualche ciuffo bianco verso la code e sotto il mento.<br /><br />Intanto in un negozio per animali comprava il corredo di Argo.<br />Un grande collare di pelle morbida, chiaro, ed un guinzaglio di metallo erano i pezzi forti del corredo.<br /><br />Ma c’erano anche giocattoli di gomma, come si usa per i bambini, spazzole e pettini, palle di gomma.<br /><br />La coda più importante, però, fu una grande cuccia di legno e zinco, che fu sistemata nel giardinetto.<br /><br />Sarebbe stata la ‘casa di Argo’.<br /><br />A dire il vero, però, Argo vi sarebbe entrato una sola volta, una sera, in occasione di un temporale.<br /><br />Diverse altre case sarebbero state di volta in volta la sua casa.<br />Quante case avrebbe abitato Argo.<br /><br />Una all’Argentario, e quella era la sua casa per antonomasia.<br />Una sul monte Amiata, ove avrebbe trascorso l’estate dopo essersi trasferito a Grosseto.<br /><br />Una casa d’una sola stanza tutta di legno, costruita per lui ed abitata per poche settimane e la cuccia di truciolato poi trasportata a Grosseto ed abitata una sola sera.<br /><br />E, naturalmente, la casa di Grosseto, con la sua stanza condivisa con Rufus, attrezzata di tutto punto e piena di tutto il necessario per un canone non viziato, ma dai gusti sicuramente decisi.<br /><br />La grande, disabitata cuccia verde con rifiniture argentate sarebbe rimasta per sempre nel giardino della casa di Grosseto, con la scritta Argos in caratteri greci, come se si trattasse del mitico cane del paziente Ulisse.<br /><br />**<br /><br />Nella casa vicino al mare di Porto Santo Stefano, alta sopra una scalinata di alcune centinaia di gradini, nel verde di alberi alti, siepi e piante da vigna, Argos si ambientò presto.<br /><br />La prima notte Rufus restò a lungo a fargli compagnia.<br />Si rese conto immediatamente che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente.<br />Argos non stava fermo un momento, e non gli permetteva di svolgere continuativamente proprio nessuna attività.<br />Così non era possibile certo leggere o studiare per molti minuti di seguito.<br /><br />Nemmeno era possibile guardare più la televisione.<br />Non avrebbe visto più un film per intero, insomma.<br /><br />Quanto ai libri, non c’erano grossi problemi, perché bastava di volta in volta mettere il segno dove la lettura si interrompeva.<br /><br />Era iniziato il tempo di Argos .<br /><br />Il primo collare di Argos fu un guinzaglio rosso, con un collare intonato chiuso da una fibbia metallica.<br />Quando usciva per portarlo a passeggio lungo la panoramica, la mamma veniva con loro.<br />Dopo un certo percorso, Argo si stancava e Rufus doveva portarlo in braccio.<br />Si addormentava ed era bellissimo tondo, morbido e pacioccone, con gli occhietti chiusi, come un bimbetto con la pelliccia.<br /><br />Rufus non aveva avuto altri lupacchiotti prima, e certo non immaginava che dopo pochi mesi il suo Argo sarebbe stato talmente grosso che a malapena sarebbe riuscito a sollevarlo per pesarlo.<br /><br />Ma del resto non c’era proprio posto né spazio per l’immaginazione, visto il ritmo veloce e mozzafiato che Argos imprimeva alla sua ed alla vita di Rufus.<br />Con lui era esigente, si accorgeva del carattere accondiscendente dell’amico, e stava instaurando decisamente un dominio sfacciato su di lui.<br />Del resto Rufus lasciava fare, gli concedeva tutto, gli voleva un bene immenso.<br /><br />L’appetito era la caratteristica più notevole del lupo.<br /><br />Era decisamente di bocca buona, anzi, decisamente vorace.<br /><br />Adorava bastoncini e biscotti appositi, crocchette, riso soffiato mischiato a qualcosa di buono.<br /><br />Eppure, una volta soddisfatta la sua sana voracità, che lo portava a non fare mai complimenti su nulla, si chetava e se ne stava tranquillo, magari dedicandosi ad altre attività.<br /><br />Non appena vedeva Rufus, o ne avvertiva la presenza, era come se capisse che poteva concedersi delle libertà.<br />Bastava che sentisse un impercettibile rumore della poltrona accanto al televisore o della sedia al tavolo da pranzo e si affacciava alla finestra, dal giardino ove si tratteneva quando il lavoro della scuola occupava il suo amico, con la sua grande testa nera.<br /><br />Dopo pranzo facevano la grande camminata verso il faro, lungo un sentiero a picco sul mare, lungo scogliere bianche, tornando poi lungo la panoramica.<br /><br />Quindi era la volta di trascorrere un lungo pomeriggio sui libri<br />E preparare le lezioni di letteratura per il giorno dopo.<br /><br />**<br /><br />Man mano che cresceva, Argo si faceva sempre più forte e deciso.<br />Aveva preso a scavare grosse buche nel giardinetto, scaraventando dappertutto la terra con le possenti zampe anteriori.<br />Era necessari perciò ricoprire con grosse mattonelle di cemento e ghiaia la superficie del terreno.<br />Quando l’opera fu realizzata, grazie anche a ghiaia e lastre di ardesia, il problema fu risolto completamente.<br />Lo stesso Argo ne sembrò soddisfatto.<br />In caso di pioggia, non si sporcava più di fango come prima.<br /><br />Ormai il canore era cresciuto, era più grosso del previsto, forte, possente, dal carattere volitivo. Un capo, un pastore senza gregge.<br />Era necessario addestrarlo e Rufus si mise alla ricerca di un addestratore.<br />Lo trovò, telefonò e concordò un incontro.<br />Era marzo, il 16, quando portò Argo all’allevamento, e lo lasciò tutto speranzoso.<br />Giorni dopo, però, seppe che non lo aveva tenuto, ma lo aveva affidato ad un altro esperto.<br />Avuto l’indirizzo ed il telefono, concordò un incontro e un mattino assolato di fine inverno si recò a Roselle per avere notizie di Argo.<br />L’addestratore, Franco, gli aveva indicato l’ubicazione dell’allevamento in aperta campagna, lungo strade sterrate e recinti dove passeggiavano enormi buoi maremmani dalle corna lunghissime.<br /><br />Parcheggiò l’auto dentro il recinto, una specie di villaggio dei cani, e andò incontro all’addestratore.<br />Il centro di addestramento era un attempato casolare contadino con il pian terreno adibito a stalla dei buoi e delle vacche.<br />C’erano grossi topi nel locale, ma convivevano con le mansuete bestie.<br /><br />Sul lato opposto c’era una fila di gabbie di cemento e ferro dove erano ospitati i migliori amici dell’uomo.<br />Di notte i battenti di ferro erano chiusi con un lucchetto.<br /><br />C’era un enorme alano, Achille. Una canina minuscola, Penelope, e alcuni gatti, oltre ad un buon numero di pastori tedeschi dal classico manto marrone avana e nero.<br />Il giudizio di Franco sul lupone fu severo.<br />Era troppo individualista, non era possibile addestrarlo.<br />Non dava retta e faceva troppo di testa sua.<br />Rufus si sentì quasi perduto, non sapeva come accettare un responso così duro.<br /><br />Si sentiva come quei genitori che si vedono cacciare via il figlio dalla scuola, da un collegio.<br /><br />Espose le sue ragioni.<br />Supplicò, quasi, pregò di sicuro, usò tutti gli argomenti e riuscì a convincere l’addestratore a cambiare idea, a provare per qualche tempo.<br />Le condizioni però furono che lui assistesse per tre volte settimanali alle lezioni, collaborando con la sua presenza a persuadere il pastore e renderlo più docile.<br />Franco era convinto che il cane volesse molto bene a Rufus e la presenza di questo lo rendesse più malleabile.<br /><br />La cosa funzionò e per tre mesi Argo fu addestrato.<br /><br />Divenne un bravo canone sempre testone ma più manovrabile.<br />Imparò a sedersi, a sdraiarsi, ad avvicinarsi se chiamato, a star fermo per qualche tempo in attesa che il conduttore lo sollecitasse a muoversi.<br />Insomma, ad obbedire ai richiami del conduttore.<br /><br />Un giorno di maggio Franco, dopo una lunga conversazione, restituì il cane a Rufus, quasi inaspettatamente.<br />Dopo un’oretta, il tempo di comprare del cibo ed un guinzaglio da addestramento nuovo, erano a casa.<br />La mamma fu sorpresa dell’obbedienza mostrata ora da Argo.<br />Mentre il canore era sdraiato nel vialetto del giardino Rufus con il trapano elettrico sistemò una tavola che aveva fatto preparare lungo la finestra, in modo che alzandosi sulle zampe posteriori non potesse vedere in casa e abbaiasse di meno.<br />Il problema era di farlo abbaiare di meno, perché non si scatenasse il risentimento dei vicini.<br />Meno si fosse sentita la sua voce, più erano le probabilità che lui potesse vivere tranquillamente senza essere minacciato di esilio.<br />In caso contrario, Rufus non sapeva proprio a cosa sarebbero andati incontro.<br /><br />O meglio, lo sapeva molto bene, ma non poteva pensarci senza avvertire molta preoccupazione. <br /><br />Quel grande cane era un impegno che aveva preso come con un figlio.<br />Era il dono d’un medico.<br /><br />Era come un farmaco, era terapeutico, ma certamente era un farmaco spropositatamente grande, forte e rumoroso, e questo lo costringeva ad un impegno notevolissimo.<br /><br />Una cosa era certa, Rufus ed Argo non avrebbero ceduto d’un millimetro, tanto erano testoni, e non si sarebbero comunque arresi mai.<br /><br />La cosa più bizzarra era che un enorme cane pastore si trovava ad aver bisogno, a conti fatti, di protezione.<br />Occorreva fare la guardia ad un canone da guardia.<br /><br />E in effetti, i due si sorvegliavano bene a vicenda, e ognuno interpretava bene la sua parte.<br />E così passarono i mesi.<br />Finché in un giorno terribile di febbraio la Mamma lasciò per sempre Rufus.<br />Per lui iniziò un lungo, penoso periodo di dolore e di solitudine.<br /><br />Non riusciva e, per qualche ragione misteriosa, non voleva risollevarsi da uno stato di cupo torpore, di mesta melancolia che quasi si imponeva come se si rifiutasse di ritornare a sorridere, a ridere, ad essere spensierato come un tempo quasi lo si accusava di essere.<br /><br />Si diceva e quasi si imponeva che essere serio, triste era un dovere per lui: quale ragione aveva mai per non esserlo?<br /><br /><br />E in quel periodo di pianto e di tristezza Argo gli era vicino.<br /><br />Non si accorgeva della malinconia, anzi, con il suo comportamento prepotente e spavaldo, non certo da cane soggetto ma da leader d’un gruppo per quanto esiguo, contribuiva a rivitalizzarlo, a svegliarlo, lo spingeva ad uscire per girare tutto il paese in qualsiasi ora del giorno e della notte.<br /><br />Il canone, per quanto a tutta prima fosse un energumeno, un uragano indomabile, si rivelava come un toccasana, un pharrmakone, una specie di medicina miracolosa, e guidava lui, tutto sommato, Rufus, per le strade della vita, allontanandolo a poco a poco dalla contemplazione solo della morte.<br /><br />Quante volte Rufus sia andato al cimitero negli anni immediatamente seguenti la scomparsa della Madre, è impossibile dirlo.<br />Probabilmente dovette anche in qualche modo esagerare.<br />E dovette forse esagerare a presentare il suo canone a scuola.<br />Destò gelosia, perché l’ambiente degli alunni concepì un forte risentimento nei confronti di Argo, di Rufus e di sua Madre.<br /><br />L’animo umano è fatto più di miseria e di tenebra che di conoscenza e di luce.<br /><br />Pur essendo stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, l’uomo col tempo deve essersi molto sbiadito o anche annerito, come le copie d’una fotocopiatrice a cui venga a mancare inchiostro o a cui si danneggi il sistema fotomatico.<br /><br />Cionondimeno, anche se si preparava la rottura del ventennale rapporto di lavoro, amicizia e amore di Rufus con il ‘suo’ liceo, Argo lo aveva certamente salvato dalla rovina completa, dall’autodistruzione a cui poteva anche essere diretto, date le circostanze.<br /><br />Il lupone aveva sostituito da solo tutti i suoi parenti, lontani e impegnati nei loro problemi, lontani certamente dalla mentalità cogitabonda e mnemopatica di Rufus.<br /><br />Argos era diventato, fatte tutte le debite e umane proporzioni, la famiglia, anzi, le famiglie dell’insegnante santostefanese.<br />E sembrava quasi averne coscienza.<br /><br />Era forte e imperioso come il Padre, programmatico e meticoloso come la madre, arruffone a volte e caotico, assorto, dolce e tenero, prepotente e decisionista, sempre con un po’ di appetito addosso e desideroso di uscire ad ogni ora.<br />Insomma, quel pastore era tante di quelle persone a lui note, che gli sembrava di avere a che fare con tutto quel grappolo di casate che costituivano l’insieme delle famiglie imparentate con lui.<br />Rassomigliava persino a qualche gatto avuto dalla famiglia nel passato, come Grigio, e a qualche cane, come a Camillo, il volpino di Beatrice, la sorella.<br />La forma del musetto, affilata, era la stessa.<br /><br />Una volta, quando era ancora un cucciolotto, Beatrice era arrivata a Santo Stefano con il marito e Camillo.<br />I due quattrozampe giocavano insieme.<br />Si vedeva la grinta di Argos, ma era goffo, impacciato e Camillo si prendeva gioco di lui.<br />Poco tempo dopo Argos sarebbe stato molto più grande e Camillo non avrebbe fatto più da dominatore.<br /><br />**<br /><br />All’inizio dell’anno scolastico 95\96 Rufus prese a scuola l’incarico di Referente alla Salute.<br />Avrebbe dovuto mantenere i contatti con l’USL, frequentare qualche corso di aggiornamento e formazione, curare l’educazione alla salute degli Alunni.<br />Prese a cuore l’impegno, e presto il preside cominciò a spedirlo in giro, anche abbastanza lontano, per l’aggiornamento.<br />All’inizio si trattava di arrivare a Grosseto, cosa anche gradevole perché toglieva Rufus dall’isolamento in cui rischiava di cadere, restando tutto il giorno in casa a studiare e correggere versioni di latino e greco, relazioni di letteratura e compiti d’altro tipo.<br />Ma questo stato di grazia presto finì.<br /><br />A dicembre fu spedito a Siena, per un Corso su droghe e Aids.<br /><br />Partì con Argos, che fu sistemato in una pensione per lui già prima frequentata, Casa Lorena, e si trattenne qualche giorno da Beatrice.<br /><br />Il Corso fu interessante.<br />Fu possibile anche ascoltare Piero Cattaneo, un validissimo esperto della Scuola collaboratore del Ministro alla PI, Luigi Berlinguer.<br /><br />Il Professore parlò della Carta dei Servizi che presto ogni istituto scolastico avrebbe dovuto redigere per regolare la propria attività scolastico didattica, i rapporti con Alunni e Genitori, le funzioni di docenti e dirigenti, del personale amministrativo e di custodia, insomma una specie di ‘costituzione’ interna, capace di fissare anche i criteri generali per i rapporti con l’esterno.<br /><br />La sera, dopo aver ascoltato le lezioni degli esperti, Rufus passeggiava a lungo per il corso di Siena, elegante, pieno di luci, dai negozi scintillanti.<br /><br />E proprio lì, fra quelle luci effimere ma affascinanti, fra quella gente sconosciuta, a poche centinaia di metri dalla pensione del suo canone adorato, ebbe l’impressione di rinascere, in qualche modo, dall’apatia che lo aveva preso negli ultimi due anni.<br /><br /><br />Rufus non credeva alla depressione, che per lui era una quasi grottesca invenzione delle amministrazioni pubbliche per colpire funzionari in difficoltà contestuali a causa di persecuzioni di superiori, lutti familiari, dissesti vari a cui nessuno poteva, voleva porre rimedio.<br /><br /><br />Purtroppo alcuni caratteri umani tendono, certamente, alla scelta d’una vita solitaria e contemplativa, come è accaduto sicuramente anche agli spiriti più altruistici e aperti, che ad un tratto hanno deciso di isolarsi per capirsi e per capire ancora meglio gli altri.<br /><br />Non è frequentando la massa, il gregge, parlando e informandosi su tutto che si arriva alla comprensione, alla soluzione delle questioni, ma a volte si ottiene di più fermandosi, isolandosi, sviluppando così quel processo di individuazione che ci porta a perderci nel deserto, nella ‘volta delle solitudini, col rischio di non uscirne più o di capire la propria individualità, lontano dal gregge, dalla sicurezza, dal calore, dall’apparente ma falsa serenità della moltitudine con cui decidere, scegliere, agire in una pseudoarmonia apparentemente rassicurante e catastematica.<br />Stava provando la sensazione, a Siena, in quelle fredde serate dopo i Corsi, e proprio al corso cittadino, di aver compreso qualcosa di sé e di essere pronto all’incontro rinnovato con il gruppo dei suoi simili.<br /><br />Tornato all’Argentario dal Corso senese, riferì al Collegio dei Docenti il risultato della sua spedizione senese.<br />Appena i colleghi sentirono della Carta dei Servizi, su proposta d’un docente di italiano e latino che colse la palla al balzo affidarono a Rufus l’incarico di provvedere al compito.<br /><br />Rufus si oppose inutilmente.<br />Sembrava condannato all’unanimità. <br /><br />§ §§§<br />Ottenne che si formasse una Commissione che si affiancasse al suo operato.<br />La Commissione nominata era di nove altri docenti.<br /><br /><br />Le sue ‘Muse’ scolastiche.<br />Il loro operato risultò assolutamente nullo, durante i mesi di lavoro che furono necessari per la stesura del documento, anzi se possibile dirlo fu più d’una volta di ostacolo e di intralcio.<br /><br />E’ noto a tutti, o dovrebbe esserlo, che un gruppo di lavoro deve essere limitato nel numero e organizzato nelle competenze, se vuole produrre senza confusione, ma evidentemente in quella sede si voleva deliberatamente fare solo del mobbing, della squallida persecuzione, o del linciaggio contestualmente organizzato e distribuito nel tempo ai margini di chissà quale legalità.<br /><br />E’ proprio questo comportamento contestuale che porta alla ‘depressione’, a cui Rufus credeva non come uno stato genetico o patologico, ma come al risultato d’una azione di emarginazione e di persecuzione rivolta ad un elemento che per originalità ed eccentricità di idee e comportamenti ‘disturbava’ la quiete ideologica e pragmatica del gregge, che si ‘difendeva’ ostracizzandolo.<br /><br />In questo modo paradossalmente spesso i clinici curano vittime sane e proteggono persecutori patologicamente e comportamentalmente suscettibili di diagnosi vicine a quelle psicosi e nevrosi di cui vengono fatti oggetto i perseguitati.<br /><br />In pratica ci si comporta nella società come quando una donna viene violentata o un uomo linciato.<br />Vengono ‘curati’ essi stessi, mentre non si provvede agli aggressori che, anche se individuati, sono trattati con un atteggiamento indulgente e persino comprensivo, arrivando quasi alla condanna della vittima, che quasi sicuramente … ha provocato e stuzzicato i teppisti, i carnefici o i violentatori.<br /><br />Si sa, dicono i deficienti ed i complici dei violenti, che l’uomo è cacciatore, che i giovani sono irruenti e non bisogna provocarli.<br /><br />Il fatto à che risulta molto più economico e sbrigativo condannare o lapidare un solo elemento che processare un gruppo anche folto di mascalzoni, e per questo si assiste da sempre, dal tempo di Gesù, alla scelta fra uno solo da crocifiggere o un intero gruppo di ladroni da giudicare, con tutti i rischi conseguenti.<br /><br />In ogni persecuzione comtestuale a carico di un individuo non voluto dal gruppo risulta evidente la figura di un capobranco strumentale che fa la parte del ‘giuda’ e guida il gruppo al linciaggio sociale.<br /><br />Qui il capobranco fu il ‘docente’ che propose Rufus per l’incarico di redattore della Carta.<br /><br />Questo docente scelse per sé e per una folta schiera di insegnanti femmine il pesante compito ‘autoaggiornante’ di leggere un libriccino sulla ‘didattica breve’ segnando su un quadernetto le ore che ogni professoressa man mano dedicava al gravoso ed onorevole onere.<br /><br />Più tardi Rufus comprò quel testo, ma non gli riuscì di leggerlo se non provando un fastidio profondo per l’approssimativismo ed il professionalismo apparente ed appariscente d’una didattica spacciata per breve e proposta ad una scuola dove di lungo c’era soltanto il culto della fretta, l’amore degli schematismi ignoranti, l’incapacità di lavorare se non per riflesso d’una preparazione secchionesca fatta dai docenti quando erano studenti e sfruttata poi in veste di insegnanti.<br /><br /><br /><br /><br />Questo non per condannare tutta la classe docente in blocco, ma per dire che orari di comodo, ore di cinquanta minuti, metodi didattici approssimativi, abitudine a secondi e tripli lavori, uso delle lezioni private ed abuso di esse ed altre amene abitudini rendevano la scuola un ambiente caldo e comodo per i fannulloni più che un contesto adatto a gente animata da amore per la ricerca, lo studio quale ‘cupiditas disciendi’, lo sport disinteressato e non commercializzato.<br /><br /><br /><br /><br />Sotto questo punto di vista, quella malattia inesistente detta depressione, che nei secoli passati aveva favorito l’opera di scrittori, politici e ricercatori, stimolandone l’attività, veniva ora ‘curata’ controllando le vittime, non proteggendole, ma sottoponendole alla duplice umiliazione della persecuzione e della sorveglianza.<br /><br /><br />Quelli che riuscivano a sollevarsi dalla depressione, tornavano nel gruppo, nella societas hominum, ma se per caso esageravano nel risollevarsi e acquistavano la parvenza di individui ‘euforici’, magari perché eccedevano nell’attività lavorativa o in qualche critica al contesto, allora si passava verso di loro alla diagnosi d’un’altra inesistente malattia socialmente opportuna ed utile, il bizzarro ‘disturbo bipolare’.<br /><br />Così i depressi iperattivi erano doppiamente individualizzati, come il dio Giano, d’un male che li portava alla inattività e d’un altro che li conduceva ad un … eccessivo benessere.<br /><br />In questo modo un depresso che lavorasse eccessivamente, che volesse rendersi utile, pur non presentando assolutamente alcun sintomo di depressione, veniva definito un bipolare, e quasi allontanato dal suo lavoro e costretto ad una attività umiliante e meschina, pur avendo ottime attitudini.<br />Lo si inviava ad un’altra mansione e gli si impediva in pratica di impegnarsi al pieno.<br /><br />Lo si poteva anche associare ad un altro suo simile che, al contrario, aveva accettato la tutto sommato comoda sistemazione di ‘malato’ e allora si assisteva alla penosa rappresentazione del fannullone di mestiere che ostacolava e scherniva il forzato della attività limitata.<br /><br />Tutto questo era organizzato da medici, da giudici e da personale educativo, come si definiva il personale della scuola.<br /><br />Quando Rufus iniziò il suo lavoro di stesura della Carta dei Servizi del Liceo Classico Statale Dante Alighieri provava un vago senso di pericolo e di rischio, non ben identificato, e non poteva certo immaginare che alla fine di un lungo e impegnativo lavoro, condotto spesso con mezzi e spese personali a casa, in compagnia del silenzioso e maestoso Argos, sarebbe stato trattato da un preside di fresca nomina, subentrato al precedente, come un elemento da ostracizzare.<br /><br />In fondo tutti sperimentiamo il tema dell’esilio nella nostra vita e nella vita di chi ci vive accanto.<br /><br /><br />Che sia un’esperienza reale o simbolica, è comune a tutti.<br /><br /><br /><br />Può trattarsi anche di un atteggiamento assolutamente soggettivo, un tentativo individuale di allontanarsi dal contesto abituale proiettato poi nelle intenzioni degli altri, come se fossero loro a volerci allontanare.<br /><br /><br />Insomma, esilio o autoesilio?<br /><br /><br /><br />Nel caso dell’autoesilio, si potrebbe parlare di evasione, fuga o migrazione.<br /><br />Ma certamente, se entravano in ballo la persecuzione, la condanna alla partenza, l’espulsione conclamata, di qualsiasi tipo di partenza fra queste si trattasse, poteva ritenersi certamente esilio, ostracismo, espulsione o cacciata.<br /><br /><br />Ma in quel particolare momento nessuno pensava che si sarebbe realizzato un evento tanto estremo.<br /><br /><br />Meno che mai lo pensava Argo, che continuava la sua vita con apparente maggiore soddisfazione, visto che era aumentato il tempo che il suo amico trascorreva con lui.<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />eta<br /><br /><br /><br /><br /><br />Già alla fine di febbraio era pronta la bozza della Carta, o Charta, come qualcuno in altre sedi la chiamava.<br /><br />Rufus, che aveva sempre avuto una passione per la ‘kappa’, scriveva di tanto in tanto ‘Karta dei Servizi’.<br /><br />Scriveva fino a notte inoltrata.<br /><br />Senza accorgersene aveva spesso scritto fin quasi alle cinque del mattino.<br />Sentiva a quell’ora i pescherecci partire per la pesca.<br /><br />Dormiva poche ore, forse due, poi andava a scuola.<br />Nel pomeriggio faceva una ventina di kilometri in bicicletta sulla panoramica, poi recuperava qualche ora di sonno.<br />In questo modo, con orari così sballati non poteva certo condurre una modalità di vita socialmente accettabile.<br /><br />Non poteva frequentare i suoi simili nelle ore in cui tutti si riunivano per gli incontri rituali religiosi, ludici o politici.<br /><br />In effetti era stata proprio la sua grande voglia di socializzare e di incontrarsi con gli altri a portarlo a quel tipo di isolamento attivo e socialmente impegnato, ma non socialmente vissuto.<br /><br />Avrebbe forse dovuto essere meno puntiglioso, presentarsi con maggiore semplicità.<br /><br />Con maggiore, o con minore umiltà.<br />Questo era il nocciolo.<br /><br />Gli sembrava di essere umile.<br />Eppure anche di essere altezzoso.<br /><br />Aveva sempre svolto mansioni umili, all’occorrenza, senza grossi problemi.<br /><br />E lo faceva ancora.<br />Mentre vedeva tipi capaci di consigliare umiltà ma intenzionati a vivere in tutta superbia e spocchia.<br /><br />Il fatto era che la sua ricetta di socializzare era destinata a fermarsi agli antipasti.<br /><br />In fin dei conti, era pur sempre qualcosa e doveva contentarsi.<br />Il suo grande amico Argos non si poneva certo alcun problema.<br />A lui Rufus andava proprio bene.<br /><br />Insieme, quando uscivano con il guinzaglio di pelle comprato anni prima, e a caro prezzo, o con quello rosso acceso, con Rufus che si vestiva sportivo, con i pantaloni di velluto e la giacca con tante tasche, comoda e calda, facevano proprio una gran bella figura, specialmente quando Argos era calmo e sereno e camminava a sinistra con il suo passo felpato e dinoccolato.<br /><br />Se però incontravano un altro cane, guai se fosse un husky, perché Argo s’indiavolava, ringhiava e abbaiava, o latrava, ed erano guai per le gambe di Rufus.<br /><br />A primavera la Carta fu approvata dal Collegio dei Docenti.<br />Tuttavia il preside non provvide al riconoscimento del tempo impiegato per la stesura lunga e laboriosa del documento.<br /><br />Arrivò l’estate.<br />Una lunga estate calda, torrida.<br /><br />Un giorno Rufus uscì in bicicletta.<br />Lungo la salita sentiva un rumore ritmico al pedale.<br />Così decise di andare ad Orbetello, dove aveva comprato la bici.<br /><br />Incontrò Franco, il rivenditore, e gli espose il problema, ma lui gli disse di ripassare un’altra volta.<br /><br />Tornato a casa prese il martello di gomma e sistemò la corona ed i pedali, a modo suo.<br />Poi strinse le pedivelle con le leve adatte.<br /><br />Sentiva un po’ di stanchezza dopo aver fatto una sessantina di chilometri ed aver lavorato ai pedali.<br /><br />Il giorno dopo si alzò presto.<br />Mise il guinzaglio ad Argo, contentissimo e irrefrenabile quando si trattava di uscire, e scese in paese.<br /><br />L’aria era fresca a quell’ora e c’era pochissima gente.<br />Percorse tutto il lungomare sotto il sole.<br />L’acqua era azzurra, scintillante sotto la luce.<br /><br />Il percorso era piuttosto lungo e si poteva giungere fino alla parte opposta del paese, ai cantieri navali, dove si riparavano panfili e pescherecci.<br /><br />Qui una galleria portava ad una spiaggetta assai frequentata d’estate, la Cantoniera.<br /><br />Era uno dei posti preferiti da Argo.<br /><br />Qui Rufus aveva preso alcuni sassi per il giardino, quando il suo amico era piccolo. <br /><br />Sassi rotondi, mattoni rossi bucati.<br /><br />E sempre qui Argo aveva preso confidenza con il mare, bagnando le sue grosse zampone avana nell’acqua salata.<br /><br />Rufus amava il suo pastore, e soltanto lui avrebbe potuto avere tanta pazienza con l’esuberante carattere del belga.<br />Che poi fosse pastore belga, era incerto.<br />C’era forse del maremmano, in lui, e del pastore tedesco.<br /><br />Rufus lo c considerava un pastore ‘europeo’.<br /><br />Al ritorno era rituale la sosta al grande forno di Alocci, al Valle.<br />Argo adorava la schiaccia alle cipolle.<br /><br />Poi iniziava il lento ritorno alla collina del Pianetto.<br /><br />A volte sceglievano la strada lungo l’aeronautica, accanto al cimitero, così potevano di lontano salutare la casa ultima della Mamma, che sicuramente si sarebbe sentita sollevata a vederli camminare e distrarsi in modo così salutare.<br /><br />Salivano per una stradetta sul Campone, oltre un deposito di materiale edilizio, accanto ad un torrentello e più su, fin dove si vedeva il porto dei traghetti e il mare blu, con la costa della penisola di fronte e la laguna, a destra.<br /><br />Poi la strada si metteva in piano e si arrivava alla Fortezza. Alla panoramica e di qui si giungeva a casa.<br /><br />Una volta rientrati, il canone si sdraiava sul divano, con la sua aria assorta, e contemplava la veduta oltre la finestra.<br /><br />Fu in una sera di luglio che Rufus, dopo aver lavorato con in computer nel suo piccolo studio, prese il giornale e si accinse a dargli un’occhiata prima di addormentarsi.<br /><br />Notò subito un articolo che parlava della Carta dei diritti e dei doveri nella Scuola e un’intervista del Ministro della pubblica istruzione..<br /><br />Nella pagina dello sport c’era invece un altro articolo che informava su un nuovo acquisto della Juventus: un giocatore promettente dal cognome elegante.<br /><br />Un tempo aveva avuto un Alunno con quel nome.<br />Lo ricordava benissimo.<br /><br />Si addormentò convinto che quelle notizie sarebbero state di buon auspicio.<br /><br />Qualche giorno dopo arrivò la sua rivista di informazioni scolastiche con tutte le istruzioni necessarie per riconvertire la Carta dei Servizi nella Carta dei Diritti e dei Doveri nella Scuola.<br /><br />Si mise al lavoro ed in pochi giorni la nuova Charta era pronta.<br />Durante quell’estate gli era tornata la passione mai sopita per la musica.<br /><br />Si ricordava di vecchie canzoni, di melodie passate e voleva riascoltarle.<br />Andava in un negozio di musica vicino al mare, giù nel paese vecchio, e lì trovava cassette e CD.<br /><br />Baglioni, Battisti, Bobby Solo, e tanti altri cantanti a lui cari, specialmente nelle canzoni più datate, tornarono a cantare nella sua casa.<br /><br />Argo apprezzava la musica.<br /><br />Gli lasciava sempre la radio accesa.<br />Aveva l’impressione che in questo modo la musica coprisse eventuali rumori e le voci parlanti abituassero il suo compagno di casa ad una sempre maggiore socievolezza.<br /><br />In effetti così era.<br />E comunque a lui piaceva avere sempre una o più radio accese in casa.<br />Gli davano compagnia.<br /><br />Aveva l’impressione che in casa ci fosse molta gente che parlasse in modo pacato e familiare.<br /><br /><br />Non si lamentava mai della solitudine, e si direbbe che aveva fatto di tutto sempre per non evitarla, ma in realtà gli dava quasi un senso di fastidio fisico dover parlare solo e sempre con la sua mente, non avere mai nessuno che gli esprimesse un parere, una critica, un apprezzamento positivo.<br /><br />Anche senza lamenti, però, la sua era una continua guerra per stabilire contatti con i suoi simili.<br /><br />Anche con i parenti lontani lottava per riprendere la cordialità dei rapporti, ma non ci riusciva.<br /><br />Era sempre troppo apprensivo, ansioso ed aveva l’impressione di non fare affatto una buona figura.<br /><br />Quell’ ostracismo, per così dere, che avrebbe assaggiato dalla sua scuola, che nemmeno sarebbe stato esilio ma quasi una partenza fatale, voluta da circostanze nemmeno legate ad una precisa volontà del contesto di allontanarlo, ma ad una esigenza sua di ‘lasciare la compagnia’, come avrebbe detto Dante, era stato già attribuito alla sua persona a causa d’un carattere troppo accondiscendente e quasi arrendevole.<br /><br />Eppure, in effetti il suo carattere era forte, tenace, duro.<br /><br />Molti anni prima si era accorto che nella sua vita si alternavano periodi di grande attività, di ottimismo a momenti di atteggiamento pensoso e riflessivo.<br /><br />Spesso con l’arrivo della primavera diventava più dinamico, meno esitante.<br /><br />Ma questa era una situazione di alternanza dell’umore che si ritrovava codificata anche in letteratura.<br /><br />Non poteva nemmeno lontanamente immaginare che per gli studiosi della psiche umana questo atteggiamento poteva definirsi bipolarismo, ed essere classificato, in qualche caso estremo, come una vera e propria patologia.<br /><br />Il famoso frammento di Archiloco dedicato al cuore, affinché non esageri nell’esultanza e nell’abbattimemto, fa pensare ad un forma di autocontrollo dell’umore antica quanto la lirica greca.<br /><br /><br />Come pure l’odi et amo di Catullo.<br />Ma qui i due poli umorali si attraggono, coincidono.<br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><br />§§§<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br />Insomma, probabilmente la natura del suo carattere, che Platone avrebbe assembrato a quella d’un cocchio tirato da un cavallo nero passionale e da uno bianco razionale, il cui auriga si sforzava di conciliare e governare per non uscire di strada, impegnava così tanto la sua attenzione che fatalmente doveva commettere qualche errore nel rapporto con il contesto, con gli stessi altri carri, sempre attenti ad ogni elemento o movimento che sembrasse fuoriuscire dal piattume e dalla banalità delle ordinarie, vuote conversazioni fra amici, parenti o conoscenti e pronti ad allertarsi per reprimerlo o sopprimerlo come elemento nocivo.<br /><br /><br /><br />La rappresentazione dell’anima di Platone era la dimostrazione che già in epoca greca e in piena classicità si aveva conoscenza della natura biunivoca e doppia della natura, dell’indole degli esseri viventi.<br /><br />E si può immaginare che precedentemente anche Archiloco lo avesse chiaramente intuito.<br /><br />Come del resto dovevano averlo capito tutti gli altri esseri viventi precedenti, sia pure in forma non specificatamente letteraria o filosofica.<br /><br />La mitologia greca, il mito greco, erano pieni di allusioni alla biunivocità della natura umana, divina e animale.<br /><br />I due ‘poli’ dell’olimpo erano Apollo e Dioniso.<br />Il futuro/passato contrapposto al presente, all’attimo fuggente.<br /><br />I due poli dell’uomo erano la materialità, l’ebbrezza, la sensazione di potenza e la percezione della divinità, la melancolia, la fragilità.<br />I due estremi, o ‘poli’, mai potevano essere contemporaneamente in atto.<br /><br />Amalgamandosi le due opposte tendenze davano luogo all’indole, al carattere d’un animale, d’una persona.<br />Presentandosi separatamente, ne provocavano atteggiamenti contraddittori o eccessivi, come d’una eccessiva malinconia, d’un furore o euforia troppo palesi ed evidenti.<br /><br />La teoria filosofica di Dio come coincidentia oppositorum era applicabile dunque a tutte le sue creature.<br />Non solo l’uomo, ma tutti gli esseri animati possono essere considerati come creati, nati, fatti a somiglianza di Dio.<br /><br />Sono essi stessi un frammento della divinità, della natura intera, di Dio.<br /><br />E nel Figlio, in Cristo, si è prodotta quella lacerazione dolorosa delle due nature.<br /><br />Nell’essere che è Uomo e Dio si è lacerata la natura apollinea da quella dionisiaca, si è prodotto il dolore fra un passato/futuro antitetici e colmi di appetiti ed un presente vuoto e infinito, privo di fede.<br /><br />§<br /><br />Il dolore e la sofferenza della notte sul monte degli ulivi, in cui conosce l’angoscia immensa, in cui si immerge nella depressione dello sconforto, e l’esaltazione della cacciata dei mercanti dal tempio, del discorso delle beatitudini sono i poli in cui si muove l’indole di Cristo.<br /><br />E le parole dette alla Maddalena, non ci fanno pensare a quella forma di crisi affettiva nei confronti di parenti e amici, che talora colpisce i malinconici?<br /><br />Cosa avete fatto voi, per me? Lei ha lavato i miei piedi con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.<br /><br />Per non dire dell’invito palese ad amare i nemici.<br /><br />E chi è, talvolta, il nostro più forte nemico, se non chi ci sta vicino, il cosiddetto ‘prossimo’?<br /><br />Non è difficile amare i nemici. <br /><br />A volte, anzi, è facilissimo, visto che per lo più non li vediamo, sono lontani, non ci infastidiscono nemmeno.<br /><br />Ma quando il nemico è ‘prossimo’ e ci annoia, ci minaccia, allora amarlo diventa una fatica.<br /><br />Quando poi i nostri parenti, gli amici, che sono il prossimo immediato si fanno insistentemente, a torto o ragione, nostri avversari, allora diventa difficile davvero dare loro amore fattivo, che non sia solo comprensione fredda e passiva.<br /><br /><br />E anche l’amore, non è rischio e lavoro, sacrificio e capacità di accettare la normale ingratitudine?<br />Che si aiuti qualcuno è doveroso per tutti.<br /><br /><br />Solo i volontari sanno farlo a ore, una o più volte a settimana in luoghi deputati e con le attrezzature adatte.<br /><br /><br />Ma quanti aiutano chiunque, anche e soprattutto gli sconosciuti, senza pretendere nulla, neppure quel ‘grazie’ che non si nega a nessuno.<br /><br /><br />**<br /><br />L’ingratitudine è la regola.<br /><br />Guai se gli esseri animati e viventi fossero grati.<br />Perderebbero tempo ed energie preziose.<br />La gratitudine mangia le forze, distrae, ci distoglie dai nostri obiettivi.<br />Ci espone e ci fa correre rischi inutili.<br /><br /><br />Guai se gli alunni dovessero essere grati ai loro maestri.<br />Nascerebbero legami di sudditanza.<br />E questo nuocerebbe all’ autonomia del discente.<br />Naturalmente se così accadesse sarebbero favoriti i precettori, le guide, i medici, perché avrebbero una corte di fedeli e grati clienti. <br /><br />Dei veri supplenti dei parenti e degli amici, utili per diverse strumentalizzazioni, meno operative e funzionali.<br /><br />Ogni essere deve imparare e volare, a nuotare da sé, senza contare troppo sul prossimo, e nemmeno sugli stretti parenti.<br /><br />Ma qualcuno ha inventato tutta una serie di reti facilitatrici e protettrici, che possono salvare in caso di bisogno immediato, o di caduta.<br /><br /><br /><br />La rete sociale, come la chiama qualche psicologo sapiente, ci libera dallo stress, dall’empasse, ci scarica la tensione con la chiacchiera e l’aiuto reciproco, anche il pettegolezzo fa brodo, è abreazione, liberazione dal peso.<br /><br /><br /><br />Questa fitta rete di rapporti, di amicizie, complicità, che un tempo si chiamava in modi un po’ diversi, ci farebbe da facilitatore della vita, annullerebbe le ansie e le angosce.<br /><br />Non ci si dice però per quale motivo diminuirebbe la possibilità di stress in persone che aumentano, con gli impegni e le conoscenze, i rischi di incontri falsi e di insuccessi.<br /><br />Sarebbe come dire che per mancanza di senso di equilibrio ci viene consigliato di praticare l’alpinismo.<br /><br />Se lo stress passa, se torna l’equilibrio, è segno che non si soffriva per questi motivi, ma per altri.<br /><br />Per non parlare d’individui che sono sistematicamente ostacolati proprio dalle organizzazioni che dovrebbero favorire incontri sociali ed impegno comunitario.<br /><br />Si potrebbe pensare che presenza di stress e isolamento siano come dei sintomi sincronici di un male sottostante e diverso.<br /><br />Così se lo stress scompare con l’intrecciarsi dei rapporti sociale, è segno che le due cose procedono di pari passo con il cessare dell’isolamento.<br /><br />Perché poi ci si trovi ad isolarsi, questo può essere dovuto ad impegni gravosi indipendenti dalla nostra volontà, forse anche alla presenza di problemi in famiglia, tali da assorbire molta energia.<br /><br />E’ la mancanza di risolutezza, di energia e di forza, ossia lo spegnersi delle motivazioni che abbatte le personalità più dinamiche, e le avvia alla stasi.<br /><br />Che poi stasi totale sempre non è.<br /><br />Paradossalmente, una persona forte e attiva, abituata all’impegno e non all’evasione nella vita, ha necessità di situazioni che lo tengano desto,<br /><br />Quando non sappia egli stesso procurarsene, e queste vengano meno, si trova a cadere in uno stato di torpore, di inutilità.<br /><br />Se poi la sua azione precedente dovesse aver destato un qualche scontento, ecco che le ‘reti sociali’ contestuali provvedono ad isolarlo, a bloccarlo, con vari espedienti quali la falsa informazione, il pettegolezzo, assumendo la funzione, che un tempo era della mafia ed ora evidentemente è di associazioni parallele, di persecuzione e addirittura distruzione di personalità attive, troppo attive, non desiderate dall’etica selezionatrice della maggioranza.<br /><br />E sappiamo che, soprattutto quando ha torto, ed è per questo che è stata inventata, la maggioranza ha sempre ragione.<br /><br />§ <br />Gli onesti, i deboli, i leali, i disarmati, gli indifesi, coloro che seguono e amano le leggi, le regole, non tanto per atteggiamento passivo e rassegnato ma per un senso di giustizia innato, sono apparentemente destinati a perdere, a soccombere.<br /><br />Sappiamo tutti, sempre che sia catastematico, che la ragione è dei fessi.<br />Nel senso anch’esso doppio che ha il termine ragione, di ‘soddisfazione’ e di ‘riconoscimento’.<br />In questo senso i furbi e gli organizzati hanno soddisfazione, mentre il riconoscimento spetta agli ingenui ed ai deboli.<br />Tutto questo, naturalmente, con largo beneficio di ironia.<br /><br />**<br /><br />L’estate stava per finire.<br />A settembre iniziò un nuovo anno scolastico.<br />La mattina del primo settembre si alzò presto e portò Argo a fare un lungo giro.<br /><br />Poi si avviò a scuola.<br />Entrò e cercò l’aula del Collegio dei Docenti.<br /><br />Per lui non c’erano sedie libere.<br /><br />Tutti i posti erano occupati.<br />L’anno cominciava con un presagio non bello.<br />Il preside nuovo lo invitò a sedersi accanto a lui.<br />Accettò quasi di malavoglia.<br /><br />La riunione si svolse secondo uno stile abbastanza caotico.<br /><br />Qualche giorno dopo il preside doveva andare alla sede di Manciano, ossia al liceo scientifico dipendente dal liceo lagunare.<br /><br />Rufus propose di accompagnarlo e partirono con la sua macchina.<br /><br />Durante il viaggio si scambiarono delle opinioni sulla scuola, delle informazioni sulla rispettiva esistenza e carriera di insegnanti.<br /><br />Il preside veniva dalla Lucania, da un paese sul confine fra la Lucania e la Campania.<br /><br />Nacque una specie di amicizia fra i due.<br />Rufus se ne sentiva quasi confortato.<br /><br />Quando iniziarono le lezioni, Rufus dovette passare dall’insegnamento di latino e greco a quello di italiano, latino, storia e geografia.<br />Da alunni di 16\19 anni ad alunni adolescenti, come quando insegnava al ginnasio.<br /><br />Questa sola cosa bastava a contariarlo, perché il preside avrebbe potuto decidere diversamente, lasciandogli almeno una classe di liceo o affidandogli il ginnasio.<br /><br />Gli alunni d’una classe erano quelli dell’anno precedente.<br /><br />Gli stessi quindi che, per la prima volta in tutti gli anni che insegnava, non erano riusciti a consegnargli una relazione di italiano sui Malavoglia di Verga.<br /><br />Qualcuno di loro la aveva mandata per posta con lettere tassate per errori nell’affrancatura che lo avevano costretto a recarsi spesso alla posta e pagare la tassa di spedizione.<br /><br />Gli stessi che non portavano il vocabolario quando c’era compito in classe.<br /><br />Gli stessi comunque che lo avevano giudicato molto bene quando lui aveva loro proposto una valutazione sul suo operato complessivo di docente, ossia sulla sua preparazione, sui metodi, sul comportamento.<br /><br />Un giorno avevano persino voluto conoscere Argo, e lui aveva fatto lezione all’aperto, sotto gli alberi, agli alunni e ad Argo. <br /><br />Una lezione sui participi e sulla loro funzione che Argo aveva compreso perfettamente.<br /><br />**<br /><br />Nel frattempo il preside non rispondeva alle sue richieste di riconoscimento del lavoro fatto per la Carta dei Diritti e dei Doveri.<br /><br />Fatto sta che una serie di frasi assolutamente in linea con quanto lui andava spiegando in letteratura fu fraintesa dalla 2^b sperimentale linguistico, e quasi all’inizio dell’anno scolastico gli fu comunicato che sarebbe stato sottoposto a ispezione scolastica.<br /><br />**<br /><br />La psicologia, scienza umanistica e quindi non pienamente scientifica e molto approssimativa sul piano della probabilità dei fatti e dei fenomeni, non è stata messa a disposizione e ad uso dei pazienti, ma del contesto che spesso vuole sbarazzarsi di essi, essendo molto più economico reprimere un limitato gruppo di individui che modificare un vasto ambiente umano complesso e numeroso.<br /><br />La psichiatria, che dipende strettamente dalla scienza medica, anch’essa non del tutto scienza in quanto intrisa d’una componente umanistico letteraria, è in qualche modo figlia degli studi e delle ricerche che filosofi e poeti, prima di arrivare a Freud o a Jung, hanno compiuto sull’animo umano.<br /><br />Inutile citare Eschilo, Sofocle, Euripide, oppure Socrate e Platone, Gesù e Buddha, per limitarci ai più noti.<br /><br />La componente fisico chimica, che è la scorciatoia della scienza, presto ha prevalso su quella medico umanistica, e così adesso i ‘medici dell’anima’ praticamente non parlano con i loro pazienti, ma si limitano a somministrare loro potenti farmaci, nei casi ritenuti gravi, e sali particolari, in casi ordinari. <br /><br />In qualche caso somministrano tests standardizzati<br />Ne sono testimonianza essi stessi, come si può leggere in un commovente libro scritto da uno psicoterapeuta di Grosseto che cura in parte la preparazione informativa dei volontari ospedalieri di quella città.<br /><br />La vicenda parla della Madre dell’Autore, internata a suo tempo nel manicomio (sic) di Siena, dimessa, di nuovo reiteratamente internata fino alla morte, senza che, a detta del figlio psicoterapeuta, nulla si tentasse per analizzare contestualmente l’ambito di genesi del malessere della sventurata donna, prima di natura occasionale e non grave, poi cronicizzato, anche per la durezza delle terapie, fra cui l’elettroschock, praticato con intensità probabilmente eccessiva e assai precocemente.<br /><br />Probabilmente i terapeuti, medici e loro adiutori, non si rendono conto dell’effetto ‘antiplacebo’ dei farmaci e delle terapie, che spesso prostrano i pazienti con il loro aspetto aggressivo e castrante, con le astruse e inadeguate spiegazioni contenute in foglietti indecifrabili e frustranti.<br /><br />Ho avuto esperienza d’un gattino a cui lacrimava un occhio. <br /><br />E’ stato curato con farmaci usati per l’Aids e la leucemia, ma naturalmente da usare diluiti in soluzione e sgocciolati nell’occhio.<br /><br />La stessa cosa si per l’uomo, che purtroppo non è un gatto, perché legge certi foglietti e cade in uno stato di malessere malinconico indotto da una terapia frustrante e castrante.<br /><br />La vicenda della donna infelicemente curata a Siena sarebbe venuta a conoscenza di Rufus solo molto più tardi. <br /><br />Quando, trasferitosi da sei anni a Grosseto, sarebbe entrato in contatto per qualche mese con l’associazione dei volontari ospedalieri.<br /><br /><br />I genitori che lo contestavano si ponevano di fronte alla scuola e non facevano entrare i figli per le lezioni.<br />Era un evidente atto di interruzione di un pubblico servizio, ma le autorità civili e militari della laguna lasciavano fare.<br />Era anche una palese offesa alla Scuola stessa, alla dignità dell’educazione.<br /><br />A cose fatte, il 6 novembre 1996, dopo quasi una settimana di ‘serrata’ genitoriale, quasi con i bimbi in collo, Rufus fu sospeso dal capo d’istituto.<br />Fino a quel momento si era fermamente rifiutato di lasciare la scuola, malgrado gli inviti del preside.<br />E aveva fatto bene. <br />Se lo avesse fatto, sarebbe stato certamente condannato dalla Procura di Grosseto, come risulterà un paio di anni dopo dal verbale della stessa, per abbandono di servizio.<br /><br />Quante insidie erano state predisposte per lui.<br />E doveva procedere da solo. <br />Insieme ad Argo.<br />Argo era per lui amico e fratello, figlio e compagno.<br />Severo, ma anche elegante e attento.<br /><br />Era ormai tutta la sua famiglia.<br /><br />Una famiglia che si faceva sentire. <br />Lo custodiva e lo sorvegliava, come una pecorella fra i lupi.<br />Un dio lo aveva mandato, un dio che gli rassomigliava.<br />Era nero, e dava luce.<br />Era chiassoso, ma taceva in totale silenzio.<br />Camminava fedelmente al fianco, ma si vedeva che era lui a portare Rufus dove sia lui che l’amico volesse.<br /><br />**<br />Rufus se ne andò dal Liceo, un giorno, necessariamente.<br /><br /><br /><br />I poveri alunni del Liceo a quell’epoca scavalcavano una ringhiera di ferro e attraversavano il prato infangato per venire in classe, di qui le esortazioni comprensibili del docente a praticare itinerari normali, ossia a transitare per la giusta strada.<br /><br />Questa esortazione in quella scuola equivaleva ad una esortazione … ad arrivare tardi, perché spesso le vie legali sono molto più lente delle scorciatoie, che a loro volta spesso sono non proprio illegali, ma decisamente sconce, in quanto fatalmente coinvolgono diritti d’altri a loro insaputa.<br /><br />§<br /><br />Fra le ultime lettere che aveva scritto per la sua scuola, proprio intorno a quel 6 novembre della sospensione, una era indirizzata al Ministro dei Lavori Pubblici, e in quella Rufus chiedeva la costruzione d’una scuola nuova per il Liceo e il Professionale di Orbetello.<br /><br />Era la lettera che chiudeva il suo rapporto ‘stravagante e strampalato’, come lo avevano definito dozzinalmente una sua vecchia e dilettantesca preside e i suoi ultimi alunni.<br /><br />Andandosene, chiedeva una casa nuova per tutti gli Alunni lagunari.<br />Una casa che, visto come trattavano gli ospiti, Zeus certamente non avrebbe mai concesso loro. Ma sicuramente potevano contare su qualche dio minore, magari un po’ distratto.<br /><br />A dicembre venne Natale, e fu il Natale di Argo.<br /><br />Solo, nella piccola casa vicino al mare, Rufus leggeva e scriveva.<br /><br />A Gennaio venne a trovarlo la sorella, con il marito, e si trattenne poche ore.<br /><br />Argo, di solito misurato in ogni occasione, fece tante feste alla sorella, sembrava impazzito dalla gioia.<br /><br />A febbraio si fece vivo il preside e dovette tornare a scuola.<br /><br />Gli fecero girare le classi come si fa con i supplenti occasionali.<br />Non era una umiliazione, era una evidente provocazione, a cui si sottomise con ogni pazienza.<br />Forse fece male? <br />Se si fosse ribellato, lo avrebbero espulso del tutto. <br />O lo avrebbero mandato in pensione.<br />Queste possibilità gli suggerirono di pazientare.<br /><br />Alla fine del giro delle supplenze, che si concluse con una lezione, la sua ultima in un liceo, sulla satira latina, richiesta guarda caso dagli studenti dell’ultimo anno, fu sistemato nella sua cara, vecchia biblioteca, a sistemare i libri che conosceva bene per averli curati dal 1976, alternandosi ad altri docenti.<br /><br />Monitorò i volumi, preparando un elenco dei libri mancanti.<br />La cosa interessò poco al preside.<br />Un giorno fece capolino in biblioteca quel professore che lo aveva proposto per la stesura della Carta dei Diritti.<br /><br />“Quanta polvere, da quella parte …” disse “mi servirebbe per appoggiarci dei libri …”.<br /><br />“Pulvis et umbra vita hominis super terra …”<br />Gli rispose Rufus guardandolo di lato mentre faceva capolino nella stanza senza mettervi piede.<br /><br />Quello se ne andò.<br /><br />Non era mai stato un topo amante particolarmente delle biblioteche, ma d’un altro tipo di ambiente a carattere ipogeico, come le monadi leibnitziane senza porte né finestre.<br /><br />Così, dopo l’esperienza polverosa e monitorante della biblioteca che lo aveva visto docente, preside e corsista delle lezioni sui computers, Rufus lasciò la scuola per un altro periodo di attesa a casa.<br /><br />Lo chiamarono in provveditorato, nel mese di aprile, per fargli leggere la relazione sull’ispezione di ottobre.<br />Non gli piacque, ma era interessante.<br />Però apprezzò molto che fosse ben considerata e messa in risalto la sua … cultura. <br /><br />Non sapeva di averne, e non sapeva che si sapesse e si vedesse: se avesse saputo di averne, certamente si sarebbe comportato diversamente da come s’era comportato credendo che non si vedesse.<br /><br />Certo che a volte sembrava complicato, stravagante e strampalato anche se non lo era.<br />C’era una componente barocca, in lui, che se non ci fosse stata sarebbe stato tutto sommato più facile vivere.<br />Ma c’era, e non si poteva come se non ci fosse.<br /><br />E’ davvero curioso che proprio quelle persone che fanno o hanno qualche volta in passato fatto le cose più strane poi ti dicono che non devi fare stranezze.<br /><br />Forse perché se ne intendono per esperienza e ne conoscono le conseguenze.<br /><br />Le conseguenze delle stranezze, delle azioni e delle parole strampalate e stravaganti sono gli errori, nel senso del girare a vuoto. I viaggi, a volte anche gradevoli.<br /><br />Insomma, Odisseo sarebbe, per i saggi dispregiatori dello strano, non bello di fama e di sventura, ma girovago per dissennatezza, non quindi astuto, intelligente e tantomeno prudente e accorto.<br /><br />Un bipolare. <br />Può essere vero.<br />Prudentissimo e avventatissimo. <br />Saggio e strampalato. <br />Una diagnosi che tiene conto dell’estetica, sia pure non espressa mai esplicitamente, tutta lagunare, della laguna di Urbis Tellus.<br />Di Orbetello, naturalmente. <br />E della parte che conta, di Orbetello. <br />Quella sparuta minoranza che ne è il lievito e la crema, la minoranza chiassosa, quella che dà sale e sapore. <br />E odore.<br />Quella che conta. <br />Conta non si sa cosa, soldi, pecore, sassolini nello stagno, ma conta incessantemente, notte e giorno.<br />La minoranza bipolare. <br />Bipopolare, anzi.<br /><br /><br />Se però lui non ci fosse stato, e con lui tanti altri eroi, santi e scrittori, tutti i professori di scuola, i preti e i saggi in genere avrebbero dovuto lavorare duramente e semplicemente per vivere, e non limitarsi a stare comodamente seduti per leggere e commentare le gesta, le parole avventate e le imprese ardite dello ‘strampalato’ Ulisse, di Achille, di Platone, di Gesù, di Agostino, di Francesco e di tanti altri temerari e spericolati navigatori dell’immaginario e del reale più o meno letterario.<br /><br /><br />A maggio gli fu comunicato che avrebbe dovuto prendere servizio come Coordinatore delle Biblioteche Scolastiche del Distretto n. 37 di Orbetello presso l’Ufficio stesso del Distretto, in via Guerrazzi.<br /><br />Quella mattina durante la pedalata sulla panoramica bucò ed il tubolare della bicicletta si sgonfiò, creandogli seri problemi.<br />Riuscì a rimediare in qualche modo e si presentò al Professionale.<br />Lo accompagnarono in biblioteca.<br />Nello stanzone, con grandi finestre colme di sole, al centro del pavimento erano confusamente accatastate centinaia di libri.<br /><br />Ora capiva che genere di lavoro lo attendeva.<br /><br />Restò per qualche tempo nello stanzone.<br />C’era anche un vecchio computer Olivetti.<br />Ad un certo punto la porta si aprì ed entrò quasi trafelata una professoressa.<br />Scambiarono alcune idee, alcune impressioni sul metodo e sul sistema di collocazione dei volumi negli scaffali, poi Rufus se ne andò e fu accompagnato nel suo ufficio.<br /><br />Lo accompagnarono la preside che fungeva da presidente del Distretto ed un’impiegata.<br /><br />Gli spiegarono quel poco che c’era da dire sull’ufficio, grande due stanze più un corridoio.<br /><br />Capì che sarebbe stato del tutto solo, in barba alla rete sociale.<br /><br />Per qualche giorno non tornò al Professionale.<br />In qual palazzo aveva insegnato tanti anni prima, alle 150 ore.<br />Non gli piaceva tornarci ora, in veste di docente più o meno ribelle, di coordinatore di tutte le biblioteche scolastiche quando si sapeva che era sempre stata intenzione della Scuola non farle, come aveva effettivamente fatto, funzionare se non come deposito polveroso di vecchi libri che nessuno valorizzava né leggeva.<br /><br />Sarebbe stato davvero faticoso organizzare lavori di ricerca per gli Alunni, controllarne i risultati, rivedere le impostazioni, acquistare nuovi libri, classici o meno, leggerli e presentarli.<br /><br />Questo tipo di lavoro, paziente e lungo, non è il preferito da docenti sbrigativi, che preferiscono la pappa pronta scalda e mangia del manuale, magari millimetricamente allineato con le proprie idee sociopolitiche.<br /><br />E tuttavia restare tutta la mattina in ufficio non gli avrebbe giovato né professionalmente né umanamente.<br /><br />Fu la professoressa che aveva incontrato in biblioteca al Professionale a prendere l’iniziativa, e lo invitò ad andare ancora in quella scuola.<br /><br />Trovò un ambiente diverso, i libri erano stati già quasi del tutto sistemati.<br />C’erano diverse insegnanti intente a lavorare nello stanzone.<br />Nei giorni seguenti fu agevole provvedere alla collocazione dei testi, alla cartellinatura, alla scrittura delle schede.<br /><br />Successivamente avrebbe provveduto lui stesso alla registrazione di tutte le schede sul computer, grazie ad un programma ISIS fornito dalla Biblioteca Pedagogica Fiorentina.<br /><br />Quelle poche settimane di maggio e di giugno che precedettero la chiusura delle scuole furono per lui assai interessanti e intense.<br />Anna Maria, come si chiamava la professoressa che lo aveva esortato a collaborare nel Professionale, gli fu di grande aiuto, ma lo confondeva, anche, esortandolo all’uso del computer quando la scuola era a corto di macchine adatte e di programmi adeguati.<br />Il pomeriggio Rufus, a casa, dopo la passeggiata pomeridiana con Argo e in bicicletta, cose a cui non poteva e voleva assolutamente rinunciare, si dedicava per ore alla comprensione dei programmi informatici della biblioteca che aveva registrato e portato su floppy con sé.<br />Non faceva che provare e riprovare, installare e reinstallare, perché c’era sempre qualcosa che non gli quadrava.<br /><br />Stava comunque diventando un vero esperto di quei programmi.<br />Non capiva solo una cosa, come si stampavano le schede con ISIS e ISIS30.<br />E non capiva nemmeno perché la scuola non avesse scelto IRIDE, un programma molto più agevole, manovrabile, dalla semplice impostazione grafica a colori su cui risultava comodo intervenire graficamente.<br />Soprattutto la stampa era estremamente comoda.<br /><br />Misteri della scuola.<br /><br />E pensare che qualcuno un tempo gli aveva detto che solo le persone sagge, ossia ‘normali’, scelgono le vie più agevoli e semplici.<br /><br />Forse non voleva solo parlare della sua categoria sociale, quella dei ‘sempliciologhi’.<br /><br />Quando venne la fine dell’estate, la sua collega scelse di ritornare ala sua scuola di Grosseto.<br />Ora doveva cavarsela da solo, veramente.<br />Ma si tennero in contatto, almeno telefonicamente, e si videro un paio di volte.<br /><br />A Natale decise di visitarla a Grosseto, e da allora si frequentarono fino a sposarsi, a Maggio.<br /><br />L’ultimo di dicembre del 1997 andò a Grosseto con Argo e insieme ad Anna passeggiarono a lungo insieme.<br />Argo era favoloso, nel pieno fulgore. <br />Splendido, forte, fantastico.<br /><br />Fu affabile e gentile e fu ribattezzato Argo pronubo.<br /><br />Seguirono mesi in cui Rufus fu molto indaffarato.<br />Si presentava una situazione che lui non aveva assolutamente previsto.<br /><br />Vista la situazione scolastica a Orbetello ed il reiserimento che lui prevedeva molto difficile nel suo liceo, pensava che fosse molto meglio tentare il trasferimento a Grosseto.<br /><br />Così cominciò a preparare prima di tutto il trasferimento di Argo, visto che non voleva assolutamente separarsi dal suo amico fidatissimo.<br />Anzi, dalla sua famiglia, ormai.<br />Ma non era certo facile l’impresa.<br /><br />La sua futura suocera era ostile a qualsiasi gene di animale, purché non fosse commestibile e ben cotto.<br />Figuriamoci come poteva vedere un lupone grande e energico.<br />Anna, la sua futura consorte, aveva paura di cani e gatti, oltre che di altri animali in genere.<br /><br />Una situazione delicata.<br /><br />Eppure, una volta tornati dal viaggio di nozze, fu necessario affrontarla a viso aperto.<br /><br />La prima conquista per Rufus fu quella di riuscire ad ospitare Argo in casa.<br />L’idea della suocera era di farlo soggiornare in un angusto casotto in giardino.<br />Argo non amava affatto quel posto.<br />Un compaesano della suocera si lamentò perché Argo avrebbe potuto disturbarlo abbaiando, e così fu predisposta una camera in tutta fretta.<br />Questa fu la Stanza di Argo.<br /><br />Nella stanza studiava e scriveva Rufus, soggiornava Argo e trovava posto una piccola ma ben fornita biblioteca.<br />La biblioteca di Argo.<br /><br />La stanza presto assunse l’aspetto di una specie di bazar, con animali di peluche, attrezzi vari, materiale informatico con computer, scanner e stampante, vestiti e borse.<br />A dire il vero quella camera era prima un guardaroba, e continuò ad esserlo per un pezzo.<br />Spesso Rufus pensava che forse lui non era altro che un arnese rotto, in qualche modo capitato in mano a gente che non butta va via mai niente…<br />Anna ed Argo erano i suoi custodi sapienti e buoni. <br />Per prima cosa si trattò di sistemare la porta, con una catenella ed una chiusura a gancio di ottone.<br />Esternamente fu sistemato un piccolo chiavistello.<br /><br />Così la porta poteva esser lasciata semichiusa ed Argo poteva sentire i rumori della casa.<br />Gli avrebbe fatto compagnia.<br />Una grande branda gli serviva per riposare, con una soffice coperta per supporto.<br />Una grande busta di Eukanuba sempre sufficientemente piena e due grandi ciotole, una di metallo per l’acqua l’altra, celeste, di plastica, per le crocchette gli sarebbero servite per i pasti.<br /><br />Insomma, si preparava un buon soggiorno, dopotutto, per il canone.<br /><br />Così Rufus, cambiata la scuola a cui si era dedicato per quasi vent’anni con assoluta dedizione, quasi con amore e passione, dovette tornare ad insegnare nello stesso paese, a poche centinaia di metri di distanza dal liceo, al professionale.<br />Cambiata la scuola, stesso ambiente, stesso clima, quasi stessa gente.<br />Insegnava ai parenti degli alunni del linguistico.<br />Questo era il cambiamento di ambiente e contesto tanto auspicato nella relazione dell'ispettore di due anni prima e raccomandato dai clinici.<br />Aveva perso l’insegnamento del greco, che avrebbe recuperato se fosse rimasto al liceo, quello del latino, e in cambio a quasi cinquant’ anni doveva intraprendere l’insegnamento di materie inconsuete ormai per lui, lasciando la letteratura classica che conosceva bene.<br /><br />Fu un anno faticoso, anche perché doveva spostarsi per quasi cento chilometri al giorno con la sua bella, vecchia Renaut 19, visto che non gli fu possibile mettersi d’accordo con i colleghi che venivano da Grosseto con il turno macchina, ossia mettendo a turno la propria macchina a disposizione un giorno la settimana.<br /><br />Non aveva mai sperimentato questo tipo di viaggio, perché aveva scelto sempre di viaggiare individualmente, anche perché era capitato sempre in posti dove non andavano i suoi colleghi.<br /><br />Ad aprile fuse il motore e dovette lasciare l’auto ad Albinia per più di due settimane.<br /><br />La spesa fu notevole.<br /><br />Era demoralizzato.<br /><br />Altro che depressione.<br /><br />Sembra incredibile, ma molti tipi di demoralizzazione, non volendo usare il termine depressione inventato da qualche turista del mar Morto, sono indotti, eppure, invece di individuare le fonti e i responsabili, si maltrattano e si deridono spesso le vittime.<br /><br /><br />Così succede per gli autori di molti delitti: una volta stabilito che non sono ‘normali’, vengono quasi protetti e tutelati.<br /><br />Vengono protetti anche quelli che si mettono sotto la tutela delle autorità con tutta la docilità possibile e accettano incarichi di nessuna responsabilità e di sonnolento impegno, e questo succede nelle scuole, soprattutto, ove il lavoro sia sempre stato leggero e poco motivato, come succede in presenza di operatori compiacenti.<br /><br />Prima di andare ad Orbetello Rufus girava a lungo con Argo per le vie di Grosseto, così il suo amico sarebbe stato tranquillo per molto tempo, fino al suo ritorno.<br /><br />Passavano accanto alla grande basilica del Sacro Cuore e proseguivano verso l’istituto commerciale, poi verso via Emilia e di qui verso viale Bulgaria, qui giravano a sinistra e ripercorrevano la strada verso via della Pace fino a casa.<br /><br /><br />Un giorno in via Calabria, proprio sotto la chiesa, gli si fece incontro un vecchio.<br /><br />Non aveva paura di Argo, cosa insolita.<br /><br />Gli chiese dei soldi perché voleva ritornare a Siracusa, la sua città.<br /><br />Gli diede quello che aveva, poi gli promise che gli avrebbe mandato il resto a Padre Giancarlo, delle parrocchia.<br /><br />Tornato a casa, diede 50.000 lire a sua suocera, perché le facesse avere al vecchio.<br /><br />Non seppe più nulla di quel signore, e spesso poi si ritrovò a pensare se veramente fosse andato a Siracusa, e come fosse il mare in quella bella città della favolosa Sicilia.<br /><br />L’anno successivo fu assegnato in utilizzazione all’Istituto Professionale Luigi Einaudi di Grosseto, sezione Alberghiero.<br /><br />La sua scuola era per metà a San Rocco, ora Marina, e per metà nella cittadella degli studi in Grosseto.<br /><br />Non sapeva quale dei due posti fosse più desolato.<br />La sezione di Marina era accanto al mare, ma dalle sue finestre si vedevano costruzioni cadenti, in pessimo stato, appartenenti ad alberghi o colonie in disuso.<br />Era come trovarsi al centro d’una zona bombardata.<br />Senza offesa per nessuno, era demoralizzante.<br />Era come trovarsi accanto all’abbazia di Montecassino dopo il passaggio delle bombe americane.<br /><br />A Grosseto invece le sue classi erano nel palazzo nuovo dello scientifico, in un quartiere che ospitava esclusivamente scuole.<br />Un quartiere privo di qualsiasi cosa che facesse pensare a qualcosa di diverso da un registro scolastico o ad una lavagna.<br /><br />Prima che lui arrivasse, le classi che gli avrebbero assegnato erano state date ad altri insegnanti e divise diversamente.<br />Quando Rufus si presentò per prendere servizio gli fu data una supercattedra di diciannove ore, mentre i suoi colleghi ne avevano di dodici o poco più.<br /><br />Evidentemente il fatto di essere stato sempre molto impegnato a scuola e di aver avuto un sospetto di bipolarismo gli dava diritto ad un superlavoro, mentre dava ai suoi colleghi diritto ad ogni comprensione, per evitare loro ogni deprecabile caduta in depressione.<br /><br />Davvero esiste una forma di tutela per i cittadini, per i lavoratori, ma sfuggiva assolutamente e Rufus quali fossero le forme in cui questa tutela si potesse rivelare per i deboli, gli onesti, e non per i protetti, per i già garantiti in ogni specie di diritto.<br /><br />Sono i privilegi di chi vive nella rete sociale, per essa e con essa.<br /><br />Le classi che gli erano state date a Marina erano spaventosamente chiassose.<br />Ogni alunno aveva sul banco un telefonino che montava e smontava continuamente, aggiungendo pezzi e togliendoli.<br />Lavorare era eroico, ai confini della realtà.<br />Eppure si affezionò a quelle classi, a quegli alunni.<br />Porte e serrande erano sfasciate, gli arredi fatiscenti.<br />Dalle finestre d’una classe si vedeva l’Argentario e l’isola del Giglio.<br />Nei giorni di maestrale vedeva la sua terra di elezione.<br />Il regno di Argo.<br /><br />Il pomeriggio c’era sempre qualche corso di aggiornamento nella sede centrale, in piazza De Maria.<br />Una bella piazza, ariosa, dove il giovedi facevano il mercato.<br /><br />Fu un anno assai intenso, persino faticoso.<br />Non c’era assolutamente nulla di certo né di stabilito.<br />Tutto era soggetto a continuo aggiornamento, a formazione continua.<br /><br />C’era un gruppo di professoresse che deteneva saldamente il potere in pugno.<br />Tutto dipendeva da queste sacerdotesse che come vestali, ma solo pro forma, suppongo, amministravano appunti e materiale cartaceo, penne e cartelle, introducevano le discussioni, presentavano i superesperti e decretavano l’ammissione o meno d’un individuo nel gruppo sociale. E rimbrottavano, anche, gli intraprendenti che ne insidiassero il ‘potere didattico’.<br /><br />Rufus era una specie di Enea in mare aperto, di Ulisse a casa sua.<br />Rischiava il naufragio o il linciaggio.<br /><br />Di fronte a lui solo la disavventura, se non si fosse comportato da estraneo più che rispettoso.<br /><br />E così fece. Quasi sempre, e mai comunque uscì fuori dal seminato in modo grave.<br /><br />Quando l’anno scolastico ebbe termine, fu trasferito da Orbetello all’Istituto Agrario sempre a Grosseto, e dovette lasciare Aggiornopoli, il caro Alberghiero.<br /><br />All’Agrario si trovò subito proiettato indietro nel tempo in una specie di preistoria felice che ignorava persino l’uso della pietra.<br /><br />Quella era l’era della terra nuda e cruda.<br /><br />Non si sentiva parlare che di ettari, di terre, di potatura, di ulivi e di olio, e tutti parlavano dei propri ettari, del proprio olio e dei propri trattori.<br /><br />Si sentiva una specie di Giovanni Senza Terra.<br /><br />Mai si era vergognato tanto di essere così poco cafonesco da non poter vantare anche lui un po’ di terra, una tradizione da latifondista, una certa praticaccia di boschi e di macchie.<br /><br />Un tempo la sua famiglia aveva posseduto terre e boschi, ma lontano, tanto lontano nel tempo e nello spazio.<br /><br />Aveva consegnato al preside dei dischetti con programmi in html contenenti un poemetto sull’ulivo, scritto da alunni del sostegno e messo da lui in versi endecasillabi, ed un grammatica italiana.<br /><br />Non solo non riusciva ad avere notizie dei floppy, ma i docenti che avrebbero dovuto usarli per inserirli nel sito della scuola menavano il can per l’aia, ciurlavano per il manico, e come se non bastasse riferivano al dirigente di sue presunte e per nulla affatto dimostrabili scontrosità, poveri bambinelli indifesi.<br /><br />Un gruppo di Tyson insidiati da un ciclistello scrittore di grammatiche.<br /><br />Si fece animo e tirò avanti.<br />Passarono i mesi.<br />Non legava con docenti e classi.<br /><br />Il preside della scuola gli consigliò con suo grande stupore, oltrepassando i suoi poteri, di fare domanda di trasferimento, perché pensava che non si sarebbe formata la prima classe l’anno successivo.<br /><br />La cosa gli parve molto strana, ma poi capì.<br /><br />Si reseva conto che l’insegnamento non esiste, esiste solo l’apprendimento più o meno guidato, e quindi sarebbe stato poco disonorevole per lui rinunciare per sempre all’idea di voler essere s tutti i costi un insegnante scolastico.<br /><br />Avrebbe, sì, continuato ad insegnare, ma in un nuovo senso, nel senso che sarebbe stato un facilitatore dell’apprendimento e, visto che non era possibile operare in questo senso nelle scuole italiane, lo avrebbe fatto in qualsiasi sede, ove fosse stato possibile o necessario.<br /><br />**<br /><br />Dall’Agrario fu trasferito al Commerciale.<br />Vi passava accanto con Argo durante le passeggiate mattutine.<br /><br />§§<br /><br />§<br /><br />Arrivò il periodo di Natale.<br />La scuola si spopolò.<br /><br />Dopo le feste fu accompagnato in biblioteca.<br />Era un tipo di lavoro che aveva fatto tante volte, a Massa Marittima, a Manciano, Grosseto e a Orbetello, nel Ginnasio liceo.<br /><br />Non perdeva occasione per apostrofare in modo pittoresco Rufus, che ascoltava con estrema pazienza, conscio della posizione di debolezza che doveva ricoprire e della necessità di non rispondere alle continue provocazioni e, spesso, alle provocazioni plateali.<br /><br />§§<br />§<br /><br />Rufus era abituato ad un tipo di letteratura umanistica, di tutt’altro tipo.<br />C’erano anche volumi di narrativa, enciclopedie e collana, ma non erano state rinnovate da molto tempo.<br /><br />§<br /><br />Riuscì a far compilare alle docenti di lettere una serie di elenchi di volumi di narrativa da sottoporre all’attenzione del preside e del consiglio d’istituto per un eventuale acquisto.<br /><br />**<br />I volumi erano disposti in scaffali distribuiti in un ampio vano rettangolare, in parte lungo le pareti, in parte a pettine, nella parete di fondo.<br />C’era anche una folta raccolta di gazzette ufficiali e pubblicazioni simili. <br /><br />***<br /><br />I mesi passati con il collega, in qualche modo furono utili per recuperare un insieme di valori affettivi che nel mare delle odissee scolastiche Rufus aveva smarrito, e di qyuesto doveva essere grato soltanto a lui, che usandolo come assistente in realtà lo aveva assistito ed era stato assistito.<br /><br /><br />Per tutta la vita aveva lavorato, vissuto con la praesentia absens degli Autori quasi come con amici, chiamandoli per nome, e usando … il presente.<br /><br />A scuola e a casa non parlava che di Socrate, di Cristo, di Platone, di Seneca.<br /><br />Lavorava con, per e grazie ai morti, in effetti.<br /><br />E li considerava i compagni delle sue notti, come se fossero vivi e in qualche modo presenti.<br /><br />Poteva portarli nel cuore, parlare con loro.<br /><br />Conosceva nelle loro opere il loro pensiero.<br /><br />Lo avevano sempre protetto nei momenti difficili, gli avevano insegnato le loro idee, comunicato i loro sogni.<br /><br />Sapevano il suo nome, conoscevano le sue debolezze e la sua forza.<br /><br />Argos conosce questa abitudine, e l’aveva accettata.<br /><br /><br />Quando lo sente abbaiare è perché un demone si è intromesso, e lui lo scaccia per proteggerlo.<br /><br />E’ possente, forte.<br /><br />E’ la speranza vivente.<br /><br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br /><br />Roseti, giovedì 24 marzo 2011<br /><br />§<br />§ §§<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s1600/DSC01203.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-RI9gBXs-80w/Tb2ZnojBAbI/AAAAAAAADB4/41tBnw1tx2A/s400/DSC01203.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s1600/Sfondi%2B02-1.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-aLrZO0pC1Vc/Tb2Z74PgmlI/AAAAAAAADCA/p2BWxOZeeNc/s400/Sfondi%2B02-1.jpg" width="320" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s1600/DSC01144.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://2.bp.blogspot.com/-bMhMvbL5xc4/Tb2aHt18POI/AAAAAAAADCI/GN_YsPDJTN0/s400/DSC01144.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s1600/DSC01073.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-npNQ-CsceAw/Tb2aY03xEII/AAAAAAAADCQ/hHBNYbv5pjg/s400/DSC01073.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s1600/DSC00191.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://3.bp.blogspot.com/-oL_cbvi_y_8/Tb2ashVRYNI/AAAAAAAADCY/2hXx1eUEptk/s400/DSC00191.JPG" width="400" /></a><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s1600/DSC00195.JPG" imageanchor="1"><img border="0" height="300" src="http://4.bp.blogspot.com/-rjB24PfB-yc/Tb2a3lBC8sI/AAAAAAAADCg/isy9cIhKquM/s400/DSC00195.JPG" width="400" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br />§§<br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§ §<br />§<br /><br /><br />auktor:<br /><br /><b>Gennaro di Jacovo</b><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="http://4.bp.blogspot.com/-A8BgVI47huY/TYuUPIh-ekI/AAAAAAAADAQ/uGuiizkcL8U/s1600/t_0010.jpg" imageanchor="1"><img border="0" height="100" src="http://4.bp.blogspot.com/-A8BgVI47huY/TYuUPIh-ekI/AAAAAAAADAQ/uGuiizkcL8U/s400/t_0010.jpg" width="100" /></a></div>Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-32135851613699476392009-06-20T10:48:00.003-07:002012-07-08T22:28:04.312-07:00Donapaideia§<br />§§<br /><br /><a href="http://4.bp.blogspot.com/_DAiTzO0qfn8/Sj0jgviCIoI/AAAAAAAACC4/3UAsI30oeug/s1600-h/FOTO+022.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 320px; FLOAT: left; HEIGHT: 240px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5349470977808016002" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/_DAiTzO0qfn8/Sj0jgviCIoI/AAAAAAAACC4/3UAsI30oeug/s320/FOTO+022.jpg" /></a><br /><br />§§<br />§<br /><br /><strong>Donapedia Animantes<br />verbum quaere cum gldj</strong><br /><br /><a href="http://donapaideia.blogspot.it/">donapaideia</a><br /><br />§§<br />§<br />domenica 16 novembre 2008<br />lunedi 9 luglio 2012<br />Gramkartaut <br />§§<br />§<br /><a href="https://twitter.com/polilithio">@polilithio<br />gldj twitter</a><br /><br />§<br />§§<br />...<br /><a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/03/18/ecogrammatica-o-grammatica-ecologica/">ekogramm@</a>... <br /><br /><a href="http://ecogramma.blogspot.it/2012/02/blog-post.html">il Tempo di Argos</a>...<br />§§<br />§ <br /><br /><br />§<br />Ekogramma<br />&<br />Gramkartaut<br />§§<br /><br /><br /><br />§<br />§§<br />... Donapaideia<br />... <br />verbum quaere cum gldj ... <br />inde responsum ...<br /><br /><br />§§<br />§<br /><br />§<br />Grammatica contestuale<br />libro Wikibooks<br />Autore: Gennaro di Jacovo<br />Linguistica contestuale<br />Estetica contestuale<br />§§ Ksantomo<br /><br />§<br /><br />hospes comesque mihi Donatus eris ...<br /><br />§§<br />§<br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />§<br />When I find myself<br />§§ <br />Pubblicato da Gennaro di Jacovo a 10:35 Nessun commento: Etichette: donapaideia<br /><br />§§<br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s1600/DSC01447.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-zX0EIIZnW1o/Tz0-qE_TKUI/AAAAAAAAC10/WJqNGRUfAoI/s320/DSC01447.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s1600/DSC01453.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-i2ZyrKA2BB0/Tz0-9KVeNrI/AAAAAAAAC18/ZwnLQRK-C2w/s320/DSC01453.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s1600/DSC01456.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-FEzAlvyexfU/Tz0_RlKaw1I/AAAAAAAAC2I/yja8HkXYt_o/s320/DSC01456.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s1600/DSC01463.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-EgVINSwxKwc/Tz0_d81sJQI/AAAAAAAAC2U/HBQiCNc9-ok/s320/DSC01463.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><div style="TEXT-ALIGN: center; CLEAR: both" class="separator"><br /><br /><a style="MARGIN-BOTTOM: 1em; FLOAT: left; CLEAR: left; MARGIN-RIGHT: 1em" href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" height="240" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br />§§<br /><br />§Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-64553584537370134212009-06-06T03:38:00.000-07:002012-02-16T10:15:25.344-08:00Appunti sul Mito<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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donapaideia<br />
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<a href="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s1600/DSC01452.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/-HlZISMN4Aaw/Tz0-frJwrgI/AAAAAAAAC1k/Ae_sh4pt5zQ/s320/DSC01452.JPG" width="320" /></a></div>
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a></div>
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<br />
<strong>Grosseto <br />aprilis 2006/2009 </strong><br />
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§<br />
§§<br />
<br />
<br />
<strong>APPUNTI SUL MITO</strong><br />
Considerazioni finali <br />
<br />
<strong>di Gennaro Di lacovo</strong><br />
<br />
« ...juvat integros accedere fontis <br />
atque haurire, <br />
iuvatque novos decerpere flores<br />
insignemque meo capiti <br />
petere inde coronam, <br />
unde prius nulli velarint tempera Musae »<br />
<br />
Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, w. 927-930<br />
<br />
§§<br />
§<br />
<br />
<strong><a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/06/04/profetismo-contestuale/">A Beatrice, Anna Maria e Maria Pia</a> </strong><br />
<br />
Qualunque cosa un esperto oggi dica sull'epica o sul mito è stata detta prima. Questo afferma Chester G. Starr (C. G. Starr, Le origini della civiltà greca, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1964, pagg. 139 segg.). La cosa che maggiormente interessa in merito a questi materiali (l'epica ha assunto la sua struttura definitiva all'inizio dell'VIII secolo) è, in primo luogo, ve¬dere se possiamo 'situarli in un ambiente specifico e usarli come fonti storielle. I punti principali della mia opinione — dice C. Starr — sono che l'epica e il mito omerico non possano con sicurezza essere usati per ricreare un quadro specifico di eventi per una qualunque epoca, sia essa micenea che altra. Essi tuttavia gettano una luce uniforme sulle caratteristiche principali del panorama greco. Come la ceramica del Geometrico Maturo (800-750 a.C.), l'Iliade rappresenta un culmine di evoluzione locale attraverso il Medio Evo ellenico (1150-750 a.C.).<br />
<br />
Questo materiale non è databile con pre-cisione. Né una solida tradizione esterna, né chiari riferimenti interni sùggenseoììo una data per l'Iliade. Il suo autore, Ome¬ro, è tanto impersonale quanto lo è il crea¬tore di un vaso del Dipylon (Dipylon: la porta principale di Atene, a duplice entra¬ta. Nei suoi pressi era la più importante necropoli della città. I vasi di stile geo¬metrico ivi ritrovati portano appunto il nome di "vasi del Dipylon" — Dizionario Enciclopedico Treccani, s.v. "Dipylon"). Per i vasi possiamo determinare il luogo e l'ordine cronologico della fabbricazione. L'Iliade sta da sola, se escludiamo l'Odis¬sea; gli studiosi l'hanno posta con argo¬menti persuasivi in un punto qualsiasi tra il XII e il VI sec. a.C. Mentre alcuni piccoli pezzi furono aggiunti più tardi, il poema fu scritto abbastanza presto per prevenire serie distorsioni. <br />
<br />
La tradizione epica cessò inoltre di essere realmente produttiva alla metà del VII secolo. <br />
<br />
La situazione riguardo al mito è perfino peg¬giore. Il nocciolo della mitologia greca era ben fissato nell'VIII secolo. I rife¬rimenti ad alcuni dei suoi racconti nel¬l'Iliade mostrano che essi erano già ben conosciuti, e i vasi del Tardo Geome¬trico (750-700 a.C) e la lavorazione in me¬tallo cominciarono ad attingere al reper¬torio mitologico alla fine del secolo.<br />
La creazione dei miti era un'arte sem-plice, più diffusa della complessa tecnica epica, che era affidata ad aedi specializ-zati; e così la creazione dei miti durò molto più a lungo. Praticamente tutti i nuclei dei miti greci soggiacquero a ra-zionalizzazione e sistematizzazione nel VII e VI secolo. La mitologia era un mo¬do per riflettere la vita. I miti serviranno anche come espressione delle tensioni e dei problemi della fallibilità umana, come spiegazione dei fenomeni naturali (e in-naturali), come commemorazione dei gran¬di eventi, come cristallizazione delle idee religiose.<br />
La mitologia greca vera sempre in pro-' ;"-e^[V^Vcre-2Ìoric, finché non divennero dominanti i tipi più astratti di pensiero o la creazione del mito non si dilungò dal campo di azione della nostra mente. L'epica e il mito in realtà non sono fa¬cilmente databili. <br />
<br />
Né erano destinati ad essere "storia", anche se i Greci poste¬riori li consideravano come realmente veritieri.<br />
<br />
Ogni interprelazione dell'Iliade deve tener presente anche le esigenze artisti-che dell'intreccio e le convinzioni lette¬rarie della tecnica epica, perché questi fat¬tori influivano seriamente sulla tratta¬zione delle relazioni sociali e delle isti¬tuzioni politiche, senza parlare dello stes¬so corso della guerra troiana. Tuttavia, anche se lo storico non può aspettarsi di districare eventi speciali da passi epici, l'epica e il mito furono egualmente fog¬giati da esseri umani e il prodotto riflette punti di vista contemporanei sul rapporto fondamentale tra l'uomo e il suo atteg-giamento verso il mondo fisico e le forze divine. Per quel che riguarda i punti più importanti non vi è alcuna testimonianza di brusche rotture nell'antico pensiero greco. Poiché il Medio Evo fu un'epoca di lenta alterazione, possiamo inferirne che la testimonianza dell'epica e del mito sia generalmente applicabile all'intero priodo.<br />
La ceramica del Geometrico Maturo fu la più alta espressione di uno spirito che era altrettanto comune alle fasi anteriori. Eppure per certi aspetti l'epica sembra basarsi più specificamente sull'VIII se¬colo. Starr ritiene implicita in questa opi¬nione la sua idea che l'Iliade assunse la forma in cui noi l'abbiamo, proprio pri¬ma della metà di questo secolo (800-751 a.C.). Il racconto dell'era di Achille fu composto come un'unità da un grande poeta, il quale trasfuse nei suoi versi il suo estro ed il suo impulso drammatico. Quest'autore dev'essere vissuto molto probabilmente sulla costa dell'Asia Mi¬nore, e deve essere posto circa due gene¬razioni prima del poeta dell'Odissea, che apparirà in un ambiente dalle caratte¬ristiche diverse.<br />
<br />
Insornma Omero non era più libero di inventare assolutamente dal nulla di quanto non lo fossero i ceramisti geo¬metrici di Atene, e la storia che egli pose nella sua forma finale richiese indubbia¬mente un lungo tempo per la sua crea¬zione. Ma né per l'Iliade né per l'Odis¬sea possiamo sperare di sezionare livelli di sviluppo della storia e delle caratte¬rizzazioni solo sulla oi;Je djvuìtkaonianze interne, anche se logicamente possiamo supporre che tale sviluppo fu alla base della loro attuale forma. Quei difetti di composizione e le incongruenze di cui gli studiosi moderni si servono per deter¬minare successivi strati sono scoperte del tutto soggettive, se non a volte frutto di eccessiva sottigliezza moderna. Studi com¬parativi delle tecniche epiche greche e di altre più moderne gettano una certa luce sul probabile modo di evoluzione dello stile omerico orale; ma è comprensibile con altrettanta chiarezza l'uso nell'epica di formule fisse e le forme metriche esa¬minando i rigidi princìpi di composizione dei vasi geometrici. Che un uomo potesse prendere motivi ereditati e raggnipparli improvvisamente in un capolavoro era stato già dimostrato nella grande anfora CC 200 <strong>(anfora del Dipylon).</strong><br />
<br />
Dettagliate argomentazioni per sostenere la data proposta (800-751) possono es¬sere dedotte da paralleli archeologici, da riferimenti topografici e dal livello dello sviluppo sociale e politico nell'epica. Ad ogni modo, le basi più conferenti sono le strette relazioni nello stile e nel modo di vedere tra la ceramica del Geometrico Maturo e l'Iliade. I princìpi di composi¬zione di questa "ordinata struttura di versi multiformi" si accordano nel modo migliore con le: tecniche dei ceramisti del Geometrico Maturo tanto nella elabora¬zione dell'esametro e nella costruzione delle scene, quanto nella struttura fon¬damentale dell'intero poema.<br />
<br />
Alla base sia dell'arte che della lette¬ratura si trova lo stesso spirito: un'abi¬lità a creare opere possenti, una spinta a fare ciò ed una fiducia sostanziale nella vita. Questo spirito, come si può sentire, è un riflesso dell'inizio dell'VIII secolo, quando l'antica struttura della civiltà greca veniva avviata, ma era ancora salda, come sicuro sostegno per l'attività crea¬tiva; quando le classi dirigenti della Grecia erano disposte e persino brama¬vano di aiutare artisti e poeti a riunire in opere poderose le eredità ancestrali.<br />
<br />
Il poema dell'Iliade non poteva evitare di riflettere il carattere del suo ambiente, eppure ogni singola parte dei suoi ma¬teriali poteva avere avuto un'origine molto anteriore. Nollo stabilire il ritmo del cambiamento durante il Medio Evo, lo storico deve prendere le mosse dalla documentazione materiale, molto più si¬curamente databile, e può usare gli ac¬cenni dell'epica e del mito solo in quanto si adattano alla solida struttura già di-sponibile. Il partire in primo, luogo da Omero o il chiamare gli antichi secoli greci "età omerica" significa restringere troppo la nostra visuale. L'Iliade inoltre fu creata in un'età relativamente impre-cisabile, in cui il passato, il presente e il futuro non erano rigidamente separati. Distinzioni culturali tra "greco" e "non greco" erano ancora in via di creazione; all'interno le divisioni politiche erano an¬cora amorfe. Omero non riflette decisa¬mente le caratteristiche di una qualun¬que area specifica o di una qualsiasi espressione locale della cultura greca. Se la sua opera può essere meglio parago¬nata con la ceramica attica, questo non significa che egli fosse un ateniese o che la sua tradizione epica derivasse in primo luogo dall'Attica. <br />
<br />
Inoltre Omero si era reso conto che era avvenuto un cam¬biamento, ma nel suo intento di creare una storia generica innestò nella sua ope- chiloco e dei ceramisti dei vasi a figure ra una vena arcaica. Ogni asserzione che nere possono già essere esistiti, sebbene l'epica e il mito riflettano in primo luogo ancora senza un loro portavoce, nell'età lo spirito dell'inizio dell'VIII secolo e poi di Omero. L'epica era incapace di imma-<br />
più generalmente il sistema di vita del ginare gli uomini fisicamente come un<br />
Medio Evo deve fare i conti con gli sforzi tutto intero, mosso dall'interno. Questa è<br />
molto frequenti che mirano ad assegnare una caratteristica dell'VIII secolo. Una<br />
a questo materiale origini micenee .o analisi dettagliata del vocabolario di Ome-<br />
orientali. In merito al primo problema; ,ro e dei suoi modi di dire ha dimostrato<br />
non si sa fino a che punto il mito greco » che per il poeta l'essere umano era un<br />
derivasse da fonti micenee. Sforzi entu- insieme di parti, come è rappresentato<br />
siastici sono stati fatti per scoprire le nelle figurazioni del Dipylon. Nell'Iliade<br />
rappresentazioni di Europa sul toro e l'uomo esiste solo per agire. Nell'Odissea<br />
altre figure mitiche su sigilli, gioielli e compare una forza interna e una consi-<br />
vasi micenei, ma studiosi più cauti hanno derazione volutamente attenta del proprio<br />
incontrato poche difficoltà nel negare agire.<br />
tutte le identificazioni proposte. Benché Tra le due opere si trova la fase ini-<br />
sia possibile che gli uomini nell'età mi- ziale della rivoluzione nella civiltà greca.<br />
cenea abbiano avuto dei miti, essi ora L'Iliade è per noi la più importante pietra<br />
non possono essere identificati. miliare nello sviluppo del Medio Evo che<br />
Quando gli uomini giunsero a conside- precorre quella rivoluzione. ,<br />
rare gli dèi più definitivamente in forme Tuttavia, benché gli eroi dell'Iliade de¬<br />
simili alle proprie, raggiunsero una mag- rivissero la forza da un impulso divino,<br />
giore consapevolezza della loro propria essi erano caratteri dotati di libertà di<br />
natura. La riflessione profonda e conscia volere, sostanzialmente razionali, riflessi-<br />
sugli aspetti essenziali dell'umanità e sul vi ed avveduti. Pur soggetti a schemi<br />
suo posto nel mondo, uno dei segni ca- ferrei di una comunità, manifestano at-<br />
ratteristici della cultura greca, fu una teggiamenti individuali, mostrando cosi<br />
conquista dell'età della rivoluzione. I suoi una tipica caratteristica greca, emersa<br />
primi stadi avevano avuto luogo all'inizio dalla civiltà arcaica e trasmessa nella<br />
dell'VIII secolo. Ci sono a testimonianza classicità ellenica più tarda. Gli uomini<br />
i vasi del Dipylon e i ritratti di Omero, dell'inizio dell'VIII secolo non erano con¬<br />
ia cui "conoscenza delle passioni del- sciamente orgogliosi delle proprie con-<br />
l'umanità" doveva rendere il suo lavoro quiste: tale egocentrismo intervenne nel<br />
un duraturo manuale di vita umana e periodo seguente. <br />
<br />
Le conquiste psicologiche degli ultimi scente ricchezza delle tombe dei nobili,<br />
cinquant'anni ci hanno portato a vedere l'emergere della ceramica del Dipylon,<br />
più chiaramente che il ritratto omerico l'adozione dell'alfabeto, il culto degli eroi, dell'umanità era ancora limitato per molti l'aumento dell'uso di figurine e altari — aspetti importanti. <br />
<br />
Questa limitazione era tutti elementi databili —, indicano che<br />
in parte il risultato della stilizzazione di la cultura greca si muoveva verso una<br />
una tecnica epica, orale, che forzò i poeti, nuova fase.<br />
come anche i ceramisti del Dipylon, a Sulla solida base di queste indica-<br />
lavorare entro uno sfondo di schemi ac- zioni si può sperare di datare l'Iliade, il<br />
cettati e di semplici composizioni. Solo momento in cui il mito si fissò e il<br />
così l'ordine poteva essere portato nel pantheon olimpico si cristallizzò, nella<br />
caos della vita. Omero, inoltre, non si stessa epoca.<br />
sforzò di essere Dante e di abbracciare Le cause di questo "cambiamento"<br />
tutta la conoscenza e il pensiero della dell'VIII sec. non sono chiare. Lo stor-<br />
sua epoca. Molto evidentemente intere dimento causato dalla rovina micenea,<br />
fasi dell'attività umana non potevano l'isolamento conseguente non furono<br />
entrare nella storia epica della guerra, estranei alla nascita dei tempi nuovi. Ere-<br />
Gli aspetti delta vita che furono espressi ditando una massa di elementi più an-<br />
nell'opera del VII secolo di Esiodo, Ar- tichi, le generazioni che vissero nell'Egeo<br />
dal 1100 al 750, li fusero in una conce-zione coerente e in una struttura sociale che al tempo dell'Iliade deve essere chia¬mata "Greca". Chester G. Starr precisa le sue teorie sull'epica e sul mito alla luce, soprattutto, delle scoperte e dei ri¬trovamenti archeologici. A lui interes¬sano "mito" ed "epica" in quanto feno¬meni storicamente accettabili, non tanto nella loro veste di momenti esistenziali sempre presenti ed operanti nell'animo umano.<br />
Il mito quale momento poetico crea¬tivo dell'uomo, fissato in racconti, è il corrispettivo, nella tradizione orale e letteraria, di quel che era ed è tutt'ora, nella vita pratica quotidiana, quel "pas¬sato" che non è passato in quanto è atemporale, eterno presente, attualizzato nei prototipi della coscienza mnemonica, vivo ed operante nell'azione momentanea. Il passato che non è morto e che vive in situazioni particolari.<br />
Ciò che importa, del passato, è ciò che si dimentica. Si ricorda il sedimento e la storia. Ciò che è destinato a soprav¬vivere sopravvive apparentemente in se¬greto, in realtà nel modo più evidente e palese, poiché sopravvive come materia esistente di chi ha sperimentato il pas¬sato: come presente vivente, non come memoria di passato morto.<br />
<br />
<strong>Dioniso era il dio del dolore, poiché è dolorosa la perdita del passato quando il passato non è ricordato in quanto è ri¬masto presente. Il dio della perdita. La meccanica e superficiale interpretazione dello schema di morte e rinascita intra¬visto nelle testimonianze della religiosità dionisiaca può essere modificata in questo senso: così come nell'iniziazione primor-diale, l'esperienza di morte e di rinascita è innanzitutto cambiamento, passaggio da uno stato ad un altro. La morte che prelude la rinascita è l'abbandono del passato, il quale cessa di essere tale e non è ricordato perché è divenuto pre¬sente: la parte del passato che non si ricorda, che non è passato. La rinascita è, appunto, l'esperienza di quel presente che comprende in sé tutto ciò che del passato era vivo ed è vivo: tutto ciò che non si ricorda.</strong><br />
<br />
<strong>"Wirf dein Schweres in die Tiefe!..."' "Getta il tuo peso nel profondo! Uomo! Dimentica! Uomo dimentica!<br />Se vuoi volare,<br />se vuoi essere di casa nelle altezze,<br />Ecco il mare, gettati nel mare!</strong><br />
<br />
Divina è l'arte del dimenticare!".<br />
Così Friedrich Nietzsche. (Ditirambi di Dioniso e poesie postume — 1882-1888 •—, Adelphi, Milano 1977, pag. 169-70).<br />
Questo accennato è solo uno schema temporale della dinamica interna all'espe-rienza religiosa dionisiaca. Qual è il con-tenuto di questa esperienza? È proprio<br />
10 schema temporale, il passaggio, la perdita del passato in quanto divenuto presente. <br />
Giustamente si è riconosciuto in Dioniso il dio del dolore. Ciò che rende<br />
bifronte ai nostri occhi il volto di Dioniso è il dolore implicito nella rinascita:<br />
11 dolore che è -fatale nell'accesso alla<br />
gioia.<br />
<br />
<strong>In una camera di bronzo, davanti al laccio silenzioso dello strangolatore, abbiamo avuto speranza; nel fiume dei piaceri, paura. <br />Qualcuno griderà che amore è spesso dolore? Senza crudeltà non c'è festa e anche la pena ha in sé molto di festivo.</strong><br />
<br />
A questo punto si sovrappone allo sche-ma temporale lo schema metafisico. <br />
<br />
Se il passato è il "fin qui noi siamo" pro-nunciato dagli uomini, e il presente è "il resto è cosa degli dèi", quando nell'espe-rienza dionisiaca il passato è dimenticato, dunque è divenuto presente, l'uomo ac¬cede a " il resto è cosa degli dèi ", speri-mentando, nella separazione dal " fin qui siamo noi", la perdita dell'umano, della sua dimensione. Si equipara agli dèi di¬menticando il passato e vivendo un pre-sente senza -futuro, un domani senza pas-sato: quando si parla dell'ebbrezza dio-nisiaca o dell'erotismo orgiastico, non è possibile Jmjc^r^e^qMesta consacrazione del presenterete è ìtt^témpo stesso la-cerazione e gioia, passaggio: superamento dei limiti. L'esperienza erotica dell'orgia è, appunto, il più crudo e doloroso pre¬sente assoluto. I simboli sessuali dell'ico¬nografia preistorica sono, d'altronde, ga¬ranzia di vita non tanto come garanzie del perdurare della specie, quanto come emblemi, simboli efficaci dell'assoluto presente. L'orgia è innanzitutto attualità, simultaneità, presente. E la tradizionale sentenza latina "post coitum animai tri¬ste" va intesa non tanto nel sens.o di rim¬pianto o di percezione di colpa, quanto nel senso di confermata perdita del pas¬sato. Potrebbe trattarsi anche di senso di colpa, se il passato perduto è innocenza primordiale (il "Verginità, verginità ti perdo " di Saffo). Il dionisismo appare inattuale ideologicamente. L'esperienza re¬ligiosa dionisiaca è stata dimenticata, e dunque è divenuta materia vivente nei sin¬goli presenti.<br />
Il dionisismo originario era " ciò che del passato si dimentica ". Presente vivente.<br />
Il " dionisismo " di Nietzsche era inat-tuale, non era che presente nutrito del passato — il presente in cui non si può riconoscere il passato, poiché è divenuto presente.<br />
<br />
<strong>Nietzsche era convinto di "ricordare il passato". </strong><br />
<br />
In realtà — e Jeanmarie lo di-mostra (H. Jeanmarie, Dioniso. Religione e cultura in Grecia, trad. it. di G. Glasser, Einaudi, Torino 1972) — né lo ricordava, né avrebbe potuto ricordarlo.<br />
<br />
<strong>E soffrì le pene di chi ha perduto il passato. <br />Le soffrì, senza saperne riconoscere la causa, appunto perché il passato credeva di "ri-cordarlo", anche se ebbe in proposito più d'una repentina illumuiazione. Nel paragrafo 224 di "Aldilà del bene e del male", scrisse: "I nostri istinti ripercor¬rono tutte le vie del passato, noi stessi siamo una specie di chaos: — ma, infine, come già dicemmo, lo "spirito" sa tro-varci il suo vantaggio".</strong><br />
<br />
Si direbbe che "ripercorrere tutte le vie del passato" sia il contrario dell'aver "perduto il passato". Ma se si guarda più a fondo, appare molto più probabile che il "ripercorrere tutte le vie del pas¬sato" da parte dei "nostri istinti", signi¬fichi l'aver "dimenticato" il passato, poi¬ché ciò che del passato è vivo, è il pre¬sente. Ma non senza dolore ci si stacca dal passato per possedere solo il presente, non senza dolore si rinasce — non senza morire (F. lesi, Materiali mitologici, Ei¬naudi, 1979, Torino, pagg. 121 segg.).<br />
<br />
In quanto "tradizione letteraria", il mito, il materiale mitologico, è scoria, dunque. È il "ricordato". Un relitto del passato. Ma il mito, la "mitopeia", in quanto creazione di " prototipi ",* di "fi-gure" che la mitologia dell'anima di cia-scun individuo crea (e che sono costituite<br />
<br />
<strong>*C.G. Jung ha battezzato queste figure determinanti « archetipi ».</strong> <br />
<br />
<strong>Kerényi</strong>, oltre a chia¬marle « prototipi », che ha un significato non simile ma affine, le definisce anche « imma¬gini » o « figure ». <br />
<br />
L'archetipo di Jung non è mai visibile, in sé, bensì solo suscettibile di ipòstasi, risultato della sua funzione formativa; l'« archetipo » di Kerényi può in sé e per sé essere, visione aa Ogni uomo ea e n suo segreto, che ogni uomo coltiva nei propri pensie¬ri segreti e contempla senza mediazioni, creandolo, se è un veggente. La malizia di Hermes, intrinseca nell'esercizio dei pensieri segreti, fa si che l'archetipo sia creato dall'uomo — non: si appalesi all'uomo o nell'uomo — ogni volta che l'uomo entra in rapporto di consapevo¬le contemplazione con il suo « essere fuso » col mondo, dunque — in una sorta di corto circuito mitogenetico —, si sente afferrato perché si afferra.<br />
<br />
<strong>(...) La distanza fra « archetipo » (Jung) e « prototipo » (Kerényi) è quella che inter¬corre fra due diverse valutazoni di ciò che avrebbero potuto incontrare i « meditabondi pellegrini » se si fossero spinti « in agro », nei passaggi del sogno: immagini, per Jung; ma¬schere, per Kerényi. </strong><br />
<br />
Il « prototipo » (Urbild) di Kerényi è un'immagine (Bild) che non ap¬partiene al territorio del sogno e che non deriva dall'essere afferrato e modellato deV.'i'.o-rfio-fal miro; ma il « prototipo » si collega al territorio del sogno,.perche-nèh* pt'uioìiìsu » assume forma la coscienza dell'« essere fusi » (Verwobenheit) con tutto il mondo sensi¬bile: un « essere fusi » che, nel sogno, è concretato dalla maschera, volto rigido come — pa¬radossalmente — una rigida copertura di perenni fluttuazioni metamorfiche su ogni lo. In quella che per Kerényi è la maschera, fluttuazioni d'immagini irrigidita per eccesso, Jung riconobbe gnosticamente un repertorio d'immagini nelle quali l'uomo sperimenta il suo « essere gettato » (Geworfenheit) nel mondo anziché il suo « essere fuso » con il mon¬do. Al « manichesimo » (Martin Buber) di Jung e alla sua tendenza ad analizzare per vici¬nanza e veggenza gnostico i materiali mitologici, Kerényi contrappone il suo umanesimo di « iniziato ai misteri di Hermes », meditabondo pellegrino che indaga tanto più acuta¬mente, quanto più avverte la distanza che lo separa dall'oggetto d'indagine e la povertà di veggenza che gl'impedisce di superare quella distanza. Hermes è « la guida delle anime »: per un mitologo che, come Kerényi, sia convinto di poter ricorrere alla scienza della mito¬logia come una scienza che trae valore — di arte d'autoritratto — dal rapporto con le fi¬gure mitologiche istituito dal suo riflettere su sé stessa, essere iniziato ai misteri di Her¬mes significa essere, oggi, iniziato a non avere una « guida delle anime » e ad addentrarsi tuttavia, di là dalle immagini, nei territori della morte e del sogno. Kerényi, dopo un pe¬riodo giovanile di profonda partecipazione al cattolicesimo, fu sempre estremamente re¬ticente sulla propria religione o religiosità personale. Di questo suo atteggiamento si può dire soltanto che fu una dedizione al segreto, ma ad un segreto visibile, ad una maschera ermetica e maliziosa di afferrato-afferratore, di facitore-contemplatore di archetipi, di là dalla quale non vi sono archetipi invisibili, ma un'apertura umanistica all'ignoto esisten¬dole. Non a un inconscio collettivo di elementi formativi invisibili, ma all'ignoto privo di ogni interferenza con il conosciuto: all'ignoto della vita per il nascituro e della morte per chi dovrà morire: « Prima di nascere non sapevamo nulla della vita, eppure essa è stata bella: per lo stesso motivo anche la morte non deve farci paura: essa non ci deluderà » /citazione da Tagore, fatta da K. in un colloquio) {dalla Introduzione di F. Jesi, sta in Mi¬ti e misteri, di K. Kerényi, pagg. 7-19) da elementi formativi, la cui efficacia può sempre constatarsi nelle manifesta¬zioni dell'anima, sia nei suoi sogni e visioni, sia nelle sue creazioni artistiche o nel suo modo di modellare la sua vita individuale), è un'attività incessante del-l'anima umana di ogni individuo, capace di rinnovare il gesto più ripetuto, strap-parlo al passato, dimenticarlo e compier¬lo, come se fosse una prima volta, ma già "conosciuta". È questa gestualità, questo sentire intuitivo eppure abituale che ci permette di compiere un'azione, sia pure già accaduta milioni di volte, di assistere ad un evento, sia pure già accaduto milioni di volte, come se fosse la prima ed "ultima" volta. Ed è chiaro che tutti noi quando sappiamo agire mo¬mentaneamente, senza che l'ansia del fu¬turo e l'angoscia del passato riescano a bloccarci e paralizzarci, agiamo "mitica¬mente". Anche se nulla sappiamo del "mito" come è inteso letterariamente, perché ognuno ha la sua dimensione mi¬tica, il "suo mito". Il suo spazio fuori dal tempo. Per l'uomo che nulla sa, per l'uomo quando nulla sa né ricorda con dolore e non intende agire per un fine prestabilito e preciso, se non per uno già compreso naturalmente nell'assenza stessa della sua azione, che questo la con¬taminerebbe in qualche modo e ne di¬struggerebbe l'attualità, agire è "agire miticamente". Ossia, l'agire miticamente è l'agire in sé e per sé. L'agire in cui la memoria ed il passato si fondono nel presente e non rappresentano un dolo¬roso fardello.<br />
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Tutto ciò che è "futuro" nasce dall'atto, dall'agire stesso, ed è già in qual¬che modo conosciuto, non previsto in ogni particolare, e non da angoscia, non da oppressione, poiché tutto sarà come "deve" essere.<br />
Per l'antico Greco la conoscenza del mito quale vicenda scritta, giustificava per la propria coscienza un'azione — qua-lunque essa fosse — a favore e contro chiunque, poiché non è fattibile il bene senza il male, poiché non c'è gioia senza dolore. Bene e male, gioia e dolore sono le conseguenze d'ogni azione. E qualsiasi . azione, ne da in eguale misura. Il vivere "miticamente" dava forse al Greco quel senso di "certezza", quella purezza, quel¬la ingenuità, che era malvagità senza ver¬gogna per sé stessa, che era — Apollo e Dioniso — sapienza e dolore.<br />
Eppure non bastò a vincere l'ansia, ''angoscia, il sapere fissato in formule mitiche. <br />
<br />
<br />
Il mito, divenuto letteratura e fossilizzato "fuori" dal Greco, perse la sua funzione. Fu necessario "divinare" e profetizzare. <br />
<br />
Questo era come un proiet¬tare nel futuro, oscuramente ed enigma¬ticamente, situazioni passate e presenti. "In chi è convinto che l'avvenire sia prevedibile normalmente si illanguidisce l'impulso all'azione: in Grecia troviamo invece paradossalmente coesistente una cecità completa, nella sfera politica, ri¬spetto alle conseguenze dell'azione, o ad¬dirittura con un furore senza freni nel-l'affrontare imprese disperate, contro le predizioni del dio. Eppure la nostra perplessità può essere superata, quando si consideri che questa grandiosa impor¬tanza del fenomeno della divinazione non si accompagna per forza a una visione generale del dominio unico e assoluto della necessità nel mondo. <br />
<br />
Il concetto di destino, potentissimo presso i Greci, tolse loro tanto poco il gusto dell'azione, che un impulso forsennato di autodistrutti-vita rese la storia greca brevissima in confronto alle immense forze latenti in questo popolo." (<strong>G. Colli</strong>, La nascita della filosofia, Adelphi, Milano 1978, pag. 45).<br />
<br />
In questo brano <strong>Colli</strong> pare non consi-derare il fatto che l'uomo ama soprat-tutto la serenità e la tranquillità, ma si sente spesso attratto verso l'imprevedi¬bile, il caos che spezza il ripetersi mec¬canico degli eventi esistenziali. O piuttò¬sto pare, lui così amante della grecita, dispiaciuto della sua breve vita storica.<br />
<br />
<strong>Ma il tempo, cos'è il tempo? , fu solo un "volo d'Jcaro", dunque, quello dei Greci? <br />O non fu; quel loro breve volo, quanto più volentieri ricordiamo, per la sua drammatica intensità e con¬vivenza di purezza e malvagità?</strong><br />
<br />
Chi vuole troppo chiarire, precisare, co-noscere, non finisce poi con l'agire il più avventatamente possibile, anche con¬tro la sua stessa volontà e la sua stessa ragione di esistere?<br />
<br />
<strong>Firenze ascoltava il suo profeta, molti "secoli" dopo. E lo bruciò.<br />E lo stesso profeta, non aveva forse l'atteggiamento di chi troppo vuole e subito?<br />Ma a proposito di Apollo e della divi-nazione sarà fatta qualche considerazione in seguito, riprendendo alcune osserva¬zioni sopra Giroiamo Savonaroia.<br />"Invece il mito è la comunicazione di¬retta del pensatore, di fronte alla quale tutto il resto diventa una tortuosa divagazione.</strong><br />
<br />
<strong>I Greci ci presentano molte favole serie, ci narrano la storia degli dèi e del mondo: Esiodo e Parmenide, Pin-daro e Piatone, Eschilo ed Eraclito ci raccontano come sono veramente le cose intorno a noi, viste da un occhio più penetrante. Le immagini della loro fan¬tasia ci mostrano la filigrana della realtà" (G. Colli, Scritti su Nietzsche, Adelphi,. Milano 1980, pag. 121).</strong><br />
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<strong>In questo modo il mito è l'Alibi, l'Al-trove ove tutto è accaduto e che tutto autorizza ad accadere. Il fatto — l'evento — accaduto, una volta per tutte, spogliato del sentimento, che è "tempo", deresponsabilizza l'individuo conciliando l'indivi-duale con l'universale, l'intuizione con la ragione, il passato che muore nel dolore e rinasce nella gioia presente, l'in¬tuizione e l'ebbrezza (Dioniso) con l'in-telligenza della contemplazione razionale e fuori dal tempo, immersa nella logica, che è in quanto sarebbe comunque: è futuro e non è nel tempo giacché è so¬gno, mantica, profezia (Apollo).</strong><br />
<br />
<br />
E tuttavia questo punto in cui <strong>la Memoria e la Storia (che non è l'azione, ma l'atto; non il fare, ma il fatto, il finito, il "compiuto") si fondono con la Vita (l'agire indistinto e non necessaria-mente finalizzato)</strong> e l'azione (che è il determinato agire nel Tempo e nello Spazio) non riescono ad annullare del tutto l'ansia (paura del possibile incon-trollabile, del futuro quale ci dannegge-rebbe) e l'angoscia (il dolore della per-dita di qualcosa di sé, che è dimenticato, morto, ed è presente che sempre fugge) che ritornano dopo l'atto del _supera-meìito degli opposti antitetici (DioiiLov Apollo = Passato-Futuro = Dolore-Gioia), perché si ripeta di nuovo la cosa, perché il processo è un procedere senza inizio e senza fine, è la coincidenza degli op¬posti, diversi, ma non avversi. Affini, "uguali ma non simili".<br />
<br />
La consapevolezza dell'inutilità, della ripetitività del processo, lo rendono mo-notono e privo d'interesse. E questo è il "taedium vitae". Ed anche questo, co¬me tutto, è già "previsto", perché è già accaduto.<br />
Nella Nascita della Tragedia, Nietzsche chiamò conoscenza, verità, la sconvolgen-te intuizione dionisiaca della radice or-renda della nostra esistenza (G. Colli, op. cit. — scritti su N. — pag. 106).<br />
<br />
La coscienza di questo dolore fatale — la notte in cui il passato sparisce quando diviene presente — può essere intesa come conseguenza dell'allontanarsi degli dèi: come, nelle parole di Hegel, il "pe¬riodo della coscienza infelice".<br />
<br />
In Schopenhauer e il Romanticismo, Pietro F. Quarta (Alla Bottega, Anno XII, N. 3, Maggio-Giugno 1974, pagg. 8 segg.) mette in luce la stretta relazione tra la ideologia del filosofo e il movimento romàntico: ferma restando la difficoltà di ridurre questo movimento spirituale * nei termini perentori di una definizione unica, valida tanto comprensivamente quanto estensivamente, il Romanticismo rivela come suoi caratteri costitutivi due tendenze fondamentali, una negativa e l'altra positiva, le quali, naturalmente, confluiscono in un'unica Weltanshauung.<br />
In termini di negazione, il Romantici-smo si oppone al razionalismo illumini-stico e all'intellettualismo astratto, inca-,pace d'intendere la vita singola, che viene, invece, ripensata attraverso le con-traddizioni della esistenza e la tensione verso poli opposti. È ovvio che il Ro-manticismo non intende distruggere la Cagione o l'intelletto, ma ne nega le soluzioni chiuse e statiche.<br />
<br />
In termini di affermazione, il Roman--ticismo sostiene la prevalenza dell'intui-zione immediata sulla riflessione, la su-periorità del sentimento sulla ragione, la riconduzione del senso della vita a un principio cosmico, per cui ne deriva una visione drammatica dell'esistenza umana, ripensata in termini di nostalgia e d'iro¬nia.<br />
<br />
<strong>Il Romanticismo sente in sé e intorno a sé il mistero, la ,realtà sensibile si presenta come aspetto Esterno di un'altra più essenziale realtà, che gli sfugge: non può avere mete precise a cui tendere e soffre per questo suo perpetuo ricercare qualcosa che lo appaghi. In questa con¬tinua tensione verso una meta, il ro-mantico vagheggia il diverso, il lontano nel tempo e nello spazio, sede di una per¬fetta felicità che il vicino non può dare: ma la consapevolezza della impossibilità del sogno a cui si abbandona, genera la costituzionale scontentezza che è propria della sensibilità romantica, la Sehnsucht, la nostalgia, l'abbandonarsi al sogno sa¬pendo di sognare. Nasce così il mito del dolore, considerato non solo come in-sopprimibile, ma come consustanziale alla natura umana; la consapevolezza della propria infelicità è ciò che distin¬gue l'uomo dai bruti; rinunziare al dolore significa rinunziare alla propria dignità di uomo.</strong><br />
<br />
<br />
Dalla scoperta del fascino dello strano, dell'esotico, del diverso, alla « tempestosa leggiadria dell'orrore », come diceva la Shelley, non c'è che un passo; e del resto uomini che concepiscono la vita come un dramma non possono non vedere il dramma anche nelle cose che li circon¬dano; le brutture, le sofferenze, le ma¬lattie sono gli aspetti visibili del dolc¬iore che è nel fondo delle cose: scoperto il brutto, lo si ama, con il senso dolo¬roso del « cupio dissolvi ».<br />
<br />
Tutti questi caratteri sono presenti in Shopenhauer assieme alla carica emotiva che contraddistingue l'anima romantica: la coscienza dell'antinomicità della vita. Questa carica si esprime in lui nel dis¬sidio fra pensiero e impulso, fra esigenze razionali e tendenze estetiche, fra sen¬sualità, irritabilità, tristezza e l'esigenza del loro superamento nell'ascetismo e nella noluntas. Il dissidio si manifesta anche nel contrasto fra individuo e specie, fra istinto e coscienza, fra temporale e eterno, fra mondo fenomenico e mondo noumenico.<br />
<br />
Come i romantici, Schopenhauer avverte la situazione antinomica dell'uomo, l'oscil¬lare tormentoso tra la piattezza della vita quotidiana e la rarefatta atmosfera di una visione ideale e la confusione dell'una e dell'altra in una equivoca Wel-tanshauung, delinea tutte le esperienze e le alternative personali capaci di supe¬rarla, pervenendo, sul piano della rifles¬sione filosafica, alle estreme conseguenze. <br />
<br />
Dalla vita come rappresentazione passa alla vita come arte, come pietà, al motivo del superamento della volontà individuale, fino alle ultime "cataboliche" conclusioni.<br />
<br />
Rimane, anche dopo l'estrema soluzione, la problematicità della soluzione; e non perché essa stessa è problematica, ma perché è la vita umana di tutti gli uomini a rivelarsi incapace di accettare, una volta per sempre, la soluzione del problema. Non basta avere scoperto che l'essenza del noumeno è la volontà; non basta aver rivelato la via che conduce alla riduzione della volontà individuale alla volontà cosmica; l'umanità rimane ancorata ai due termini del problema e prospettarne le soluzioni non significa ottenerne l'acccttazione. In tal modo, nel romantico Scliopemiauer, l'assoluto e il relativo rimangono come termini di una opposizione continuamente rinnovantesi da uomo a uomo, da generazione a generazione. « Nella molteplicità delle forme di assoluto determinate da Schopenhauer riaffiorano tutti i motivi antitetici e il Romanticismo si rivela nel groviglio delle sue contraddizioni insuperate. Di antino-mia in antinomia si è giunti a quella della volontà con sé stessa e dell'essere con il nulla. L'esigenza dell'autocoscienza si è sollevata fino ad un concetto così radicale di libertà, da vederne l'ideale nell'autonegazione del mondo » (citato da: U. Spirito, La vita come arte, Firenze 1948, pag. 246).<br />
Il romanticismo, dunque, ha riportato in primo piano la nebbia dell'esistenza umana, di contro alle illuminate certezze del razionalismo settecentesco.<br />
<br />
L'antitesi fra notte e giorno, dice Furio lesi (op. cit. pagg. 129 segg.), che Hòl-derlin evocò quale perenne alternanza nell'elegia "Pane e vino" (Brot und Wein) può coincidere (invertendo i termini con-sueti delle sue interpretazioni) con l'al-ternanza passato-presente, là dove la notte è il passato divenuto presente e il giorno è il presente in cui si è dimen-ticato il passato (appunto perché dive¬nuto presente).<br />
<br />
<strong>Affermare che " passato " nel dionisismo originario coincida con la materia stessa del divenire, e che "presente" sia nome dell'attimo in cui il divenire sembra ar¬restarsi poiché ricondotto al suo para¬digma (o al suo primo motore) nel volto del dio, significa ritornare alla coincidenza eraclitea degli opposti Hades-Dioniso, e dunque prolungare la sequenza del pas¬sato-presente in invisibile-esibito.<br />Giustamente Louis Gernet neiìsFSHesQi? servazioni sul libro di Jeanmarie fece notare che una caratteristica fondamen¬tale dell'opera consiste nell'attirare l'at¬tenzione suH"'inafferrabilità" della per¬sonalità di Dioniso e sulla scarsa origi¬nalità degli elementi culturali e mitolo¬gici che vi si riconnettono.</strong><br />
<br />
<strong>Dioniso non può essere individuato ricorrendo essenzialmente alle componenti specifiche dei suoi culti e dei suoi miti, della maggior parte dei quali appare ere¬de, se non usurpatùre: la sua autentica originalità, la verità più profonda della sua personalità, tra le più forti e fasci-natrici del pantheon ellenico, risiede ed è con chiusa nella sua stessa presenza.<br />A differenza di quasi tutti gli dèi greci, egii non rivela la sua fisionomia nelle attività religiose cui presiede o nelle tra-dizioni mistiche di cui è protagonista: esse si sono raggruppate intorno a lui quasi come sovrapposizioni a posteriori, a causa di alcuni aspetti — e non sem¬pre fondamentali — dell'universo proprio che egli impone con la sua sola presenza. Dioniso è, dunque, esibizione di una real¬tà, il cui essere profondo è contraddi¬stinto dalla tonalità passato-morte-invisi¬bile. </strong><br />
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<strong>Grosseto <br />aprilis 2006/2009 </strong><br />
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<strong>Dioniso è il paradosso divino del ricordare ciò che si dimentica, del pre¬sente in cui il passato "sopravvive appunto perché ha cessato di essere. Jeanmarie precida che Dioniso non è il "dio della morte", ma con la sua sola presenza evoca la morte e l'aldilà. Nel sottolineare questa tesi di Jeanmarie, Gernet toccò un punto fondamentale dell'essenza di Dio¬niso, configurando il dio entro il contesto del pensiero di Piatone come il probabile Altro, l'opposto al mondo delle idee. Ciò arricchisce e perfeziona il concetto di dio inafferrabile, trasformandolo in quello di dio dell'antitesi nel quadro del fenomeno che Gottfried Benn disse "il Nulla che urge alla forma". Dioniso è "l'esibizione del nulla": il passato che dura entro il presente nell'istante in cui cessa di essere.</strong><br />
<br />
<br />
L'allontanarsi del passato, che cade nel nulla quando dura nel presente, è la notte seguita all'allontanarsi degli dèi? Se la risposta — come ritiene F. lesi (op. cit. pagg. 130 segg.) — deve essere affermativa, la conseguenza dell'allonta¬narsi degli dèi — la notte della "coscien¬za infelice" — coincide non solo con il dolore fatale nella frattura tra passato e presente, ma con la necessità di morire prima di rinascere. L'antico presuppo¬sto delle esperienze inizìatiche divie¬ne norma fondamentale dell'esperienza umana dell'essere, quando dinanzi agli uomini si collocano non gli dèi identifi-cabili in base alle loro prerogative e ai loro miti, ma gli dèi — come Dioniso — "inafferrabili": gli dèi che sono esclusi-vamente "il divino", che non sono suscet¬tibili di attributi rivelatori, ma che con la loro presenza evocano la realtà di un universo.<br />
<br />
È importante notare a questo punto che il dio greco più suscettibile, oltre a Dio¬niso, d'essere identificato come "il dio" per eccellenza, di là da ogni attributo e da ogni prerogativa culturale e mitica, è Apollo.<br />
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Gli stessi temi della sua mitologia sono proposizioni delle grandi costanti dell'es-<br />
sere nel riflesso della sua presenza. Non a caso, quindi, coloro che negli ultimi duecento anni hanno sperimentato i do-lori della "coscienza infelice" si sono tro-vati dinanzi così spesso l'antitesi Dioni-so-Apollo. Non si pensi soltanto a Nietz-sche, ma a Creuzer, a K. O. Miiller, a Bachofen. Si direbbe, infatti, che il dram¬ma insito nei rapporti con il passato -, "sacro", il dramma del dover dimenticare per sapere veramente, abbia assunto le forme di una contesa tra Dioniso e Apollo, appunto perché essi — come "divinità per eccellenza" e non singoli aspetti del divino — potevano identificarsi meglio di ogni altro dio con gli dèi "assenti". Così furono riconosciute in essi le due fasi di "perdita" e di "recupero", che condizionavano le relazioni con il passato "sacro" e che, prese isolatamente l'una dall'altra, non potevano condurre alla pienezza. Apollo e Dioniso sono inscindi-bili. La loro separazione porta alla "co¬scienza infelice".<br />
<br />
L'insistenza sul carattere tragico e do-loroso dell'esperienza dionisiaca nasce allora non soltanto da una tonalità pri¬mordiale della presenza del dio, bensì soprattutto dall'impossibilità di isolare l'universo che egli impone da quello che impone Apollo, e dunque dalla fatalità d'un contrasto insanabile. Coloro che vi-vevano nella notte della "coscienza infe-lice" non si sono limitati a volgersi verso i miti antichi come a fonte di rivelazione, ma hanno creato una nuova mitologia: hanno evocato nuove immagini di divi¬nità nell'istante stesso^ in cui percepivano dolorosamente ~ Js^a^Stóg^m'e .deJT^allon-tanarsi degli dèi. I nomi di Apollo e Dio¬niso quali compaiono negli scritti di Frie¬drich Shlegel, dei romantici di Heidelberg, di Bachofen o di Nietzsche, designano due nuove divinità che corrispondono alle due fasi del doloroso dimenticare-sapere nei confronti del passato; e quei nomi sono fatalmente i nomi delle due divinità antiche in cui il divino subiva meno limi¬tazioni attributive: Apollo e Dioniso, gli "dèi per eccellenza", i prototipi — in quanto tali — degli dèi che si sono al-lontanati.<br />
<br />
<strong>Ciò non vuoi dire, naturalmente, che l'antitesi Apollo-Dipniso non abbia alcun significato originario nella storia della re¬ligione greca; ma nell'ambito greco sa¬rebbe probabilmente più esatto parlare di una differenza anziché di una antitesi. Apollo fu profondamente diverso da Dio¬niso. Basti pensare da un lato ai vincoli<br />strettissimi fra la religione di Apollo e la politica; dall'altro all'assoluta estra¬neità di Dioniso verso la sfera politica; ma i due universi imposti dalle presenze delle due divinità non dovevano affatto essere evocati insieme, in modo da con¬figurarne costantemente il contrasto.</strong><br />
<br />
Le pagine molto equilibrate che Jeanmarie dedica alla presenza sia di Apollo sia di Dioniso nel santuario di Delfi, chiariscono che Dioniso "non risvegliava la gelosia di Apollo, poiché non appariva in con¬correnza con Apollo nell'ambito che que¬st'ultimo si riservava".<br />
<br />
<strong>E se Dioniso regna nel presente, è il futuro il dominio di Apollo. In realtà, se-condo G. Colli (La nascita della filosofia, Adelphi, Milano 1978, pagg. 45 segg.), la divinazione del futuro non implica un do-minio esclusivo della necessità. Se qual-cuno vede prima quello che accadrà fra un minuto o fra mille anni, ciò non ha nulla a che fare con la concatenazione di fatti o di oggetti che produrrà questo futuro. Necessità indica un certo modo di pensare tale concatenazione, ma preve-dibilità non significa necessità. </strong><br />
<br />
Un futuro è prevedibile non perché esista un nesso continuo di fatti tra il presente e l'av-venire e perché in qualche modo miste¬rioso qualcuno sia in grado di vedere in anticipo tale nesso di necessità: è pre¬vedibile perché è il riflesso, l'espressione, la manii estazione di una realtà divina, che da sempre, o meglio al di -fuori di ogni tempo, ha in sé il germe di quel¬l'evento per noi futuro. <br />
<br />
Perciò quell'avvenimento futuro può non essere prodot¬to da una concatenazione necessaria àtì essere ugualmente prevedibile; può essere il risultato di caso e necessità mescolati e intrecciati, come sembrano pensare al-cuni sapienti greci, per esempio Eraclito. Questa mescolanza si addice alla natura di Apollo e alla sua doppiezza. La sfera della follia, che gli appartiene, non è la sfera della necessità, ma piuttosto dell'ar¬bitrio. Analoga indicazione viene dall'am¬biguità del suo manifestarsi: l'alternarsi di un'azione ostile e un'azione benigna suggerisce il gioco piuttosto che la ne¬cessità. E per sino la sua parola, il re* sponso oracolare, sale dall'oscurità della terra, si manifesta nell'invasamento della Sibilla, nel suo farneticare sconnesso, ma che cosa esce fuori da questa magmatica interiorità, da questa indicibile possessio¬ne? Non parole indistinte, non allusioni scomposte, bensì precetti come "nulla di troppo" oppure "conosci te stesso". <br />
<br />
Il dio accenna all'uomo che la sfera divina è sconfinata, insondabile, capricciosa, folle, priva di necessità, tracotante; ma la ma-nifestazione di essa nella sfera umana suona come un'imperiosa norma di mo¬derazione, di controllo, di limite, di ra-gionevolezza, di necessità.<br />
<br />
Attraverso l'oracolo, Apollo impone al-l'uomo la moderazione, mentre lui stesso è smoderato; lo esorta al controllo di sé, mentre lui si manifesta attraverso un "pathos" incontrollato: con ciò il dio sfi¬da l'uomo, lo provoca, lo istiga quasi a disubbidirgli. Tale ambiguità si imprime nella parola dell'oracolo, ne fa un enigma.<br />
<br />
E questo, lo avevamo già precedente-mente notato.<br />
<br />
In altri appunti sulla profezia, ed in particolare quella savonaroliana si os-servava che " Savonarola prende co-scienza sempre più del suo esser pro-feta, identificandosi con l'archetipo del Profeta, che ama il suo popolo e lo ri-prende, lo sferza, gli ricorda in ogni mo-mento la parola di Dio, e quelli che più ama, di più riprende. In questo senso egli si appropria della parola dei Profeti, intesa come una realtà linguistica uni¬versale capace di adattarsi agli eventi particolari. Le Sacre Scritture sono per il frate un deposito semantico di espres¬sioni attualissime, di validità universale, e a questo deposito attinge per proiet¬tarsi nel futuro senza però mai perdere di vista i presupposti storico-politici che restano sempre il sostrato necessario alla sua profezia. Profezia quindi in vivo e stretto rapporto col presente, quale mo¬mento •logicamente analitico di fattori at¬tuali visti nella prospettiva dei loro ef¬fetti consequenziali. È previsione logica affinata da una dura disciplina spirituale e intcriore. Nella concezione tomista, a cui il frate si attiene, la profezia è dire¬zione degli atti umani, e comporta quindi un'aderenza perfetta alla storia" (G. Di lacovo, Sulla Profezia Medioevale; Alla Bottega, Anno XII, n. 6, Nov-Dic 1974, pag. 69).<br />
<br />
<br />
<a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/06/04/profetismo-contestuale/"><strong>Savonarola fu profeta, e grande, anche in senso ellenico, nella disperazione tra¬gica della sua vita e della sua fine. Nella fusione del presente e del futuro, con la consapevolezza d'un passato di sofferenza destinato a ripetersi. Ma fu anche profeta di gioie e di felicità, necessariamente fuse al dolore.</strong></a><br />
<br />
E visse il momento del-l'invasamento, il conflitto interno che è proprio di chi è profeta: "Dice Geremia: ho fatto proposito di non parlare più, Signore, dei fatti tuoi: così io, qualche volta, ho fatto pensiero, quando io sono giù, e detto: io non voglio più parlare né predicare di queste cose, ma voglio starmene e lasciar fare ora Dio: e tut¬tavia, come io sono poi salito quassù, non sono potuto contenermi. Et factus est in corde meo quasi ignis exaestuans, claususque in ossibus meis et defeci, fer-re non sustinens: io non ho potuto far altro. E non posso fare che io non dica, perché io mi sento tutto ardere, io mi sento tutto infiammato dallo Spirito del Signore. <br />
Ma poi, quando io sono giù, io dico a me: io non voglio più parlare di queste cose. E tuttavia, come io sono ri¬montato quassù, non si può tenere queste cose. <br />
<br />
<a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/06/04/profetismo-contestuale/">O Signore mio, o Spirito, tu non hai paura di persona di mondo, tu non guardi in faccia di uomo, e sia che el si voglia, tu dici la verità a ciascheduno. O Spirito, tu vai eccitando persecuzioni e tribulazioni contro di te, tu vai com-movendo le onde del mare come fa il vento, tu vai eccitando le tempeste. Deh, non fare, Spirito: el non si può fare altro, questa è la conclusione: bisogna fare così" — Pred. 22a sopra l'Esodo — (G. Di lacovo, La Predicazione Profetica di Savonarola; Alla Bottega, Anno XIII, n. 5, sett-ott. 1975, pagg. 52 segg.).</a><br />
<br />
<br />
Il "'bisogna fare così" è l'obbedienza ad un impulso più forte d'ogni cosa. È la "Necessità", che non coincide con il cieco agire, ma con l'agire, qui il parlare, il profetare, nonostante tutto.<br />
<br />
<strong>Che poi il profeta dica cose giuste che tutti sannr e vorrebbero, e che per que¬sto, attiri su di sé la persecuzione ed il disprezzo, questo è il Dioniso, e già ne abbiamo parlato prima. C'è qualcosa di simile e di tragico nelle figure di Savo-narola, di Orfeo, e di tanti altri uomini — che tutti siamo " anche " profeti, ma pochi sono profeti — inchiodati dal dis¬sidio fra conoscere ed agire, fare e sa¬pere, presente, che solo esiste, e passa¬to-futuro, nascenti dalla necessità pratica del porre un limite alle cose, che limiti non sembrano avere.</strong><br />
<br />
<strong>A Delfi si veneravano "contemporanea-mente" Apollo e Dioniso. Certo, non si trattava soltanto di una differenza for¬male tra il culto di Apollo, eminente¬mente oracolare, e quello di Dioniso, pressoché estraneo alla mantica (in Gre¬cia), bensì della fondamentale autonomia delle due sfere, dei due universi, evocati dall'una o dall'altra divinità: autonomia che rendeva precario il contrasto, mentre <br />a volte poteva consentire (come a Delfi) l'alleanza. La contemporaneità non da la identificazione, non rende simili, ma uguali.</strong><br />
<br />
<br />
E proprio quell'autonomia fra la divinità che con la sua sola presenza im¬poneva il pensiero dell'aldilà, e la divi¬nità depositaria dell'interpretazione della parola del "divino", era divenuta impos¬sibile per chi viveva nella notte della "co¬scienza infelice", dopo che gli dei "si era¬no allontanati". <br />
<br />
Nacquero allora i due nuo¬vi volti: Apollo e Dioniso, quali simboli di un contrasto permanentemente attivo e insanabile, che ha innanzitutto un dissi¬dio fondamentale nell'accesso al passato — il dissidio fra vivere e sapere, fra ab¬bandono e ragione, il paradossale dimen¬ticare per sapere che, in termini tempo¬rali, diveniva il dimenticare il passato per viverlo nel presente. <br />
Se però eliminiamo dalla proposizione precedente l'aggettivo "paradossale" (o se, almeno, lo conside¬riamo soltanto come attributo della ge¬nuinità dell'accesso al divino), ci ritro-viamo nell'ambito originario dell'antico Dioniso.<br />
Tutta la dialettica fra Dioniso e Apollo si trasforma da linguaggio della nuova mitologia del tempo della "coscienza in-felice" in autentico linguaggio dionisiaco, se eliminiamo i nomi delle due divinità e riconosciamo al loro posto due costanti all'interno dello stesso dionisismo. Come si è già detto, è infatti opportuna defini¬zione dell'essenza dell'esperienza dioni¬siaca quella legge "del Nulla che urge alla forma" che vennà definita da Benn. Ma non si tratta .d-uK-^uirtrii^c tragico e doloroso, bensì più esattamente di un paradosso: nell'epoca in cui gli dèi "non si sono ancora allontanati", il paradosso del divino.<br />
Non lontano dalle esperienze romanti-che della "coscienza infelice" è l'ateismo del marchese De Sade; e soprattutto tale analogia ha verità e valore in quanto l'uno e l'altro atteggiamento dinanzi al divino ("che si è allontanato" — "che non è") stanno sotto il segno di Dioniso. Nel pensiero di Sade la crudeltà e l'esplica-zione di ogni immaginabile attività ses-suale "colmano il vuoto lasciato dall'as-senza di Dio" (come scrive Klossowski nella prefazione ad "Aline et Valcour").<br />
Va subito detto che non si vuole sta¬bilire alcun parallelo, che sarebbe arai-trario e inesatto, tra le décable dei per-sonaggi di Sade e le azioni rituali dei devoti di Dioniso* (tanto più che la componente sessuale del dionisismo è presso-ché assente — come sottolinea Jeanma-rie — nel menadismo).<br />
<br />
<br />
Allo stesso modo non si può avallare il " Dionisismo " di Sade considerando a-naloghe la ferocia del dio evocato da Eu-ripide nelle Baccanti e quella degli eroi di Sade.<br />
<br />
<br />
Sade non può essere detto devoto né di Dioniso, né di ogni altro dio: per lui, "Dio" non esiste. Si è fatto riferimento prima alla notte della "coscienza infeli¬ce" appunto per evitare di riconoscere nel comportamento dei personaggi di Sade alcun atto di devozione verso divinità nominate o taciute. <br />
<br />
Esiste però per Sade un fondamentale principio di contraddi¬zione — non personificato, presente nella radice dell'essere —, che attribuisce alla soddisfazione dei desideri di crudeltà e di attività sessuali libere da qualsiasi cen-sura caratteristiche di "perversioni" e di "anomalie mostruose", nell'istante stesso in cui egli vi riconosce un comporta¬mento universalmente ideale: il compor¬tamento dell'età dell'oro. Si è probabil¬mente insistito troppo, anche per l'influ¬enza degli studi di psicologia sul cosid¬detto comportamento "sadico", sulla pre¬sunta necessità di infrangere una legge sociale o religiosa, quale condizione es¬senziale della piena soddisfazione per i personaggi "perversi" e "mostruosi" di Sade. In realtà basterebbe pensare al significato profondo di simboli, come il castello o il monastero inaccessibili, ove si svolgono le "mostruosità" evocate da Sade, per intendere che il principio di contraddizione insito nel pensiero di Sade e nel comportamento dei suoi personaggi non è tanto rivolto contro le censure della società, quanto contro l'esistenza uma¬na nella sua interezza.<br />
<br />
Il castello o il monastero, isolati dal resto del mondo, sono i nuclei del mondo futuro: simboli di fondazione d'una fu-tura età d'oro, della quale si può dire soltanto che nascerà dalla contraddizione sistematica dell'umano, te dell'umanità come specie.<br />
<br />
In questo senso Sade è particolarmente vicino al dionisismo o, più esattamente, la sua esperienza apre una diversa via al "dionisismo" del tempo della "coscien¬za infelice". Anziché evocare il contrasto<br />
<br />
<a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/06/04/profetismo-contestuale/">Dioniso-Apollo, Sade suggerisce che l'e-sperienza del nulla, se vissuta nella sua pienezza, può condurre alla forma grazie alla forza che appunto è insita nel nulla e che lo spinge verso l'essere. Egli, inol¬tre, riconosce in ogni comportamento umano che abbia come prospettiva la sof¬ferenza e la morte (in quanto conseguen¬za di uccisione, o attività sessuale estra¬nea alla conservazione della specie), una via verso il nulla.</a><br />
<br />
<br />
Una spia dell'autentico atteggiamento di Sade nei confronti della "coscienza infelice" è costituita, d'altronde, dal se¬dicente apparato erudito di alcuni fra i suoi romanzi: dalle note che giustificano il comportamento dei personaggi con la citazione di istituti dell'antichità, e in generale dall'orizzonte di un passato in cui gli uomini erano "più liberi" o "più ragionevoli" (più vicini al nulla).<br />
È di nuovo il passato che, per soprav-vivere, dev'essere dimenticato e perciò durare nel presente. Il presente in cui vive Sade ha dimenticato il passato, e Sade lo deplora; ma la fatalità di quel-l'oblio che appare come una degenerazio¬ne (i divieti religiosi e sociali) consente a chi si isola dal presente — nel castello o nel monastero — di vivere il passato e di fondare il futuro. Da questo punto di vista, i simboli dei "luoghi inaccessi¬bili" in cui si compiono "mostruosità" permettono a Sade di spiegare quasi di-dascalicamente il processo dimenticare-sapere, spezzando la simultaneità delle due esperienze e isolando — gli uni nel "mondo", gli altri nel "castello inacces-àAbire-'--- coloro che hanno dimenticato da coloro che sanno.<br />
<br />
<strong>L'elemento di contraddizione nel com-portamento dei personaggi di Sade è, co-me l'essenza del dionisismo, ciò che con la sua sola presenza impone il pensiero dell'aldilà. Ma l'aldilà di Sade non è un convenzionale regno ultraterreno, bensì — in termini temporali — l'aldilà della specie umana: l'età d'oro o la forma alla quale urge il Nulla.</strong><br />
<br />
Se confrontiamo queste proposizioni con il pensiero di Bachofen sull'essenza greca del dionisiaco, possiamo osservare che solo la preoccupazione storica ha im¬pedito a Bachofen di spingere la sua no¬zione del regno di tenebra, cui appartiene<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>*Le donne di Dioniso si chiamavano mainàdes, « menadi », le forsennate, le furibonde. Il dio stesso mainòmenos, il « furioso », in questo senso lato, non in quello di « pazzo ». // termine deriva da « manìa » = furore — gr. —<br />la materia e quindi anche la vita, fino al valore di presupposto del comporta-mento "mostruoso" dei personaggi di Sade. Secondo l'interpretazione di Bachofen, nell'esperienza dionisiaca greca la vita appartiene al regno della morte, al regno di Dioniso, dal quale essa scatu¬risce continuamente solo per garantire la molteplicità delle morti. Bachofen affer¬ma, tuttavia, che Dioniso esige la "pro¬fusione vitale".</strong><br />
<br />
Egli sottolinea, d'altronde, fino a qual punto la legge che esige tale "profusione vitale" voglia anche la morte, poiché è pagare il proprio debito alla materia, e menziona la crudeltà di coloro che sono soggetti alla forza del dio: le madri che gli sacrificano i propri -figli, le baccanti feroci.<br />
<br />
Più di ogni altro storico, Bachofen ha insistito nel configurare Dioniso come " dio delle donne ", persuasore e sedutto¬re dell'animo femminile. Il principio di vitalità appassionata è, per Bachofen, es¬senzialmente femminile. Egli qui è lonta¬no dal pensiero di Sade, e la 'loro opposi¬zione può configurarsi nell'antitesi fra ab¬bandono entusiastico (femminile) alla legge del nulla, e deliberata volontà (ma¬schile) di applicare la legge del nulla. Nel quadro concepito da Bachofen, gli eroi di Sade sarebbero creature " apollinee ", ma¬schili, convertite al dionisismo e convinte a porre al servizio del dio delle donne la loro volontà maschile.<br />
<br />
Questa antitesi ha un significato pro-fondo nell'ambito del periodo della " co-scienza infelice ", poiché presuppone ab-bandono e volontà quali norme di com-portamento in rapporto con l'assenza de-gk *Jél'.~ Abbandono è, d'altronde, il com¬portamento fatale di chi, dopo che gli dèi " si sono allontanati ", evoca una nuova mitologia in cui riconosce un nuovo Dio¬niso e un nuovo Apollo: creare un mito si¬gnifica, se il mito è genuino, abbandonar¬si al flusso del mito, lasciarlo spandere in sé. La volontà, invece, nel senso del com¬portamento volitivo dei personaggi di Sa¬de che mira ad uniformarsi alla legge del nulla, nella convinzione che il nulla " urga a una forma " ('alla' forma), esclude la creazione dei miti: Creuzer e Bachofen fu¬rono genuinamente creatori, oltre che stu¬diosi, di miti; Sade non creò alcun mito, bensì fu costretto a subire un mito: il mi¬to del dovere, che con minore esattezza si potrebbe anche chiamare mito del desi-derio, della libidine, e che impose ai suoi personaggi il dovere di esplicare ogni -for-ma di crudeltà e di attività sessuale estra-<br />
<br />
nea alla conservazione della specie, affin-chè gli uomini obbedissero senza riserve alla legge del Nulla. L'importanza nel pen-siero di Sade della volontà quale strumen-to per adeguarsi alla legge del Nulla indu-ce spontaneamente a riconoscere nella fu-tura età dell'oro, o nella forma cui urge il Nulla, che sta all'orizzonte dei suoi perso-naggi, un mondo diverso da quello di Scho-penhauer, solo in quanto proiettato nel fu¬turo ed ignoto. Escludendo l'ignoto, alme¬no nei limiti garantiti dalla facoltà profe¬tica, il medesimo discorso riconduce in una tappa successiva al Nietzsche.<br />
<br />
Il mondo futuro è profetizzato da Nietz-sche in termini che Bachofen avrebbe parzialmente approvato, ma che, nelle lo¬ro ultime conclusioni, avrebbe certo con-siderato sommamente negativi, a parere di Furio lesi (op. cit. pagg.137 segg.). E' evidente l'angoscia che avrebbe procu¬rato al patrizio di Basilea una profezia se¬condo la quale la dissoluzione sociale egualitaria corrispondente all'avvento so¬vrano di Dioniso sarebbe stata la prepara¬zione dell'avvento delle grandi guide, de¬stinate a dominare le moltitudini di uomi¬ni resi" liberi e uguali dalla sovranità del dio. In questo discorso, tuttavia, il pensie¬ro di Nietzsche e le sue critiche a quello di Schopenhauer sono particolarmente im¬portanti quale conclusione dell'esperienza della " coscienza infelice ", che fu propria anche di Bachofen.<br />
Riprendendo l'aggettivo consacrato da Nietzsche, ma in senso molto diverso, Jeanmarie conclude il suo volume affer-mando che " nella stoica, certo molto i-nattuale del diomsisiUG"^ .iicgazfetó"radi-cale'dei valori tradizionali propria del cri-stianesimo dei primi secoli e rivolta an¬che contro il culto di Dioniso, rappre¬senta probabilmente un elemento di at¬tualità. Così scrivendo, egli stabilisce un parallelismo tra la funzione che egli rico¬nosce peculiare del dionisismo — il rinno¬vamento di una visione dell'universo e del destino — e quella, da lui considerata ana¬loga, del cristianesimo.<br />
<br />
Questi grandi movimenti di rinnova-mento spirituale — sostiene Jeanmarie — sono caratterizzati innanzitutto da una violenta e iconoclasta distruzione dei va-lori tradizionali, e solo secondariamente da un rinnovamento ideologico e dall'epi-fania di nuovi dèi.<br />
<br />
La storia spirituale dell'umanità è dun-que scandita da movimenti di rivolta e di distruzione che segnano il ritmo profon¬do della vita. Del dionisismo è quindi <br />
inattuale l'ideologia, attuale piuttosto il carat¬tere distruttore e novatore.<br />
La contrapposizione degli aggettivi " at¬tuale "e " inattuale " ci riconduce, d'al-tronde, al nucleo del nostro discorso, e cioè al significato e al valore del tempo, sia nel dionisismo originario, sia in quello nato nella notte della " coscienza infeli¬ce ". <br />
<br />
Nel criticare il pensiero di Schopenhauer, Nietzsche si preoccupò, infatti, in modo particolare del significato e della natura del tempo. Se, per Schopenhauer. il passato esiste in quanto l'intelletto mos¬so dalla volontà ne traccia le forme, per Nietzsche occorre considerare il " passato dell'intelletto ", la sua storia o meglio la sua preistoria. In tal modo sarà possibile penetrare la notte in cui affonda quel pas¬sato, o quella parte di passato, che non può trovarsi nel pensiero presente, giacché il pensiero presente lo considera cau¬sa del presente. Questa prospettiva antro¬pologica e psicologica dei rapporti fra pas¬sato e presente (che evidentemente trova paralleli .nelle ricerche di Darwin e di Spencer) conclude in un certo senso il pe¬riodo della "coscienza infelice", poiché tende ad attribuire a quel periodo una pre¬cisa connotazione storica, anziché esisten-ziale. Se il paradosso dionisiaco consiste nella dolorosa coincidenza fra dimentica-re e sapere, il pensiero di Schopenhauer può essere considerato la sua radicalizza-zione, o meglio la sua formulazione a livel¬lo rigorosamente intellettuale e nella pro¬spettiva più di una filosofia della cono¬scenza che di un'esperienza religiosa.<br />
<br />
<br />
Il presente contiene il passato poiché l'intelletto presente, mosso dalla volontà, concepisce l'unica realtà del, passato, escludendo un passato giacente nel passa¬to. Il periodo della " coscienza infelice " coincide dunque con una condizione esi¬stenziale della quale la scomparsa degli dèi è formulazione in termini mitologici. Ma quando Nietzsche propone di scoprire il passato " dimenticato " (inesistente, dal punto di vista dell'intelletto presente) nel¬la graduale nascita dell'intelletto — nel ...<br />
" passato dell'intelletto ", si potrebbe di-re, se la realtà dell'intelletto non dovesse essere considerata come globaliiià, pur senza trascurare l'interna differenziazione — egli configura la notte della " co-scienza infelice/ " come un determinato periodo della storia e l'allontanarsi degli dèi come un momento dell'alterna vicen-da dei rapporti fra uomo e divino.<br />
<br />
<br />
In questa prospettiva, i nomi di Dioni-so e di Apollo non sono più, come per Creuzer e per Bachofen, designazioni di nuovi volti divini, nati entro una nuova mitologia corrispondente alla percepita condizione esistenziale, ma simboli — non miti — delle alterne direzioni della storia e delle metamorfosi dell'umanità. <br />
<br />
Da Bachofen, infatti, Nietzsche trae non il mito di Dioniso, ma la storicizzazione del dio¬nisismo come istante, ripetuto, delle meta¬morfosi umane, e porta tale schema stori¬co a conclusioni che avrebbero probabil¬mente fatto inorridire Bachofen. Sarebbe profondamente romantico, e probabilmen¬te arbitrario, affermare che il dio/reso da Nietzsche davvero " inattuale " in quanto calato dalla sfera temporale del mito a quella del tempo storico, si fosse vendica¬to con la sua arma consueta: Conducendo, cioè, alla follia l'eterodosso. Lo schema di questo discorso " romantico " è stato però usato — ma con diverso tono e diver¬si fini — da Thomas Mann nel Doktor Faustus: se sostituendo la parola " demo¬ne " al nome Dioniso, Adrian Leverkiihn si rivela un Nietzsche che è entrato in con¬tatto con il dio, ma che ne ha usufruito conducendolo entro il tempo storico, e ha scontato con la follia la sua colpa. La col¬pa di Nietzsche, poiché così bisogna dire, pur s3znz&•• vàìcr parlare di una sua puni-zione, consistette nell'usufruir e storica-mente di Dioniso, nel calare Dioniso en-tro la storia presente e -futura, nel confi-gurare Vavvento sovrano di Dioniso come fase fatale della storia umana, preparatri-ce della venuta delle grandi guide, degli umani sovrani delle moltitudini. Non fu genuina mitologia, bensì tecnicizzazione di un mito: lo sforzo di concludere la notte della" coscienza infelice " determinò la contemplazione dei demoni, anziché il ritorno degli dèi<br />
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<strong>Pubblicato da Gennaro di Jacovo</strong><br />
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s1600/DSC01479.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://3.bp.blogspot.com/-PtJ2vzvmm5Y/Tz0_sB5jaUI/AAAAAAAAC2g/180tUyp1EI8/s320/DSC01479.JPG" width="320" /></a></div>
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§</div>Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4517439289307218951.post-1565553299345706912009-06-04T02:11:00.000-07:002012-06-30T02:13:01.069-07:00profetismo contestuale nella Firenze di Lorenzo dei Medici§
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<a href="http://ksantomo.blog.kataweb.it/2009/06/04/profetismo-contestuale/">profetismo contestuale ksantomo
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="240" width="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" /></a></div>
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<b>§§<br />§<br /><a href="https://twitter.com/#!/polilithio">@polilithio<br />gldj twitter<br /></a><br />§<br /></b><br /><br /><br /><br /><br />SAVONAROLA E I SUOI TEMPI<br /> <br />di Gennaro di Jacovo<br /> <br />INTRODUZIONE - Nei precedenti saggi sulla profezia medievale (Rivista Letteraria Alla Bottega Milano Direttore Pino Lucano anni 1972 1978 - 6-XII) e sulla predicazione profetica savonaroliana (4-XIII e 5-XIII) si intendeva mostrare come il «profeta disarmato» intendesse proseguire, più o meno consapevolmente, l'opera sociale e religiosa dei profeti medievali, nel suo continuo richiamarsi al lin-guaggio simbolico biblico, al fine di indurre la cristianità ad una radicale riforma di costume e di intenti religiosi. <br />Nei secoli XII, XIV e XV si era sviluppata una speciale produzione letteraria profetica, in latino ed in volgare, in versi e in prosa, che mirava ad esprimere preoccupazioni individuali o collettive, proiettate nel futuro, o a pronunciare giudizi e manifestare sentimenti particolari sul passato t sul presente, con l'artificio della pi-edizione. <br />L'ispirazione e l'atteggiamento di questa letteratura profetica «protestataria» è religioso ed ascetico, ma l'intento è essenzialmente politico e polemico. <br />I compositori di tali scritti erano uomini di parte che divulgavano le proprie idee di opposizione e di critica al «senso comune» camuffandole da profezie, così come molti uomini di scienza oggi «profetizzano» le sciagure che incombono sull' umanità, ponendosi da una parte in una posizione antiscientista, ma rivestendo dall'altra le proprie previsioni di quell'alone di sacralità di cai si serve la scienza ufficiale. Così i profeti e gli eretici medievali si ponevano contro la Chissà non per distruggerla, ma per rinnovarla, per rigenerarla.<br /><br />Questo dissenso protestatario anonimo (si temeva la reazione ecclesiastica) si indirizza pre-valentemente in due sensi. Uno, pessimistico, prevede una catastrofica serie di eventi che pre-cederà e provocherà la fine del mondo. L'altro, ottimistico, interpreta i mali e le sventure come premonitrici di un benefìcio rinnovamento ge-nerale.<br /><br />Quest'ultima tendenza finisce col prevalere, essendo trascorsi senza grossi sconvolgimenti gli anni fatali della «fine del mondo» preannunciati dai profeti «pessimisti». <br /><br />Possiamo dire, a tal proposito, che la persuasione dell'imminente fine del mondo e dell'avvento dell'Anticristo è una costante di tutto il Medio Evo. <br />L'aspettativa dell'Anticristo si fa addirittura ossessionante, col propagarsi degli scritti autentici e di quelli apocrifi di Gioacchino da Fiore (fine del secolo XII). Nell'anno fatale, il 1260, tanto atteso e temuto dai gioachimiti, non si verifica però nes¬suno dei sogni previsti dal «calavrese abate Giovacchino, di spirito profetico dotato», come ce io presenta Dante. <br /><br />Tanto che non pochi in avvenire dubiteranno della capacità profetica dell' abate, e San Tornmaso la negherà decisamente.<br /><br />Gli Spirituali prima ed i Fraticelli dopo, eredi di quelli nella lotta per la povertà, continuano la tradizione gioachimita.<br />L'aspettazione di questi profeti è accolta e divulgata anche da numerose sette ereticali, sorte dappertutto in Europa alla fine del '200, nonostante le dure repressioni ecclesiastiche, e miranti al ritorno ad una vita evangelica. <br />Questo nuovo indirizzo, che prima abbiamo chiamato genericamente «ottimistico», innesta nuova linfa al tema centrale della produzione profetica. <br /><br />Sarebbe, sì, venuta una catastrofe senza precedenti, ma solo per annunziare l'inizio di un'era nuova, di una nuova vita dominata dalla giustizia e dalla felicità.<br /><br />Un essere misterioso, un Restauratore del mondo, avrebbe legato le due età, concludendo la prima e iniziando la seconda con la potenza delle armi o con il fascino della, predicazione. <br />L'umanità, quindi, non avrebbe chiuso i suoi giorni con l'arrivo dell'Anticristo, ma anzi avrebbe iniziato una nuova era, purificata e rigenerata. L'abate Gioacchino accenna qualcosa di simile, ma per lui la miracolosa missione sarà compiuta da un «Riparatore» che uscirà da un ordine di santi monaci eremiti contemplativi.<br /><br />L'aspettazione è condivisa da laici e religiosi, per quanto sia possibile questa distinzione nel M. Evo. <br /> Per Dante, anche lui «profeta» (cfr. il canto di Cacciaguida, Par. XVII vv. 124 segg.), il personaggio simbolico sarà un Imperatore. Per i seguaci di Gioacchino questo personaggio sarà un papa: il Pastor Angelicus. Non valgono a spegnere le varie aspettative i rispettivi insuccessi di Arrigo VII e Pietro Angelerio da Morrone. <br /><br /> Furono ancora i Fraticelli a mantenere viva l'attesa di un Papa Angelico fino al XIV secolo. <br />Tale tema messianico, di origine antichissima (si pensi anche al "puer" delia IV ecloga di Virgilio), diventerà uno dei temi centrali della predicazione profetica di Gerolamo Savonarola.<br /><br />Questo predicatore di riforme «ricicla», quindi, i temi centrali sociali, religiosi e profetici tipici della letteratura escatologica che lo precedeva, proseguendo nel <br />'400 lo spirito degli eretici medievali, in quel suo continuo richiamarsi ad un'immediata rivelazione di Dio. <br />Dagli eretici medievali deriva anche l'amore, della Bibbia ed il principio che ogni fedele sia un poco il teologo di se medesimo (v. Luigi Russo).<br /><br />La sua è una polemica per una vita religiosa più intensa e viva, per il trionfo di una Chiesa più spirituale e meno legata agli interessi materiali. <br />Preparatore di vita e di riforme religiose, dunque, testimone del disagio spirituale dei tempi suoi, di cui si fa ammonitore e correttore. <br /><br />Profeta disarmato, insomma, destinato non tanto a precorrere Lutero, quanto ad affermare su un piano sociale il travaglio esistenziale dell'uomo rinascimentale, combattuto fra l'essere e il dover essere. <br />Questo conflitto trova, in Savonarola e Machiavelli la personificazione delle opposte posizioni, ove si accetti una simile interpretazione delle due personalità.<br /><br />Savonarola è per gli storicisti un rappresentante del Medio Evo crociato e ohiesastico, capace anche di superare questa dimensione, mentre Machiavelli rappresenta l'uomo moderno, ratiocinante. <br />Per gli spiritualisti, il segretario fiorentino è solo un pensatore profondo e scaltro ed il Frate un eroe sempre attuale della religione.<br /><br />In definitiva — secondo Russo — i due non sarebbero rappresentanti di due età diverse, ma di due momenti o atteggiamenti sempre presenti nell'animo umano: religione e ragione, entusiasmo e scienza, poesia e storia. In Savonarola la spiritualità e l'etica medievali ritornano non come cose morte ed anacronistiche, ma come perenni ed attuali esigenze dell'umana vicenda, essenziali componenti dialettiche del divenire storico.<br /><br />Lo storico e il profeta, dunque, sono due temperamenti antitetici, diversi per natura e per posizione, estremi nelle conseguenze a cui giun¬ge il loro discorso. L'uno, rappresenterebbe la politica pura, l'altro la religione pura. <br />E -tuttavia, sono figli dello stesso tempo, non solo, ma anche partecipi — anche se assai di rado — l'uno della natura dell'altro. <br />Così il Frate analizza ed opera tenendo presente la realtà «effettuale», mescolandosi alla politica del secolo. <br />Dal canto suo, lo storico assume di tanto in tanto le vesti del profeta, specie alla fine del Principe, arrivando a condividere il sogno degtó eretici e dei profeti medievali, ove dice ... «acciò che l'Italia dopo tanto tempo vegga uno suo redentore»: siamo nel tema entusiastico ed irrazionale dell' aspettazione di un personaggio carismatico e mitico, capace ii dare all'Italia un asse to forte ed unitario. <br />La logica ed il mito vengono a coincidere, arrivando ad un medesimo risultato: la ... teia mania di Savonarola, quindi, non doveva essere altro che la forza della, fede, la presenzia dell'ideale e dell'utopia. <br /><br />Qualcosa dei genere provano tutti coloro che, pur avendo costruito i loro sistemi politici o filosofici sul più assoluto rigore logico, vuoi perché vogliano vederne i risultati sia pure immaginari, vuoi perché vogliano dare un corpo materiale e tangibile alle loro teorie, inventano o s'immaginano la materializzazione pratica di quelle, proiettandola in un personaggio, in una sistemazione, in uno "status" sociale di là da venire. <br />Di questa platonica «teia mania» (follia divina, propria dei poeti e dei profeti, ispirati dal Dio per mezzo delle Muse (Fedro, 245 a - Jone, 533d - 535a), sia Savonarola che Machiavelli in misura diversa fanno uso, ma ambedue tengono a precisare come la loro, analisi sociale, etica e politica sia basata sulla osservazione rigorosa e attenta della realtà. <br /><br />Ambedue avevano assimilato perfetta¬mente la lezione di Socrate, mediata da Piatone, che diffidava assai di ogni tipo di conoscen¬za estranea alla comprensione logica, alla co¬scienza.<br />In questo modo il «Riparatore» di Gioacchino da Fiore, imbolo di un malessere sociale e re-ligioso, ma fondamentalmente frutto di un atteggiamento irrazionale ed entusiastico, viene recuperato in una prospettiva logica e razionale, pur conservando una carica profetica avve¬niristica, attraverso la mediazione del «Pastor Angelicuss dei fraticelli e del «Veltro» di Dante, fino al «redentore» machiavellico. <br /><br />Quest'ultimo, non più iniziatore di un'era lelice universale, ma solo di un'epoca più stabile politicamente per le sorti italiane.<br />In Savonarola, questo rappresenta uno dei temi costanti: aspetta un «Papa Santo» che dia inizio al processo di rigenerazione della società civile e religiosa.<br />Nel ridimensionamento di questo mito operato da Machiavelli è la barriera che separa, ma non divide, lo storico dal profeta.<br /><br />
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... E tuttavia, non è sufficiente questo per dire che l'uno è attaccato al passato e l'altro al futuro, che il pri¬mo è medievale e l'altro moderno. <br />O non si potrebbe parlare nemmeno oggi di internazionalismo e di unioni sovranazionali, che, nel campo dell'utopia, rappresentano la versione attuale dell'ideale imperiale medievale e dantesco.<br />Quanto di medievale sopravvive in Savonarola, lo ritroviamo, abbiamo visto, anche in personalità come quella di Machiavelli.<br /><br /><br /><br />ISTANZE DI RINNOVAMENTO RELIGIOSO -L'Italia del '400 è interessata da uno straordinario fenomeno di rinnovamento spirituale. <br /><br />E' diffusa l'ansia per una revisione profonda della vita umana, della società, di tutte le strutture e le istituzioni economiche, religiose e politiche. <br />In terra toscana questa spiritualità innovatrice è particolarmente sensibile, esprimendosi con l'ideale di rinascita civile e religiosa. <br />Lo sviluppo degli ordini mendicanti, Domenicani e Fran¬cescani, è favorito dalla relativa decadenza dei movimenti benedettini e dalia tendenza dei mona¬steri ad una certa staticità. <br />I due ordini mendicanti, rappresentanti l'ala irmovatnee o almeno più avanzata del clero, debbono tuttavia combattere solo le opposizioni esterne del clero stesso, attestato su posizioni statiche e conservatrici, ma anche le tendenze interne favorevoli alla chiusura della fase eroica dell'esordio nonché ad un certo accomodamento in chiave conformistica col vivere del mondo, mediante il temperamento dei rigidi statuti originali.<br /><br />Ma già alla fine del '300 in seno ai suddetti due ordini si sono formate correnti che diffondono il proposito di osservare pienamente le «regole» e di riassumere gli impegni sociali e religiosi tracciati dai fondatori, e di avviare la riforma che doveva ampliarsi dai due ordini e investire tutta la società di un rinnovato lievito evangelico. <br />Questo accadeva ai tempi dello scisma d'occidente, che denuncia il declino spirituale del papato e favorisce la riaccensione delle speranze. degli ideali, dei propositi di rinnovamento.<br /><br />In Italia efficace e valida era stata l'azione domenicana. <br />In Toscana l'azione di Giovanni Dominici fu una continua spinta riformistica del centro fiesolano contro le posizioni conservatrici del centro di anta Maria Novella. L'azione riformistica aveva condotto a percorrere la duplice strada del rinnovamento degli Statuti dell'Ordine e dell'impegno nella società con la predicazione e la fondazione di conventi nuovi. <br />In questo periodo risorge il convento di San Marco. <br />Il movimento riformista domenicano denunciava il suo programma di riforma religiosa opponendosi a qualsiasi forma di temporalismo ecclesiastico. <br /><br />Dal 1445 il convento di San Marco avvia il distacco dalla «provincia» romana, conservatrice, per avvicinarsi a quella lombarda, più aperta alle istanze di riforma e di rinnovamento.<br /><br />Questa azione di critica attiva nel clero e nel¬la società spinge l'ordine domenicano ad una presenza, ad una testimonianza nell'ambiente sociale e civile. <br />La riforma religiosa diviene esigenza di conseguente riforma civile.<br />E' in questo ambiente sociale e politico, dominato dal potere religioso accentrato nelle mani di un papa più che mai dedito a interessi temporali, dalla decadenza di un clero corrotto e mondano, da costumi prossimi alla rilassatezza pagana, che nasce forte la volontà di rinnovare e di riformare e trova, infine, il suo uomo ambiente in Gerolamo Savonarola.<br /><br />§<br />§§<br /><br />Savonarola nasce il 23 settembre 1452 a Ferrara. <br />Fin da giovane prova disgusto per la perversità dei costumi umani. A tal proposito Si conservano sue poesie relative a quel periodo giovanile. <br />A Ferrara, a 23 anni, studia medicina e pare avviato ad una tranquilla carriera, di medico, sulle orme del nonno Michele, archiatra alia corte d'Este. In quel momentoera lontano dall'idea di farsi frate: «Io dissi mille volte al<br />secolo che io non mi farei frate».<br /><br />Dirà, nella terza predica su Ezechiele: ... «Ben mi dolgo cheda principio non credevo, e posso dirvi come Agostino: io ero cieco e amavo la cecità, e l'amaro mi pareva dolce; ero servo e amavo la servitù, dico del peccato. Io me ne andavo all'inferno, amavo il mondo e la carne e te non conoscevo, Signore mio, però ti ringrazio che m'abbia illuminato». <br /><br />Era, questa di Savonarola, probabilmente la «crisi» comune alla maggior parte dei giovani. In questi anni di travaglio interiore, egli cerca¬va una via, una linea da seguire e un senso da dare alla sua vita. <br /><br />E' come una barca senza vela e lamenta in uno scritto del periodo la con¬fusione che vedeva intorno a lui: ... «Vedevo molti che avevano in bocca Giove, Giunone, Venere e Cristo insieme. <br />... Io stavo stupefatto. Guardavo i prelati e non sapevo discernere se erano signori o sacerdoti. Per la qual cosa stavamo in grandis. sime tenebre».<br /><br />La memoria degli anni giovanili sarà sempre viva in Savonarola. Sbocco di questa crisi, di cui fa parte il suo amore fallito per Laudomia Strozzi, è la decisione improvvisa, e tuttavia intuita dalla madre, di partire nottetempo per Bologna. Qui, nel chiostro di S. Domenico, dopo aver preso l'abito domenicano, per volere dei suoi superiori studia filosofìa e teologia, prepa-randosi alla sua futura opera di predicazione. Dopo quattro anni di studi torna a Ferrara per un anno; quindi viene eletto all'ufficio di lettore nel convento di S. Marco a Firenze.<br /><br /><br />§§<br />§<br /><br /><br />FIRENZE NEL '400 - Nei tempi in cui vi mette piede il Frate, Firenze è la più ricca, colta ed elegante città d'Italia.<br /><br />L'avvento del nuovo spiri¬to umanistico è già stato delineato ed assunto nella coscienza della città, anche se solo nei decenni futuri si realizzerà in tutte le sue mani¬festazioni caratteristiche.<br /><br />L'incremento economico e commerciale e lo splendore, delle arti fanno di Firenze, sotto la guida politica dei Medici, un modello culturale per tutta l'Europa. <br />Il periodo rinascimentale, visto nel suo insieme, mostra tuttavia alcuni aspetti interessanti, contrari all'opinione comune corrente. <br />In una sua analisi storico-economica il Lopez parte dalla constatazione della differen¬te relazione fra «economia» e «cultura» nell'Alto Medio Evo e nel Rinascimento.<br /><br />Questo storico individua nell'Alto Medio Evo un periodo di evoluzione demografica, di costante progresso tecnologico, di espansione commerciale, e paragona la «rivoluzione commerciale» del Medio Evo alla «rivoluzione industriale» del XVIII secolo. <br /><br />Protagonista di questa rivoluzione è la borghesia, una nuova classe dirigente selezionata in ba¬se al censo, antagonista della vecchia nobiltà feudale.<br />In ogni campo dell'attività umana si ha uno sviluppo analogo e conseguente, tanto che questi cambiamenti sociali, economici e culturali del Medio Evo rappresentano l'indispensabile preparazione al Rinascimento. <br /><br />Questo è a sua volta, contrariamente a quanto si crede, un periodo di ristagno e di depressione demografica, economica e commerciale. <br />Si perfezionano gli strumenti di produzione medievali, si diffondono le innovazioni tecnologiche di quel periodo che qualcuno ancora considera oscuro e barbarico, ma so-stanzialmente non si scopre nulla di nuovo. <br /><br />Lo stesse Leonardo — il più emblematico fra i geni rinascimentali — resta un "profeta tecnologico" isolato ed incomprensibile ai contemporanei.<br /><br />Con la restrizione degli orizzonti politici, tipica del Rinascimento, con l'aumento dei gravami fiscali e la restrizione dei mercati, i cui benefici sono monopolio di una classe nobile-borghese sempre più ristretta, si tocca il fondo della de-pressione, a cui segue un periodo di stabilizza-zione e di assestamento. <br /><br />Tale depressione avreb¬be causato la corrente «pessimistica» di Machia¬velli, Leonardo da Vinci e Savonarola. <br />Inversamente proporzionale allo sviluppo economico, appare quello artistico ed artigianale, tanto da far parlare il Lopez di aumento del «valore» di mercato della cultura umanistica col declinare dei tassi di interesse. <br />Secondo questa interpre-tazione, lo sviluppo culturale ed artistico sarebbe l'esito delle operazioni di «investimento» fatte da uomini d'affari e di stato che comprano e ricercano oggetti d'arte, incrementandone la produzione. <br /><br />Capitale morale di questo fenomeno di portata europea è Firenze, come già accennato. In questa «capitale» internazionale della cultura, la repubblica mantiene solo formalmente le pro¬prie istituzioni, sotto una signoria che riesce a realizzare la politica economica delle oligarchie commerciali senza perdere un certo contatto con gli strati popolari. <br />La Firenze sacra, nella metà del '400, vive del connubio di una componente popolare con una signorile e aristocratica. Da una parte la semplice linearità della parola di S. Antonino, dall'altra l'intensa concéntrazione culturale dell'accademia Platonica di Marsilio Ficino e Fico della Mirandola.<br /><br /><br /><br /><br />§<br /><br /><br /><br />SAVONAROLA E FIRENZE - La partecipazione popolare alla vita pubblica, con le sue componenti sacre e civili, è attiva e intensa. <br /><br />Quando viene nella città per la prima volta, il Frate trova una società laica e religiosa estremamente mobile, inventiva, agile, attenta e priva di pregiudizi, ma pur tenacemente attaccata alle prò prit tradizioni. <br />Nel giudizio ancora approssimato del giovane predicatore ferrarese, quella inventiva, quella sicura presenza nel mondo, quella liberalità, presentavano aspetti pericolosi di abito terrestre, di compiacenza mondana.<br /> <br />Egli avverte i rìschi ed i limiti dell'umanesimo nella tendenza ad eleggere l'uomo a centro e misura di tutte le cose, tendenza che facilmente conduce alla compiacenza verso la ricchezza, i piaceri, le "vanità" di questo mondo e verso il rifiuto dell'ideo¬logia sociale e dell'aspetto soprannaturale del messaggio di Cristo.<br /><br />Le sue prime prediche non hanno successo perché è tumultuoso e violento nel parlare e, cosa assai importante per i fiorentini, perché è caratterizzato da un accento sgradito ad un uditorio avvezzo a ben altre eleganze stilistiche e linguistiche. <br /><br />Egli era ancora iontano dall'aver preso contatto con le disponibilità spirituali della società fiorentina. <br /><br />Dal 1483 al 1489 è lontano da Firenze. <br />Questo periodo gli serve probabil¬mente per elaborare il suo tema riformistico: il rinnovamento parallelo della società cristiana e dello stesso ordine politicò; una riforma, quindi, religiosa e politica, di fede e di costume.<br /><br />Nel 1485 lo troviamo a San Gimignano, dove predica proponendo questo argomento ...<br />«che la Chiesa aveva a essere flagellata, rinnovata, e presto». <br /><br />Per la morte del padre Niccolo, scrive alla madre pregandola di e il figlio frate<br />ormai «perduto» per la famiglia terrena e vota-to alla partecipazione a quella divina.<br /><br />E' il segno della sua scelta definitiva. <br />Non si considera ancora un "profeta". Nelle sue prediche, fino al '92, ricopre la sua lluminazione proifetica con le parole delle Sacre Scritture ...«non sum Propheta!»: «Sappiate — dice — che io non vi dico ciò come profeta, ma congetturando dal¬la Scrittura che la Chiesa aspetta un grande flagello». <br /><br />E' un accenno esplicito alla negazione del «furor» come componente primaria della profe¬zia ed una altrettanto chiara affermazione della base essenzialmente biblica e scritturale della sua predicazione profetica.<br /><br />Nelle sue prediche è sempre presente la minaccia di una punizione come elemento costante di monito. <br />Questo «flagello», come lui amava dire, era prevedibile per varie ragioni, che sono anche le ragioni della sua accusa, squalifica e condanna della società: le nequizie degli uomini, il fatto che Dio manda cattivi pastori alla chiesa, il fatto che Dio manda la profezia, il venir me¬no dei buoni alla loro condizione di uomii' scadimento della fede, il dispregio dei Santi, lo scadimento del culto.<br /><br />Nel 1487 viene eletto «maestro degli studi» nello Studium di S. Domenico a Bologna, dove aveva studiato. <br />Si trattiene quindi a Ferrara per due anni, poi predica l'Avvento a Brescia, ove sperimenta il suo nuovo stile, sviluppato in anni di pratica e di meditazione.<br /><br /><br /><br />§<br />§§<br /><br /><br />SAVONAROLA E I SUOI TEMPI <br />autore:<br />Gennarino di Iacovo<br /><br />2^ parte <br /><br /> <br />TEMI RELIGIOSI E SOCIALI DELLA PREDICAZIONE SAVONAROLIANA - Intanto Lorenzo dei Medici, per compiacere Fico della Mirando¬la, nel 1489 chiede all'Ordine che Savonarola venga inviato a Firenze. <br /><br />Questo fa ritorno nella città nel maggio del 1190. <br />Nell'agosto dello stesso anno tiene Te « Prediche dell'Apocalisse » in S. Marco, iniziando la sua attività di implacabile accusatore del sistema politico basato su rigidi principi oligarchici vigente nella città in particolare, eà in generale del malcostume dilagante nella chiesa e nella società.<br /><br />La sua predicazione si ricollega nei titoli ai cicli e alle stagioni dell'anno liturgico: Avvento, Quaresima, Pasqua e Pentecoste. <br />Le sue prediche si fanno sempre più ricche, ampie 3 siste¬matiche, fino a divenire una parola assidua, un discorso unitario, legato, continuo.<br /><br />Il fondo biblico rimaneva per il richiamo costante alla Scrittura, al tono avvenirìstico e pro-fetico proprio dei testi sacri. <br />La sua fantasia, piena di ricordi biblici, non doveva cessare mai di elaborarli e di esaminarli. <br />Ma non basta una veste stilistica sacra ed una sia pure notevole carica mistica per fare di un <br />un profeta.<br /><br />Ad una natura da mistico, da « veggente » sensibilissimo, il Frate aggiunge un attento e pratico senso della realtà. <br />E non può, del resto, essere profeta e annunziatore di cose future chi non conosce a fondo il presente in tutte le sue componenti. <br />Gran parte delle sue previsioni,come quelle intorno alla discesa di Carlo Vili e all'espulsione dei Medici, si dovevano, più che alla sua natura profetica, alla pro¬fonda conoscenza che egli aveva delle circostan¬ze attuali della politica fiorentina e italiana più in generale. E se nei suoi vasti disegni pensava alla Chiesa tutta, che avrebbe dovuto tornare alla semplicità ed alla severità degli antichi costumi, non trascurava la sorte dei singoli stati, non meno bisognosi di riforme che la Chiesa stessa, ove per « riforme » non si intenda semplice miglioramento formale; ma sostanziale e rivoluzio¬naria rigenerazione.<br />Lorenzo dei Medici vedeva con apprensione il Frate conquistare gli strati malcontenti della città. <br />Il « predicatore dei disperati », che tutto vo¬leva giudicare, che criticava il papa ed il siste¬ma ecclesiastico per la loro dissolutezza, lo insospettiva e preoccupava, anche perché era in buoni rapporti con il papa ed aveva un figlio por-porato.<br /><br />In effetti la predica del "Frate, in questi anni per lui cruciali, presenta una implicazione « politica » sempre più marcata e impegnata. <br />La carenza di fede, la decadenza dei costumi, le sven¬ture presenti e future venivano di contìnuo chia¬mate in causa con appelli e attribuzioni precise di responsabilità.<br /><br />Quello del Predicatore diviene un appello forte e incessante alla penitenza, una denuncia acre» violenta a volte, della corruzione dei costumi,della ricerca sfrenata di beni individuali e anii-comunitari.<br /><br />Al cospetto del regime mediceo, mondano e « secolarizzato M, di fronte ad un ambiente aperto da un lato al paganesimo dei canti carnascialeschi e dall'altro alla mistica vena delle liriche religiose, teso alla soddisfazione materiale, immerso nella ricerca del successo economico, Savonarola grida l'esigenza di un radicale cambia mento etico e politico, religioso e sociale, sulla linea dell'insegnamento di Cristo.<br /><br />L'esigenza di rinnovamento, uscendo dal recinto stretto dei cenobi, delie chiese e dei circoli culturali neoplatonici, investiva la massa, pas¬sando ad un piano pubblico, vasto, collettivo.<br /><br /><br /><br />§<br />§§<br /><br /><br /><br />LA REAZIONE MEDICEA - Nella Quaresima del 1491 il Frate predica per la prima volta nel Duomo di Firenze. <br />In S. Maria del Fiore assistono alle sue prediche più di diecimila persone. <br />Alcune di esse trascrivono le prediche con una specie di rozza tachigrafìa e provvedono a diffondere in città i manoscritti. <br /><br />Lorenzo il Magnifico comprende che si sta formando un vero e proprio « partito » nella scia del « predicatore dei disperati », come lo chiamava la gente da qualche tempo. <br />I niù fedeli seguaci suoi, infatti, sono i poveri, che si sentono traditi dagli uomini della chiesa, preoccupati solo del proprio benessere. <br /><br />Il « popolo minuto », su cui gravano le manipolazioni finanziarie dei Medici, e chiunque si senta sdegnato per la generale corruzione e dominato da un ansioso e indefinibile senso di attesa per un radicale cambiamento, fa sua la parola del Profeta. <br />La cosa che infastidisce di più Lorenzo è la polemica fratesca contro gli ...<br />"intellettuali che formano la medicea « fabbrica del consenso », ornamento e nello stesso tempo parte integrante del suo modo di governare. <br /><br />Senza considerare che l'attacco alla corruttela dell'ambiente ecclesiastico colpisce soprattutto il papa, Innocenzo VIII, con lui imparentato. <br /><br />Ma il Magnifico non vuole ricorrere alla maniera forte, perché, oltretutto, ha stima del Frate. <br />Cerca prima di arrivare ad un compromesso. <br />Fallito questo tentativo, lo fa ammonire perché parli poco « de futuris », facendogli anche capire che potrebbe farlo allontanare dalla città. <br /><br />« Io sono forestiero — gli fa sapere quello — e nondime¬no resterò qui, mentre egli se ne andrà prima di me ». <br />E' una risposta profetica. <br />Lorenzo morirà un anno dopo (1492).<br /><br />Comunque, scoraggiato anche dalle critiche che i frati stessi gli rivolgono, Savonarola decide dì cambiare i temi centrali delle sue prediche.<br />Medita per un certo tempo (siamo alla Quaresima del 1491) e infine decide di perseverare nella linea già tracciata, pronunciando una « spaventosa predicazione » in cui attacca Lorenzo direttamente, denunciandone gli abusi amministrativi. <br />Di nuovo gli si minaccia la cacciata da 'Firenze. <br />Ma di nuovo il Magnifico non vuole usarere le maniere forti. <br /><br />Preferisce dare incarico al predicatore Mariano da Genazzano di controbattere le accuse del Frate dal pulpito del monaste¬ro di S. Gallo, di cui era rettore. <br />Ma fra' Mariano, predicatore eccellente, scopre troppo il gioco e finisce con l'infastidire l'uditorio.<br /><br />Nello stesso anno Savonarola viene eletto priore di S. Marco (1491). <br />Lorenzo moriva l'anno appresso. <br />Nel periodo immediatamente successivo gli sforzi del Frate si concentrano nel tentativo di rendere il convenvo di S. Marco indipendente dalla Congregazionj Lombarda. <br /><br />Piero dei Medici — figlio e successore di Lorenzo — appoggia questo tentativo, perché la cosa lo avreb¬be favorito nelle sue aspirazioni ad un governo regionale. Grazie all'appoggio del cardinale Carafa, il Generale dell'Ordine — Gioacchino Tor-riani — acconsentì alla richiesta. <br /><br />In seguito Sa-vonarola avrebbe voluto creare intorno a S; Marco una nuova Congregazione, nucleo e centro ispiratore della riforma religiosa e politica da e-stendere a tutta l'Italia. <br /><br />Ma proprio in questo periodo si rompe il delicato equilibrio politico italiano. Carlo VIII, assunto il governo di Francia, piuttosto che verso i confini orientali e i do¬mini ereditali della casa di Borgogna (obiettivi territoriali principali di Luigi XI), preferisce concentrare le sue forze militari nella conquista del lontano regno di Napoli, che l'estinzione della casa d'Angiò lasciava in credila alla monar-chia di Francia. <br />Dall'Italia giungono al monarca francese le esortazioni di Ludovico il Moro, Signore di Milano, desideroso di sbarazzarsi di Ferdinando D'Aragona, cne difende i diritti dell' erede legittimo al Ducato di Milano, Gian Galeazzo Sforza. <br /><br />I nemici di Alessandro VI (Rodrigo Borgia) aspettano dal canto loro aiuto contro il funesto papa, e tra questi spiccano il cardinale Giuliano della Rovere e lo stesso Savonarola. <br />In Firenze Piero, ben disposto verso gli Aragonesi, perde frattanto il favore che Cosimo e Lorenzo avevano guadagnato alla casata dei Medici. <br />A¬menta, invece, il prestigio di Savonarola.<br /><br />I conventi di S. Domenico in Fiesole, S. Caterina in Pisa e S. Maria del Sasso in Prato vengono uniti a S. Marco: nasce così la Congregazione Toscana, detta poi di S. Marco, con il Frate come Vicario Generale. <br /><br />Carlo VIII inizia la sua discesa indisturbata verso Napoli e Piero dei Medici gli consegna in atto di resa le chiavi delle fortezze più importanti dei domini fioren¬tini, assentandosi dalla città per andargli incontro. <br /><br />Il popolo lo scaccia dalla città, non appena fa ritorno a Firenze. <br />In questo frangente, Savonarola evita che si infierisca contro la corrente dei Bigi o Palleschi, favorevole ai Medici. <br />Ma questa clemenza, l'inclinazione verso il popolo, l'ingerenza nella politica cittadina da parte del Frate ed il crescere del suo seguito, condizionano la formazione di due correnti, l'una a lui fa-vorevole, detta dei Frateschi o Piagnoni, e l'altra contraria, detta degli Arrabbiati, appoggiata e incoraggiata dai Palleschi.<br /><br /><br /><br />§§<br />§<br /><br /><br /><br />LA REPUBBLICA SAVONAROLIANA - Non secondaria causa del diffondersi e manifestarsi di una forte opposizione al Frate risulta essere la indecisa e disgraziata politica di Carlo Vili nei confronti di Firenze. Il re, invocato nelle predi-che de! Savonarola coma un Ciro novello destinato a instaurare una nuova era, per abbattere la Signoria Medicea e ristabilire un regime repubblicano, fa di tutto, una volta venuto, per irritare i fiorentini. <br /><br />Tuttavia l'opera diplomati¬ca del Predicatore favorisce un accordo tra Firenze ed il re, che aveva già più volte minaccia¬to la restaurazione della Signoria Medicea e ri¬chiesto contributi finanziari cospicui alla città. <br /><br />Purtroppo Pisa, approfittando del passaggio del re, si ribella al dominio di Firenze. <br />Superati i malintesi e gli incidenti, il 25 novembre 1494 Carlo VIII e i rappresentanti delegati della Repubblica fiorentina firmane i patti di accordo opportunamente modificati. <br />Savonarola parla personalmente al re, che aveva per lui grande rispetto, e porta tutta la faccenda ad una soluzione soddisfacente per la repubblica fiorentina.<br />Proprio in questo periodo il predicatore Domenico da Ponzo viene chiamato a predicare in Firenze dagli oppositori del Profeta, che si sentivano più forti a causa della perdita di Pisa e del caotico svolgersi di tutta la vicenda che aveva provocato il grave scacco al prestigio cit¬tadino. <br /><br />Ma nonostante l'opposizione, il peso dei frateschi nella vita pubblica tendeva a salire. <br />E' evidente la volontà di attuazione graduale della riforma savonaroliana nel suo impegnarsi sem¬pre più deciso nella vicenda politica del « reggi¬mento della città ».<br /><br />Nel 1495 il Frate, nelle prediche dell'Avvento sopra Giobbe, insiste sulla necessità di placare gli animi e preparare la via della pace in Firenze, ravvivando i traffici per dar lavoro ai popolo mi-nuto, largheggiando con le elemosine, fondendo gli ori e gli argenti delle chiese per farne pane per i poveri ed i disoccupati. <br /><br />Nelle prediche della Quaresima affronta il problema della guerra che i « tiepidi », cioè i cattivi prelati e religiosi, andavano preparando contro di lui. <br /><br />Questa sareb¬be stata più pericolosa di quella, aperta e palese, degli Arrabbiati, poiché aveva radice nell'ambiente ecclesiastico più riservato e impenetrabile e si alimentava di timori, sospetti, gelosie di vecchia data.<br /><br />Il Frate avverte la presenza oscura di questa guerra sotterranea, ma non per questo smette di condannare e fustigare i « tiepidi ». <br /><br />Intanto Carlo VIII viene abbandonato da Ludovico il Moro, che assieme a Ferdinando il Cattolico, Massimiliano d'Asburgo, Venezia e Alessandro VI forma una lega contro il re di Francia. <br /><br />Alle inimicizie di ordine religioso e sociale contro Savonarola si aggiungono ora forti pressioni perché entri in questa lega antifrancese. <br /><br />A Firenze, il Duca di Milano conta sull'opera diplomatica e spionistica di Somenzi, suo agente, che provvede ad allacciare rapporti con i « tiepidi » in vista di un'azio¬ne coordinata contro il Frate, uomo da eliminare per guadagnare Firenze alla lega. <br /><br />Le accuse rivoltegli sono di aver tassato di una decima il clero, di aver soppresso la proprietà privata dei monaci, di aver proposto di fondere gli ori e gli argenti delle chiese per farne pane per i poveri. Sono accuse inconsistenti, ma il fattore politico, e cioè la posizione di Firenze incline ad appog¬giare Carlo Vili e a non entrare nella lega, le ag¬grava.<br /><br />All'azione di diffamazione interna dei Palleschi, e soprattutto degli Arrabbiati, si aggiungevano le inimicizie, ben più feroci e più organizzate nel metodo, vestite di panni religiosi e imbevute di deteriore macchinazione politica. Savonarola è ora un personaggio centrale della politica ita¬liana, e le accuse contro di lui cominciano a giungere al papa Alessandro VI, già infastidito dalla sua insistente voce accusatrice che attacca spesso direttamente la corte papale dei Borgia.<br /><br />Carlo VIII intanto, con inaudita facilità, conquista il regno di Napoli, ma si vede costretto, minacciato dalla lega formatasi contro di lui, a riguadagnare rapidamente la via delle Alpi. <br />Durante il viaggio verso la Francia si ferma a Roma, ma il papa si guarda bene dal farsi trovare nella sua sede: prudentemente si è allontanato da Roma.<br /><br />Il re prosegue verso il Nord. <br />Si ferma a Siena, ove Savonarola riesce a parlare con lui incontrandolo a Poggibonsi. <br />Qui, il re mostra venerazione e rispetto per il Frate, promettendogli non solo che non sarebbe passato per Firenze, ma che avrebbe anche restituito alla città le fortezze imprudentemente consegnategli da Piero dei Me¬dici.<br /><br />In questo momento il prestigio di Savonarola in Firenze diviene grandissimo, tanto che persi¬ne gli Arrabbiati non si fanno più sentire. <br />La riforma politica e di costume progredisce parallelamente a quella culturale. <br /><br />Nel convento di S. Marco era nata l'Accademia Marciana, fondata da Pico della Mirandola e dal Poliziano, ove si coltivavano studi letterari e filosofici. L'economia si rinvigoriva, il commercio era in espansione.<br /><br /><br />Carlo VIII, però, non tiene fede alla promessa di restituire Pisa e le altre città. Così l'opposizione riprende vigore. Perso il regno di N¬poli, ripreso da Ferdinando II d'Aargona, il re di Francia riesce a raggiungere le Alpi dopo aver fronteggiato l'esercito della lega a Fornovo sul Taro (1495).<br /><br /><br /><br /><br />§§§<br />§§<br />§<br /><br /><br /><br />ALESSANDRO VI E SAVONAROLA - In questo periodo il Frate è malato, ma continua a predicare dal pulpito: « Frate, frate, tu cerchi un altro male che il medico non ti potrà guarire ».<br /><br />Il 21 Luglio 1495, Alessandro VI gli ordina di recarsi a Roma. <br /><br />Anche se il breve (lettera ponti-ficia) del papa contiene degli elogi, risponde di non poter obbedire per due ragioni: la prima è la malattia che lo affligge, la seconda il timore di essere ucciso per via: timore fondatissimo, avendo già subito un attentato alla vita. <br />E' in questo periodo che sono stampate le sue profezie sotto il titolo Compendio di Rivelazione. <br /><br />Contemporaneamente Carlo VIII firma a Torino con ambasciatori fiorentini un documento con cui si impegna di restituire a Firenze le città date in pegno da Piero. Verrà però restituita solo Livorno.<br /><br />Il 9 Settembre del 1495 arriva a Firenze un altro breve del papa, di tutt'altra pasta del pre-cedente. <br /><br />Il Frate viene accusato di propagazione di eresie, errori dogmatici, sciocchezze ed in più di disobbedienza al pontefice, avendone ri-fiutato l'invito a rectusi a Roma. Risponde con una lettera monumentale in data 29 Settembre, confutando le accese contenute nei breve, che presentava « non meno di 14 errori e non più di 18 », e indirizzato « al Priore e al Convento ; e « di eretica perniciosa dottrina ». <br /><br />La scomunica è estensibile a quanti ascoltino le sue prediche o con lui conversino, o in aleuti modo io favoriscano. <br /><br />Savonarola, accusato anche di clisobbedienza, in merito ai decreto di scioglimento della Congregazione di S. Marco, decreto che prevedeva la scomunica in caso di opposizione, risponde al papa con una lettera di autodifesa. li pontefice ed il Carafa, ora nemico del Frate, sembrano sul momento positiva-mente colpiti dalla lettera.<br /><br />Nella vicenda, la Signoria appoggia il Frate, perché è ancora gelosa della sua autonomia politico amministrativa, tantio è vero che nega il salvacondotto al messo incaricato dal papa della consegna dei brevi di scomunica. <br />Quando i brevi giungono a Firenze, solo cinque chiese li pubblicano.<br /><br />In una epistola « contro la scomunicazione surrettizia nuovamente fatta » indirizzata « a tutti i cristiani e diletti da Dio », in data 18 Giugno, Savonarola mostra la scomunica non essere valida, perché fondata su falsi presupposti avanzati dai suoi nemici, e cioè sopra un'assurda accusati di eresia e sopra una inesistente disobbe-dienza: disobbedienza non reprensibile, se pur vi fosse stata, perché la Congregazione Tosco-Romana non era stata costituita per zelo di religione, ma per perseguitare lui solo.<br /><br />Ludovico il Moro, fattasi leggere la scomunica e la dnifesa del Frate dai suoi ambasciatori venuti da Firenze e da Ferrara, dice coi suoi consigUeri « che mai videro la più sciocca cosa ». <br /><br />Ma Frate Vincenzo Bandelli, teologo e futuro Generale dell'Ordine, pur essendo solito non contraddire il Duca, dice « esser bone ragioni » quelle ad¬dotte dallo scomunicato. <br />A Firenze i Piagnoni, considerando invalida la scomunica, continuano a frequentare le funzioni e le prediche del Frate in S. Marco.<br /><br />La condanna papale è invero arma potente in mano agli Arrabbiati, data loro dalla massima autorità religiosa del mondo cattolico alla fine di una lotta prima grossolana, poi sempre più insidiosa e sottile, condotta ed appoggiata da chi, sentendosi pubblicamente accusato, aveva fatto della distruzione del Profeta la ragione della propria tranquillità, la condizione necessa¬ria per la propria conservazione.<br /><br />Popò dopo questi fatti, muore il primogenito di Alessandro VI, che ne resta terribilmente scosso, tanto che pare voler mutare vita e iniziare la riforma della chiesa, e si mostra anche ben disposto nei confronti di Savonarola, che da parte sua gli fa sapere che intende aiutarlo nell'opera di rinnovamento dell'apparato ecclesiastico. <br /><br />Il papa arriva persine a dire, alla presenza del cardinale di Perugia, che gli dispiaceva la pubblicazione della scomunica « et erat omnino praeter mentem suam ». Ma « deposta prima la buona intenzione e poi le'lacrime, torna a far peggio di prima ». <br />Durante la sua « crisi di rettitudine » ha anche deputato 6 cardinali « pro reformanda Ecclesia ».<br /><br /><br />La causa del Savonarola è affidata a questi sei cardinali riformatori. <br />A poco a poco i rap¬porti fra Alessandro VI ed il Frate tornano a farsi tesi.<br /> <br />Questo riceve un nuovo invito a recarsi a Roma per render conto del suo operato, assieme alla formulazione di alcune condizioni che, se rispettate, avrebbero permesso la revoca della scomunica-<br /><br /><br />Gli Arrabbiati in questo periodo accolgono la sfida della 'prova del fuoco' avanzata da Fra Domenico, seguace di Savonarola, come una buona occasione per screditare il Frate: hanno buon fiuto. <br /><br />Le motivazio¬ni della prova sono queste: « Che la Chiesa ave¬va bisogno di rinnovazione; che sarebbe stata flagellata e rinnovata; che pure Firenze sarebbe stata flagellata, ma per poi rinnovarsi e rifiorire; che tutto ciò sarebbe stato in quei tempi; che la scomunica non era valida e chi non la osservava non faceva peccato».<br /><br />Dispiace a Savonarola che la semplicità di Fra Domenico sia caduta nel trabocchetto: le sue idee di rinnovamento, di riforma, saranno sottoposte all'esame consistente in una prova di carattere decisamente medievale, risalente ad usi barbari¬ci ormai superati.<br /><br />Ma ormai gli avvenimenti non sono più con-trollabili. <br /><br />In luogo della legge e del ragionamen-to, nella città regnano l'odio di parte ed una specie di invasamento collettivo che richiede una soluzione emotiva e spettacolare alla vicenda.<br /><br />Tutta la città vuole l'esperimento; tutte le fazioni sono d'accordo.<br />I preliminari sono estremamente confusi. <br />A questo punto Fra Francesco dichiara di voler sostenere la prova con Savonarola. Nessun altro può sostituire Fra Domenico, che ha personal-mente accettato la sfida. Come se non bastasse, un altro frate di S. Marco, Mariano Ughi, lancia « in proprio » una sfida personale, dichiarandosi disposto alla prova del fuoco in difesa delle tesi savonaroliane, contro qualsivcglia dei Minori Francescani. <br /><br />Alla fine di questa fanatica contesa, restarono sul campo Fra Domenico Buonvicini, seguace di Savonarola, e Fra Giuliano Ronconelli, designato da Francesco di Puglia a scendere in campo al posto di Fra Mariano. <br /><br />Il bello è che Fra Giuliano è assente dalla città ed ignora ogni cosa.<br />Certamente, Savonarola si mostra stranamente indeciso in tutta questa faccenda, forse per un residuo di credulità in una simile prova, o forse per un momento di stanchezza nel pieno di una lotta tanto aspra condotta al limite dì ogni umana resistenza. <br /><br />Le condizioni della prova erano che il principale attore della parte perdente 8 tutti i suoi seguaci avrebbero dovuto lasciare la città. <br /><br />Se fossero bruciati ambedue gli sfidanti, solo il Frate sarebbe stato bandito. <br />La prova però non viene effettuata per l'assenza di Fra Giulilano, che indugia e non si decide a presentarsi sul luogo della sfida. <br />Per tutto il giorno i Minori Francescani con vari pretesti ritardano l'inizio della prova. Infine, quasi sul far della sera, una violenta grandinata spinge tutti a casa. ...<br /><br />Anche se i Francescani hanno cavillato' dal mattino fine a sera, mentre tutto era pronto per la «prova del fuoco», agli occhi del popolo Savonarola appare il perdente, giacché ognuno si aspettava un suo plateale prodigio, un evento spettacolare e miracoloso.
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<br />La delusione per lo spettacolo mancato sarebbe stata presto ripagata. <br /><br />Privato della predicazione, colpito dai brevi papali, osteggiato dalla Signoria, perduto il favore del popolo come per Caio e Tiberio Gracco, senza alcuna colpa, con quel 'martirio' del resto che lui ha sempre previsto, e che aspetta come il completamento fatale della sua vita di Profeta.<br /><br />Invano Luca degli Albizzi cerca di persuadere i Piagnoni ad organizzarsi per la difesa. <br /><br />Il mese di Aprile trova così i Piagnoni del tutto impo¬tenti e privi di qualsiasi capacità di azione. <br /><br />Nella messa della Domenica dell'Ulivo, il Frate, sentendo prossima la morte, dice: <br />« Signor mio, ti ringrazio perché in questi tempi tu ini vuoi fare a tua <br />similitudine ». <br /><br />La certezza del martirio, come già si è detto, era sempre stata presente in lui. <br /><br />Già nell'estate del 1496, rifiutando l'abito cardinalizio, aveva detto: ...<br />' Un cappello rosso io voglio, quello dei martiri ». <br /><br />Nell'ultima fase della sua attività profetica, quella della «voce di Lazzaro », egli è convinto più che mai dellla sua prossima fine.<br /><br />§<br /><br />Nella settimana di Passione, mentre la folla riaccompagna Fra Mariano Ugni in S. Marco, dopo la predica in S. Maria del Fiore, un certo Antonio Alamanni batte sulle panche della chiesa gridando: « Andatevene con Dio, Piagnoni! ». <br /><br />Scoppia un tumulto nel tempio e si forma un'accozzaglia di facinorosi che giunge a S. Marco. <br />Vengono uccisi un giovinetto ed un uomo. <br />Verso le 22 la Signoria comunica al Frate l'ordine di uscire dalla città entro dodici ore, provvedendo ad informarne il papa. <br />Gli Arrabbiati assediano S. Marco. <br />I Piagnoni, disorganizzati, nulla fanno per difendere se stessi ed il loro Predicatore, ma se ne stanno chiusi nelle chiese. <br /><br />La Signoria, naturalmente, lascia che le cose procedano da sé, permettendo ogni eccesso agli Arrabbiati. <br />Poche decine di animosi, intanto, difendono S. Marco lanciando tegole dai Letto. <br />Gli assediati sono vanamente fiduciosi nell'intervento di una Signoria che ormai era tutt'uuo con quelli che stavano per appiccare il fuoco alle porte del convento. <br /><br />Francesco Valori, uscito per chiedere rinforzi, si rifugia in casa. <br />Qui gli Arrab-biati lo uccidono insieme alia moglie. <br /><br />Un bando della Signoria dichiara « ribelli » tutti i laici assediati nel convento.<br /><br />Durante l'assedio, Savonarola prega in sagrestia, e quando S. Marco viene occupato riceve l'ordine eli presentarsi nel palazzo della Signoria. <br /><br />Poco prima aveva escluso la possibilità di. darsi alla fuga per rifugiarsi presso il re di Francia,Carlo VIII.<br /><br /> In questa occasione, poiché il Frate sembra esitare di fronte alla proposta di fuggire, gli si avvicina Fra Malatesta, che gli dice: « Non deve il pastore metter la vita per le sue pecorelle?». <br /><br />Al frate che ha parlato, alcuni dei confratelli rimproverano subito un atteggiamento torbide e infido. <br />A lui sembra riservata la parte di Giuda nella passione di Savonarola. <br />Ma questo prende le sue parole come la voce stessa della coscienza: lo abbraccia, e si preparia a seguire i messi del governo, non senza aver prima ricevuto i Sacramenti. <br /><br />Fra Domenico e Fra Silvestre lo seguono in Signoria, fra gli insulti della folla.<br />V'è anche chi. dopo averlo percosso, gli grida: <br />... « Profetizza chi ti ha battuto! », come fu fatto a Cristo. <br /><br />E con la storia del Figlio dell'Uomo la vicenda savonaroliana sembra avere davvero molto in comune, specialmente nelle fasi finali, il tradimento, l'abbandono e lo smarrimento, la perdita dei consensoo, il fanatismo della folla, il crudele martiro<br />e l'assassinio ammantato di jus.<br /><br />Il 9 Aprile si riuniscono gli Otto di Pratica (organo consiliare esecutivo della Repubblica preposto alla cifesa ed alia politica estera). <br /><br />Non si ode una sola vece favorevole all'imputato. <br />In pochissimo tempo tutta Firenze si è fatta nemica del Predicatore. <br />I pochi che gli sono ancora fedeli, non osano fiatare. <br /><br />Non appena Arrabbiati, Palleschi e Compagaacci hanno messo mano ai bastoni, tutti i frateschi hanno perso l'uso della parola e molti di essi, addirittura, hanno cambiato parte. <br /><br />Quando vengono rieletti i magistrati cittadini (Otto di Pratica, Priori delle Arti, Capitano dei Popolo, Gonfaloniere di Giustizia, Podestà: tutti scelti nall' ambito del Consiglio Maggiore o Grande.<br /><br />Un altro Consiglio detto "degli Ottanta" viene eletto dal Consiglio Grande ed ha la funzio¬ne di esaminare ed approvare i provvedimenti presi dalla Signoria. <br />In tempo di guerra assume i pieni poteri una magistratura nominata dal Consiglio Grande: i Dieci di Balia), questi risultano essere tutti Compagnacci o Arrabbiati. <br /><br />Si decide di esaminare i tre frati in città e di non inviai li a Roma. <br />Savonarola viene interrogato lo stesso giorno da una commissione di quattordici cittadini verbalmente eletti, e quindi tutti ostilìssimi a lui. <br /><br />Egli « stava costante e molto animosamente con arroganza rispondeva ». <br />L'atto ufficiale ammette che in questa occasione gli vengono dati « in due volte tratti tre e mezzo di fune ». <br /><br />E' applicata quindi ia tortura. <br />Non era permesso torturare un ecclesiastico, tuttavia, trattandosi di un certo tipo di ecclesiastico, il papa avrebbe ben mostrato tutta la sua clemenza per i torturatori.<br /><br />I comirissari inquirenti sono eletti il giorno seguente, in numero di diciassette. <br />« Tutti i più fieri degli inimici sua », scrive il Guicciardini,<br /><br /> Ciò basterebbe a invalida¬re il « processo ».<br /><br />Il giorno 10 Aprile, torturato con quattro grandi strappate di corda, grida: <br />...« posatemi, che io vi scriverò tutta la vita mia! ». <br /><br />La scrive, ma poco se ne rallegrano gli esaminatori, che anzi occultano quelle confessioni autografe. <br />Frattanto i frati di S. Marco lo rinnegano; gli esaminatori, però, nulla trovano di imputabile in lui. <br />Si continua ad applicare la tortura, fino al punto che neve essere imboccato perché possa in qualche modo nutrirsi. <br />Dagli atti ufficiali del processo non risulta che sia stata usata ia tortura, tranne per i tra tracci 3 mezzo del 9 Aprile. <br />Tuttavia Somenai, agente di Ludovico il Moro e avversario del Frate, attesta « quattro grandi tratti » dati il 10, e si sa per alfre fonti che ne vengono dati<br />« quando quattro e quando sei » altre volte.<br />Savonarola cede alla tortura, e farebbe mera viglia il contrario. <br /><br />Le Dichiarazioni così estorte gli furono apparentemente da lui ratificare sotto minaccia di altre torture, vengono opportunamente manipolate. <br />Interpolazieni e manipolazioni sostanziali.<br /><br />Il giorno diciotto ser Ceccone, il notaio che redige i verbali, legge in presenza del Frate il testo processuale cosi « formato e ordinato ». e questo gli predice la morte, ove osi pubblicarlo: « Se tu pubblichi questo, morrai fra sei mesi! ». <br />Ser Ceccone — che in effetti morì dopo sei mesi circa — gli mostra le ratifiche, che da sole po¬trebbero infamarlo presso il popolo. <br />Minacciato di nuove torture, sottoscrive la confessione completa. <br />Due canonici e sei frati di S. Marco convalidano il testo. <br />Incontrandoli, il Frate raccomanda loro di seguire sempre i suoi insegna¬menti. <br />Ha ormai perso — dice — lo spirito di profezia, che ha dovuto rinnegare oppresso dalle torture. <br /><br />... « Ex ore tuo credidi, ex ore tuo discredo », gli risponde Fra Malatesta,<br /><br />II testo viene letto nella sala del Consiglio in sua assenza, per paura che ritrovi il suo « spirito » e parli al popolo riportandolo dalla parte sua. <br /><br />Sul testo, inviato al papa, gli esaminatori annotano: « A fatica e a forza, con molta ricerca, abbiamo estorto (!) poche cose». Alessandro VI, già informato tempestivamente della cattura del Frate, non aveva nascosto la sua soddisfazione, e in un breve spedito alla Signoria il 12 Aprile aveva espresso il desiderio di averlo a Roma. Aveva anche inviato una Bolla di indulgenza plenaria per tutti i Fiorentini. La Signoria però., fedele alle sue idee autonornistiche, aveva riba¬dito l'intenzione di processare in città l'imputato.<br /><br />Si rende tuttavia necessario un secondo processo, per « estorcere » qualcosa di più consistente. <br />Gli slogano il braccio sinistro a forza 'li torture, e ciò olire le- possibilità di infliggsrg-i nuovi tormenti. <br />Il testo risultante vie/ie mani¬polato da ser Geccone con più raffinate astuzia. <br />Si lasciano spazi vuoti e si annotano aggiunte e postille dopo che il prigioniero, stremato dai tor¬menti, ha firmato. <br /><br />Accanto alla firma viene anche apposta una riserva, per prevenire eventuali osservazioni: « Benché in alcuni luoghi sono al¬cune postille di mano di ser Francesco di sei-Barone ». <br />In seguito si procede alle manipolazio¬ni con la firma anticipata. <br />Uno degli esamina¬tori confessa a Jacopo Nardi * « esser vero che del processo di fra Girolamo a buon fine s'era levato qualche cosa, e a quello aggiunto qualche cosa ».<br />Frattanto più spicciamente sono state condotte a termine le esamine di Fra Domenico e Fra Silvestro.<br /><br />Le loro deposizioni non aggravano la posizione di Savonarola. <br /><br />Fra Domenico dice di aver confessato tutto come se stesse per morin , e senza mentire, perché sarebbe stato peccato grave.<br />In una Pratica del Maggio il governo ribadisce la decisione di non consegnare l'imputato principale al papa. <br /><br />Alle motivazioni solite, se ne aggiunge una addotta dal Gonfaloniere uscente,<br /> <br />(* Jacopo Nardi - Storico fiorentino (Firenze 1476 • forse Venezia 1565) - Istorie della città di Firenze (dal 1494 al 1532). <br />Fu seguace del Savonarola ed ebbe larga parte negli eventi politici della sua città, specie durante l'ultima repubblica (1527-1530). <br />Nel 1533 fu confinato a Livorno. Fu poi a Roma ed a Venezia.<br /><br /> ... Il papa si dichiara d'accordo con questa scelta demolitrice antisavonaroliana, considerando anche il fatto che la città non vuole perdere lo spettacolo della morte dei tre frati. <br />Invia comunque da Roma, su invito della Signoria, due suoi rappresentanti, per esaminare Savonarola ed i suoi due ultimi compagni di viaggio su ma¬terie che sono di competenza della Chiesa. <br />Così ai due processi laici se ne aggiungerà un terzo ecclesiastico, dall'esito scontato. I due uomini del papa sono Giovacchino Torriani, Generale dell'Ordine, e Francesco Remolines, auditore del Governatore di Roma. <br />Questi vengono a Firenze «con ordine che si faccia giustizia di essi (i frati) pubblica ». <br />La sentenza, quindi, è già stata pronunciata da chi li manda semplicemente a ratificarla.<br /><br />Savonarola ha atteso un segno celeste che rivelasse la santità dell'opera sua e confondesse i veri nemici della Chiesa. <br />Questo segno forse lo aspettava anche in occasione della prova de) fuoco, prova che, sebbene gli ripugnasse, non aveva avversato con sufficiente energia. <br />Ma il segno non giunge, ed egli arriva a dubitare delle sue visioni, delle sue parole, della sua opera di Profeta. <br />Rinnega, sotto il tormento delle torture, la sua missione di Predicatore e Riformatore, il suo « dono profetico », il suo carisma, ma ritrova più tardi la sua salda e serena forrza interiore. <br /><br />Aveva predetto: « Io starò a quell'ora cheto che tu mi arai in prigione, ed anche non starò allora cheto, perché parlerò allora pure con chi ne porterà da mangiare ». <br /><br />Qui parla col suo carceriere, infatti, che da avversario gli diviene amico sincero e da malvagio diviene buono e cortese. <br />Il Frate per lui scrive «Regola del ben vivere ». <br />Compone pure, nei giorni di carcere, « Expositio ac meditatio in psalmum Miserere », ove si rammarica di aver rinnegato le sue visioni profetiche, così come Pietro aveva rinnegato tre volte Cristo, per paura. <br />L'esposi¬zione del salmo « In te, Domine, speravi » ha accenti di poetico lirismo e si interrompe a poco dalla fine del salmo: manca il tempo.<br /><br />Al terzo processo sono, quindi, presentì Torriani e Remonnes. <br />Le prime domande vertevano sul tema del Concilio: con chi e fino a qual punto ne avesse trattate le pratiche; quali fossero i cardinali implicati nella faccenda; fino a che punto vi avesse avuto parte Oliviero Carafa, protettore dell'Ordine domenicano e implacabile ne-mico del papa. <br />Gli viene domandato se aveva os¬servato la scomunica e se aveva detto che Alessandro VI non era né vero cristiano né papa: a questa domanda risponde di averlo scritto in una lettera che poi ha bruciato, ma di non averlo' mai detto. Remolines non è soddisfatto delle ri-sposte, ed ordina che sia spogliato e torturato con tratti di fune. <br /><br />Allora il Frate, inginocchiatosi, ritratta tutte le precedenti confessioni, dicendo di aver negato Cristo per paura di tormenti: '' Ciò che io ho detto l'ho avuto da Dio. Dio, tu mi hai dato la penitenzia per averti negato: ...''<br /><br />.. Immediata-mente viene di nuovo sottoposto a torture, e nega ancora Dio: tuttavia oltre a questo rifiuto della precedente ritrattazione, da lui non si riesce ad estorcere null'altro che i suoi carnefici possano ritenere importante per giustificare ufficialmente la condanna definitiva dei tre frati.<br /><br />Il 22 Maggio la esamina è breve e spiccia. <br />I tre imputati sono degradati il 23 e condannati al giudice secolare come <br />« eretici e scismatici » e per aver predicato cose nuove.<br /> <br />In realtà nel loro comportamento nessuno degli inquisitori aveva trovato eresia, né scisma, tanto che il suo « complice », Giuliano della Rovere, sarà poco<br />dopo eletto papa. <br /><br />Quanto alle ... « cose nuove », il Frate ha predicato che non si deve far commercio dei Sacramenti, e che il pontefice non deve tenere cinedi né concubine, ed altre simili « novità ».<br /><br /><br />In una pratica, Agnolo Niccolini propone di non ucciderlo, bensì di incarcerarlo perché potesse scrivere cose mirabili; ma i suoi nemici te¬mono che una Signoria a lui favorevole possa li¬berarlo, denunciando tante nefandezze e falsità commesse in quel processo.<br /><br />Bernardo Rucellai arriva a dire: « Mettiamo tutto il male sopra di questo frate e scarichia¬mone la città ». E Parenti, uno degli Otto di Pra¬tica, storico ufficiale di quel consesso di carnefici: « Nostra intenzione era che di qui vivo non uscisse». <br /><br />In effetti Rucellai e Parenti sintetizza¬no molto efficacemente il complesso e dram¬matico stato d'animo di una città in preda a istinti incontrollabili ed irrazionali che la spin¬gono ad effettuare un mostruoso sacrificio uma¬no, un tìeV;'.to purificatore. I frati sono condan¬nati a mor!. e. Giorno dell'esecuzione è lo stesso 23 Maggio Savonarola andrà via per sempre da Firenze nel mese in cui vi eia giunto. <br /><br />I condanati vengono prima spogliati dell'abito. <br />Gli incaricati, Tommaso Sardi e Sebastiano Bontempi, quasi strappano di dosso l'abito ai tre. <br /><br />... « Fate piano per i tormenti che ho sofferto » — dice Savonarola, piagato e con un braccio spezzato. <br />E, rivolto all'abito, <br />... « O abito santo — dice — quanto ti ho desiderato! Dio mi ti dette e insino a ora ti he conservato immacolato; ~ ora io non ti lascerei, ma tu mi sei tolto! ». <br /><br />Vengono poi degradati. « Io ti separo dalla Chiesa militante e trionfante! ». <br /><br />« Solo dalla militante, dalla trion¬fante non spetta a tei », risponde Gerolamo,' cor-reggendo il Vescovo di Vasona, Fra Benedetto Paganotti, brav'uomo, demandato a questo ufficio, sotto pena di scomunica, con un breve « ad degradandos fratres morituros ». Ultima raffinatezza de; papa, questa di far degradare il Pro¬feta da un suo seguace, già ospitato in S. Marco qualche anno prima. <br /><br />A questo punto Remolines da ai tre condannati l'assoluzione plenaria da parte della « Santità del Nostro Signore ». <br /><br />Se i tre martiri fossero stati davvero eretici e scomunicati, non avrebbero potuto fruire di nessuna indulgenza se non fosse stato prima tolto l'osta¬colo della scomunica e da essi abiurata l'eresia.<br /><br />Giungono davanti agli Otto, e qui sanno che saranno impiccati ed arsi. <br />Prima tocca a Silvetro, poi a Domenico. <br /><br />Infine a Girolamo. <br /><br />Prima che gli venga data la spinte, qualcuno grida: <br />... « Savonarola, ora è tempo di fare miracoli! », così come fu gridato a Cristo: <br />... « Scendi dalla cro¬ce e crederemo in te! ». <br /><br />Le ceneri sono gettate in Arno, per evitare che i Piagnoni le conservino. <br /><br />Savonarola lo aveva profetizzato: <br /><br />... « Andranno gli empì al santuario, con la scure e col fuoco le porte spezzeranno e abbruceranno, e pigle¬ranno gli uomini giusti e nel luogo principale della città li abbruceranno; e quello che non consumerà il fuoco e non porterà via il vento, getteranno nell'acqua ». <br /><br /><br />§§§<br />§§<br />§<br /><br /><br />Emblematico resta il giudizio che Guicciardini esprime sulla sua persona: « Io ne sono dubbio e non ci ho opinione risoluta in parte alcuna; ma bene conchìuggo questo, che se lui fu buo¬no abbiamo veduto ai tempi nostri uno grande profeta; se fu cattivo, uno uomo grandissimo». <br /><br />Un giudizio possibilista, che in effetti non è nemmeno un giudizio, in quanto manca di certezza.<br /><br /><br /><br />§§§<br />§<br />§<br /><br /><br /><br /><br />NOTE CONCLUSIVE - La parte maggiore degli studi storici e letterali sulla vicenda savonaroliana sì colloca nel secolo scorso, e va detto che spesso gli studiosi dell'argomento sono rimasti legati ad esigenze apologetiche di vario ordine. <br /><br />Né Francesco De Sanctis contribuisce storica-mente con l'affermazione, divenuta un luogo co-mune: « Savonarola fu l'ultimo raggio d'un passato che tramontava sull'orizzonte; Machiavelli fu l'aurora precorritrice dei tempi moderni. <br />L'uno, l'ultimo tipo del vecchio uomo medioevale, l'altro, il primo tipo dell'uomo moderno ». <br /><br />Qui è evidente la particolare tendenza del grande critico ad etichettare uomini e idee, e quella generale, comune un po' a tutti, a voler divìdere la Storia in compartimenti stagni, per eccessi¬vo amore di chiarezza e mania di ordine. <br /><br />Un'altra bella e fortune La frase dello stesso dice che Savonarola è « una reminiscenza del Medio Evo, profeta e apostolo a modo dantesco ». <br />Savonarola medioevale, dunque, Machiavelli vero borghese moderno, ed anche lui, a modo suo, profeta, « profeta laico ».<br /><br /><br />Così anche per Carducci, che insisteva sul medievalismo del Frate: <br />... « Non sentiva che la riforma in Italia è il rinascimento pagano, che la riforma puramente religiosa era riservata ad al-tri popoli più sinceramente cristiani». <br /><br />Vale la pe-na riportare le significative parole di Padre Vincenzo Marchese che nell'appendice 23° dell'Ar-chivio Storico Italiano ci presenta singolarmente riuniti in triade Savonarola, Campanella e Bruno.<br /><br />... « Tre grandi Italiani, usciti in tempi diversi da un chiostro medesimo, ebbero dolorosa la vita, dubbia e combattuta la fama, e due di essi crudelissima la morte. <br /><br /><br />Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Girolamo Savonarola lasciarono in forse quale fosse più grande e più sventurato. <br />Tutti e tre nemici di ogni maniera di tirannide, tutti e tre grandi nell'ingegno e nel¬la sventura ebbero a soffrire l'ira di potenti nemici, che dopo aver loro conturbata la serenità della vita ne vollero dopo la morte vituperata la memoria, apponendo ai primi due la taccia di ateismo, ed al terzo quella di violata religione. <br /><br />Ma se la scoria non potè da ogni colpa purgare la fama di Bruno, ben rivendicò quella di Cam¬panella, e il nome di Fra Girolamo Savonarola, dal patibolo non macchiato, risplenderà eterna¬mente negli scritti del Nardi, del Segni, del Ma¬chiavelli, del Guicciardini., e sarà con riverenza ed affetto ricordato dagli Italiani, finché avran¬no cara la religione e la libertà».<br /><br /><br />Savonarola, eretico, o santo, precursore o sopravvissuto, a tutta prima pare non conciliarsi con una cultura che lo aveva aspramente combattuto, dopo averlo ascoltato con devoto amore. <br /><br />Certo una precostituita immagine d'un Rinascimento fiorentino spensierato, pagano, prigioniero dei miti classici e delle feste mondane fa sparire alla vista quella Accademia Marciana che vede riuniti intorno al Frate filosofi « pagani », e da cui una spiritualità e una religiosità nuova sembra venire agli artisti. <br /><br />Savonarola è in costante, diretto rapporto culturale e politico con il suo ambiente.<br /><br /> «E così, fatto tanto profitto cir¬ca le cose spirituali, non fece ancora minori ope¬re circa lo stato della città e il beneficio pub¬blico »: così illumina il Guicciardini sull'operazione etico-politica tentata dal Profeta. <br /><br />E la Firenze del '400 non lo sente come un estraneo, come una "vox clamantis in deserto", contraria¬mente a quanto si supponeva nell'800. <br /><br />«Predicava tuttavolta intorno al fatto dello Stato, e che si. dovesse amare e temere Iddio, e amare il bene comune; e che niuno non volessi più levare il capo e farsi grande. <br /><br />Sempre favoriva il popolo ». <br /><br />Così Luca Ganducci fecalizza i punti di contatto fra Savonarola ed il suo tempo, dal momento che il Rinascimento è per eccellenza epoca di aspettazione. <br />Il senso dei grandi eventi, del tramutarsi del mondo permea il pensiero e lo spirito del tempo. <br /><br />Gli astrologi e i filosofi, spesso una sola persona come in Marsilio Fici-no, cercano e trovano nelle stelle la conferma e l'annuncio di mutamenti imminenti. <br /><br />E' un'aria di attesa, quasi una grande vigilia di un "natale" diverso dagli altri. Ma il rinnovamento atteso verrà « dall'alto »: sarà un rinnovamento subito, imposto. Savonarola fa vigorosamente sua la « grande attesa » e la rende popolare e democratica, pubblicizzandola, così che sia anche sce> ta « dal basso », attrae erso una presa di coscien-za che implichi la libera scelta della «peniten¬za » al fine dì evitare il « flagello ». Insornma questo profeta vuole fondere nella forma drammatica del mito l'ideologia cristiana e l'utopia ugualitaria, scelte attraverso una cosciente pre¬parazione dell'opinione pubblica operata sopra un senso comune di base e per mezzo di immagini-simboli noti per appartenere ad un patrimo¬nio comune, ad un codice familiare: le Sacre Scritture ed i temi centrali delle profezie .reli¬giose a sfondo sociale della tradizione profeti¬ca cristiana.<br /><br />Per questo motivo in lui la "profezia" non è allineata sulla tradizione avveniristico-escatolo-gica, anzi, è in vivo e stretto rapporto col pre-sente, quale momento logicamente analitico dei fattori sociali, economici e politici visti nella prospettiva dei loro possibili effetti consequenzìali.<br /><br /> E' previsione critica affinata da una dura disciplina spirituale e intcriore e basata su una rigorosa disamina dei fatti. La profezia, nella concezione tomista, cui il Frate si attiene, è "direzione degli atti umani", e quindi comporta un' aderenza perfetta alla storia.<br /><br />Profezia, quindi, che non si affida all'irrazionale entusiastico, quanto piuttosto ad un rigore etico religioso che dovrebbe conciliare e fondere, per così dire, lògos e mito.<br /><br />Predicatore del futuribile, egli operò proficuamente verso i giovani, sensibilizzandoli al rispet¬to del :ene comune, così da ren lerli spesso suoi collaboratori. <br /><br />... « Intendi, Firenze, quello che io ti dico: da te uscirà la riformazione di tutta Italia ». <br /><br />Queste parole, contenute in una predica del 1494, racchiudono il sogno politico suo: fare di Firenze il centro di un rinnovamento de¬mocratico capace di estendersi gradualmente al¬le altre città italiane. Nel realizzare questo programma, guadagna, il consenso degli scontenti, come 3-:à si è osservato, e soprattutto di quelli che si sentivano oppressi dalle spoliazioni medicee » ed estranei alla vita politica e culturale della ristretta borghesia mercantile. <br /><br />Per creare una mentalità nuova, occorre spazzare via quel¬la dominante, operando una vigorosa rivoluzione culturale. <br /><br />Per questo comincia a sostenere che la civiltà rinascimentale è, in sostanza, pagana. <br />Come dire che corrisponde ad un atteggiamento culturale precristiano. <br />Quello che più lo irrita è il compromesso nascente fra letteratura classi-cheggiante e certi contenuti cristiano religiosi. <br /><br />Artisti, letterati e predicatori mescolano il sacro con il profano, il sensuale con il mistico, Ovidio con Cristo. <br /><br />Lo sbigottisce, cioè, la confusione e-norrne che regna nell'animo degli intellettuali, in¬dice di una mancanza di rigore metodologico o di una profonda angoscia, di un grave dissidio fra spìrito e materia, fra pagano e cristiano.<br /><br /><br />L'Umanesimo è, in effetti, una esaltazione dell'uomo e di tutto ciò che è "umano". <br /><br />L'attenzione si concentra dall'universale al particolare; i valori umani ed i problemi concreti dell'esistenza prendono il sopravvento su una visione più am¬pia e generale dell'esistenza proposta dal Medio Evo e dalle sue strutture economiche e sociali. <br /><br />E' ben vero tuttavia che i « padri » dell'Umanesimo, e quindi del Rinascimento, sono quasi sempre dei grandi cristiani. <br />Vittorino da Feltre, Marsilio Ficino, Enea Silvio Piccolomini (Pio II). ... segue dopo le photos ...
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<a href="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s1600/DSC01436.JPG" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="240" width="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-Q8maQ1EfokA/Tz0-XMjnXpI/AAAAAAAAC1Y/fIxRsufSHkg/s320/DSC01436.JPG" /></a></div>
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...... tendono a sottolineare la continuità ideale che esiste fra le dottrine degli antichi e la cultura cristiana. <br />Per questi intellettuali i valori rivendi¬cati dalla nuova cultura, proprio perché vera-mente umani, possono essere anche autentica¬mente cristiani. <br />Ma quando questo atteggiamento culturale rivela caratteri di esasperato individualismo e dì paganesimo pratico, gli spiriti au¬tenticamente religiosi e non disposti al compro¬messo si allarmano: è il caso di Savonarola.<br /><br />Gli uomini di cultura e gli artisti in genere dell'epoca servono spregiudicatamente padroni diversi e spesso di carattere opposto. <br />Sembrano non avere precisa coscienza di una funzione so¬ciale dell'arte e della cultura.<br /><br />L'intellettuale rinascimentale pare completamente in balia delle forze economiche dominanti, e tutta la sua "cultura" non gli consente la minima autonomia, anzi, è la ragione stessa della sua "servitù". <br /><br />Intellettuale di classe, «organico», fedele al senso comune della classe dominarne, funzionario ed operatore culturale al servino delle caste borghesi, dei ceti mercantili, più o meno imparentati con le aristn-^razie tradizionali. <br /><br />Questo fenomeno indica come cultura ed economia si vengano a fondere indissolubilmente proprio nell'epoca rinascimentale, costituende un rapporto interdipendente che è alla, base rii ogni potere.<br /><br />Questa interdipendenza consente un minimo di autonomia, come si è visto, solo ad un livello privato e personale: così Leonardo, l'artista-gonio rinascimentale per eccellenza, cambia sovente "padrone". <br />Serve prima i Medici, poi la Repubblica fiorentina, quindi il Duca di Milano, e infine Cesare Borgia. <br />Eppure, a ben guardare, il suo messaggio è unico, costante, univoco: cam¬bia il contesto, ma mittente, codice e messaggio conservano la loro identità.<br /><br />Questo comportamento a prima vista può ap-parire incostante e superficiale, ina in realtà non fa che confermare l'alleanza fra ar,e e capitale, al di sopra dslle insoddisfazioni e delle discordie degli individui.<br />Cor.'"inuità nel rapporto di fc ido, quindi, a incostanza, "capriccio" ad un livello personale, individuale.<br /><br />C'è un'angoscia, una sofferenza, di fondo<br /><br />l'artista, nell'intellettuale rinascimentale: possiede meravigliosamente il codice espressivo, conosce perfettamente il messaggio ed il destinatario, in fondo però, gli sfugge la vera natura del mittente, ossia di se stesso, e per questo prova un senso di vuoto e di smarrimento che si risolvono in rabbia, perfezionismo, in angoscia che na¬sce dal fatto di non riuscire a spiegarsi la moti¬vazione reale del suo operare artistico culturale. <br /><br />Non ha precise e coscienti motivazioni politiche, né sociali, né economiche: è veramente privo di certezze interiori consolatorie e rassicuranti. <br /><br />E' il dramma, soprattutto, di Leonardo e di Michelangelo, perennemente in crisi, sempre lacerati da dubbi e incertezze.<br /><br />Unici intellettuali veramente consapevoli delie motivazioni del loro messaggio, sono appunto Machiavelli e Savonarola: in misura diversa e per diversi fini, ambedue avevano ben chiaro quale indirizzo dare al proprio discorso, provocatorio e programmatico, sospeso tra crudo reali¬smo e mitica utopia, e destinato comunque, co¬me le invenzioni di Leonardo, a rimanere per il momento privo d'ogni applicazione pratìca.p e v* destinato;-ad- essere riscoperto in epoche succes¬sive, sotto diverse forme.<br /><br />Uno dei due, ha avuto modo di giudicare l'altro da « spettatore ». <br /><br />Machiavelli accusa il Frate di aver voluto fare un partito politico della sua grande idea morale, dividendo la umanità « in due schiere: l'una che milita sotto Iddio, f>d è alleila rie! Pia orioni suoi «pprifinr l'aera s'ifto il diavolo, ed è quella degii avversar! ». <br />Questo dice nella lettera del 9 Marzo 1497 a Riccardo Bechi. Per lui il Frate è un opportunista che « viene secondando i tempi e le sue bugie colorendo ».<br /><br />Il fatto è che i due sono su posizioni antitetiche, ed entrambe, a modo loro, estremiste: Savonarola, acceso dal fervore profetico, ammonisce gli uomini e non si stanca ci ripetere come dovrebbero essere, Machiavelli, il teorico del realismo politico, mostra agli uomini co.ne in realtà sono, e perciò avversa radicalmente l'in-terpretazione savonaroliana della realtà sociale e politica. <br /><br />E questo, lo fa in ossequio a tutta la logica del suo pensiero, dal momento che consiglia ai politici la religione come instrumentum regni, mezzo di disciplina dei popoli, e non am¬mette che i principi stessi si sottomettano alla religione, e specialmente disapprova, che pretendano di governare derivando da Dio una forza che solo doveva °ssere riposta nella loro virtù. <br /><br />Un tale uso della religione era corruzione della sua natura ed originava una dubbia politica. <br /><br />Savonarola, che vuoi fare politica facendo il profeta. è cattivo profeta, perché politicizza il suo •profetismo, e nello stesso 'empo è infelice politico, perché non arma abbastanza la biin profezia (''profeta disarmato'' ... lo definisce).<br /><br />A questa analisi dei Eusso risponde Granisci, affermando che l'opposizione Savonarola - Machiavelli non è l'opposizione tra essere e dove, essere, ma tra due dover essere, quello astratto e fu-moso del Savonarola e quello realistico del <br />Machiavelli, realistico anche se non diventato real¬tà immediata, poiché non si può attendere che un individuo o un libro mutino la realtà, ma solo la interpretino e indichino la via possibile dell'azione.<br /><br />Crediamo, per concludere queste note sul Savonarola, che sia opportuno citare le parole di un altro grande «profeta», anche lui perseguitato e, in definitiva, <br />« disarmato », se volessimo valutarlo Col metro machiavellico: Antonio Granisci, che dice del Frate fop. cit. Quad. 15 parag -afo 70, Rinascimento, pag. 1832): <br /><br />«Chi sostiene che Sa¬vonarola fu "uomo del Medio Evo" non tiene sufficientemente conto della sua lotta col potere ecclesiastico, lotta che in fondo tendeva a rende¬re Firenze indipendente dal sistema feudale chie-sastico ».<br /><br />Un Savonarola, quindi (A. Gramsci, op. cit Quad. 5 (IX) - paragr. 123; 59 bis), figlio della tendenza « prog., jssiva » del Rinascimento, desti¬nata a soccombere, vinta dalla tendenza « regres¬siva », impersonata da un'aristocrazia staccata dal popolo-nazione. Il popolo già preparava, pe¬rò, la reazione a questo parassitismo nella ri¬forma protestante, nel savonarolismo fiorentino. Le stesso pensiero di Machiavelli è una reazione al Rinascimento, è il richiamo alla necessità nò-litica e nazionale di riiwicinarsi al popolo co¬me hanno fatto le moaarchie assolute di Francia e di Spagna.<br /><br /> <br />BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE<br /><br />R. Ridoltì, « Vita ài G. Savonarola ». Roma iy52.<br />E. Garin, « Quattrocento », Firenze 1954.<br />D. Cantinieri, « Studi di storia », Torino 1959.<br />A. Adrian!, « Storia religiosa d'Italia », Roma 1966.<br />G. Scaltriti, « Savonarola, il vero contestatore », Torino 1970.<br />L. Russo, « Machiavelli ». Bari 1974.<br />A. Granisci, « Quaderni dal carcere », Torino 1975.<br />M.L. Rizzatti, Savonarola. Milano 1973.<br /><br /><br /><a href="http://www.wikio.it/user/gennaro_di_jacovo">§<br />§§<br /><br />Ideologia e realtà nella poesia satirica classica<br />Savonarola e i suoi tempi<br />Appunti sul Mito<br /><br />pubblicati negli anni 79 \ 80 in<br />Alla Bottega<br />via Plinio 38 Milano<br />Direttore Pino Lucano<br /><br />§<br />§§</a>
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§Gennaro di Jacovohttp://www.blogger.com/profile/11449348972521641114noreply@blogger.com0